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I CONCETTI DI ANIMA E SPIRITO NELLA BIBBIA

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    00 10/07/2021 14:55
    Che cosa sono l’anima e lo spirito?

    In ebraico esistono diversi vocaboli per esprimere il concetto di “spirito-anima”, i più conosciuti sono: nèfesh, rùakh e neshamà.

    In ebraico esistono diversi vocaboli per esprimere il concetto di “spirito-anima”, i più conosciuti sono: nèfesh, rùakh e neshamà.
    La parola spirito, rùakh, appare per la prima volta nella Torà nei primi versi di Genesi:
    «In principio, Dio creò il cielo e la terra. La terra era sterminata e vuota, le tenebre erano sulla faccia dell’abisso e lo spirito, rùakh di Dio si librava sulla superficie delle acque. Dio disse: “Sia Luce”. E luce fu» (Genesi 1:1-3).
    curious3d-on-deviantARTIl termine nèfesh appare quando Dio disse: «Brulichino le acque di un brulicame di esseri viventi, nèfesh chayà» (1:20). E, infine, neshamà appare nel verso che parla della creazione dell’uomo: «Il Signore Dio formò l’uomo di polvere della terra, gli ispirò nelle narici il soffio vitale, nishmat-chaiim, e l’uomo divenne essere vivente» (2:7).
    Nèfesh, rùakh e neshamà esprimono i gradi di vitalità esistenti nella creazione e i diversi livelli dell’anima umana che hanno sede nel corpo. L’energia più alta si concentra nella mente, luogo del pensiero e sede dell’anima elevata, neshamà, mentre rùakh, spirito, risiede nel cuore sede delle emozioni e nèfesh, il soffio vitale (anima inferiore) che anima il corpo fisico è nel fegato. Il significato generalmente attribuito alla parola “anima” non deriva dalla Bibbia ma dalla filosofia e dalla religione greca. Già Platone (e prima ancora orfici e pitagorici) citando Socrate, parla di anima che si separa dal corpo e che, se è pura, si unisce all’invisibile e immortale divino. Siamo nel V a.C. Con la traduzione greca dei LXX siamo al III sec. A. C, in pieno ellenismo. Ciò dimostra quanto la Bibbia non sia un libro facile che basti aprire e leggere. Nell’antropologia biblica i tre termini hanno diverso valore e, purtroppo, nelle religioni vengono confusi. Vediamoli. La parola ebraica nèfesh è una parola fondamentale nell’antropologia della Bibbia. Il lettore italiano la conosce nella sua traduzione di “anima”. La traduzione greca dei LXX la rese con ψυχή (psychè), l’alito di vita, la forza vitale che anima il corpo e si mostra nella respirazione degli animali e degli umani. Così la parola ha finito  per assumere la connotazione datale dalla filosofia greca.
    Il fatto che la parola si sia imposta con questo significato si spiega unicamente con il fatto che la prima Chiesa usava quella versione. Come tradurre allora la parola nèfesh? È davvero difficile, perché abbiamo a che fare con il pensiero ebraico. Nel modo di pensare ebraico una parte del corpo era a volte presa per il tutto e viceversa; in più, poteva indicare la funzione. Quando leggiamo del “braccio di Dio”, non abbiamo difficoltà a capire che si sta parlando della forza di Dio, perché anche nel nostro pensiero il braccio può indicare la forza. Ma quando leggiamo nella Bibbia che la persona saggia ha il cuore a destra, entriamo in confusione. Per capire dovremmo sapere che il cuore è la nostra mente e che la destra era il posto riservato alla persona più vicina al re; solo allora capiamo che si sta dicendo che la persona saggia usa bene la sua mente e che il suo corretto modo di pensare funge da alleato. A quanto pare, non ci resta che tradurre di volta in volta la parola nèfesh con il senso che ha nel contesto. Nelle Scritture Ebraiche la parola nèfesh compare 755 volte e la LXX greca la rende con psychè 600 volte. Il fatto che manchino all’appello 155 passi (in cui la LXX rende ovviamente l’ebraico nèfesh in altri modi) ci dice che già gli antichi avevano rilevato una diversità di significati in