23/11/2015 17:52
LA POSIZIONE E LA FORMA DELLE SCRITTE INDIVIDUATE SULLA SINDONE
DALLA RICERCATRICE BARBARA FRALE

SINDONSCRITTE

Nel libro ‘La Sindone di Gesù nazareno’, Barbara Frale sostiene che l’inchiostro di un certificato di esecuzione sia filtrato attraverso il famoso sudario, rivelando alcune parole e confermando che il tessuto sia autentico, e non – come sostengono gli esperti – un falso medievale: la datazione al radiocarbonio lo data infatti al 13′ o al 14′ secolo.

La Frale ne è sicura: “In base ai confronti svolti, oggi sono convinta che le tracce di scrittura identificate sul lino della Sindone possano appartenere ad un testo derivato direttamente o indirettamente dai documenti originati fatti produrre per la sepoltura di Yeshua ben Yosef Nazarani, più noto come Gesù di Nazareth detto il Cristo”.

Le frase, scritta in latino, greco ed ebraico, sarebbe “Gesù Nazareno deposto sul far della sera (o alla nona ora), a morte, perché trovato [colpevole di incitare le persone alla rivolta]. Messo a morte nell’anno 16 di Tiberio”.

Ecco i punti principali:

* secondo la Frale il nome “(J)esu(s) Nazarene” (scritto in Greco) prova che non sia stato scritto nel Medioevo; altrimenti si avrebbe fatto riferimento alla sua divinità scrivendo per esempio “Cristo” o “Figlio di Dio” per non cadere nell’eresia.
* le lettere erano già state viste decine d’anni fa, ma erano state scartate a causa della datazione al radiocarbonio.
* lo stile di scrittura è tipico del Medio Oriente del 1′ secolo.
* ci sono almeno 11 parole sparse sul tessuto.
* una piccola sequenza di lettere in Aramaico non è stata completamente tradotta. Un altro frammento in Greco – “iber” – potrebbe riferirsi all’imperatore Tiberio, che regnò quando Gesù venne crocifisso.
* un frammento in Greco potrebbe essere letto come “rimosso alla nona ora”: l’ora della morte di Gesù secondo i Vangeli.
* un eventuale falsario “avrebbe dovuto inventare un sistema complicato per lasciare sul telo certe tracce che sarebbero divenute visibili ai posteri solo tanti secoli dopo, con l’invenzione della fotografia”, dice lei.

Continua: “Al tempo di Cristo [...] le pratiche di sepoltura ebraiche stabilivano che un corpo sepolto dopo una condanna a morte potessero essere riconsegnate solo alla famiglia dopo esser state purificate per un anno in una fossa comune”. Un certificato di morte attaccato al tessuto intorno al viso era perciò necessario persuccessivi recuperi del corpo.

A favore, il medievalista Franco Cardini – “gli indizi che lei individua [sono] troppo coerenti per poterli considerare frutto del caso” – e Raymond Rogers del Los Alamos National Laboratory, secondo cui il manufatto risalirebbe dai 1300 ai 3000 anni fa.

Scettici, oltre al Vaticano, tutti gli altri.

Per Luciano Canfora la ricchezza di dettagli e il poliglottismo della scritta fanno pensare ad una “vera falsificazione”.

Scettico pure Bruno Barberis, il direttore del Centro internazionale di Sindonologia di Torino: “Il nodo è che queste scritte sono tutt’altro che confermate. Non è mai stato fatto un rilievo fotografico che dia risposte definitive se sulla Sindone ci siano delle scritte. Del resto in molti vi hanno rinvenuto tantissime parole: sembra più un’enciclopedia che un sudario. Bisognerà stabilire se queste scritte [della Frale] esistono. Che poi si giunga a conclusioni del genere della Frale, mi sembra fantascienza e fantastoria”.

Lo storico Antonio Lombatti spiega: “Da un lato è vero che se fosse di fattura medievale sarebbe etichettato col nome di Cristo, come tutte le reliquie dell’epoca. Il problema è che non ci sono iscrizioni da vedere [...] Se guardate una foto del sudario, c’è un sacco di contrasto tra chiaro e scuro, ma non ci sono lettere”. Sottolinea poi che testi in Greco e Aramaico sono stati trovati in sepolture ebraiche del primo secolo, ma l’uso del latino è sconosciuto. E rigetta poi l’idea che le autorità riconsegnassero ufficialmente il corpo di un uomo crocifisso ai parenti dopo aver compilato qualche modulo: generalmente o li si lasciava sulla croce o li si ammassava da qualche parte.

Gian Marco Rinaldi: “Questi miglioramenti [dell'immagine] al computer aumentano il contrasto in un modo non realistico”.

Secondo uno studio della Frale i Templari possedevano una volta il sudario. Bisogna però far notare che l’Ordine venne sciolto all’inizio del XIV secolo e che la prima menzione della Sindone risale intorno al 1360 nelle mani di un cavaliere francese.

La Sindone è grande 4 x 1 m. ed ha subito diversi danni nei secoli, tra cui il fuoco. La Chiesa cattolica non ne rivendica l’autenticità, ma la considera un simbolo della sofferenza di Cristo. La prossima esposizione pubblica della Sindone è programmata per il 2010. Anche papa Benedetto XVI ha chiesto di visitarla.