CREDENTI

PENSIERI di grandi CREDENTI

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    10 17/07/2015 19:38
    "Perchè quello massonico è il pericolo che la Chiesa, con un istinto significativo, avvertì subito come talmente insidioso da dedicargli il maggior numero di condanne? Ma perchè niente è in apparenza più rassicurante e ragionevole anche per un cristiano non scaltrito dell'ideologia delle Logge: amore per l'umanità con relativo impegno filantropico, fratellanza, tolleranza, mutuo rispetto, universalismo non disgiunto dall'amor di patria, impegno per il miglioramento morale proprio e degli altri; [...] ciò che caratterizza questa visione del mondo (che è quella che sta alla base di organizzazioni pur rispettabili e non di rado meritorie come la Croce Rossa, la Società delle Nazioni, certi club a diffusione internazionale) è un'apparenza evangelica senza più la sostanza, la base. Un cristianesimo, ma evirato, perchè senza Cristo".

    (Vittorio Messori, Pensare la storia, Edizioni Paoline, Cinisello Bal.mo (MI) 1992, p. 105).
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    00 18/07/2015 15:01
    "Occorre prendere coscienza che il comunismo non è stato una parentesi nella storia contemporanea, che, come tale, non avrebbe lasciato traccia nel costume e nella mentalità dei popoli. Esso è stato il punto terminale di un lungo processo rivoluzionario, che si è sedimentato nella coscienza e negli atteggiamenti, alimentando la cultura del sospetto e la prassi della menzogna, oltre che, nei paesi caduti sotto il suo controllo, dell'oppressione e della violenza. Esso si è impiantato con la tecnica della sovversione e del complotto, ingenerando intorno a sè paura per i suoi metodi brutali e simpatia per la sollecitazione e l'intronizzazione dell'orgoglio che arde nell'animo di ciascun uomo".
    (Mauro Ronco, Ottobre i 999: a margine del 'dossier' Mitrokin, in Cristianità, anno XXVII, n. 294, ottobre 1999, p. 3).
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    00 22/07/2015 21:58
    "Chi dice di amare l'Umanità (sempre con la maiuscola) generalmente ignora, e spesso anzi odia, l'uomo concreto, quel 'prossimo' più prossimo che è il vicino fastidioso o colui che la pensa diversamente. Per il cattolico, invece, non ci sono entità astratte come la 'classe', la 'nazione', le 'masse', ma uomini e donne con un nome e un volto. I cattolici alla don Bosco (che erano, di principio, tutti intransigenti), come Cottolengo, Cafasso, Murialdo e tantissimi altri, di fronte alla situazione ostile, anzichè prodursi in sofisticate teorie che altri poi avrebbero dovuto applicare, si rimboccarono le maniche in silenzio e procedettero alla riconquista degli uomini".

    (Rino Cammilleri, Elogio del Sillabo, Leonardo, Milano 1994, pp. 74-5).
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    00 24/07/2015 19:39
    "I vescovi del Messico hanno proposto di avviare la causa di beatificazione di Isabella di Castiglia, che evidentemente era una donna di profonda vita cristiana, difficilmente sospettabile di genocidio e di massacri degli indios. Ma oggi quanto di positivo fece la Corona spagnola e l'opera della Chiesa per la tutela degli indios è completamente dimenticato. Eppure, un'analisi serena dei fatti porta a una considerazione che non dovrebbe sfuggire: non ci sono mai stati 'conquistatori' e 'colonizzatori' più rispettosi dei popoli di quanto furono gli ispano-portoghesi, di religione cattolica, nell'America Latina".

