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Ecco, ci appare ora la nostra riconciliazione:
Dio si unisce ineffabilmente agli uomini.
Per la parola dell`Arcangelo viene distrutto l`errore:
la Vergine infatti accoglie la gioia,
la terra diventa cielo,
il mondo è assolto dall`antica maledizione.
Esulti la creatura e innalzi il suo inno:
a te sia gloria, o Signore,
Creatore e Redentore nostro.

(Liturgia Bizantina, EE, n. 3046)


La grazia di Maria

Fu mandato da Dio l`angelo Gabriele in un villaggio della Galilea, chiamato Nazareth (Lc 1, 6). Ti sorprende che Nazareth, un piccolo villaggio, venga illustrata con un sì gran messaggio e d`un sí gran re? Ma in questo piccolo villaggio c`è nascosto un gran tesoro: è nascosto, dico, agli uomini, non a Dio. O che non è forse Maria il tesoro di Dio? Dov`è lei, ivi è il cuore di lui. I suoi occhi son su di lei, dappertutto egli segue l`umiltà della sua ancella. Non conosce il cielo l`Unigenito di Dio Padre? Se conosce il cielo, conosce anche Nazareth. Potrebbe non conoscere la sua patria? Potrebbe non conoscere la sua eredità? Il cielo gli tocca da parte del Padre, Nazareth gli tocca da parte della madre, poiché egli è - lo afferma lui stesso - Figlio e Signore di David (Mt 22,42-45).
Il cielo del cielo è per il Signore, ma la terra la diede ai figli degli uomini (Sal 113,16). Si pieghi a lui, quindi, l`uno e l`altro titolo di proprietà, perché è non solo Signore, ma anche figlio dell`uomo. Senti anche come rivendichi a sé la terra in qualità di figlio dell`uomo, ma ne ha anche il diritto per la comunione dei beni tra gli sposi. I fiori apparvero sulla nostra terra (Ct 2,12). E ci sta anche bene l`accenno ai fiori, perché Nazaret significa fiore. Piace una patria fiorita al fiore che spunta da Jesse e se ne sta volentieri tra i gigli il fiore del campo e il giglio delle valli. La bellezza, infatti, il profumo e la speranza del frutto fanno prezioso un fiore: son la sua triplice grazia. E Dio stima anche te come un fiore, e si compiace in te, se c`è in te la bellezza d`una condotta onesta, il profumo dei buoni pensieri e il desiderio del premio futuro. Il frutto dello spirito, infatti, è la vita eterna.
Non temere, Maria; hai trovato grazia presso Dio. Quanta grazia? Una grazia piena, grazia singolare. Singolare o universale? L`una e l`altra, certo; perché piena e in tanto singolare, perché universale; ricevesti, infatti, tu sola la grazia universale. Grazia singolare, dico, la tua, perché tu sola, piú di tutti, hai trovato grazia. Tu sola trovasti una tale pienezza; pienezza universale, perché tutti attingessero a questa pienezza. Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. E` in modo singolare frutto del tuo seno; ma per tuo mezzo è giunto alle menti di tutti. Cosí una volta la rugiada fu tutta sul vello e tutta sull`aia; ma in nessuna parte dell`aia fu tutta, come sul vello (Gdc 6,37-40). Solo in te quel Re ricco e straricco, s`è ridotto a niente; eccelso s`è umiliato, immenso s`è fatto piccolo e inferiore agli angeli: vero Dio e Figlio di Dio incarnato. Ma per quale scopo? Perché tutti fossimo arricchiti con la sua povertà, innalzati dalla sua umiltà, accresciuti dal suo abbassamento e, unendoci a Dio attraverso la sua incarnazione, potessimo essere un solo spirito con lui.
Ma che diciamo, fratelli? In quale vaso si verserà la grazia? Se la fiducia può contener misericordia e la pazienza la giustizia, quale vaso è idoneo alla grazia? Il balsamo è purissimo, e vuole un vaso fortissimo. E che c`è di cosí puro o di cosí solido come l`umiltà del cuore? Perciò dà grazia agli umili; perciò guardò l`umiltà della sua serva. A qual titolo? Perché l`animo umile non impedisce che la pienezza di Dio si versi in esso.

(Bernardo di Chiarav., Hom. 3, in Annunt., 7-9)


Ave, piena di grazia

Poiché l`angelo salutò Maria con una formula nuova che non son riuscito a trovare in nessun altro passo delle Scritture sento di dover dire qualcosa a riguardo. Non ricordo dove si possa leggere altrove nelle Scritture la frase pronunciata dall`angelo: Ave, piena di grazia, che in greco si traduce Kecharitoméne. Mai tali parole, «Ave, piena di grazia», furono rivolte ad essere umano; tale saluto doveva essere riservato soltanto a Maria. Se infatti Maria avesse saputo che una formula di tal genere fosse stata indirizzata a qualcuno - ella possedeva infatti la conoscenza della legge, era santa, e conosceva bene, per le sue quotidiane meditazioni, gli oracoli dei profeti - non si sarebbe certo spaventata per quel saluto che le apparve cosí insolito. Sicché l`angelo le dice: Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia dinanzi al Signore. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli darai il nome di Gesú. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell`Altissimo.

