00 04/08/2022 19:11

10.2 Le contraddizioni non alterano il racconto.


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Non tutte le contraddizioni vengono risolte dagli studiosi e l’ipotesi del substrato semitico non risulta verificata pienamente. Ma qual è il vero “peso” delle contraddizioni all’interno del racconto? Alterano realmente il racconto?


No, le discordanze tra gli evangelisti si verificano su dettagli più o meno superficiali, senza compromettere l’organicità dei fatti. Al contrario, gli evangelisti sono assolutamente concordi sull’ossatura del racconto, sui fatti principali e salienti, anche se possono variare dei particolari a seconda delle testimonianze primarie a cui attinsero.


Lo stesso B.D. Ehrman, molto critico su questo, ammette che si tratta in gran parte di «piccole, piccole differenze […]. So che alcuni di voi stanno leggendo queste istanze di discrepanze e non ne sono affatto impressionati»276. Effettivamente le difficoltà del testo greco non rappresentano, in sé, un’obiezione sostanziale, piuttosto una provocazione ed una sfida intellettuale per i ricercatori.


Anche il teologo Michael R. Licona ha confermato:




«Vi sono effettivamente alcune discrepanze che non hanno spiegazione, ma anch’esse non alterano la sostanza complessiva delle storie in cui appaiono […]. Abbiamo ragione di credere che gli evangelisti presentano un ritratto simile di Gesù come Figlio unico e divino di Dio, che è venuto a portare il regno di Dio, offrire la salvezza, che fu crocifisso, e sconfisse la morte»277.




Nessuno per esempio mette in dubbio l’affondamento del Titanic, eppure i sopravvissuti si contraddissero l’un l’altro. C’è chi riferì di aver visto la nave rompersi in due prima di affondare e chi disse che fosse affondata intatta.


«Come avrebbero potuto sbagliarsi?», si è chiesto retoricamente Licona, imitando chi si stupisce delle discrepanze degli evangelisti sugli eventi pasquali. «E’ stata la notte più terrificante della loro vita, guardavano intensamente una nave lunga 800 piedi e sentivano le urla di chi era ancora a bordo, amici, familiari e colleghi. Non so come hanno fatto a sbagliarsi, ma nessuno ha citato le testimonianze contraddittorie concludendo che il Titanic non è affondato! La differenza riguardava un dettaglio periferico che non cambia l’essenza della storia e coloro che hanno ascoltato le loro testimonianze apprendevano il nocciolo accurato di ciò che era accaduto nel suo complesso. Allo stesso modo, praticamente tutte le differenze nei Vangeli riguardano dettagli periferici. Non ci sono vangeli che riferiscono che Gesù non è stato crocifisso o che la tomba era occupata dal cadavere di Gesù o che non è risorto»278.



 


 


10.2 Errori e manomissioni sono comuni nelle testimonianze antiche.


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Se dovessimo considerare “storicamente affidabile” un documento solo se è privo di errori, allora dovremmo gettare via tutta la letteratura antica (e non solo).


Michael R. Licona, docente di Teologia presso la Houston Baptist University, ha osservato ad esempio che gli storici romani Sallustio e Tacito hanno «spostato gli eventi dal loro contesto originario, trapiantandoli in un altro al fine di evidenziare un particolare aspetto», ma senza «distorcere intenzionalmente la “verità” dei fatti».


Anche Svetonio, pur considerato uno dei migliori storici di Roma, nella sua storicamente affidabile Vita dei Cesari ha usato in modo a volte indiscriminato le fonti ed inserito, di tanto in tanto, storie leggendarie.


Sono operazioni letterarie comuni all’epoca, presenti anche nei vangeli. E’ nota ad esempio la manomissione volontaria dell’evangelista Giovanni sulla data e sull’ora della crocifissione per enfatizzare teologicamente che Gesù è l’agnello pasquale. Innanzitutto, questo dimostra che gli storici sanno riconoscere e sottolineare le interpolazioni nei testi evangelici e ne tengono conto nell’analisi sulla storicità.


In secondo luogo, quello di Giovanni è «uno degli espedienti letterari tra i più comuni all’epoca», riferisce Licona, «utilizzati anche da storici greci, romani ed ebrei»279.


Uno simile è stato utilizzato anche dal regista del film Apollo 13 (1995), pellicola solitamente elogiata per la sua accuratezza storica. Per esigenze cinematografiche la vita degli astronauti è stata resa molto più difficile di quanto realmente accaduto, facendo anche pronunciare ai protagonisti parole mai dette realmente (come la famosa frase: “Il fallimento non è contemplato!”).


