00 28/05/2010 19:17
Nella sua prolusione, il cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Cei, ha denunciato il rischio, anche serio, di una crisi delle natalità in Italia, situazione che in buona parte si deve anche al numero decrescente di matrimoni. Chiediamo a Monsignor Alfeo Giovanni Ducoli, arcivescovo di Belluno- Feltre, un commento su queste parole del cardinale: " sono del tutto in sintonia con lui. Se da un lato i governi, tutti, non fanno molto per aiutare le famiglie, specie in tempi di grave crisi economica, é anche vero e forse lo é ancor di più, che oggi esiste una cultura generalmente ostile al matrimonio  e alla procreazione". In che senso?: " molto dipende da una mentalità edonista del sesso che lo ha trasformato in oggetto e strumento di solo piacere al posto di metodo di riproduzione della specie, come invece dovrebbe essere. L' atto sessuale é frutto e figlio di una volontà di amore volta alla procreazione e mai alla ricerca del piacere smodato e spesso disordinato, che contrasta con ogni sana logica di etica e moralità".

Che cosa rischia di accadere in Italia?: " se continuiamo su questa china relativa alla natalità, rendiamoci conto che diventeremo un paese islamico visto che loro oggi, sono i soli che procreano. Con tutti i rischi anche sotto il profilo della fede e della cultura, che ne derivano".

Molti attribuiscono la scarsa natalità alla crisi economica: " in parte questo é vero, ma non é una scusante totale. Ci sono nazioni più povere che hanno la gioia di procreare e creare figli. Noi invece no. Viviamo in una mentalità egosista, chiusa, che ha paura del bimbo, del nuovo arrivato lo vede come una minaccia alla serenità. Oggi si teme il matrimonio in quanto forma di stabilità e assunzione di responsabilità e si preferisce la convivenza che é una cosa transitoria, passeggera. Ecco i frutti amari del relativismo etico".

Parliamo della convivenza: " indipendetemente dal fatto che coloro i quali convivono more uxorio sono in stato di peccato mortale e fuori della grazia di Dio, va considerato che i conviventi pensano che la loro scelta possa durare un giorno o dieci anni, ma non mettono nel conto la definitività e radicalità delle loro scelte. Hanno paura dell' impegno definitivo, della fedeltà. E dunque in questa situazione di incertezza, anche giuridica( considerate che le coppie conviventi non hanno alcuna tutela giuridica) diminuisce la voglia e la necessità di procreare per continuare la specie".

Crede che Tv e cinema abbiano una dose di responsabilità?: " certo. Molte trasmissioni, specie pomeridiane, della Tv sono diventate una passerella di divorziati e questo stato spesso disdicevole e di peccato, viene glorificato ed esaltato, giudicato normale e coma une cosa lecita. Ecco i gravi e nefasti effetti della Tv e dei reality, autentica scuola di immoralità e di rifiuto dell' etica".

Che cosa suggerisce ai mezzi di comunicazione?: " alla Tv, basta con il ridicolizzare il matrimonio e questo accade anche nei film del cinema, parlate anche di valori poisitivi. Poi non lamentiamoci della conseguenze".