PER comprendere la forza probativa dei documenti biblici in favore di Cristo, riassumiamo qui alcune notizie essenziali ordinandole in tre punti:
1) I TESTI BIBLICI SONO STATI SCRITTI IN «GENERI LETTERARI» DIVERSI: IN GENERE LETTERARIO STORICO, DIDATTICO, PROFETICO.
Come il lettore avrà osservato leggendo l'elenco dei libri della Bibbia, essi vengono tradizionalmente raggruppati in libri «storici», «didattici» e «profetici».
Questa divisione è stata fatta perché alcuni libri della Bibbia intendono riferire fatti storici, veramente successi, altri intendono solo dare un insegnamento, altri ancora enunciare avvenimenti futuri.
La divisione tuttavia non è rigidissima: alcuni libri «storici» contengono parentesi «didattiche» o «profetiche» e viceversa. Talvolta ancora la storia è insegnata attraverso una composizione poetica (come il racconto della creazione in Genesi 1 e 2, o come quella del peccato originale in Genesi 2).
Ad ogni modo quando risulta chiaro che l'Autore intende narrare fatti storici non v'è motivo per dubitare della loro storicità.
Ciò è particolarmente evidente - come dimostreremo in modo approfondito nella Appendice Seconda - nelle narrazioni evangeliche, scritte da testimoni oculari o da loro contemporanei degni della massima fede, e mai contraddetti neppure dai nemici di Cristo.
Se si aggiunge la perfetta concordanza tra gli avvenimenti narrati dalla Bibbia e quelli della storia profana, l'esatta descrizione dei luoghi, la perfetta conoscenza delle usanze e della mentalità del tempo, e soprattutto il credito straordinario che i Vangeli hanno riscosso tra i contemporanei fino a indurli a dare la vita per testimoniarne la verità, allora si
comprende che quanto detto nei Vangeli non è che la narrazione fedele di quanto e storicamente.
2) TUTTO IL TESTO BIBLICO È STATO SCRITTO SOTTO ISPIRAZIONE DI DIO, ED HA PERCIò DIO COME AUTORE PRINCIPALE.
Questa affermazione - che ora spiegheremo - può essere accettata solo da chi ha già la Fede.
Per il credente, infatti, la Bibbia non è solo un documento storico-letterario (come abbiamo detto nei due punti precedenti), ma è anche e soprattutto il messaggio di Dio all'umanità.
Il popolo ebraico e poi Gesù Cristo stesso con gli Apostoli e la Chiesa hanno sempre ritenuto la Bibbia parola di Dio, e Dio stesso il suo vero Autore.
Ciò è potuto avvenire perché «Dio, per la composizione dei Libri Sacri... ha scelto degli uomini nei quali Egli stesso agiva... affinché scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte» (1).
(1) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 11 a. Dio è quindi l'Autore Principale della Bibbia, perché ispiratore del messaggio in essa contenuto; mentre lo scrittore sacro è l'Autore secondario che ha espresso il messaggio divino nel suo proprio linguaggio umano.
Questa speciale assistenza di Dio è chiamata «ispirazione».
Nella «Ispirazione divina» l'assistenza di Dio si è estesa non solo alla mente ed alla volontà dell'autore umano, ma anche all'atto dello scrivere. Ne consegue che il criterio base per sapere quali cose Dio ci ha voluto dire (o, con parola tecnica, «rivelare») nella Bibbia, è di «ricercare con attenzione che cosa in realtà gli scrittori sacri, ispirati da Dio, abbiano voluto significare» (2).
L'INTENZIONE DEGLI AUTORI ISPIRATI sarà appurata tenendo conto:
1) del «genere letterario» (storico, poetico, didattico, ecc.) (3) nel quale l'autore sacro ha voluto esprimersi.
2) dell' «analogia della fede» (4), cioè del fatto che ogni passo della Bibbia deve essere in armonia e non in contraddizione con tutto il resto della Rivelazione divina: Dio infatti non può contraddirsi.
3) della «approvazione finale della Chiesa», la quale sola ha da Cristo il «divino mandato e ministero di conservare e di interpretare la parola di Dio» (5).
(2) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 a.
(3) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 b.
(4) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 c.
(5) Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 12 c.
3) IL TESTO BIBLICO CHE OGGI NOI POSSEDIAMO RIPRODUCE ESATTAMENTE GLI ORIGINALI.
Tanto i libri dell'Antico Testamento quanto quelli del Nuovo Testamento non sono giunti a noi nell'originale scritto dagli Autori, ma attraverso copie fedelissime, alcune delle quali sono di solo qualche decennio posteriori all'originale.
Per l’Antico Testamento possediamo copie che risalgono al II secolo prima di Cristo, come il papiro Rylands del II secolo avanti Cristo ed i manoscritti scoperti nel 1947 a Qumran, sulla riva occidentale del Mar Morto tra i quali spicca il celebre rotolo scritto su pergamena (qui sopra) contenente le profezie di Isaia, anch'esso del II secolo avanti Cristo.
Per il Nuovo Testamento possediamo copie quasi contemporanee all'originale, il cui numero è enorme (solo dei Vangeli possediamo ben 4.680 manoscritti parziali e circa 230 completi). Ma data l'importanza che l'origine dei VANGELI ha per la nostra Fede, ne tratteremo in modo specifico nella APPENDICE SECONDA che segue.