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IL MICROCHIP VISTO DAGLI SCIENZIATI










Attualmente il chip viene impiantato sotto la pelle. Questo apparato contiene un codice a barre ed immagazzina le informazioni. É più piccolo di un grano di riso. É ricoperto da un vetro biocompatibile che protegge il sistema elettronico e lo isola, di modo che non interferisca con il sangue o con i fluidi corporei ed ha una durata di 50 anni.



Il microchip non lascia segni esteriori visibili e si può percepire solo al tatto. Nonostante sia protetto dal tessuto epidermico, può succedere che si possa rompere e generare complicazioni. Si può anche rompere se viene colpita la parte dove è stato inserito e questo rappresenta un rischio.


Si assicura che il chip può venire rimosso in pochi minuti soltanto, con una micro-incisione.



Questo dispositivo è già stato sperimentato. Per esempio, si è effettuato l’impianto di un prototipo di chip, tramite iniezione, su un toro selvaggio ed incontrollabile, che però una volta ricevuti gli impulsi inviati tramite un telecomando, è diventato completamente inoffensivo.


Questo ci dovrebbe far riflettere: in quali altri modi si è in grado di manipolare gli animali o gli esseri umani?



Benefici associati al microchip, secondo i produttori:



Uso medico: i micro-dispositivi terranno costantemente sotto controllo il nostro organismo, ad esempio si potrebbe monitorare il ritmo cardiaco, misurare l’accumulo di liquido nei polmoni o la quantità d’esercizio svolta dal paziente, controllare lo zucchero nel sangue o scoprire anomalie dell’organismo.



Un altro uso che viene ritenuto molto importante a livello medico, è che attraverso il chip si potrebbero ottenere rapidamente informazioni su un paziente del Pronto Soccorso, quali l’identità, il tipo di sangue, le allergie a particolari tipi di medicinali, ecc.



Uso commerciale: pagare i conti, fare acquisti, avere accesso ad un edificio, impiegarlo per utilizzare le macchine quali dispenser, fotocopiatrici, ecc. , rintracciare le persone in caso di sequestro, rintracciare mercanzia in caso di furto, conoscere l’ubicazione del bestiame e di altri animali domestici, determinare l’ubicazione del personale nelle fabbriche, rintracciare libri prestati dalle biblioteche, ecc.



Uso personale: per far partire la moto, l’auto, per entrare in casa propria, per accendere il computer, semplicemente mettendo la mano sul lettore.


Viene usato attualmente anche nell’atletica.



Uso in altri paesi:



Alla Epicenter, una ditta Svedese, viene già utilizzato e si prevede che entro pochi mesi tutti i loro impiegati (700), avranno questo chip impiantato nel corpo. Felicio de Costa, proprietario di una delle aziende di Epicenter, è stato uno dei primi a sottoporsi al procedimento.



In Messico i microchip vengono utilizzati come un modo per ridurre i sequestri.


Le ditte incaricate della sicurezza si occupano della loro installazione, iniettandoli sotto la pelle tramite una siringa, quindi il trasmettitore invia il segnale al ricettore che dispone di un sistema di geolocalizzazione.


Esistono applicazioni che permettono di collegare il segnale del chip allo “smartphone”, di modo che il monitoraggio avvenga in tempo reale.



Al procuratore generale del Messico e ad alti funzionari del suo personale è stato impiantato un VeriChip, che li abilita ad avere accesso ad aree di sicurezza del loro quartier generale. I prossimi nella lista per l’impianto del chip, secondo informazioni ricevute, saranno i militari e la polizia del paese.

In Ecuador si sta usando sulle mascotte ed il chip, che ha un codice di 13 cifre, viene inserito nel collo. Una volta inserito non c’è pericolo che il dispositivo si muova, perché l’organismo praticamente lo ingloba.



Negli Stati Uniti nella HR3200, era stata inizialmente inclusa l’indicazione che gli americani avrebbero dovuto farsi impiantare il chip al fine di creare un database che radunasse ed analizzasse le informazioni.


Questa fu una versione sperimentale del progetto di legge, ma la parola “impianto” non venne inclusa nella versione finale di legge Obamacare.



L’australiano Ben Slater si è fatto impiantare il microchip di modo che il suo nuovo smartphone 6 possa leggere questo dispositivo e gli permetta di aprire le porte di accendere le luci senza toccare niente, solo con un movimento della mano.


Il microchip immagazzina anche informazioni personali.
Quello di Slater è un microchip di identificazione a radio frequenza.


Gli esperti sperano che la nuova generazione di telefoni intelligenti di Apple abbia la capacità di leggere il microchip impiantato nella membrana tra le dita del pollice e dell’indice. Slater ha ammesso che il procedimento è stato doloroso, ma in compenso molto rapido.



In Francia ci sono già persone che hanno ricevuto un impianto.



Problemi associati ai microchip impiantati:



CBN News è entrata in possesso di una lettera alla FDA (Food & Drugs Administration) da parte dei fabbricanti di VeriChip, dove si dice che il microchip non è completamente sicuro, inoltre la lettera enumera i rischi per la salute delle persone in associazione all’uso del dispositivo, tra i quali: reazioni allergiche della pelle, rischi elettrici ed incompatibilità MRI (Magnetic Resonance Imaging – Risonanza magnetica).



Tanto Applied Digital, ditta promotrice del Verichip, e la FDA (Food & Drugs Administration) hanno rifiutato alla CBN News la possibilità di effettuare un’intervista il cui obiettivo era quello di analizzare questi rischi.



Da parte sua, Katherine Albrecht, che difende la sfera privata del consumatore, ha commentato: “Ci sono milioni di persone che hanno letto gli articoli della stampa che riguardano tutti gli aspetti positivi di questa tecnologia, ma non hanno nessuna idea dei suoi pericoli.”


