00 03/03/2010 13:39
Il professor Garlaschelli, che sostiene di aver riprodotto la Sindone, inconsapevolmente, ha dimostrato come non possa essere attendibile la procedura utilizzata per la riproduzione dell’immagine del sudario.
Ad esempio dice:"Con tempera liquida sono stati poi aggiunti i segni dei colpi di flagello e le macchie di sangue".
Cioè dopo aver riprodotto l’immagine ha piazzato il sangue. Evidentemente Garlaschelli ignora che nel 1978, un gruppo di scienziati statunitensi appartenenti allo STURP (Shroud of Turin Research Project) effettuarono una serie di esami (spettroscopia nel visibile e nell’ultravioletto per riflettanza e per fluorescenza, spettroscopia ai raggi X e IR, spettroscopia di massa, termografia infrarossa, radiografia, ecc., altro che tempera e pennelli) e scoprirono inequivocabilmente che l’immagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche, e dunque si è formata successivamente ad esse.
Ciò è dovuto ad un’ossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto con formazione di gruppi carbonilici coniugati. Tale alterazione è rilevabile solo superficialmente per una profondità di circa 40 micrometri (ossia 4 centesimi di millimetro). È stato inoltre dimostrato che la colorazione delle fibre nelle zone dell’immagine è uniforme e le variazioni di intensità dell’immagine sono dovute al numero di fibre colorate per unità di superficie. Nelle zone ematiche è stata evidenziata la presenza di anelli porfirinici e le stesse zone hanno dato luogo a reazioni di immunofluorescenza tipiche del sangue umano di gruppo AB (lo stesso del miracolo di Lanciano).
Inoltre accertarono l’assoluta mancanza di pigmenti e coloranti sul lenzuolo.

Insomma, nella Sindone ci sono una marea di caratteristiche che la sua copia non ha.
Il professore poi non ha dimostrato la tridimensionalità dell'immagine sindonica e la sua doppia superficialità. Inoltre per i contorni dell'immagine ha utilizzato il colore ocra quando, come riportato sopra, nella Sindone non vi è traccia di pigmenti di colore nè di pittura nè di vernice.
Qualcuno dovrà prendersi la briga di dirgli chenon è sufficiente ottenere un’immagine che ad un esame visivo appaia simile a quella presente sulla Sindone.

La notizia fa il giro dell'Italia, grazie agli avamposti atei che ormai sono penetrati silenziosamente in ogni città, e grazie ai blog che copiano-incollano ogni sillaba scritta sul sito UAAR.

Ad ogni modo non c'è alcunché di nuovo nel risultato ottenuto perché analoghe immagini sperimentali furono considerate nel lavoro pubblicato nel Journal of Imaging Science and Technology, (vol. 46-2) nel 2002, risultando anch'essi molto carenti delle gradazioni intermedie di colore rispetto all’immagine sindonica.
Il dottor Garlaschelli, infatti, non dice nulla riguardo alla profondità di colorazione utilizzata, che è molto sottile (un quinto di millesimo di millimetro) nel caso dell’immagine Sindonica ed è praticamente impossibile riprodurre tale profondità tramite le sostanze chimiche da lui utilizzate.
L’immagine ora proposta da venerare dagli atei, dono del dio Scienza, si basa su altri studi precedenti di migliore riuscita come quello ottenuto utilizzando pigmenti a base di ossido di ferro dalla studiosa americana Emily Craig. Analizzato a livello microscopico, il lavoro della Craig, ha comunque dato risultati alquanto deludenti.

Infine, se avesse effettivamente trovato il modo di riprodurre qualcosa di simile alla Sindone, egli avrebbe dovuto sottoporre al vaglio della comunità scientifica i suoi risultati prima di esporli ad un pubblico impossibilitato ad eseguire verifiche dettagliate di laboratorio, ad esempio analisi microscopichiche che toglierebbero ogni dubbio riguardo la profondità submicrometrica della colorazione. Secondo voi perchè non lo ha fatto?