00 27/02/2010 20:45
POSSIDIO
VITA DI SANT'AGOSTINO
Prefazione
Precedenti e propositi dell'autore

1. Per ispirazione di Dio creatore e reggitore dell'universo, memore del proposito di servire nella fede, per grazia del Salvatore, la Trinità divina e onnipotente, e già da laico e ora nell'ufficio episcopale desiderando giovare all'edificazione della santa e vera chiesa cattolica di Cristo Signore con tutto ciò che ho ricevuto d'ingegno e di parola, non ho voluto passare sotto silenzio ciò che, della vita e dei costumi di Agostino, predestinato e a suo tempo rivelato ottimo vescovo, in lui vidi e da lui udii.
2. Infatti avevo letto e appreso che anche prima di me questo era stato fatto da pie persone appartenenti alla santa madre chiesa: essi, ispirati dallo spirito divino, con la lingua e lo stile di cui ognuno era fornito fecero sapere sia a voce sia per iscritto, a quanti fossero desiderosi di apprendere tali cose sia con gli orecchi sia con gli occhi, quali e quanti uomini avessero meritato di vivere e di perseverare nel mondo fino alla morte secondo la grazia del Signore che è comune a tutti.
3. Perciò anche io, ultimo di tutti i ministri, con la fede non simulata (1 Tim. 1, 5) con la quale i fedeli debbono servire e riuscire graditi a Dio e a tutti i buoni, ho intrapreso a narrare, secondo che Dio me lo concederà, la nascita, il progresso e la meritoria fine di quel venerabile uomo, esponendo quanto ho appreso e constatato proprio da lui, poiché per molti anni sono stato a suo stretto contatto.
4. E prego la somma maestà di poter perseguire e portare a termine questo compito che ho intrapreso, in maniera da non offendere la verità del padre delle luci (Giac. 1, 17) e da non deludere per qualche parte la carità dei buoni figli della chiesa.
5. Non racconterò tutte quelle notizie che lo stesso beato Agostino ha esposto nei suoi libri delle Confessioni riguardo a se stesso, quale egli sia stato prima di ricevere la grazia e come viva dopo averla ricevuta.
6. Egli agì così, come dice l'Apostolo (2 Cor. 12, 6), perché nessuno avesse di lui stima superiore a quanto sapeva di lui o da lui aveva appreso. Così egli, secondo il suo costume, non veniva meno alla santa umiltà, cercando la gloria non sua ma del suo Signore per la propria liberazione e per i doni che già aveva ricevuto e chiedendo le preghiere dei fratelli per quelli che desiderava ricevere.
7. In verità, come è stato affermato dall'autorità dell'angelo, è bene tener celato il segreto del re, ma è lodevole manifestare e glorificare le opere del Signore (Tob. 12, 7).


Vita e attività di Agostino (cc. 1-18)
Dalla nascita al battesimo

1. 1. Nacque nella provincia d'Africa, nella città di Tagaste, da genitori dell'ordine dei curiali, di onesta condizione e cristiani. Fu da loro allevato ed educato con ogni cura e anche con notevole spesa, e fu inizialmente istruito nelle lettere profane, cioè in tutte quelle discipline, che chiamano liberali.
1. 2. Così insegnò prima grammatica nella sua città e poi retorica a Cartagine, capitale dell'Africa. Successivamente insegnò anche al di là del mare, a Roma e a Milano, dove allora risiedeva la corte dell'imperatore Valentiniano II.
1. 3. In questa città era allora vescovo Ambrogio, uomo eccellente fra i migliori e sommamente gradito a Dio. Questi predicava molto frequentemente la parola di Dio nella chiesa, e Agostino seduto in mezzo alla gente lo stava a sentire con la massima attenzione.
1. 4. In effetti, tempo prima quando era ancora giovane a Cartagine, Agostino era stato sviato dall'errore dei Manichei: perciò assisteva alle prediche di Ambrogio con più attenzione degli altri, per vedere se fosse detta qualcosa a favore o contro quell'eresia.
1. 5. E per clemenza di Dio liberatore, che ispirò il cuore del suo sacerdote, avvenne che certe questioni riguardanti la legge fossero risolte in senso avverso all'errore dei Manichei; così Agostino gradualmente fu istruito, e a poco a poco per benevolenza divina quella eresia fu cacciata dal suo animo. In poco tempo fu confermato nella fede cattolica e in lui nacque l'ardente desiderio di progredire nella religione per ricevere l'acqua della salvezza nei giorni della Pasqua che erano prossimi.
1. 6. Così, grazie all'aiuto divino, per opera di un vescovo di tale levatura quale era Ambrogio, Agostino ricevette la dottrina della chiesa cattolica, apportatrice di salvezza, e i sacramenti divini.