    (Padre Piero Gheddo con Michele Brambilla, Nel nome del Padre. La conquista cristiana: sopruso o missione?, Bompiani, Milano 1992, p. 75).
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    00 28/07/2015 17:26
    "Nelle prime democrazie, compresa quella americana alla sua nascita, tutti i diritti venivano riconosciuti alla persona umana solo in quanto creatura di Dio: in altre parole, la libertà veniva conferita al singolo solo sotto condizione, presumendo una sua permanente responsabilità religiosa: tanto sentita era ancora l'eredità del millennio precedente. Solo duecento anni fa, ma anche cinquanta, in America sarebbe parso impossibile accordare all'uomo una libertà senza freni, così, per il soddisfacimento delle sue passioni. Tuttavia, da allora, in tutti i paesi occidentali questi limiti e condizionamenti sono stati erosi, ci si è definitivamente liberati dell'eredità morale dei secoli cristiani con le loro immense riserve di pietà e di sacrificio e i sistemi sociali hanno assunto connotati materialistici sempre più compiuti. In ultima analisi si può dire che l'Occidente abbia sì difeso con successo, e perfino con larghezza, i diritti dell'uomo ma che nell'uomo si sia intanto completamente spenta la coscienza della sua responsabilità davanti a Dio e alla società".

    (Aleksandr Solzenicyn, Un mondo in frantumi. Discorso di Harvard, La Casa di Matriona, 1978, p.26).
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    00 01/08/2015 17:15
    "Che il "concepito" sia un essere umano oggi non dovrebbe essere messo in dubbio più da nessuno che non voglia negare i dati della scienza e della ragione. Se è un essere umano, sia pure in forma microscopica, possiede già, sin dal momento del concepimento, la dignità propria degli esseri umani. E con la dignità possiede pure i diritti che non sono valori aggiunti, ma insiti, cioè iscritti nella stessa dignità. Probabilmente la tenace resistenza a non ammetterlo deriva in molti non dal fatto in sè, ma dalle possibili conseguenze che dal principio si possono poi trarre per l'illegittimità dell'aborto".

    (P. Gino Concetti, Fecondazione assistita..., in L'Osservatore Romano, 23-24/6/2000, p. 20).
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    00 02/08/2015 18:04
    "Proprio quelli che più dicono di avere a cuore la giustizia si preoccupano solo dei loro contemporanei, dimenticando che c'è un dovere di giustizia anche verso coloro che ci hanno preceduti. Occorre essere giusti non solo verso i vivi, ma anche verso i morti: anzi, più che mai verso questi, perchè non possono difendersi; e soprattutto se si tratta di fratelli in una fede della quale non solo noi (checchè ne pensi la nostra risibile superbia di moderni) abbiamo capito da poco le esigenze".

    (Vittorio Messori, Le cose della vita, San Paolo, CiniselloBal.mo [MI]1995, p.322).
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    00 04/08/2015 14:23
    "C' è un ampio progetto che minaccia, in vari modi, la vita umana e che sembra puntare alla sua distruzione. Il nuovo paradigma della salute, inuovi "diritti dell'uomo", la nuova etica lasciano sempre maggiore spazio a una cultura della morte che, servendosi dell'ONU e delle sue agenzie, intende banalizzare pratiche quali l'aborto, l'eutanasia, la sterilizzazione, la contraccezione, che vanno contro la vita e sanciscono il dominio dei più forti sui più deboli".

    (Michel Schooyans, Nuovo Disordine Mondiale. La grande trappola per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell'umanità, San Paolo, Cinisello Bal.mo (MI) 2000, IV di copertina).
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    00 11/08/2015 23:04
    Preziosità del silenzio.

    Il silenzio è mitezza: quando non rispondi alle offese, quando non reclami i tuoi diritti, quando lasci a Dio la difesa del tuo onore, il silenzio è mitezza.

    Il silenzio è misericordia: quando non riveli le colpe dei fratelli, quando perdoni senza indagare il passato, quando non condanni, ma intercedi nell'intimo, il silenzio è misericordia.

    Il silenzio è pazienza: quando soffri senza lamentarti, quando non cerchi consolazione degli uomini, quando non intervieni ma attendi che il seme germogli lentamente, il silenzio è pazienza.

    Il silenzio è umiltà: quando taci per lasciare emergere i fratelli, quando celi nel riserbo i doni di Dio, quando lasci che il tuo agire non sia interpretato male, quando lasci ad altri la gloria dell'impresa, il silenzio è umiltà.

    Il silenzio è fede: quando taci perchè è Lui che agisce, quando rinunci ai suoni, alle voci del mondo per stare in Sua presenza, quando non cerchi comprensione, perchè ti basta essere conosciuto da Lui, il silenzio è fede.

