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RUACH


Rùakh designa una forza della natura: il vento; e ciò in ben 113 casi sul totale dei 389 passi (378 in ebraico e 11 in aramaico) in cui il termine ricorre. In secondo luogo, rùakh viene riferito più spesso a Dio (136 volte) che agli uomini, agli animali e agli idoli (129 volte). È importante chiarire il senso meteorologico di rùakh. Questo termine non significa aria come tale. Significa l’aria mossa. Applicato alle persone, il “vento” (rùakh) umano è innanzitutto il respiro. Per questo, non di rado rùakh sta in parallelo con neshamàh:“Colui che dà alito (neshamàh) al popolo sulla terra, e rùakh a quelli che vi camminano”. – Is 42:5
Ora però dobbiamo considerare che il rùakh di Dio significa ancora di più che non il semplice “vento” vivificatore che poi diventa respiro dell’uomo. “Mediante la parola di Jahvè furono fatti gli stessi cieli, e mediante il ruach della sua bocca tutto il loro esercito”. – Sl 33:6
Rùakh sta qui come sinonimo di “parola”: entrambe provengono dalla bocca. In questo caso, tuttavia, rùakh è ben più che aria mossa. Il respiro di Dio è forza di vita creativa. Ora si può parlare del rùakh come di un’invisibile natura autonoma che non necessariamente è pensata come rùakh di Dio, ma che comunque è interamente sottoposta al potere di Dio. Abbiamo finora esaminato il sentiero tracciato da rùakh che dal respiro conduce allo spirito. È qui che la nostra capacità di cogliere il pieno significato di rùakh-spirito incontra una difficoltà, forse dovuta alla parola italiana che scegliamo nella traduzione: “spirito”. confusing joyProbabilmente altre non ne abbiamo. Ma occorre capire il senso biblico di questo spirito-rùakh. Si tratta dell’organo del conoscere, del capire e del giudicare. Col soffio del respiro va visto innanzitutto il movimento del sentimento. Quando la regina di Saba vide la sapienza di Salomone, il palazzo reale, i cibi, gli inservienti, il loro abbigliamento, gli olocausti nel Tempio,“allora non ci fu più rùakh in lei”. – 1Re 10:5
Ciò vuol dire: Allora le si fermò il respiro, perse il suo contegno e il suo autocontrollo. L’assenza di rùakh caratterizza lo stato d’impotenza, di incontrollabile stupore. Nel rùakh si documenta il modo di pensare, la mentalità. Elifaz incolpa Giobbe: “Tu volgi il tuo rùakh contro Dio stesso” (Gb 15:13), intendendo la sua agitazione, il suo malumore. La LXX, infatti, qui traduce rùakh con θυμόϛ (thymòs): “rabbia/ardore/passione”. Ciò che è particolare del rùakh umano lo scopriamo partendo dal fatto che rùakh significa soprattutto il forte soffiare del vento e l’attività di Dio che dà vita e potenza. Così rùakh non solo è adatto a descrivere i cambi d’umore, ma più ancora ad indicare le energiche azioni della volontà. Rùakh è anche, in un senso psicologico, il nostro bisogno di sapere chi siamo, lo sforzo di conoscere e stabilire la nostra identità.