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Cos'è più eccelso, conoscere o amare?
Sembra che conoscere sia superiore, perché precede l'amore. Infatti, non è possibile amare quello che non si conosce. Dunque, l'operazione dell'intelletto, o della conoscenza, è superiore all'operazione della volontà, che riguarda l'amore.
Se questo è proprio così, allora dovremmo dire che è meglio conoscere Dio che amarLo. Qualcuno, conoscendo profondamente Dio - nei suoi effetti, evidentemente, non nella sua essenza -, potrebbe salvarsi quasi senza amarLo... Ma nello stesso tempo, è scritto: "Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente", e questo è il primo comandamento del Decalogo.
La questione, pertanto, non è tanto semplice, ed è stata oggetto di dibattiti tra teologi e filosofi scolastici per secoli.
San Tommaso d'Aquino la risolve in modo geniale, potendo il suo insegnamento essere riassunto in questa frase: "La dilezione supera la conoscenza nel muovere, ma la conoscenza precede l'amore nel raggiungere". Facciamo venire alla nostra intelligenza l'oggetto della nostra conoscenza, ossia, comprendiamo e conquistiamo intellettualmente quell'essere. Invece, quando amiamo qualcosa, la nostra volontà vola fino all'amato, e siamo noi che siamo conquistati.
L’importanza maggiore della conoscenza o dell'amore dipenderà, allora, da quello che conosciamo o amiamo. Se avessimo davanti a noi qualcosa che ci è inferiore, vale di più conoscere che amare. Può essere la nostra automobile, per esempio, o il computer di casa. Nel conoscerli, li portiamo alla nostra intelligenza, adeguandoli a noi stessi. Essi, semplici oggetti materiali, diventano nobilitati dalla loro percezione da parte dell'intelligenza umana.
Sarà normale prenderci una certa cura di questa automobile o computer, perché ci sono utili ed hanno il loro prezzo. Ma se, per un impulso sbagliato, ci attacchiamo a loro, ne consegue che ci adattiamo a loro e, pertanto, ne risulta diminuita la nostra dignità di esseri umani.
Ma se quello che si offre alla nostra considerazione è, per esempio, Nostro Signore Gesù Cristo, o la Madonna, o la Cattedra di San Pietro, nell'amarli, la nostra anima vola fino a loro e cresciamo spiritualmente, essendo in qualche modo assunti.
Tanto grande è la potenza dell'amore che San Tommaso arriva a dire che se un bambino non battezzato ed educato tra i pagani, giunto al pieno uso della ragione, ama efficacemente ciò che è superiore a lui, più che se stesso, sarà giustificato.
Il famoso domenicano tomista del secolo passato, Frate Réginald Garrigou-Lagrange, commenta che soltanto un San Tommaso osa fare una affermazione tanto azzardata come questa. Ma, una volta formulata, non è difficile capirne la saggezza.
Pertanto, ci sono esseri e valori che sono superiori a noi, che dobbiamo amare più di quanto amiamo noi stessi. Questo amore sarà, sempre, in funzione di Dio, creatore dell'universo e dell'ordine che c'è in esso.
Ecco, dunque, il risultato della nostra indagine: più importante è amare che conoscere quando gli esseri ci sono superiori; più importante è conoscere che amare quando essi ci sono inferiori. Queste e molte altre riflessioni ci risveglia la lettura della tanto straordinaria enciclica scritta dal Papa Benedetto XVI.