    Il silenzio è adorazione: quando abbracci la croce senza chiedere "perchè".

    Il silenzio è adorazione.
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    00 05/10/2015 11:57
    Benedetto Croce, nel saggio del 1942 “Perché non possiamo non dirci cristiani”, spiegò:

    “Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta (…). Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate (…). E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni (…) non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana (…) perché l’impulso originario fu e perdura il suo”.
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    00 27/02/2016 22:50
    L'orazione mentale nel pensiero dei santi
    Non c'è pratica più semplice e più efficace dell'orazione mentale per giungere in breve tempo alle vette della perfezione cristiana. Il beato Bernardo Maria di Gesù cp non esitò ad affermare che la causa della perdita della fede tra i cristiani era dovuta essenzialmente a un solo motivo: l'aver dimenticato l'orazione mentale. Ecco il pensiero dei santi e dei maestri di spirito su questa pratica:

    B. Madre Teresa di Calcutta: "La santità è impossibile senza di essa".

    S. Alfonso M. De Liguori: "Tutti i santi sono divenuti tali grazie al l'orazione mentale"

    S. Teresa d'Avila: "Colui che trascura l'orazione mentale non ha bisogno del diavolo per andare all'inferno. Ci si porta da solo, con le proprie mani".

    S. Giovanni della croce: "Senza orazione mentale l'anima non può trionfare sulle forze del del demonio".

    S. Francesco di Sales: "È moralmente impossibile che chi trascura l'orazione mentale viva senza peccare".

    Papa Benedetto XVI: "L'orazione mentale e' la priorità più importante di tutte".

    Ordine dei Frati minori: "L'orazione mentale non è solo per monaci o suore, ma è per tutti".

    Papa Pio XII: "L'orazione mentale e' pratica insostituibile"

    S. Pio da Pietrelcina: "Chi non medita e come chi non si specchia mai. Senza meditazione non mi sento di farti accedere alla Santa comunione".

    S. Paolo della croce: "Trovatemi chi mediti ogni giorno almeno quindi minuti sulla passione del Signore e io ve lo metterò sugli altari prima che muoia".

    San Luca evangelista: "Maria meditava tutte queste cose nel suo cuore".
    Il pensiero dei santi e dei maestri dunque è unanime. Non solo è pratica importante ma è necessaria. Da essa dipende il prosperare o no della fede nelle anime.
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    00 15/03/2016 18:47

    Se la fede ci fa essere credenti
    e la speranza ci fa essere credibili,
    è solo la carità che ci fa essere creduti.

    Don Tonino Bello


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    00 27/04/2016 12:25
    >>>“Il mondo è simile a una grande orchestra che sta accordando i suoi strumenti; ognuno suona sul suo strumento una nenia monotona, mentre il pubblico affluisce e il direttore d’orchestra non è ancora arrivato. Ad un certo punto però il pianoforte suona un la, perché tutt’intorno si stabilisca una certa uniformità di suono: si accorda su qualche cosa di comune. Anche la scelta degli strumenti presenti non è casuale. Essi costituiscono già, con la diversità delle loro caratteristiche, qualche cosa come un sistema di coordinate. L’oboe, aiutato forse dal fagotto, farà da contrappunto alla parte degli archi; tuttavia non sarebbe sufficientemente efficace, se i corni non svolgessero il compito di sottofondo unitario per il dialogo dei diversi strumenti. La scelta è determinata dal disegno che provvisoriamente giace, muto, nella partitura aperta; non appena però la bacchetta del direttore d’orchestra si alzerà, richiamerà su di sé l’attenzione di tutti gli strumenti, trascinerà tutta l’orchestra con sé e allora si vedrà qual è il compito di ognuno”. (H. U. Von Balthasar, La verità è sinfonica).
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    00 06/06/2016 09:48
    Lentamente muore
    “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine
    ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi.
    Chi non cambia la marcia.
    Chi non rischia e cambia colore dei vestiti.
    Chi non parla a chi non conosce.
    Muore lentamente chi evita una passione.
    Chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”.
    Piuttosto che un insieme di emozioni
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi.
    Quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso.
    Quelle che fanno battere il cuore
    davanti all’errore e ai sentimenti.
    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo.
    Chi è infelice sul lavoro.
    Chi non rischia la certezza per l’incertezza
    per inseguire un sogno.
    Chi non si permette almeno una volta nella vita
    di fuggire ai consigli sensati.
    Lentamente muore chi non viaggia.
    Chi non prega.
    Chi non legge.
    Chi non ascolta musica.
    Chi non trova grazia in se stesso.
    Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio.
    Chi non si lascia aiutare.
    Chi passa i giorni a lamentarsi
    della propria sfortuna o della pioggia incessante.
    Lentamente muore.
    Chi abbandona un progetto prima di iniziarlo.
    Chi non fa domande sugli argomenti che non conosce.
    Chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
    Evitiamo la morte a piccole dosi.
    Ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
    del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l’ardente pazienza
    porterà al raggiungimento
    di una splendida felicità''.


