00 04/08/2022 19:12

11. QUANTO CONTA LA STORICITA’ PER LA FEDE CRISTIANA?


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Dopo aver presentato le dieci “prove” della resurrezione, sottolineiamo che anche tra i cristiani persiste il dubbio se la fede abbia necessità di basarsi su prove e argomenti razionali.


Riteniamo molto appropriata la risposta data da Ben Witherington III, docente di Nuovo Testamento all’Asbury Theological Seminary e membro di spicco della Society for the Study of the New Testament:




«Una persona che rinunci ai fondamenti storici della fede sta rinunciando alla possibilità di una reale continuità tra la propria fede e quella di Pietro, Paolo, Giacomo, Giovanni, Maria Maddalena o Priscilla. La prima comunità cristiana aveva un forte interesse per la realtà storica, in particolare la realtà storica di Gesù e della sua risurrezione. Era radicata in essa»285.




Lo studio dell’autenticità delle fonti cristiane è davvero imprescindibile alla fede cristiana, in particolare per quanto riguarda i “racconti pasquali”, dove viene descritta la risurrezione di Gesù. E’ vero che i vangeli sono anche libri di fede, ma ciò non significa che la loro testimonianza non sia storica.


Anzi, la fede cristiana consiste principalmente nell’annuncio di un fatto singolare: l’incarnazione di Dio nell’umanità di Gesù, vale a dire una fede essenzialmente storica. Per questo lo studio della storicità dei Vangeli nasce proprio dall’esigenza della ragionevolezza della fede, per evitare di ridurla a credenza generica o sentimentalismo.


Come ha risposto Gerhard Lohfink, docente di Nuovo Testamento all’Università di Tubinga, «la fede ha sempre qualcosa a che fare con la ragione e con la cognizione ragionevole. Le prove della risurrezione di Gesù sono importanti affinché le mie convinzioni non diventino irrazionali».



 


 


11.1 Si può dimostrare storicamente la risurrezione di Gesù?


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Ma la risurrezione di Cristo può essere provata dagli storici? Nessun evento soprannaturale o trascendente per sua natura può essere oggetto diretto di ricerca storica (o scientifica), quello è il campo della filosofia e della teologia.


L’avvenimento della risurrezione, al contrario dell’esistenza di Gesù di Nazareth, non può essere comprovato con gli stessi strumenti, va oltre i mezzi comunemente utilizzati dagli storici. Per questo più che “prove” è opportuno parlare di “argomenti”.


L’eminente biblista J.P. Meier ha scritto in proposito: «Benché sia un avvenimento reale avvenuto a Gesù Cristo, l’evento della risurrezione non è avvenuto nel tempo e nello spazio e perciò non dovrebbe essere chiamato storico»286.


Eppure, poiché tale avvenimento sarebbe avvenuto ad un uomo, ha inevitabilmente anche lasciato delle tracce visibili ed accessibili dagli storici. Infatti, come ha scritto Mariano Herranz Marco, esponente di spicco della Scuola esegetica spagnola, «in un certo senso, lo storico può dimostrare l’evento della resurrezione di Gesù: la sua analisi delle testimonianze e degli avvenimenti può portare a concludere che senza il fatto reale della resurrezione molte cose rimarrebbero senza spiegazione»287.


Ovvero, l’ipotesi della resurrezione diventa storicamente plausibile tanto più riesce a giustificare adeguatamente quelle tracce storiche (accertate come storiche), molto più delle spiegazioni alternative.


 



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12. CONCLUSIONE E RIEPILOGO DELLE PROVE.


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Abbiamo presentato dieci argomenti, quelli che riteniamo più validi a favore della storicità della resurrezione. Inoltre, è stata offerta una replica dettagliata a tutte le principali obiezioni avanzate nella storia dagli studiosi scettici.


Come in un tribunale, è la forza cumulativa di tutte le prove, non di ogni singola prova, che è la base del risultato. Nessun singolo elemento di prova è sufficiente per raggiungere un verdetto, ma la forza complessiva di tutti gli argomenti può essere sufficiente a giustificare con sicurezza un giudizio ed al di là di ogni ragionevole dubbio.


Come ha sottolineato il filosofo William Lane Craig: «Queste prove in sé non sono inaccessibili allo storico, non sono miracolose, è la risurrezione di Gesù ad essere la più adeguata spiegazione di queste prove».


Il dibattito è focalizzato non sulla probabilità della resurrezione di per sé e senza alcun elemento di prova, ma solo in seguito ad una serie di fatti storici che implicano l’ipotesi della risurrezione come spiegazione migliore.


In questa chiave di lettura ci troviamo di fronte ad eventi che vantano una serie corposa di “prove” che non ha eguali per alcun altro evento storico avvenuto nell’antichità.


