00 04/08/2022 18:52

5. DETTAGLI RISCHIOSI ED ASSENZA DI ABBELLIMENTI TEOLOGICI.


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Se il ruolo centrale delle donne come testimoni oculari è stato considerato un argomento a sé stante, non si tratta dell’unico elemento fortemente “rischioso” del racconto in relazione alla sua credibilità.


Inoltre, legato a questo, consideriamo anche che i racconti pasquali sono (quasi) totalmente privi di teofanie ed abbellimenti teologici, come invece ci si aspetterebbe in un racconto tardivo per il quale ci fu il tempo di un’interpretazione teologica e scritturistica.



 


 


5.1 Dettagli rischiosi e nessun timore di smentite.


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Chi predicò la resurrezione di Gesù non ebbe paura di smentite, inserendo dettagli e riferimenti ben precisi. Al contrario, quando si crea una leggenda a posteriori, si evita di riferirsi troppo specificatamente a fatti, luoghi e persone per evitare di essere contraddetti.


Ricordiamo che le prime fonti della resurrezione sono vicinissime ai fatti narrati (datate dai 2 ai 19 anni dopo gli eventi). Quasi tutti i testimoni oculari erano ancora vivi, non solo i discepoli ma anche le autorità ebraiche e gli antagonisti pagani del primo cristianesimo. Impossibile inventare o aggiungere dettagli falsi.


L’esegeta spagnolo José Miguel Garcia ha osservato ad esempio che l’evangelista Marco cita il ruolo di Giuseppe d’Arimatea, «membro autorevole del Sinedrio» (Mc 15,42-47), nella sepoltura di Gesù. «Se si tratta di un racconto inventato in epoca più tarda, risulta sorprendente che venga offerto un dato così concreto. La finzione richiederebbe giocoforza un’informazione imprecisa, difficilmente contestabile da un punto di vista obbiettivo»105. Se i Vangeli avessero inventato una figura così specifica come un membro del Sinedrio giudaico, non avrebbero potuto reggere contro l’immediata smentita.


Anche il riferimento alla sepoltura individuale di Gesù (come già visto) fu una mossa azzardata per un ipotetico falsario. Infatti, se pur fosse possibile per gli ebrei concedere tale privilegio ad un uomo crocifisso, raramente veniva concesso dalle autorità romane e tutti a quel tempo lo sapevano. Eppure gli evangelisti non temettero di includere la sepoltura individuale a Gesù nonostante fosse un’usanza praticata ma poco diffusa.


Un altro dettaglio riferito dagli evangelisti è il ritrovamento del sepolcro vuoto dopo tre giorni. Un pericoloso e preciso riferimento temporale che individua esattamente il giorno del ritrovamento (la domenica). Un falsario sarebbe rimasto sul vago. C’è chi ha provato a spiegarlo rifacendosi a formule dall’Antico Testamento, secondo le quali il popolo d’Israele sarebbe stato rigenerato e Dio, «dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza» (cfr. Os 6,2). Ma i biblisti facilmente replicano che il brano allude alla rigenerazione spirituale d’Israele, non ad una resurrezione corporale che avverrà il terzo giorno: la stessa tradizione rabbinica interpreta così il brano106. Gli evangelisti parlano del “terzo giorno” semplicemente perché fu allora che le donne realmente trovarono il sepolcro vuoto.


Anche le 500 persone testimoni del Gesù risorto citate nell’antico credo pre-paolino (1Cor 15,3-7) possono essere viste come un dettaglio rischioso, soprattutto se siamo quasi nell’imminenza dei fatti. Furono forse gli uditori dei primi discorsi della chiesa primitiva? Alcuni sono conosciuti dallo stesso Paolo (che ha appreso l’informazione dei primi apostoli), in quanto sa che erano morti nel frattempo. Gli apostoli non temettero smentite da nessuno.