Rinuncia al mondo per donarsi a Dio

2. 1. Subito nel più intimo del cuore abbandonò ogni speranza che aveva riposto nel mondo, senza più ricercare moglie né figli della carne né ricchezza, né onori mondani, ma deliberò di servire Dio insieme con i suoi, studiandosi di essere di quel gregge, cui il Signore si rivolge con queste parole: Non temete, piccolo gregge, perché il Padre vostro ha voluto dare a voi il regno. Vendete ciò che possedete e fate elemosina: fatevi borse che non invecchiano, un tesoro che non viene meno nei cieli, ecc. (Lc. 12, 32 s.).
2. 2. Quel santo uomo desiderava fare anche quanto dice ancora il Signore: Se vuoi essere perfetto, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, seguimi (Mt. 19, 21). Desiderava edificare sul fondamento della fede: non legna fieno e paglia, ma oro argento e pietre preziose (1 Cor. 3, 12).
2. 3. Aveva allora più di 30 anni e gli restava solo la madre: essa stava sempre con lui e gioiva del proposito che egli aveva intrapreso di servire Dio più che se avesse avuto nipoti carnali. Suo padre infatti era morto.
2. 4. Comunicò perciò agli scolari, cui faceva lezione di retorica, che si provvedessero un altro maestro, poiché egli aveva stabilito di servire a Dio.


Vita monastica e prime fiamme di zelo apostolico

3. 1. Ricevuta la grazia, insieme con altri concittadini e amici che ugualmente servivano a Dio, volle tornare in Africa, alla sua casa e ai suoi campi. Tornato, vi rimase circa tre anni; e dopo aver ceduto quei beni, insieme con quelli che gli erano vicini viveva per Dio, con digiuni preghiere buone opere, meditando notte e giorno la legge del Signore.
3. 2. E tutto ciò che Dio faceva comprendere a lui che meditava e pregava, egli faceva conoscere a presenti e assenti con discorsi e libri.
3. 3. In quel tempo uno di coloro che sono chiamati agenti d'affari, che risiedeva ad Ippona, un buon cristiano timorato di Dio, ebbe conoscenza della buona fama di cui Agostino godeva e della sua dottrina, e desiderò ardentemente di poterlo vedere, avanzando la promessa che, se avesse meritato di ascoltare la parola di Dio dalla bocca di quello, avrebbe potuto disprezzare tutte le cupidigie e le lusinghe di questo mondo.
3. 4. Poiché questo fu fedelmente riferito ad Agostino, egli desiderando che un'anima fosse liberata dalle insidie di questo mondo e dalla morte eterna, senza indugiare andò subito in quella città, vide quell'uomo e gli parlò molte volte e lo esortò, per quanto Dio gli concedeva, a mettere in pratica il voto che aveva fatto a Dio.
3. 5. Quello prometteva di farlo di giorno in giorno, ma non lo mise in pratica allora, quando Agostino stava lì. Ma certamente non potette rimanere inutile e senza effetto ciò che la divina provvidenza operava in ogni luogo per mezzo di un tale strumento puro e onorevole, utile al Signore e adatto per ogni opera buona (Rom. 9, 2 1; 2 Tim. 3, 17).


