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Resta quindi aperta la ricerca del bimbo preannunciato da Isaia. E qui nascono tre ipotesi.


   Senso collettivo. Secondo certi esegeti Isaia farebbe una profezia riguardante tutti i bimbi allora concepiti o che lo sarebbero stati a breve. Isaia si starebbe rivolgendo a tutte le donne giudee incinte o che sarebbero state prossime ad esserlo, per profetizzare che al momento del parto sarebbero venute le benedizioni di Dio sul Regno di Giuda; Isaia indurrebbe queste donne a chiamare i loro bimbi con il nome di “Emanuele” ovvero “Dio-con-noi”. Questa ipotesi appare davvero debole: la cornice in cui si muove questa profezia è infatti non solo di gioia, ma anche di sofferenze e di desolazione (Is 7:15 e seguenti); inoltre, all’oppressione siro-israelita sarebbe succeduta l’oppressione assira, ancor più dura e grave. Non si vede dunque come le donne giudee potessero essere impressionate dalla benedizione divina tanto da giustificare l’apposizione del nome “Emanuele” ai loro figli.


   Il figlio sarebbe Ezechia. Secondo questa ipotesi l’Emanuele non sarebbe altro che Ezechia, figlio di Acaz e suo successore al trono. Questa teoria – pur accordandosi con il passo isaiano che sembra presentare l’Emanuele come re (8:8) – non spiega affatto perché la moglie di Acaz sarebbe chiamata הָעַלְמָה (haalmàh), “la ragazza”, e non “moglie” (אשה, ishà). Inoltre, sorgerebbe un problema cronologico in quanto sembrerebbe che Ezechia fosse già nato al tempo della profezia. Secondo 2Re 18:2, infatti,  Ezechia “aveva venticinque anni quando cominciò a regnare”, per cui poteva avere a quel tempo forse sette o otto anni, dato che Acaz, suo padre, era salito al trono a 20 anni e regnò per 16 anni. –  2Re 16:2; 2Cr 28:1.


   Un figlio di Isaia. Questa ipotesi identifica il figlio preannunciato ad Isaia con quello di cui si ritorna a palare al capitolo 8.


   Come avere la giusta comprensione? Va innanzitutto detto che nella Bibbia la visione dell’avvenire domina tutta la storia passata e presente. Gli episodi che la Bibbia narra non sono mai narrati con un intento puramente storico; la Bibbia non è un libro di storia. Le narrazioni (comunque storiche) della Bibbia sono fatte con il desiderio di far luce sul presente o sul passato in vista del futuro che esse anticipano: “Tutte le cose che furono scritte anteriormente furono scritte per nostra istruzione, affinché per mezzo della nostra perseveranza e per mezzo del conforto delle Scritture avessimo speranza” (Rm 15:4). Il messianismo, come ogni altro insegnamento teologico, non è presentato nella Bibbia in modo astratto: le astrazioni sono rifiutate dal modo di pensare degli ebrei. Il messianismo viene concretizzato e simboleggiato nelle diverse situazioni storiche o politiche che si vivevano. Il futuro, nella Bibbia, va assumendo i contorni di una persona da cui esso è preannunciato. Nulla di strano, quindi, se anche nella profezia dell’Emanuele la prospettiva profetica – pur parlando di fatti storicamente esistenti – rimbalzi e si spinga verso l’avvenire messianico che era in fondo ad ogni attesa ebraica.


Analisi della profezia di Isaia


   Acaz, re di Giuda, negò l’adesione alla lega siro-israelita, attirandosi così l’ira dei confederati che gli andarono contro riducendolo a mal partito. Nell’ottavo secolo a. E. V., “Resin, re di Siria” e “Pecà, re d’Israele” “salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra”, assediando Acaz (Is 7:1). Il loro intento dichiarato era: “Saliamo contro Giuda, terrorizziamolo, apriamo una breccia e proclamiamo re in mezzo a esso il figlio di Tabbeel” (Is 7:6). Avrebbero così avuto a capo del Regno di Giuda questo ignoto personaggio quale re favorevole alle loro tendenze politiche. Re debole e vacillante, Acaz fu presto preso dal panico e sacrificò il suo primogenito nella valle di Hinnom sperando di placare l’ira divina con un sacrificio umano di rito pagano: “Fece passare per il fuoco persino suo figlio, seguendo le pratiche abominevoli delle genti che il Signore aveva cacciate davanti ai figli d’Israele” (2Re 16:3). La situazione era disperata. Isaia fu inviato da Dio ad Acaz per dare un messaggio quanto mai sereno: “Guarda di startene calmo e tranquillo, non temere e non ti si avvilisca il cuore a causa di questi due avanzi di tizzoni fumanti [Regno di Israele e Siria]” (Is 7:4). Al di là degli eventi umani, è Dio che guida ogni cosa; il progetto della lega siro-israelita sarebbe stato frustrato: “Questo non avrà effetto; non succederà!” (Is 7:7). Poi l’avvertimento di Isaia: “Se voi non avete fede, certo, non potrete sussistere” (Is 7:9b). Acaz aveva però già in mente il suo indirizzo politico: ricorrere ad una alleanza con l’Assiria (che gli avrebbe causato alla fine enormi problemi, in quanto il “re d’Assiria, marciò contro di lui, lo ridusse alle strette, e non lo sostenne affatto” – 2Cron 28:20). Fu per questo motivo che Acaz rifiutò la proposta di Isaia di chiedere un segno quale conferma dell’aiuto di Dio: “Chiedi un segno al Signore, al tuo Dio!”, “Acaz rispose: ‘Non chiederò nulla’” (Is 7:11,12). Al rifiuto di Acaz, Isaia dà a nome di Dio lui stesso un segno:


“Il Signore stesso vi darà un segno:


Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio,


e lo chiamerà Emanuele.


Egli mangerà panna e miele


finché sappia rigettare il male e scegliere il bene.


Ma prima che il bambino sappia rigettare il male e scegliere il bene,


il paese del quale tu temi i due re, sarà devastato.


Il Signore farà venire su di te,


sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre


dei giorni, come non se ne ebbero mai


dal giorno che Efraim [Regno di Israele] si è separato da Giuda:


vale a dire il re d’Assiria.


– Is 7:7-14.