molti passi biblici. Nel linguaggio ebraico la parola nèfesh fu usata senza alcun dubbio sin dall’inizio per definire l’essere umano. E con questo significato che appare per la prima volta applicata all’uomo nella Bibbia: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne nèfesh vivente” (Gn 2:7). La prima volta in assoluto la parola nèfesh appare nella Bibbia è in Gn 1:20, applicata agli animali. Qual è il significato di nèfesh in Gn 2:7? Di sicuro non quello di “anima”. Nèfesh è visto in stretta relazione con la forma complessiva dell’essere umano. La persona non ha una nèfesh: l’essere umano è nèfesh e vive come nèfesh. Occorre sapere che il pensiero semitico considera una parte del corpo assieme alle sue particolari capacità o attività. Questa singola parte del corpo (presa per indicare la sua attività o capacità) a sua volta può essere assunta come segno distintivo di tutta la persona. Occorre quindi esaminare anche le singole parti. Partiamo da questa immagine: “Lo sheòl ha dilatato la sua nèfesh e ha spalancato la gola senza misura”- Is 5:14
    Nel classico parallelismo ebraico, qui presente, nèfesh viene ad avere valore sinonimico di “gola”. Infatti è detto che si dilata. Ciò significa che qui nèfesh assume il significato di “gola” o “bocca”. È per questo che Ab 2:5 può riferirsi all’uomo avido definendolo come “colui che ha reso la sua nèfesh spaziosa proprio come lo Sceol, e che è come la morte e non si può saziare”. Qui nèfesh indica l’organo della nutrizione con cui l’uomo si sazia. Abbiamo visto che la nèfesh come bocca e gola fa riferimento al bisogno dell’uomo: mangiare, bere, respirare, scampare dal pericolo. La parola nèfesh è quindi strettamente connessa anche a nozioni vitali come desiderare, bramare, aspirare, domandare, chiedere. rhonda libbeyDa nèfesh come organo specifico del desiderare al senso più ampio di nèfesh come sede anche di altri sentimenti, il passo è breve. Ed ecco allora la nèfesh come sede degli stati d’animo. Es 23:9 istruisce così Israele: “Non devi opprimere il residente forestiero, giacché voi stessi avete conosciuto la nèfesh del residente forestiero, perché diveniste residenti forestieri nel paese d’Egitto”. Intendere qui nèfesh come “le condizioni di vita” è troppo poco. In questo passo possiamo tradurre nèfesh con “animo”, perché qui non si fa riferimento solo alle necessità e ai bisogni del forestiero o alle sue “condizioni di vita”, ma a tutta la scala dei suoi sentimenti collegati al sentirsi estraneo e al temere il pericolo di essere oppresso.
    Dal momento che – come si è visto – nèfesh indica la sede delle necessità vitali, senza il cui soddisfacimento la persona non può vivere, ne risulta la nèfesh indica in maniera evidente la vita stessa. Finora abbiamo visto molti casi biblici in cui si dice che l’essere umano ha una nèfesh. Ma ci sono passi in cui la Bibbia dice che la persona è nèfesh. Questo nuovo significato di nèfesh e la differenza con gli altri significati che abbiamo esaminato, viene chiarito soprattutto dal rapporto esistente tra vita e nèfesh. Nelle espressioni in cui si dice che l’essere umano è nèfesh dobbiamo escludere che nèfesh assuma il valore di vita. Quando la Bibbia dice che la persona è nèfesh non si indica ciò che uno ha, ma ciò che è, e a cui la vita viene attribuita. Nèfesh corrisponde al nostro istinto di sopravvivenza e alla nostra fisicità. È l’estremità inferiore della nostra anima, la parte che si interfaccia con il nostro corpo fisico. Secondo la Kabbalah, la nèfesh si identifica così tanto con il corpo perché nasce e termina con il corpo. Non c’è una sola volta, nella Scrittura, un caso in cui si possa tradurre nèfesh con “anima”. I traduttori che scelgono “anima” per rendere nèfesh fanno davvero una scelta dissennata.
    [Modificato da Credente 10/07/2021 14:58]
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    00 10/07/2021 14:56