Sacerdote per forza

4. 1. In quel tempo esercitava l'ufficio di vescovo nella comunità cattolica di Ippona il santo Valerio. Mentre egli un giorno parlava al popolo di Dio circa la scelta e l'ordinazione di un prete e l'esortava in proposito, perché così richiedeva la necessità della chiesa, frammisto in mezzo al popolo assisteva Agostino, sicuro e ignaro di ciò che stava per succedere: infatti egli era solito - come ci diceva - non frequentare soltanto le chiese che sapeva prive di vescovo
4. 2. Allora alcune persone, che conoscevano la dottrina di Agostino e i suoi propositi, gettategli le mani addosso, lo tennero fermo e, come suole accadere in casi del genere, lo presentarono al vescovo perché fosse ordinato, mentre tutti unanimi in quel proposito chiedevano che così si facesse. Mentre insistevano con grande entusiasmo e clamore, egli piangeva a calde lacrime: alcuni - come egli stesso ci riferì -interpretarono tali lacrime come manifestazione di superbia e cercavano di consolarlo dicendo che certo egli era degno di maggiore onore, ma che comunque l'esser prete lo avvicinava alla dignità episcopale.
4. 3. Invece l'uomo di Dio - come ci disse - osservava la cosa più a fondo e gemeva prevedendo i molti e grandi pericoli che sarebbero derivati alla sua vita dal governo e dall'amministrazione della chiesa: per tal motivo piangeva. Ma infine la cosa si compì secondo quanto voleva il desiderio del popolo.


Predicatore

5. 1. Fatto prete, subito istituì un monastero accanto alla chiesa e cominciò a vivere con i servi di Dio secondo il modo e la norma stabiliti al tempo degli apostoli. Soprattutto, in quella società nessuno doveva avere alcunché di proprio ma tutto per loro doveva essere in comune, e ad ognuno doveva esser dato secondo le proprie necessità: proprio questo egli aveva già fatto precedentemente, allorché era tornato d'oltre mare a casa sua.
5. 2. Il santo Valerio, che lo aveva ordinato, com'era uomo pio e timorato di Dio, esultava e rendeva grazie a Dio di aver esaudito le sue preghiere. Diceva che molto spesso aveva pregato che per volontà divina gli fosse concesso un uomo che fosse in grado di edificare la chiesa di Dio con la parola di Dio e con retta dottrina: infatti egli si riconosceva poco adatto a questa incombenza, in quanto era greco ed era poco versato nella lingua e nelle lettere latine.
5. 3. Egli affidò al suo prete l'incarico di spiegare in chiesa il Vangelo alla sua presenza e di predicare frequentemente, contro quella che è la consuetudine delle chiese d'Africa: per tal motivo alcuni vescovi lo criticavano.
5. 4. Ma quell'uomo venerabile e previdente, ben sapendo che nelle chiese d'Oriente così si faceva comunemente e provvedendo all'utilità della chiesa, non si curava delle critiche dei detrattori, purché fosse compiuto dal prete ciò ch'egli sapeva non poter esser fatto da lui vescovo.
5. 5. in tal modo la lampada accesa e ardente, posta sul candelabro, dava luce a tutti coloro che stavano nella casa (Gv. 5, 35; Mt. 5, 15). La fama di questo fatto si diffuse rapidamente, e alcuni preti, seguendo il buon esempio e ottenutane facoltà dai loro vescovi, cominciarono a predicare al popolo in presenza del vescovo.


Disputa col manicheo Fortunato

6. 1. In quel tempo ad Ippona la peste dei manichei aveva infettato e contagiato molti sia cittadini sia stranieri, sviati e tratti in errore da un prete della setta, di nome Fortunato, che lì risiedeva ed operava.
6. 2. Allora alcuni cristiani, cittadini di Ippona e stranieri, sia cattolici sia anche donatisti, vanno dal prete Agostino e gli chiedono d'incontrare quel prete manicheo, ch'essi credevano dotto, e di discutere con lui intorno alla legge.
6. 3. Quello, che - com'è scritto - era pronto a rispondere ad ognuno che gli chiedesse spiegazioni intorno alla fede e alla speranza ch'è rivolta a Dio e ch'era in grado di esortare con sana dottrina e di confutare chi contraddiceva (1 Pt. 3, 15; Tit. 1, 9), non si sottrasse; chiese però se anche quello fosse d'accordo.
6. 4. Allora quelle persone riferirono subito ciò a Fortunato, chiedendo ed insistendo che neppure egli rifiutasse. Infatti Fortunato aveva già conosciuto a Cartagine il santo Agostino, quando questo era ancora implicato nel suo stesso errore, e temeva di entrare in discussione con lui.
6. 5. Tuttavia costretto soprattutto dalle insistenze dei suoi e spinto da un senso di vergogna, promise d'incontrare Agostino e di venire a discussione con lui.
6. 6. S'incontrarono nel giorno e nel luogo stabilito, dove si erano radunati molti che erano interessati alla questione e gran folla di curiosi: gli stenografi aprirono le tavolette e cominciò la discussione nel primo giorno per concludersi nel successivo.
6. 7. In essa il dottore manicheo -come riferiscono gli atti - non fu in grado di confutare la posizione cattolica e non riuscì a confortare con argomenti validi la dottrina manichea. Alle ultime battute si ritirò, dichiarando che avrebbe discusso insieme con i suoi superiori gli argomenti che non era riuscito a confutare: se neppure essi ci fossero riusciti, egli avrebbe provveduto alla sua anima. In tal modo tutti coloro che lo ritenevano capace e dotto, giudicarono che egli non aveva avuto alcuna efficacia nel difendere la sua setta.
6. 8. Fortunato, pieno di vergogna, successivamente partì da Ippona e non vi fece più ritorno. Così, grazie a questo uomo di Dio, quell'errore fu cacciato via dagli animi di tutti coloro che o erano stati presenti o assenti erano venuti a conoscenza di quel che si era svolto, mentre veniva confermata e rafforzata la veritiera dottrina cattolica.


