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LA SINDONE: LA PIU’ INSIGNE RELIQUIA DELLA

 RISURREZIONE?  

 

     Cosa c’entra il tessuto Sindonico con la persona di Gesù? Questa è la domanda che molti possono farsi e che a tutt’oggi rappresenta l’interrogativo di fondo degli Studiosi che si avvicinano alla Sindone.

   La prima domanda che dobbiamo porci è se questo telo risale al tempo di Gesù. La seconda è conseguente: se le impronte presenti sul telo sono proprio quelle della Sindone che avvolse il corpo di Gesù dopo la sua morte in croce. La terza, invece, è relativa alla domanda sulla formazione delle impronte. Come si è formata l’immagine Sindonica. Ed è appunto la terza che potrebbe interessare particolarmente il nostro discorso sulla risurrezione di Gesù.

   Intanto partiamo da una breve descrizione del lenzuolo: Si tratta di un tessuto lino tessuto a spina di pesce, lungo 442 centimetri e largo 113 centimetri.

   Un primo particolare attira la nostra attenzione: la tessitura a spina di pesce. Si tratta di un tipo di tessitura che rende verosimile l'origine del tessuto nell'area siro-palestinese(http://www.shroud.it/STUDI.HTM).

   La palinologia, ovvero lo studio dei pollini, ha recato un altro considerevole contributo allo studio della Sindone.  Infatti, già nel 1973 la ricerca di Max Frei, esperto in indagini criminali attraverso la rilevazione di microtracce, aveva confermato la presenza, sul lenzuolo della Sindone, di pollini presenti solo in un'area mediorientale. Delle 58 specie identificate da Frei solo 17 crescono in Europa. 

   Altri indizi: presenza di aloe e mirra; la presenza di un tipo di carbonato di calcio (aragonite) simile a quello ritrovato nelle grotte di Gerusalemme; tracce sugli occhi di monete coniate il 29 d.C. sotto Ponzio Pilato; una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del primo secolo rinvenute a Masada, un’altura vicina al Mar Morto(http://www.shroud.it/STUDI.HTM). 

   Anche il prof. Avinoam Danin, botanico della Hebrew University di Gerusalemme,  si è pronunciato sui pollini presenti  sulla Sindone.  In particolare vi sono alcune specie di piante che crescono insieme solo nella zona di Gerusalemme, tra cui il Cistus Creticus, la Gundelia tournefortii e lo Zygophyllum dumosum Boiss (http://www.sindone.org/it/ostens/sindstam/congr6gi.htm). 

   Così il 16 giugno 1999 il quotidiano IL MESSAGGERO, pubblicò la notizia: "Tracce di polline di piante tipiche di Gerusalemme e del vicino deserto di Giudea sono state rinvenute nella Sindone in un nuova ricerca condotta da due scienziati israeliani che conferma indicazioni precedenti. Lo studio è stato condotto dai professori Avinoam Danin e Uri Baruch dell'Università di Gerusalemme"(Il Messaggero, 16 giugno 1999, Esteri).

   Un altro contributo alla nostra indagine, ci viene dalla Numismatica. Grazie al computer ed alla lettura digitale, sono state riscontrate, sul telo sindonico, tracce di monete romane del I secolo d.C.: si tratta di due monete rinvenute nelle prossimità delle orbite degli occhi dell’Uomo della Sindone.  I numismatici hanno verificato che le due monete sono il Dilepton Lituus e il Simpulum, coniate e in uso durante l’epoca di Tiberio dal procuratore della Giudea al tempo di Gesù, Ponzio Pilato. Le due monete, analizzate al computer, proverebbero che, diversamente dalla datazione al Radiocarbonio che negherebbe l’antichità e l’autenticità come lenzuolo funebre di Cristo, l'età della Sindone è di molto antecedente. Infatti, le due monete ora citate, coinciderebbero con l'epoca della morte di Gesù. Infatti, porre delle monete sugli occhi del morto era consuetudine ebraica, confermata da altri ritrovamenti di crani di 2000 anni fa al cui interno erano state rinvenute monete, cadute nelle cavità orbitali.