    Martha Medeiros
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    00 05/07/2016 12:00

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    Credente
    00 15/02/2017 10:43
    Il venerabile Fulton Sheen (arcivescovo) scriveva:

    “Se io non fossi cattolico e volessi trovare quale sia oggi, nel mondo, la vera Chiesa, andrei in cerca dell’unica Chiesa che non va d’accordo con il mondo. Andrei in cerca della Chiesa che è odiata dal mondo. Infatti, se oggi nel mondo Cristo è in qualche Chiesa, Egli dev’essere tuttora odiato come quando viveva sulla terra. Se dunque oggi vuoi trovare Cristo, trova la Chiesa che non va d’accordo con il mondo. Cerca quella Chiesa che i mondani vogliono distruggere in nome di Dio come crocifissero Cristo. Cerca quella Chiesa che il mondo rifiuta, come gli uomini rifiutarono di accogliere Cristo”.

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    Credente
    00 21/05/2017 20:07
    Il card. Caffarra – vero pastore e uomo di grande spessore teologico – ha lanciato un allarme altissimo richiamando addirittura l’Apocalisse, lo scontro finale fra Cristo e Satana, ma proiettandolo sul tempo presente.

    Ha spiegato che “due sono le colonne della creazione”: la sacralità della vita umana e “l’unione coniugale tra uomo e donna, luogo in cui Dio crea nuove persone umane ‘a sua immagine e somiglianza’” (“E’ la legge della cooperazione umana al governo divino… Dio celebra la liturgia del suo atto creativo nel tempio santo dell’amore coniugale”).

    La trasformazione dell’aborto in un diritto, sancito da tutti sistemi giuridici (un miliardo di aborti in 20/25 anni) “è la demolizione della prima colonna” della creazione per cui la vita umana è sacra.

    L’altra demolizione, afferma Caffarra, è la cancellazione del matrimonio come “unione legittima dell’uomo e della donna, fonte della vita” per una liquidità di forme che non riconoscono più l’ordine maschio/femmina della creazione.

    Così Caffarra tratteggia un drammatico crinale della civiltà umana: il crinale in cui ci troviamo oggi.
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    Credente
    00 23/07/2017 09:08
    L’ apparenza inganna, e Dio lo sa bene.
    Persone che sembrano lontane da Dio, travolte dall’ ombra, impestate, possono cambiare, convertirsi, fare buon frutto.
    Perciò i cristiani, inguaribili ottimisti, cocciuti nella speranza, pensano sempre che una persona possa cambiare in meglio.
    E come tali dovrebbero agire
    .

    Suor Teresa

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    Coordin.
    00 24/01/2018 09:35
    Ma, dirai, a che pro seminare tra le spine, fra i sassi o lungo la strada ?

    Se si trattasse di un seme e una terra materiali, non avrebbe nessun senso;

    ma poiché si tratta delle anime e della Parola, la cosa è degna di elogi.

    A ragione si rimprovererebbe a un coltivatore di agire così;

    il sasso non può diventare terra, la strada non può non essere una strada,

    né le spine non essere delle spine.

    Ma nella sfera spirituale, non è lo stesso:

    il sasso può diventare una terra fertile,

    la strada non essere più calpestata dai passanti e diventare un campo fecondo,

    le spine essere sradicate e permettere al seme di dare frutto liberamente.