Con la parola e gli scritti risolleva le sorti della Chiesa

7. 1. Agostino insegnava e predicava, in privato e in pubblico, in casa e in chiesa, la parola di salvezza (Atti, 13, 26) con piena fiducia contro le eresie che erano fiorenti in Africa, specialmente contro i donatisti, i manichei e i pagani. Faceva ciò sia scrivendo libri sia improvvisando discorsi, circondato da indicibile ammirazione e lode dei cristiani, che tutto ciò non tacevano, ma appena potevano lo divulgavano.
7. 2. Così per dono divino la chiesa cattolica cominciò in Africa a risollevare il capo che per lungo tempo aveva avuto oppresso a terra, sviata e pressata dal vigoreggiare degli eretici, soprattutto perché i partigiani di Donato ribattezzavano grandi folle di Africani.
7. 3. Questi suoi libri e discorsi, che scaturivano e derivavano da mirabile grazia divina ed erano sorretti sia da abbondanza di argomenti razionali sia dall'autorità delle sacre scritture, gli stessi eretici correvano ad ascoltarli insieme con i cattolici, spinti da intenso ardore: chiunque voleva e ne aveva possibilità, si valeva di stenografi che trascrivevano ciò che veniva detto.
7. 4. E ormai di qui si diffondevano e si mettevano in evidenza per tutta l'Africa l'insigne dottrina e il soavissimo odore di Cristo (2 Cor. 2, 15; Ef. 5, 2); venuta a sapere tutto questo, ne godeva anche la chiesa di Dio al di là del mare: infatti, come quando patisce un solo membro, insieme patiscono tutte le membra, così quando un membro viene glorificato, gioiscono insieme tutte le membra (1 Cor. 12, 26).


È ordinato vescovo coadiutore d'Ippona

8. l. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.


Attività antidonatista

9. l. Diventato vescovo, Agostino predicava la parola di salvezza eterna (Atti, 13, 26) con più insistenza ed entusiasmo e con autorità maggiore, non più soltanto in una regione ma dovunque gli chiedevano di venire, con alacrità e diligenza, mentre la chiesa del Signore si sviluppava e fioriva sempre di più. Egli era sempre pronto a dare spiegazione a chi lo richiedesse sulla fede e sulla speranza in Dio; e le sue parole e gli appunti presi soprattutto i donatisti d'Ippona e dei paesi vicini li riferivano ai loro vescovi.
9. 2. Costoro ascoltavano e talvolta cercavano di replicare qualcosa: ma o venivano confutati proprio dai loro seguaci ovvero le risposte erano riportate ad Agostino. Questi, quando le apprendeva, con pazienza e dolcezza e - com'è scritto (Fil. 2, 12) - con timore e tremore provvedeva alla salvezza di quegli uomini, dimostrando che quei vescovi non erano riusciti a confutare proprio niente e che invece era veritiero e manifesto ciò che crede e insegna la fede della chiesa di Dio. In tal modo egli si adoperava costantemente, giorno e notte.
9. 3. Scrisse anche lettere private ad alcuni vescovi eminenti di quella setta ed a laici, dando spiegazioni e esortando ed ammonendo che o si emendassero da quell'errore ovvero venissero a discussione.
9. 4. Ma quelli, che non avevano fiducia nella loro causa, non vollero neppure rispondere ma presi dall'ira e dal furore dicevano che Agostino era seduttore e ingannatore di anime. Gridavano così in pubblico e in privato e affermavano anche nelle loro prediche che quello doveva essere ucciso come un lupo per la difesa del gregge, e che senza dubbio bisognava credere che Dio avrebbe rimesso tutti i peccati a quelli che fossero riusciti in tale impresa, senza timore di offendere Dio e di doversi vergognare davanti agli uomini. Allora Agostino si dette da fare perché tutti venissero a conoscere che quelli diffidavano della loro stessa causa e che, invitati ad un pubblico dibattito, non avevano avuto il coraggio di presentarsi.