Le riassumiamo, raggruppandole:


– Le prime fonti storiche indipendenti degli eventi risalgono a 2-7 anni dopo i fatti narrati (1Cor 15,2-7, fonte pre-marciana e formula inclusa negli Atti degli Apostoli), escludendo una creazione tardiva: nessun altro fatto storico antico vanta un’attestazione migliore;


– Il ritrovamento del sepolcro vuoto vanta un’alta attendibilità storica determinata dagli studiosi contemporanei (e la non sostenibilità delle spiegazioni naturalistiche alternative);


– La convinzione dei discepoli di aver visto Gesù risorto è ritenuta storicamente reale: certamente videro qualcosa (le spiegazioni naturalistiche alternative non raggiungono la plausibilità);


– Lo studio del pensiero giudaico ha escluso ogni possibilità che la resurrezione di Cristo potesse essere inventata dagli ebrei, inspirata dalle Scritture o dalle divinità egizie o pagane;


– I racconti includono dettagli controproducenti (ruolo centrale delle donne), precisi riferimenti geografici-temporali e contraddizioni tra i vari evangelisti sui dettagli del racconto: nessun falsario avrebbe mai inventato qualcosa del genere;


– I racconti della resurrezione sono privi di abbellimenti teologici ed interpretazione bibliche, come invece avviene nella creazione di miti e leggende (vedi vangeli apocrifi);


– Non esiste al momento alcuna obiezione convincente o una spiegazione alternativa adeguata a spiegare la complessità degli eventi ritenuti storici, l’ipotesi della resurrezione è nettamente superiore rispetto alle ipotesi rivali;


– L’improvvisa conversione di Paolo di Tarso, noto persecutore dei cristiani e poi testimone oculare del Gesù risorto, è ritenuta certamente storica;


– La testimonianza di Paolo di Tarso sulla convinzione del Gesù risorto della prima comunità cristiana è ritenuta certamente storica, avendo intervistato per due volte i testimoni oculari degli eventi;


– Senza l’ipotesi della resurrezione restano inspiegabili improvvisi mutamenti avvenuti subito dopo la morte di Gesù: la repentina conversione dell’apostolo Giacomo, dall’incredulità alla leadership della chiesa primitiva; la sorprendente ed improvvisa trasformazione dei discepoli, da impauriti e rinnegatori di Gesù a promotori instancabili della risurrezione e delle apparizioni del Gesù risorto fino al martirio; l’autorità improvvisa dei discepoli nello sfidare le secolari usanze ebraiche, tra cui il giudizio divino del Sinedrio (fondato biblicamente), la legge biblica di Mosè sulla sacralità del sabato e l’aver posto al centro della loro fede la resurrezione (tema poco o per nulla considerato nel pensiero ebraico e comunque considerato in maniera totalmente diversa).


 


Di fronte a tutto questo, l’eminente studioso Gary Habermas ha inevitabilmente concluso che ciò «produce una linea di prove semplicemente sbalorditiva ed interconnessa quasi sconosciuta nei documenti antichi»288.


«L’ipotesi che Gesù sia risorto corporalmente dai morti possiede un’ineguagliabile capacità di spiegare gli eventi che sono al cuore stesso del primo cristianesimo»289, hanno scritto Craig A. Evans, docente di Nuovo Testamento e direttore del programma di specializzazione presso l’Acadia Divinity College e N.T. Wright, professore di Nuovo Testamento all’Università di St. Andrews.


A sua volta anche l’importante biblista statunitense Daniel B. Wallace, docente ordinario al Dallas Theological Seminary e fondatore del Center for the Study of New Testament Manuscripts, ha riconosciuto che «la risurrezione di Gesù di Nazareth è la sola spiegazione che adeguatamente spiega tutti i dati ed ogni spiegazione alternativa naturale è morta un migliaio di volte nel corso degli ultimi 200 anni. Non vedo alcuna spiegazione naturalistica alternativa»290.


In aggiunta a questi “argomenti”, il teologo tedesco Wolfhart Pannenberg, docente all’Università di Monaco di Baviera, ha osservato: «La risurrezione di Gesù acquisisce un significato ulteriormente decisivo, non solo perché qualcuno è stato risuscitato dai morti, ma perché quel qualcuno fu Gesù di Nazareth, la cui esecuzione venne istigata dagli ebrei perché aveva bestemmiato contro Dio. La pretesa autoritaria di Gesù di essere Dio fu blasfema per le orecchie ebraiche»291.


Ovvero, tutto quanto detto finora viene amplificato ulteriormente se si considera che il protagonista di questa resurrezione non fu un uomo qualunque, ma Gesù di Nazareth. Cioè l’unico uomo storicamente vissuto che pretese di essere figlio di Dio, le cui parole hanno sconvolto la storia ed i suoi insegnamenti (prima della resurrezione) rimangono misteriosamente attuali in ogni epoca per credenti e non.


 


Un’ultima riflessione. Se anche qualcuno avesse potuto immortalare in un video a prova di dubbio il momento della resurrezione di Gesù di Nazareth, questo non avrebbe cambiato la vita degli uomini che hanno creduto in Lui fino ad oggi. Non avrebbe persuaso, affascinato, attratto a sé e non avrebbe dissolto la tristezza nel mondo.


Per chi crede, infatti, è solo la Sua presenza permanente, misteriosa, nel corso della storia, che può entusiasmare e dare un senso ultimo alla vita degli uomini.


Ciò si evince dalla vita dello studioso ebreo Pinchas Lapide che, alla fine dei suoi studi, giunse alla conclusione che l’evidenza storica suggerisce fortemente la resurrezione di Gesù di Nazareth292. Tuttavia, questo non cambiò la sua visione del mondo, rimase scettico sull’incarnazione e sul fatto che Gesù fosse il Messia. Sebbene la conversione non avvenne, permise comunque alle prove storiche di alterare in qualche modo il suo orizzonte e di abbandonare la corrente ebraica sadducea (mentre i farisei credevano ad una resurrezione finale nel giorno del Giudizio). Scrisse infatti:




«Per quanto riguarda la futura risurrezione dei morti, io sono e rimango un fariseo. Per quanto riguarda la risurrezione di Gesù la domenica di Pasqua, sono stato per decenni un sadduceo. Ora, non lo sono più»293.