   Le monete recano la scritta «Tiberiu Kaisaros», invece di «Tiberiou Kaisaros», come avrebbero dovuto essere. Era stato proprio Ponzio Pilato, procuratore dell’imperatore Tiberio – come scrive Antonio Persili nel suo libro Sulle tracce del Cristo Risorto -  ad emettere monete con questo errore grafico. Ciò esclude ogni possibilità che la tela della Sindone non sia autentica: essa certamente risale al tempo di Gesù e si trova in Giudea al tempo di Ponzio Pilato.

   Dopo aver verificato la localizzazione del tessuto sindonico nell'area Palestinese e dopo aver visto, grazie al contributo invisibile delle tracce di monete che il tempo a cui risale è pressappoco quello in cui muore Gesù di Nazaret, con l'aiuto del Collegamento Pro Sindone vediamo perché la Sindone è il lenzuolo funerario di Cristo

   "C'è una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone, anche riguardo ai particolari "personalizzati" del supplizio.


* La flagellazione come pena a sé stante, troppo abbondante per essere il preludio della crocifissione (120 colpi invece degli ordinari 21).
* La coronazione di spine, fatto del tutto insolito.
* Il trasporto del patibulum.
* La sospensione ad una croce con i chiodi invece delle più comuni corde.
* L'assenza di crurifragio.
* La ferita al costato inferta dopo la morte, con fuoruscita di sangue e siero.
* Il mancato lavaggio del cadavere (per la morte violenta e una sepoltura affrettata).
* L'avvolgimento del corpo in un lenzuolo pregiato e la deposizione in una tomba propria invece della fine in una fossa comune.
* Il breve tempo di permanenza nel lenzuolo(http://www.shroud.it/STUDI.HTM). 

   Ed è sempre lo stesso Collegamento Pro Sindone, che in tre punti indica come la Sindone sia un Segno della risurrezione di Cristo:

   "Il corpo dell'Uomo della Sindone non presenta il minimo segno di putrefazione; è rimasto avvolto nel lenzuolo per un tempo di 30-36 ore.

   La formazione dell'immagine potrebbe essere spiegata con un effetto fotoradiante connesso alla Risurrezione.

   Non c'è traccia di spostamento del lenzuolo sul corpo. È come se questo avesse perso all'improvviso il suo volume"(http://www.shroud.it/STUDI.HTM).  

   Queste deduzioni sono confermate anche nel Documento del IV Symposium Scientifique International du CIELT, tenutosi a Parigi nei giorni 25-26 aprile 2002. In tale documento, raggiungibile attraverso il sito del Collegamento pro Sindone, è scritto, tra l'altro: 

   "...le caratteristiche tridimensionali dell'immagine corporea conducono all'ipotesi di una radiazione come causa della formazione dell'immagine perché una sorgente che agisce a distanza con un effetto inversamente proporzionale alla distanza, almeno per definizione è chiamato radiazione (Gonella 1984).

   Il fatto che l'immagine corporea penetra nel lenzuolo per una profondità di non più di poche fibrille di lino sulla corona dei fili, suggerisce l'ipotesi di un lampo di energia.

   L'aloe ha un effetto catalitico se un campo elettromagnetico (come la luce) agisce su un lenzuolo di lino e su di esso forma un immagine.

    I contorni ben definiti delle macchie di sangue fanno pensare che non vi furono movimenti fra cadavere e ST (Sindone Torino, n.d.a. di questo sito). dopo la deposizione nella tomba...

   ...

   La scienza ha inoltre verificato che il sangue fu impresso sulla ST prima dell'immagine corporea e che il processo di fibrinolisi(ridiscioglimento dei coaguli a contatto con il lenzuolo imbevuto di aloe e mirra)  durò dalle 10 alle 40 ore; che il corpo umano fu avvolto per un tempo non superiore alle 40 ore perché non si riscontrano segni di putrefazione.