Conquiste e persecuzioni

10. 1. In quasi tutte le loro chiese i donatisti avevano un genere di uomini incredibilmente perversi e violenti, che solevano andare in giro facendo professione di continenza. Si chiamavano circumcellioni e si trovavano in numero molto ingente in quasi tutte le regioni d'Africa.
10. 2. Essi, istruiti da malvagi dottori, con sfrontata audacia e illecita temerarietà non avevano riguardo né per i loro compagni di setta né per gli estranei: contro ogni diritto impedivano alla gente di procedere nelle cause giudiziarie, e se qualcuno non obbediva, gli arrecavano danni gravissimi e violenza. Armati con armi di diverso genere, imperversavano per le campagne e i villaggi e non temevano di arrivare fino allo spargimento di sangue.
10. 3. Così, mentre la parola di Dio era predicata con zelo e si trattava di pace con coloro che avevano odiato la pace, costoro senza ragione facevano violenza a quanti parlavano di queste cose.
10. 4. E poiché la verità si faceva sempre più forte contro la loro dottrina, quanti dei donatisti avevano volontà e possibilità si staccavano in maniera più o meno manifesta dalla loro setta e aderivano alla pace e all'unità della chiesa con quanti dei loro potevano convincere.
10. 5. Perciò i circumcellioni, vedendo diminuire gli aderenti al loro errore e invidiando l'incremento della chiesa, accesi ed esaltati da ira grandissima, cominciarono a fare intollerabili persecuzioni contro quelli che aderivano all'unità della chiesa: aggredivano di notte e di giorno gli stessi vescovi cattolici e i ministri della chiesa e distruggevano ogni cosa.
10. 6. Così ridussero a mal partito molti servi di Dio con le percosse, ad alcuni gettarono negli occhi calce con aceto, altri uccisero. Per tal motivo questi donatisti che erano soliti anche ribattezzare vennero in odio perfino ai loro.


Il monastero d'Ippona fucina di apostoli. Scritti di Agostino

11. l. Progredendo intanto l'insegnamento divino, coloro che nel monastero servivano a Dio sotto la guida del santo Agostino e insieme con lui, cominciarono ad essere ordinati preti della chiesa di Ippona.
11. 2. Così di giorno in giorno s'imponeva e diventava più evidente la verità della predicazione della chiesa cattolica, e così anche il modo di vita dei santi servi di Dio, la loro continenza e assoluta povertà: perciò dal monastero che quel grande uomo aveva fondato e fatto prosperare con gran desiderio (varie comunità) cominciarono a chiedere e ricevere vescovi e chierici, sì che allora prima ebbe inizio e poi si affermò la pace e l'unità della chiesa.
11. 3. In fatti circa dieci uomini santi e venerabili, continenti e dotti, che io stesso ho conosciuto, il beato Agostino, richiesto, dette a diverse chiese, alcune anche molto importanti.
11. 4. D'altra parte costoro, che dal loro santo modo di vita venivano a chiese di Dio diffuse in vari luoghi, si dettero ad istituire monasteri, e poiché cresceva lo zelo per l'edificazione della parola di Dio, preparavano a ricevere il sacerdozio fratelli, che furono messi a capo di altre chiese.
11. 5. Pertanto progrediva per mezzo di molti e in molti la dottrina di fede salutare, di speranza e di carità insegnata nella chiesa, non solo in tutte le parti d'Africa ma anche nelle regioni d'oltremare: infatti con la pubblicazione di libri, tradotti anche in greco, grazie a quel solo uomo, con l'aiuto di Dio, tutto il complesso della dottrina cristiana venne a conoscenza di molti.
11. 6. Allora - com'è scritto - il peccatore a veder questo s'adirava, digrignava i denti e si struggeva (Sal. 111, 10); invece i tuoi servi - secondo quanto sta scritto - erano in pace con quelli che odiavano la pace e quando parlavano erano combattuti da quelli senza motivo (Sal. 119, 7).