(Origene, In Luc., 6, 7)


Discorso per l`annunciazione della santissima Nostra Signora, la Madre di Dio e semprevergine Maria

Avvicinandosi dunque questa venerabile festa, che segna l`inizio della nostra salvezza - quando dalle celesti altezze scese volando il grande comandante Gabriele, incorporeo, massimo divin soldato del gran Re, primo apostolo della grazia e nobile ministro della nostra salvezza, per recare lieta novella alla tutta pura, santa e immacolata Vergine e gridarle il «Gioisci, o piena di grazia, il Signore è con te», che annulla il «Partorirai i figli nel dolore», castigo della prima madre, portando cosí agli uomini l`assoluzione della giusta condanna, ed instaurando una splendida gara fra angeli e uomini - mi rammaricavo di non aver tra mano nulla per una cosí divina solennità, né letture antiche, né una traccia recente di discorso. Non riuscendovi dunque a comporlo da me, per mancanza di conoscenze e di interiore illuminazione, dopo esser rimasto per un po` di tempo come muto, ho deciso alla fine di gridare alla Vergine «Ave», con le parole dell`arcangelo, perché la sua grazia m`illumini la mente a pensare e mi conceda la parola quando apro la bocca a sua gloria: non già che la Glorificata da Dio abbia bisogno della nostra gloria ma perché Lei piuttosto glorifichi con gloria salvifica quanti la glorificano.
Ma cominciamo proprio da dove è meglio: da dove cioè ebbe il migliore inizio la parola: non quella del mio presente discorso, ma quella che segnò il principio e la causa dell`essere per tutti gli esseri: questo infatti volle apertamente indicare la lettera alfa. E come fu concesso anche agli uomini, e non solo agli angeli, di cantare l`inno trisagio, cosí noi pure, dopo aver imparato dall`arcangelo l`«Ave», acclamiamo con l`«Ave» la purissima Vergine. Non si può infatti trovar nulla di piú elevato o grazioso od esplicito tra noi uomini di questa parola per salutare la Vergine: perciò molte volte oso rivolgere quest`espressione, benché con labbra indegne, alla Madre di Dio e ripetere «Ave» alla Vergine illibata.
Ave, illibatissima Madre del Figlio coeterno all`ingenito Padre e ricettacolo santissimo dello Spirito Santo.
Ave, trono che porti il Re della gloria, nel quale i Cherubini nel cielo non possono fissare lo sguardo.
Ave, piú alta delle schiere celesti, perché hai contenuto l`Incontenibile e hai portato Colui che esse non riescono a contemplare.
Ave, primo cielo fissato da Dio, in cui abita la luce senza tramonto.
Ave, firmamento, da cui è sorto il Sole della giustizia.
Ave, sole che non tramonta, dal quale sono stati illuminati i confini della terra.
Ave, lucentissima luna, per cui furono scacciate le tenebre dell`incredulità e introdotta la luce della fede.
Ave, moltiplicato splendore di molteplici astri.
Ave, tu per cui s`aprirono le porte celesti e furono infrante le porte e le sbarre dell`Ade.
Ave, vortice celeste, da cui noi mortali fummo rapiti in alto.
Ave, nuvola portatrice di pioggia, da cui fu irrorata la vastità della terra.
Ave, soffio di vento purissimo e fresco, che ristori i fedeli.
Ave, arcobaleno, segno dell`alleanza di Dio con gli uomini.
Ave, porta inaccessibile, per cui passò l`Angelo del gran consiglio, lasciandola chiusa.
Ave, scala celeste, per cui sulla terra discese Chi è al di sopra dei cieli.
Ave, tu che hai sciolto la condanna del progenitore e della prima madre Eva.
Ave, paradiso spirituale del fiore d`immortalità.
Ave, sorgente che sgorghi dall`Eden a irrigare il paradiso - che è la Chiesa di Dio e le schiere dei fedeli - da dove si dividono «ai quattro cardini» i quattro vangeli a irrorare la terra: ivi «Dio fece spuntare ogni albero bello a vedersi» con la mente - cioè i santi dottori e martiri - «e gustoso in cibo» per l`anima.
Ave, «Albero della vita che è nel mezzo del paradiso», del cui frutto noi fedeli ci nutriamo per la remissione dei peccati.
Ave, porta del paradiso, che introduci i credenti ed escludi gli increduli.
Ave, campo inseminato, da cui spuntò la spiga che porta la vita.
Ave, vite fiorente e tralcio fruttuoso, piantata dal Padre, irrigata dallo Spirito, coltivata con arte dal Figlio, che invita con bando sublime le schiere dei fedeli, mesce «nella coppa il suo vino» e sollecita tutti: «Abbandonate la stoltezza e vivrete; ritornate al senno per vivere; bevete il vino che io vi ho versato» e inebriatevi «all`abbondanza della mia casa».