    Se questo non fosse possibile, il seminatore non avrebbe sparso il seme come ha fatto.




    San Giovanni Crisostomo, Discorsi 44 sul vangelo di Matteo, 3-4
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    Credente
    00 02/02/2018 10:26

    « Che l’ateismo è un mostro assai pericoloso in quelli che governano; che lo è anche nelle persone di studio, se pure la loro vita è innocente, perché dal loro studio esso può arrivare sino a quelli che vivono in piazza; e che, se non è certo funesto quanto il fanatismo, è tuttavia quasi sempre fatale alla virtù. »
    (Dizionario filosofico, cit., p.99)
    Voltaire
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    Credente
    00 09/04/2019 20:29
    “ La carità è quella cosa con la quale nessun uomo è perduto, e senza la quale nessun uomo è salvato ”
    San Roberto Bellarmino
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    00 23/11/2019 19:02
    Lo stato di grazia

    di Stefano Biavaschi

    La teologia affronta assai poco il tema dello stato di grazia, che invece è il luogo dell'incontro tra l'uomo e Dio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica lo definisce dono soprannaturale, che permette all'uomo la "partecipazione alla vita di Dio".

    Lo stato di grazia è pertanto lo stato dell'uomo in Dio. È il tralcio che rimane nella Vite (Cristo), e da questa riceve vita di grazia. È infatti un dono della Grazia, che è l'azione amorosa di Dio sull'uomo, azione che trasforma e deifica l'esistenza umana, conducendola così nello Spirito Santo secondo il disegno del Padre.
    Lo stato di grazia è dunque quel regno di Dio già in mezzo a noi di cui parla il Vangelo, che sulla terra comprende tutti gli uomini in stato di grazia, e unendoli misticamente verso la santità.
    Battesimo e confessione costituiscono la soglia d'accesso a questo stato privilegiato, e, anche se ciò non viene compreso sufficientemente, quello cui l'uomo va incontro tramite questi sacramenti è un effettivo cambio di stato: la natura dell'uomo viene quasi modificata, o meglio restituita a se stessa, come appunto nella trasformazione da un legno secco a un legno vivo.
    Uno dei cambiamenti più importanti che viene operato è il riallineamento mente-cuore. La mente, intesa come sede della ragione, viene abitualmente adoperata dall'uomo come cosa a sé, separata dal cuore a sua volta inteso come sede dell'amore e in particolare del sacro. Lo stato di grazia conferisce invece all'uomo la capacità di farli operare in sintonia, per cui i pensieri tornano ad essere allineati secondo le finalità dell'amore. Si ha pertanto la riattivazione dell'intelletto, che è quel modo di funzionare della mente quando questa è illuminata dal cuore.
    L'uomo in simile stato può accedere a nuove forme di conoscenza, che la filosofia riesce assai poco ad indagare, specie se anch'essa non è intrapresa col soccorso della Grazia. Eppure tale processo potrebbe interessare assai quegli studiosi che cercano una nuova epistemologia in grado di interpretare il mondo. La via per una maggiore conoscenza dunque c'è, ma solo per chi sa andare oltre il semplice sforzo razionalistico. E non si tratta di un procedimento gnostico di autoilluminazione: è la Grazia che opera, e poiché la Luce di Dio è Amore, viene colta e goduta solo per apertura del cuore e disponibilità all'amore. Amando l'uomo conosce. Ecco perché le maggiori conoscenze, anche filosofiche, sono sempre state riservate ai santi. Non esiste per l'uomo un modo di accedere ai beni dell'intelletto senza un percorso di santità che ci introduca in profondità nello stato di grazia, che in fondo è uno stato angelico.
    Gli Angeli vivono già spontaneamente in tale condizione, e non conoscono scissione o dissidio tra mente e cuore. Ogni loro ragionamento è un ragionamento d'amore. La natura umana si trova invece svantaggiata da una situazione di peccato originale, con una mente lasciata senza luci a se stessa, e con un cuore senza guida dell'intelletto e pertanto esposto alle passioni. Ma se l'uomo comprende che l'unico scopo della vita è lo stato di grazia (al di fuori del quale la vita perde di senso), ecco che entra nella dimensione di quella sapienza del cuore che lo rende concittadino della città celeste e testimone anticipatore della Parusia finale, regno definitivo della Grazia.
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    Credente
    00 26/12/2019 19:41