Attentati contro Agostino e contro Possidio

12. 1. Alcune volte circumcellioni armati tesero insidie lungo le strade al servo di Dio Agostino, quando egli richiesto andava a visitare, istruire, esortare le comunità cattoliche, il che egli faceva molto di frequente.
12. 2. Una volta avvenne che quei sicari persero l'occasione in questo modo: successe, certo per provvidenza divina e comunque per errore dell'uomo che faceva da guida, che il vescovo insieme con i suoi compagni arrivarono per altra strada al luogo ove erano diretti, e grazie a questo che dopo seppe essere stato un errore sfuggì alle mani degli empi e insieme con tutti gli altri rese grazie a Dio liberatore. E quelli secondo il loro modo di fare non risparmiavano né laici né chierici, come testimoniano i documenti ufficiali.
12. 3. A tal proposito non si deve passare ora sotto silenzio ciò che a gloria di Dio fu fatto contro questi donatisti ribattezzatori grazie all'attività di sì illustre uomo nella chiesa e al suo zelo per la casa di Dio.
12. 4. Uno di coloro che egli dal suo monastero e dal suo clero aveva dato a varie chiese come vescovi, visitava la diocesi della chiesa di Calama affidata alle sue cure e predicava ciò che aveva appreso contro l'eresia donatista in favore della pace della chiesa. In tale occasione, egli durante il cammino cadde nell'insidia dei circumcellioni che lo assalirono insieme con i suoi compagni e, derubatili degli animali e delle loro cose, lo coprirono di ingiurie e di gravissime percosse.
12. 5. Perché il progresso della pace nella chiesa non fosse ostacolato da avvenimenti di tal fatta, il difensore della chiesa, che aveva la legge dalla sua, non passò il fatto sotto silenzio. Allora Crispino, ch'era il vescovo donatista nella città e nella regione di Calama, uomo conosciuto e dotto e di età avanzata, fu condannato a pagare una multa stabilita dalle leggi contro gli eretici.
12. 6. Ma quello presentò opposizione e al cospetto del proconsole disse di non essere eretico: allora, poiché il difensore della chiesa si era ritirato , si presentò la necessità per il vescovo cattolico di fare opposizione e dimostrare che quello era proprio ciò che aveva negato di essere. Se infatti quello fosse riuscito a nasconderlo, addirittura avrebbero potuto credere eretico il vescovo cattolico, poiché quello negava di essere ciò che era, e così da questa trascuratezza sarebbe potuto derivare ai deboli motivo di scandalo.
12. 7. Allora, grazie alle insistenze pressanti del vescovo Agostino di beata memoria, i due vescovi di Calama ebbero una pubblica discussione e per tre volte parlarono l'un contro l'altro sulle divergenze della loro fede, mentre grande era l'attesa dell'esito da parte di tutte le comunità cristiane a Cartagine e nell'intera Africa: per sentenza scritta del proconsole Crispino fu dichiarato eretico.
12. 8. Il vescovo cattolico intercesse per lui perché non pagasse la multa, e la sua richiesta fu esaudita. Ma poiché quell'ingrato si era appellato all'imperatore, questi dette alla richiesta la dovuta risposta: di conseguenza fu ordinato che in nessun luogo dovevano esserci eretici donatisti e contro di essi dovevano aver vigore tutte le leggi che erano state emanate contro gli eretici.
12. 9. Perciò il giudice, il tribunale e Crispino stesso furono condannati a pagare al fisco dieci libbre d'oro ciascuno, poiché non si era preteso il pagamento della multa. Ma subito allora i vescovi cattolici, e soprattutto Agostino di beata memoria, si dettero da fare perché quella condanna fosse rimessa dalla generosità del principe, e con l'aiuto del Signore ci riuscirono. Di questa sollecitudine e di questo santo zelo la chiesa si giovò molto.