Chi pretende che i racconti evangelici siano privi di qualsiasi licenza compositiva che alteri i dettagli, dovrebbe allora «escludere non solo i Vangeli, ma tutta l’antica letteratura storica ma questo rende il termine “storicamente affidabile” privo di significato»280.


M.R. Licona ha quindi concluso:




«Dato che tra 1.000 anni ci sarà un diverso modo di scrivere e raccontare, sarebbe ingiusto se gli storici del futuro considerassero inaffidabile la storia dei primi anni del XXI secolo, solo perché oggi non abbiamo gli stessi standard di scrittura che avranno loro. Per questo occorre pensare all’attendibilità storica alla luce delle convenzioni letterarie appartenenti al genere storico dell’epoca in cui è stato scritto, e non attraverso le moderne convenzioni che richiedono una precisione quasi forense. Ovviamente, questo non significa che l’autore non abbia incluso un piccolo numero di storie leggendarie ma che una larga maggioranza di ciò che viene riportato è vero. Naturalmente, la “licenza artistica” ha i suoi limiti ed alcuni autori sono andati così lontani che riteniamo inaffidabile ciò che hanno scritto. Se leggiamo i Vangeli dal punto di vista dei dispositivi compositivi utilizzati da alcuni dei più fini biografi storici di quel periodo, la maggior parte delle contraddizioni tra gli evangelisti si scioglie. La domanda non è se i Vangeli sono di “ispirazione divina”, “infallibili” o “senza alcun errore”, ma se risultano storicamente affidabili sulla vita, gli insegnamenti e la risurrezione di Gesù. L’attendibilità storica ​​non richiede che tutto quanto riportato dagli autori si è verificato esattamente come descritto, né che gli autori non debbano aver incluso un piccolo numero di storie leggendarie, teofanie, o errori. “Attendibilità storica” ​​significa che una grande maggioranza di ciò che viene riportato è vero nella misura in cui i lettori ottengono il nocciolo accurato di ciò che si è verificato. I Vangeli, essendo conformi a questo, sono storicamente affidabili»281.





 


 


10.2 Le contraddizioni sono indice di autenticità.


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Dopo aver indicato quali contraddizioni evangeliche creano problemi ai critici dell’autenticità e aver spiegato l’errore nel ritenere che alterino l’affidabilità del racconto, sottolineiamo perché, al contrario, la loro presenza è a favore della storicità degli eventi narrati.


Perché degli ipotetici falsari, così finemente organizzati da inventare i racconti pasquali senza ricevere smentite, sarebbero dovuti inciampare in un racconto con dettagli in contraddizione gli uni con gli altri?


«Un inganno calcolato avrebbe dovuto produrre una grande unanimità», ha scritto E.P. Sanders, celebre docente di Nuovo Testamento alla Duke University. «Invece, sembra che ci siano stati dei concorrenti: “L’ho visto per primo!”; “No! Io l’ho visto prima”»282.


In altre parole, se i discepoli di Gesù (o gli evangelisti che misero per iscritto la loro testimonianza oculare), avessero voluto inventare una leggenda comune sulla resurrezione di Cristo, non si sarebbero contraddetti. Tanto meno se un evangelista avesse inventato e gli altri avessero copiato.


Avrebbero innanzitutto raccontato un mito plausibile e comprensibile agli occhi dei loro interlocutori che speravano di convincere (non una resurrezione corporale estranea alle Scritture!), in secondo luogo il racconto sarebbe stato privo di dettagli controproducenti (vedi il ruolo delle donne), senza dettagli precisi e riferimenti storici facilmente smentitili ed infine in perfetta coerenza gli uni con gli altri, accompagnando il tutto da abbellimenti teologici e compimento delle profezie. Gli evangelisti fecero esattamente l’opposto!


Non sono pochi gli studiosi che per questo hanno sostenuto che proprio la presenza di contraddizioni (seppur superficiali e non impattanti sull’organicità del racconto) è un argomento a favore della genuinità e storicità dei fatti narrati.


Craig A. Evans, docente di Nuovo Testamento e direttore del programma di specializzazione presso l’Acadia Divinity College e N.T. Wright, professore di Nuovo Testamento all’Università di St. Andrews, hanno scritto, ad esempio: «Come ogni buon avvocato dovrebbe sapere, quando succedono spesso cose eccitanti e drammatiche, i testimoni oculari non si trovano d’accordo su di esse. Ciò non significa che non sia successo nulla: piuttosto è vero il contrario. A nostro avviso questo è quanto dovremmo concludere»283 di fronte alle varie discrepanze tra i racconti pasquali.


Anche Mauro Pesce, ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Bologna, ha osservato: «La mia opinione è che queste discordanze depongano piuttosto a favore della loro genuinità»284.



 

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