La Albrecht ha scritto anche un libro, il cui titolo è: “Chips spia: Come le grandi corporazioni ed il governo stanno pianificando di monitorare ciascuno dei vostri passi con l’RFID”. Nel libro spiega che attualmente ci sono piani di corporazioni globali e del governo degli Stati Uniti per convertire questa tecnologia avanzata, questi chips spia, in metodi per tenere traccia delle nostre attività quotidiane e tenerci sotto controllo.



Ci sono altri problemi medici associati a questi dispositivi.

Secondo la American Veterinary Medical Association, i problemi riportati sono pochi. Il problema più comune è che il microchip si muove dalla sede originale di impianto.


Altri problemi riscontrati sono: guasto del micrcochip, perdita di capelli, infezioni, sudorazione ed un’incidenza molto meno rilevante di formazione di tumori.


Chi discute su questi problemi asserisce che i benefici per le mascotte sono maggiori rispetto a questo genere di problemi, talmente poco frequenti, che vale la pena di correre il rischio.



Katherine Albrecht, Ed.D, ha pubblicato un rapporto in cui vengono valutati.


Una serie di studi effettuati su cani, ratti e topi di laboratorio nel corso degli anni ’90, studi pubblicati in seguito da riviste di tossicologia e di patologia. In sei degli articoli, tra lo 0,8% ed il 10.2% dei ratti e dei topi di laboratorio hanno sviluppato tumori maligni attorno o in prossimità dei microchip.


Due ulteriori articoli hanno fornito rapporti che mettono in relazione il cancro ed il microchip installato sui cani.



Nella quasi totalità dei casi, i tumori maligni, tipicamente sarcomi, si sono sviluppati nel punto dove sono stati effettuati gli impianti e sono cresciuti circondando ed avvolgendo completamente i dispositivi. In altri, i tumori o le metastasi, si sono diffusi in altre parti.



Sono state diffuse argomentazioni che screditano i risultati ottenuti. Tuttavia, è importante conoscere i fatti che convalidano e mettono in evidenza l'infondatezza di questi argomenti:

Tutti i tumori che sono stati presi in considerazione nello studio Tillmann 1997 erano cancri maligni.


Lo studio Tillmann del 1997, ha riportato che i topi di laboratorio hanno sviluppato tumori maligni attorno ai microchip che hanno interessato una "vasta invasione locale dei tessuti circostanti" ed "aree di necrosi e di alta attività mitotica." (. P 198) Questi topi difficilmente possono essere definiti "sani".



Lo studio 2006 di Le Calvez, realizzato in Francia, ha scoperto che il 4 percento dei topi hanno sviluppato tumori nella zona attorno o adiacente all'impianto di microchip. Tutti i tumori diagnosticati sono stati classificati come sarcomi - una forma maligna di cancro - e molti degli impianti si sono spostati sulle spalle dei topi, da dove hanno diffuso il cancro in altre parti del corpo.



Nello studio Blanchard del 1999 sono stati impiegati topi geneticamente modificati per verificare una maggiore suscettibilità al cancro solo quando si viene esposti a geno-tossine o a sostanze che danneggiano il materiale genetico. Lo studio ha rivelato che i topi hanno sviluppato il cancro nei primi sei mesi di vita.


L’elevato tasso di sviluppo del cancro in questi ratti (10.2%) in soli sei mesi, lascia supporre che i microchip impiantati possano avere attributi geno-tossici o dare luogo alla produzione di geno-tossine in chi li riceve. Gli investigatori hanno affermato che "la presenza del corpo estraneo”, (impianto di microchip), può provocare reazioni nei tessuti, capaci di generare dei sottoprodotti geno-tossici.



Keith Johnson, patologo tossicologico in pensione, ha dichiarato che i microchip sono stati la causa dello sviluppo di tumori, spiegando le conclusioni di un studio del 1996 condotto al Dow Chemical Co. di Midland, Michigan.



Gli oncologi che esaminarono la ricerca di The Associated Press, hanno dichiarato che i risultati dei test sugli animali non sono necessariamente applicabili agli esseri umani, ma questi risultati li hanno spaventati. Alcuni di loro hanno affermato che non avrebbero mai permesso ad alcun membro delle loro famiglie di farsi impiantare il microchip.



In uno studio del 1998 condotto a Ridgefield, Connecticut, su 177 topi, poco più del 10% ha sviluppato il cancro - un risultato che i ricercatori hanno definito "sorprendente".



Il Dr. Robert Benezra, capo del Programma di Biologia Genetica del Cancro al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, ha dichiarato: "Dopo aver letto queste informazioni, non esiste ragione al mondo per cui io mi faccia impiantare uno di questi chip sotto la mia pelle, o sotto quella di uno dei membri della mia famiglia."



Il Dr. George Demetri, direttore del Centro per il sarcoma e dell'Istituto Oncologico per le ossa, ha inoltre dichiarato che, sebbene l'incidenza dei tumori sia stata "relativamente modesta", a suo avviso, la ricerca ha sottolineato "i rischi certamente reali" degli impianti RFID .



Un altro rapporto della American Medical Association del giugno 2007, sull'uso della tecnologia RFID (microchip) elenca gli stessi rischi: una migrazione del chip sotto la pelle, un rischio di interferenza elettromagnetica e di elettrobisturi con i dispositivi ed i defibrillatori, il possibile rischio con l'assunzione di alcuni farmaci, e non è meno importante il problema della riservatezza, quelli delle questioni sociali e della sicurezza.



L'Associazione Americana di Informazione Medica in un studio che ha pubblicato nell’agosto del 2006 ha sottolineato le implicazioni riguardo alla sicurezza personale nel caso di utilizzo del VeriChip.