    RUACH


    Rùakh designa una forza della natura: il vento; e ciò in ben 113 casi sul totale dei 389 passi (378 in ebraico e 11 in aramaico) in cui il termine ricorre. In secondo luogo, rùakh viene riferito più spesso a Dio (136 volte) che agli uomini, agli animali e agli idoli (129 volte). È importante chiarire il senso meteorologico di rùakh. Questo termine non significa aria come tale. Significa l’aria mossa. Applicato alle persone, il “vento” (rùakh) umano è innanzitutto il respiro. Per questo, non di rado rùakh sta in parallelo con neshamàh:“Colui che dà alito (neshamàh) al popolo sulla terra, e rùakh a quelli che vi camminano”. – Is 42:5
    Ora però dobbiamo considerare che il rùakh di Dio significa ancora di più che non il semplice “vento” vivificatore che poi diventa respiro dell’uomo. “Mediante la parola di Jahvè furono fatti gli stessi cieli, e mediante il ruach della sua bocca tutto il loro esercito”. – Sl 33:6
    Rùakh sta qui come sinonimo di “parola”: entrambe provengono dalla bocca. In questo caso, tuttavia, rùakh è ben più che aria mossa. Il respiro di Dio è forza di vita creativa. Ora si può parlare del rùakh come di un’invisibile natura autonoma che non necessariamente è pensata come rùakh di Dio, ma che comunque è interamente sottoposta al potere di Dio. Abbiamo finora esaminato il sentiero tracciato da rùakh che dal respiro conduce allo spirito. È qui che la nostra capacità di cogliere il pieno significato di rùakh-spirito incontra una difficoltà, forse dovuta alla parola italiana che scegliamo nella traduzione: “spirito”. confusing joyProbabilmente altre non ne abbiamo. Ma occorre capire il senso biblico di questo spirito-rùakh. Si tratta dell’organo del conoscere, del capire e del giudicare. Col soffio del respiro va visto innanzitutto il movimento del sentimento. Quando la regina di Saba vide la sapienza di Salomone, il palazzo reale, i cibi, gli inservienti, il loro abbigliamento, gli olocausti nel Tempio,“allora non ci fu più rùakh in lei”. – 1Re 10:5
    Ciò vuol dire: Allora le si fermò il respiro, perse il suo contegno e il suo autocontrollo. L’assenza di rùakh caratterizza lo stato d’impotenza, di incontrollabile stupore. Nel rùakh si documenta il modo di pensare, la mentalità. Elifaz incolpa Giobbe: “Tu volgi il tuo rùakh contro Dio stesso” (Gb 15:13), intendendo la sua agitazione, il suo malumore. La LXX, infatti, qui traduce rùakh con θυμόϛ (thymòs): “rabbia/ardore/passione”. Ciò che è particolare del rùakh umano lo scopriamo partendo dal fatto che rùakh significa soprattutto il forte soffiare del vento e l’attività di Dio che dà vita e potenza. Così rùakh non solo è adatto a descrivere i cambi d’umore, ma più ancora ad indicare le energiche azioni della volontà. Rùakh è anche, in un senso psicologico, il nostro bisogno di sapere chi siamo, lo sforzo di conoscere e stabilire la nostra identità.


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    00 10/07/2021 15:01
    NESHAMÀ

    Il neshamàh come contrassegno dell’uomo vivo a differenza di quello morto viene stabilito in Gb 27:3: “Il mio alito è ancora tutto dentro di me, e lo spirito di Dio è nelle mie narici”. Quando si racconta del figlio malato della vedova di Sarepta, in 1Re 17:17, si dice che la sua malattia lo aveva talmente spossato che alla fine nessun neshamàh restava in lui, e così subentrò la morte. “Dopo queste cose avvenne che il figlio della donna, la padrona della casa, si ammalò, e la sua infermità fu così grave che non gli restò respiro (neshamàh)”. È evidente che qui la parola neshamàh sta ad indicare la vita. Quando non gli resta più respiro, muore. Questo significato di “vita” è chiaro in Gs 11:11: “Colpivano tutte le anime [kol-hanèfesh] che erano in essa col taglio della spada, votandole alla distruzione. Non si lasciò nessuna cosa che respirava” “Cosa che respirava” è un giro lungo per tradurre neshamàh. “Non vi restò anima viva” rende l’idea ma non è letterale. Una buona traduzione potrebbe essere: “Nessuna vita fu risparmiata”, in cui neshamàh assume il significato di “vita”. Neshamàh corrisponde anche alla nostra ricerca e necessità di significato. Abbiamo bisogno di un contesto in cui la nostra identità, conquistata faticosamente, acquisti senso nella scoperta della sua vocazione peculiare. Questo è il livello che deve portarci a considerare le nostre vite come “una realtà superiore”, anche se questa viene sviata e ritardata quando viviamo in un ambiente che fa di tutto per costringerci a continuare a cercare al di fuori di noi stessi.center of my heart
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    Credente
    00 10/07/2021 15:19
    Nel Nuovo Testamento vengono usati i termini di ANIMA e SPIRITO , spesso in maniera distina,
    Nei seguenti versetti, la distinzione è chiara, tanto che Ebr 4,12 afferma che la Scrittura penetra fino al punto di divisione tra l'anima e lo spirito.

    Luca 1,46 E Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore, 47 e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,

    1Tessalonicesi 5,23 Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.

     

    Ebrei 4,12 la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.