    Sono nato nudo, dice Dio,
    perché tu sappia spogliarti di te stesso.
    Sono nato povero,
    perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
    Sono nato in una stalla,
    perché tu impari a santificare ogni ambiente.
    Sono nato debole, dice Dio,
    perché tu non abbia mai paura di me.
    Sono nato per amore,
    perché tu non dubiti mai del mio amore.
    Sono nato di notte,
    perché tu creda che io posso illuminare qualsiasi realtà.
    Sono nato persona, dice Dio,
    perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
    Sono nato uomo,
    perché tu possa essere "dio".
    Sono nato perseguitato,
    perché tu sappia accettare le difficoltà.
    Sono nato nella semplicità,
    perché tu smetta di essere complicato.
    Sono nato nella tua vita, dice Dio,
    per portare tutti alla casa del Padre.
    (Lambert Nolen)


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    00 26/12/2019 22:11

    Smettiamo di vivere da preoccupati e viviamo invece da affidati: la fede è respirare lì dove la vita toglie l’ossigeno.


    In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». (Mt 11,28-30)

    “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. Siamo abituati, quando pensiamo al nostro rapporto con Dio, a pensarlo sempre come un intreccio di diritti e doveri. Sovente parliamo anche nel nostro linguaggio comune di “doveri del cristiano”. Se c’è una verità di fondo anche in simili espressioni bisogna però stare attenti a non fraintendere le parole e a non lasciarsi sviare nella natura di fondo della nostra fede. Il vangelo di oggi ci aiuta in questo. La nostra fede prima di essere un diritto-dovere riguardo a qualcosa, è innanzitutto un desiderio profondo di Dio di prenderci in braccio nei nostri affanni e nelle nostre oppressioni. La fede è la capacità di tornare a respirare lì dove la vita invece ti toglie l’ossigeno.

    A questo dobbiamo pensare quando pensiamo alla nostra fede. Dobbiamo pensare al respiro e non all’ennesimo dovere in mezzo a centinaia di altri doveri della vita. “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. Tutto questo si realizza in un modo molto semplice, e proprio perché semplice a noi risulta complesso: vivere affidati al Signore. Il mio non vuole essere un gioco di parole. Quando dico che la cosa più difficile del vangelo di oggi è la semplicità della proposta, voglio dire che essendo noi pronti a complicare tutto, ci risulta difficile vivere “semplicemente” una cosa che ci viene chiesta. Gesù non chiede eroismi, chiede innanzitutto umiltà. Non ci chiede grandi imprese ma capacità di affidarci a Lui. Questo trasforma la nostra vita in un miracolo perché la mette nelle condizioni di sprigionare tutto quello che le persone che vivono solo con le proprie forze non hanno: la bellezza di vivere, al contrario della stanchezza dell’esistenza che è solo frutto di un immenso esaurimento a cui tutti andiamo incontro quando viviamo “preoccupati” invece di “affidati”.


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    Coordin.
    00 27/05/2020 09:50
    «Ciò che è decisivo per determinare il valore di una vita non è la quantità di cose che abbiamo realizzato ma l’amore che abbiamo vissuto in ciascuna delle nostre azioni: anche quando le cose che abbiamo realizzato finiranno l’amore resterà come loro traccia indelebile».
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    Credente
    00 22/11/2020 21:57
    Il venerabile Fulton Sheen scriveva nel Three to Get Married :

    “Immaginate un grande cerchio, e al centro di esso raggi di luce che si irradiano verso la circonferenza. La luce al centro è Dio, e ciascuno di noi è un raggio. Più i raggi sono vicini al centro, più sono vicini l’uno all’altro. Più viviamo vicini a Dio, più siamo legati al prossimo; più siamo lontani da Dio, più siamo lontani l’uno dall’altro. Più ogni raggio si allontana dal centro, più diventa debole; più si avvicina al centro, più diventa forte”.
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    Coordin.
    00 25/11/2021 08:18
    «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

    Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet
    (Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)
    Oggi, leggendo questo santo Vangelo, come non possiamo non vedere riflesso il momento presente, pieno di minacce e di sangue? «Sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra» (Lc 21,25b-26a). Molte volte la seconda venuta del Signore è stata raffigurata con le immagini più terrificanti possibili, come sembra che avvenga effettivamente in questo Vangelo, sempre all’insegna della paura.