   Ma c'è un ultimo dato che ci interessa da vicino. Le macchie di sangue dell'uomo della Sindone, appartengono alla specie umana. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB che all'analisi del DNA è risultato molto antico. Il sangue è dello stesso tipo di quello riscontrato sul Sudario conservato nella Cattedrale di Oviedo (Spagna), una tela di 83 x 52 cm che presenta numerose macchie di sangue simmetriche, passate da una parte all'altra mentre era piegata in due. La tradizione la definisce Santo Sudario o Sagrado Rostro, cioè Sacro Volto. La preziosa stoffa giunse ad Oviedo nel IX secolo, in un'Arca Santa di legno con altre reliquie, proveniente dall'Africa settentrionale. Il sangue presente sul Sudario è umano, appartiene al gruppo AB e il DNA presenta profili genetici simili a quelli rilevati sulla Sindone. Il Centro Español de Sindonologia (http://www.linteum.com/) ha ulteriori informazioni sul Sudario di Oviedo nel suo website.

   Anche il confronto con il sangue del miracolo eucaristico di Lanciano (Chieti) mostra dati convergenti. Qui nel sec. VIII, nella chiesa di san Legonziano, nelle mani di un monaco basiliano che dubitava della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche, al momento della consacrazione l'ostia diventò carne e il vino si mutò in sangue. Dalle indagini compiute nel 1970 da Odoardo Linoli, libero docente in anatomia e istologia patologica e in chimica e microscopia clinica all'Università di Siena, risultò che la carne è vero tessuto miocardico di un cuore umano e il sangue è autentico sangue umano del gruppo AB(http://www.shroud.it/STUDI.HTM).  

   Ma non sono solo le impronte delle monete a far propendere per un'identificazione del lenzuolo con la Sindone che ha avvolto il corpo di Gesù morto. Altri studi, compiuti da Andrè Marion e Anne-Laure Courage hanno portato alla luce delle scritte presenti sulla Sindone, di cui risulta interessante la scritta maiuscola NAZARENUS, e quella, appena sotto il mento, in greco maiuscolo, HSOU, cioè IESOU; la I è probabilmente caduta o si è cancellata. Sono state trovate ancora altre scritte, non solo nei pressi del Volto, ma anche in varie altre parti del telo sindonico.   

   Considerato tutto questo, torniamo a verificare quanto scrive don Antonio Persili nel suo libro Sulle tracce del Cristo Risorto:

   “La risurrrezione  è avvenuta con una esplosione di energia, che ha influito su tutti gli elementi presenti sulla pietra sepolcrale: il corpo di Gesù, gli aromi, le fasce, il sudario, le tele in genere, la Sindone....

   I fenomeni, provocati dalla risurrezione, si possono dividere in tre gruppi: fenomeni di sparizione, fenomeni di posizione delle tele, fenomeni di impressione delle immagini”(Antonio Persili, Sulle tracce del Cristo Risorto, Edizioni C.P.R., seconda ristampa 2000, 230).

   Nel sepolcro sono scomparsi sia il corpo di Gesù che  gli aromi. Quanto cioè fosse di più pesante (solo gli aromi pesavano 100 libbre, cioè 32 chili e 700 grammi circa), mentre invece erano rimasti gli elementi più leggeri, come la Sindone, le bende, etc.

   La posizione delle tele - perché ormai accettiamo la tesi di Persili - dimostra che il corpo di Gesù era scomparso dall’interno di queste tele, senza sfasciarle. Una scomparsa spiegabile solo con la sua risurrezione. Quindi il lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù di Nazaret, con la formazione dell’immagine su di esso, è divenuto il primo testimone visibile, anche se silenzioso, della risurrezione; la prima reliquia di questo straordinario evento storico.

   Nelle testimonianze evangeliche circa il sepolcro vuoto, non c’è presenza di aromi sulla pietra sepolcrale. Eppure Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea avevano comprato, per il rito di sepoltura, 100 libbre, di una mistura di mirra ed aloe. Come spiegare la sparizione di questi aromi, di cui Pietro nella sua ricognizione nella tomba non fa assoluta menzione? Solo con questa luce improvvisa sprigionatasi dal corpo di Cristo si può spiegare questa dissoluzione degli aromi. Una luce che può aver dissolto quasi 33 chili di misture aromatiche. La sparizione degli aromi accompagnata anche, secondo Persili, da un fenomeno concomitante con l’improvviso asciugamento delle tele che avvolgevano il corpo di Gesù”(Cfr. Antonio Persili, Sulle tracce del Cristo Risorto, Edizioni C.P.R., seconda ristampa 2000, 232).