00 14/08/2010 22:25
Monaci Benedettini Silvestrini
La Messa mia

Una scena conosciuta quella del vangelo, anche se non sempre ben compresa e ben interpretata. Infatti, la predilezione di Gesù per i bambini, così come viene espressa dai sinottici, da qualcuno era fatta risalire ad uno sviato senso della purezza. Niente di tutto ciò! I bambini nelle culture antiche, compresa quella ebraica, erano gli esseri meno considerati, coloro che non godevano di alcun diritto ed è proprio a questa categoria di paria che si rivolge il Signore. È lo stesso discorso di "prostitute e pubblicani vi precederanno nel Regno dei cieli". La predilezione di Gesù è quindi verso gli ultimi, i diseredati che per il solo fatto di essere tali (attenzione! non per la loro fede o per le opere) erediteranno il Regno dei cieli. La prima lettura continua il discorso iniziato ieri, e proprio di discorso si tratta! È una liturgia tutta impostata sul dialogo: e non dovrebbe essere questo il senso della liturgia? Tante nostre celebrazioni paiono più dei riti magici, dove se non si dice il nome del defunto la messa non vale, se non si recitano precisamente quelle parole e non si danno determinate risposte sembra che il Signore non capisca. Ma nella liturgia non è il Signore a dover capire, ma è il senso della nostra fede che si deve chiarificare. Quindi dovremmo cambiare impostazione alle nostre celebrazioni e si potrebbe prendere come riferimento proprio questa pagina del libro di Giosuè, in cui il popolo risponde a determinate domande circa la propria fedeltà, l'alleanza, il servizio. Una partecipazione più cosciente e più "dignitosa" rispetto alla solita frase "la messa mia", potrebbe essere il punto di partenza per una migliore adesione della vita al mistero che si celebra.