    Tuttavia, ci dobbiamo chiedere se sia questo il messaggio che oggi ci rivolge il Vangelo. Soffermiamoci sulle ultime parole: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). La essenza del messaggio di questi ultimi giorni dell’anno liturgico non è la paura, ma la speranza della liberazione futura, ovvero la speranza squisitamente cristiana di raggiungere la pienezza di vita con il Signore, alla quale parteciperà anche il nostro corpo e il mondo che ci circonda. Gli avvenimenti che ci vengono narrati così drammaticamente, vogliono indicare in modo simbolico la partecipazione di tutta la creazione alla seconda venuta del Signore, così come già vi partecipò nella prima venuta, specialmente nel momento della sua passione, quando si oscurò il cielo e tremò la terra. La dimensione cosmica non rimarrà relegata alla fine dei tempi, in quanto è una dimensione che accompagna l’uomo da quando entrò nel Paradiso.

    La speranza del cristiano non è ingannevole, perché quando comincino ad accadere queste cose –ci dice lo stesso Signore- «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria» (Lc 21,27). Non viviamo nell’angoscia dinanzi alla seconda venuta del Signore, la sua Parusia: meditiamo, piuttosto, sulle profonde parole di sant’Agostino che, già nella sua epoca, vedendo i cristiani intimoriti di fronte al ritorno del Signore, si chiede: «Come può la Sposa aver paura del suo Sposo?».
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    Coordin.
    00 01/12/2021 09:10
    Quanti pani avete?’. Risposero: ‘Sette, e pochi pesciolini’»

    Rev. D. Joan COSTA i Bou
    (Barcelona, Spagna)
    Oggi contempliamo nel Vangelo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Molta gente —commenta l’evangelista Matteo— «si radunò» (Mt 15,30) al Signore. Uomini e donne che hanno bisogno di Cristo, ciechi, zoppi e malati di ogni genere, così come altri che lo accompagnano. Anche tutti noi abbiamo bisogno di Cristo, della sua tenerezza, del suo perdono, della sua luce, della sua misericordia,… In Lui si trova la pienezza umana.

    Il Vangelo di oggi ci fa renderci conto allo stesso tempo della necessità di uomini che portino altri uomini verso Gesù Cristo. Coloro che conducono i malati da Gesù affinché li guarisca, sono immagine di tutti coloro che sanno che l’atto di carità più grande con il prossimo è avvicinarlo a Cristo, fonte di Vita. La vita di fede esige, quindi, la santità e l’apostolato.

    San Paolo ci esorta ad avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo (cfr. Fl 2,5). Il Vangelo ci mostra com’è fatto il cuore: «Sento compassione di questa folla» (Mt 15,32). Gesù non può abbandonare così le persone: stanche ed affamate. Cristo cerca l’uomo nella necessità ma finge di incontrarlo per caso. Quanto è buono il Signore con noi! E come sono importante le persone ai suoi occhi! Solo col pensarlo, il cuore umano si dilata pieno di gratitudine, di ammirazione e di un sincero desiderio di conversione.

    Questo Dio fatto uomo, che tutto può e che ci ama appassionatamente, e di cui abbiamo bisogno in tutto e per tutto —«senza di me non potete nulla» (Gv 15,5)— ha paradossalmente bisogno di noi: questo è il significato dei sette pani e dei pochi pesci che userà per sfamare a una moltitudine di persone. Se ci rendessimo conto di come Gesù ha bisogno di noi, e del valore che ha per Lui tutto ciò che facciamo, per poco che sia, ci sforzeremo di corrispondergli con tutto il nostro essere ogni giorno di più.
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