Ave, mare grande e spazioso, in cui navigò il nocchiero dell`universo.
Ave, sale delle virtù, che hai salato il mondo.
Ave, nave guidata da Dio, sovraccarica di beni celesti.
Ave, porto di salvezza e muraglia inespugnabile.
Ave, torre potente, che mantieni illesi di fronte al nemico quanti si rifugiano in te.
Ave, giusto castigo del mondo egiziano infedele e giusta liberazione del popolo d`Israele.
Ave, nuvola che fai luce di giorno e colonna lucentissima dai bagliori di fuoco nella notte.
Ave, tu che hai sommerso nel mare gli infedeli e il peccato del Faraone, anzi lo stesso Faraone spirituale e i suoi complici.
Ave, tenda santa piú vasta dei cieli, in cui Dio parlò agli uomini.
Ave, tavola degna d`onori divini, scritta dal dito di Dio.
Ave, arca santa, che racchiudi Colui che toglie il peccato del mondo.
Ave, anfora della manna.
Ave, verga d`Aronne.
Ave, fonte della vita.
Ave, terra della promessa.
Ave, terra che scorri latte e miele.
Ave, terra degli uomini miti.
Ave, fiume divinamente copioso.
Ave, santa fontana.
Ave, fonte di acqua sorgiva.
Ave, arca santa, che fermi l`impeto del Giordano.
Ave, tromba di Dio.
Ave, rovina degli infedeli.
Ave, sostegno di quanti credono nel Figlio tuo.
Ave, monte santo.
Ave, città di Dio.
Ave, santa Sion, dimora di Dio.
Ave, tempio che contiene Dio.
Ave, Santo dei Santi.
Ave, turibolo d`oro.
Ave, mensa.
Ave, candelabro.
Ave, lampada d`inestinguibile luce.
Ave, strada al regno celeste: Ti glorificano gli angeli, perché sei piú elevata di loro, assisa alla destra del Re della gloria: gli stai accanto come ancella e intercedi come madre, regalmente splendida, «con frange d`oro, avvolta in un vestito variopinto intrecciato d`oro», come predisse David.
Ave, potenza del regno di quaggiú: «I ricchi del popolo ti supplicano», e tutti, re e sacerdoti, pontefici e turbe di monaci e folle senza numero di dotti e d`ignoranti t`invocano protettrice.
Ave, gloria delle città.
Ave, salvezza dei villaggi.
Ave, forza delle isole.
Ave, speranza dei monaci.
Ave, ornamento di Giacobbe.
Ave, figlia di David.
Ave, frutto dei giusti Gioacchino ed Anna.
Ave, inesauribile tesoro dei confini della terra.
Ave, insonne custode di Cipro.
Ave, sommo presidio di Pafo.
Ave, sicura espiazione dei fedeli.
Ave, rifugio di tutti gli uomini e della mia meschinità. Ma come potrò invocare, celebrare, magnificare il tuo potere, o Signora? «Ci hai ferito il cuore, ci hai ferito», come disse Salomone nella Cantica. Te magnificano in cielo gli angeli, te sulla terra invoca la moltitudine degli uomini, te temono le orde dei demoni. Tu hai fatto rifulgere il decoro della verginità, hai nobilitato la maternità, hai benedetto il sesso femminile, hai resa pura la stirpe degli uomini e l`hai portata a Dio. Tu, pura e immacolata, accogli i puri perché amante dei buoni e brami purificare i non puri, perché misericordiosa. Purificaci, illuminaci, guidaci all`eterna vita.
Ave, roveto incombusto che vide Mosè e voce divina, che manifesti la mirabile unione di Dio con gli uomini: fuoco, perché «il nostro Dio è fuoco che divora»; roveto, perché incorrotta è la natura umana a cui Egli s`unì per amore, conservandola illesa.
Ave, monte boscoso e ombreggiato antevisto da Abacuc: boscoso, perché grande e quindi impenetrabile agli occhi del corpo; ombreggiato, perché non visibile ad alcuno, prima che in te splendesse il Sole della giustizia, oppure perché tu togli l`arsura del male.
Ave, monte santo, «monte pingue - come dice David -, monte condensato, monte ove piacque a Dio abitare: il Signore vi porrà dimora per sempre»; «l`Altissimo ha santificato la sua abitazione: Dio è in mezzo ad essa, non sarà smossa».
Ave, monte che Daniele previde, da cui «fu tagliata la pietra senza lavoro di mani», da cui cioè nacque un bambino senza seme, «e colpí la statua» dell`incredulità per sempre, infrangendo i regni dei tiranni infedeli: «ma il suo regno non avrà fine».
Ave, tu prefigurata dalla fornace dei Caldei, che conservò illesi i fanciulli: te infatti il fuoco della divinità conservò incorrotta.
Ave: Colui alla cui presenza stanno «mille migliaia e diecimila miriadi», scese nel tuo grembo «come pioggia sul vello».
Ave, vero compimento dei tipi e delle figure della legge antica.
Ave, di ogni portento principio e termine.

(Neofito il Recluso, Inediti, «Marianum», nn. II-IV, 1974, pp. 239-249)