    Taluni  pensano erroneamente che i citati versetti si  riferiscano allo Spirito Santo, in quanto sostengono che l'uomo non possieda un proprio spirito umano.
    Invece che vi sia lo spirito umano e che sia distinto da quello divino, lo troviamo menzionato in 

    Romani 8,16  Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.

    1Corinzi 2,11 Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui?

    E' evidente dai citati versetti che vi è lo spirito umano, distinto dallo Spirito divino, che però può abitare in Lui come appare nel verso seguente:

    1Corinzi 3,16 Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
    --------------------
    Ora la domanda che ci si pone è quale sorte spetta allo spirito umano, congiunto con la sua anima intellettiva, quando l'uomo muore?
    Quali informazioni ricaviamo direttamente o indirettamente soprattutto dal Nuovo Testamento, che usa i termini ANIMA e SPIRITO in maniera meno vaga o con molteplici significati,  rispetto ai termini nefesh, rhua del Vecchio Testamento ?

    Ecco una serie di versetti da cui si evince che la parte spirituale dell'uomo non termini con il venir meno del corpo:

    MATT.10,28 NON TEMETE COLORO CHE POSSONO UCCIDERE IL CORPO MA NON L’ANIMA.

    LUCA 20,38 DIO NON E’ UN DIO DI MORTI MA DI VIVENTI PERCHE’ TUTTI VIVONO PER LUI.

    1 PT.4,6 E’ STATA ANNUNZIATA LA BUONA NOVELLA ANCHE AI MORTI PERCHE’ PUR AVENDO PERSA LA VITA DEL CORPO, VIVANO SECONDO DIO NELLO SPIRITO.

    2 COR. 5,1-10 QUANDO SARA’ DISFATTO QUESTO CORPO,,,RICEVEREMO DA DIO UNA DIMORA ETERNA NEI CIELI. QUANTI SIAMO IN QUESTO CORPO SOSPIRIAMO…  E PREFERIAMO ANDARE IN ESILIO DAL CORPO ED ABITARE PRESSO IL SIGNORE

    APOC.6,9 VIDI SOTTO L’ALTARE LE ANIME DI QUELLI CHE SONO STATI UCCISI.

    EFES.4,8 (GESU’) ASCENDENDO IN ALTO CONDUSSE CON SE’ UNA FOLLA DI PRIGIONIERI.

    1 PT.3,18-20 CRISTO…MESSO A MORTE NELLA CARNE, MA RESO VIVO NELLO SPIRITO,…ANDO’ AD ANNUNZIARE LA SALVEZZA ANCHE AGLI SPIRITI CHE ATTENDEVANO

    GIOV.11,26 CHI CREDE IN ME BENCHE’ MUOIA VIVRA’ E CHI VIVE E CREDE IN ME NON MORRA’ MAI

    FILIP.1,21 PER ME VIVERE E’CRISTO E MORIRE UN GUADAGNO. SONO ALLE STRETTE TRA DUE COSE: IL DESIDERIO DI ESSERE SCIOLTO DAL CORPO…

    EB.12,23 VOI VI SIETE ACCOSTATI ALLA GERUSALEMME CELESTE… E AGLI SPIRITI DEI GIUSTI GIUNTI ALLA PERFEZIONE…

    Luca 16 22 Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. 23 E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno.


    [Modificato da Credente 10/07/2021 16:00]
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    Credente
    00 10/07/2021 15:26

    Alcuni obiettano:
    in greco il termine ebraico nefesh vuol dire chiaramente l'essere che vive, l'essere che respira per meglio dire anche un cavallo anche una giraffa è nefesh . Quindi anche a loro spetta il regno dei cieli? battezziamo pure pure loro?

    Risposta
    L'animale, a differenza dell'uomo, non possiede LO SPIRITO.
    Sebbene possieda una forma sensitiva di ANIMA (che appunto lo fa essere un essere animato, e da cui trae appunto il nome di ANIMALE), non possiede però la parte spirituale, che è quella che noi intendiamo più propriamente quando parliamo di anima umana, che oltre ad essere semplicemente sensitiva è anche intellettiva e quindi spirituale, cioè congiunta al nostro spirito umano, che lo distingue nettamente rispetto all'anima sensitiva degli animali.
    Non avendo lo spirito, ma solo la parte sensibile dell'anima, nè quindi la coscienza di scegliere il male o il bene che lo renda responsabile delle sue azioni, l'animale non ha bisogno di essere battezzato per ottenere la salvezza, e la sua sorte non è la stessa dell'uomo, dotato di anima spirituale e di spirito.
    [Modificato da Credente 10/07/2021 16:07]