Frutti di unità e di pace

13. l. Per tutto ciò che Agostino operò in difesa della pace della chiesa il Signore qui gli concesse la palma e presso di sé gli riservò la corona di giustizia (2 Tim. 4, 8). Così, con l'aiuto di Cristo, di giorno in giorno sempre di più aumentava e si diffondeva l'unità della pace e la fratellanza della chiesa di Dio.
13. 2. Questo si verificò soprattutto dopo la conferenza che tutti i vescovi cattolici tennero a Cartagine insieme con i vescovi donatisti, per ordine del gloriosissimo e religiosissimo imperatore Onorio, che per tale incombenza aveva mandato come giudice in Africa dalla sua corte il tribuno e notaio Marcellino.
13. 3. In questo dibattito i donatisti, completamente confutati e convinti di errore dai cattolici, furono condannati dalla sentenza del giudice; e dopo il loro appello la risposta del piissimo imperatore condannò quegli iniqui come eretici.
13. 4. Per questo motivo vescovi donatisti col loro clero e col loro popolo entrarono più del solito in comunione con i cattolici, e aderendo alla pace cattolica sopportarono molte persecuzioni da parte dei loro, fino all'amputazione delle membra e all'uccisione.
13. 5. E tutto quel bene, come ho già detto, ebbe inizio e si realizzò per opera di quel santo uomo, con cui erano d'accordo e cooperavano gli altri nostri vescovi.


Recriminazioni dei donatisti e vittoria sul loro vescovo Emerito

14. 1. D'altra parte, anche dopo la conferenza che fu tenuta con i donatisti, non mancarono alcuni di costoro i quali affermarono che ai loro vescovi non era stato permesso di esprimersi con completezza in difesa della loro parte presso l'autorità che aveva presieduto la causa, perché il giudice in quanto cattolico favoriva la sua parte.
14. 2. Ma essi, dopo la sconfitta, avanzavano questo argomento come un pretesto, poiché gli eretici anche prima della controversia sapevano che il giudice era cattolico, e quando erano stati invitati da lui con atto pubblico a presentarsi alla discussione, invece di accettare, avrebbero potuto rifiutare l'incontro, poiché ritenevano quello non imparziale.
14. 3. Tuttavia la provvidenza di Dio onnipotente fece sì che tempo dopo Agostino di beata memoria si trovasse a Cesarea, città della Mauretania, dove lo aveva fatto andare, insieme con altri vescovi, una lettera della sede apostolica, per provvedere ad alcune necessità della chiesa.
14. 4. In tale circostanza Agostino ebbe occasione di vedere Emerito, il vescovo donatista di quel luogo che nella conferenza era stato importante difensore della sua setta, e con lui discusse pubblicamente sempre sullo stesso argomento, in chiesa alla presenza di appartenenti alle due comunità. Poiché (i donatisti) sostenevano che Emerito nella conferenza non aveva potuto dire tutto, Agostino richiamandosi agli atti ufficiali, lo invitò a non aver esitazione a parlare in quella occasione, in cui non c'era divieto da parte della pubblica autorità, e a non rifiutare di difendere con coraggio la sua parte proprio nella sua città, alla presenza di tutti i suoi concittadini.
14. 5. Ma né questa esortazione né la pressante insistenza dei parenti e dei concittadini lo convinsero ad accettare: eppure quelli gli promettevano di ritornare nella sua comunione, anche a rischio dei loro beni e della loro salute temporale, purché egli riuscisse ad aver la meglio sulla posizione cattolica.
14. 6. Ma quello non volle né fu capace di dir di più di quanto è contenuto in quegli atti, se non solo questo: « Ormai gli atti contengono ciò che i vescovi hanno fatto a Cartagine, se abbiamo vinto ovvero siamo stati vinti ».
14. 7. E un'altra volta, poiché il notaio lo spingeva a rispondere, disse: « Fa' tu »; e poiché taceva e così fu a tutti evidente la sua sfiducia, da tutto ciò la chiesa di Dio risultò aumentata e rafforzata.
14. 8. Chi poi vorrà conoscere più a fondo la sollecitudine e l'operosità di Agostino di beata memoria in difesa della condizione della chiesa di Dio, potrà esaminare il resoconto di quei fatti: troverà qui quali argomenti Agostino abbia proposto, e con quali abbia invitato e spinto il suo avversario, dotto eloquente e rinomato, a dire ciò che volesse in difesa della sua parte, e riconoscerà come quello sia stato vinto.