Il filosofo francese Jean Guitton osservò a tal proposito che «non si trattò di un mito raccontato in modo vago da cantori popolari, ma di una storia subito predicata in pubblico, nello stesso tempo, negli stessi luoghi, nelle medesime circostanze. Se tale predicazione ha potuto compiersi senza essere, fin dall’inizio, respinta e dimostrata falsa, questo avvenne perché si era davvero verificato in quegli stessi luoghi e sotto gli occhi dei contemporanei un qualche avvenimento strano e inspiegabile, ma innegabile che per la sua evidenza s’era imposto tanto agli amici quanto agli avversari»107.



 


 


5.2 Assenza di interpretazioni teologiche.


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Un’altra osservazione rilevante spesso riferita dai biblisti e dagli studiosi del cristianesimo antico riguarda l’assenza di qualunque abbellimento o colorazione teologica nei racconti pasquali.


Fin nei racconti precedenti dell’arresto, processo e crocifissione di Gesù sono presenti diversi richiami anticotestamentari, citazioni ed allusioni teologiche. Eppure, la comunità accademica non ha alcun dubbio che siano stati eventi certamente storici, sapendo scindere i fatti dalle interpretazioni teologiche degli autori.


A maggior ragione, ciò è ancor più vero nei racconti pasquali, laddove (sorprendentemente) sparisce ogni traccia di teofanie ed abbellimenti teologici lasciando spazio solo alla cruda sequenza cronologica dei fatti.


«Nei racconti pasquali notiamo la strana assenza della Scrittura. Che ne è di tutte quelle allusioni scritturistiche?», si sono domandati N.T. Wright, professore di Nuovo Testamento all’Università di St. Andrews e C.A. Evans, docente di Nuovo Testamento all’Acadia Divinity College. «Nessuna menzione di brani specifici né la benché minima eco dell’Antico Testamento»108.


La spiegazione più probabile per i due studiosi è che questi racconti, ancora una volta, «riflettano la primissima testimonianza oculare e si svilupparono in un momento in cui non ci si chiedeva ancora se quella insolita catena di eventi adempisse o meno qualcuna delle Scritture. Erano forse troppo impazienti di raccontare ai loro amici, vicini e familiari le cose straordinarie che avevano visto e udito. Consideriamo dunque l’assenza scritturistica in questione una sorta di argomento probante per indicare che le storie debbano essere ricondotte alla primissima tradizione orale»109.


I tratti apologetici sono abbondanti nei racconti tardivi e leggendari della letteratura antica, mentre nei vangeli la risurrezione non è nemmeno descritta, nessun testimone diretto, nessuna riflessione teologica sul trionfo di Gesù sul peccato e sulla morte, alcun uso di titoli cristologici o profezie bibliche adempiute, nessuna descrizione del Signore risorto.


L’unico accenno di interpretazione teologica è quando due evangelisti su quattro (Matteo e Luca) citano una figura angelica (o due figure, per Luca) che comunica alle donne recatesi al sepolcro quanto è avvenuto (Marco cita invece la presenza di un “giovane”, cfr. Mc 16,5-7, mentre Giovanni non riferisce alcun messaggero, cfr. Gv 20,1-10). Alcuni studiosi lo ritengono un espediente letterario per fornire al destinatario degli scritti una minima interpretazione della tomba vuota. Ma in generale, la narrazione è decisamente disadorna, allontanando anche qui qualunque sospetto di una leggenda creata a posteriori.


C.A. Evans e N.T. Wright fanno anche notare l’assenza della futura speranza cristiana. «Quasi in qualunque altro punto del Nuovo Testamento», come negli scritti composti verso la fine del I secolo, «laddove si trovi gente che parla della risurrezione di Gesù, la si trova anche a parlare della futura risurrezione e della speranza finale che un giorno tutti risorgeranno come Gesù. I vangeli, però, non dicono niente del tipo: “Gesù è risorto, quindi c’è una vita dopo la morte”; oppure: “Gesù è risorto, quindi noi andremo in cielo quando saremo morti”. O ancora: “Gesù è risorto, quindi noi risorgere alla fine”. No, nella misura in cui si chiama in causa l’interpretazione di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, l’evento non ha altro significato che è un evento accaduto»110.


E’ sufficiente confrontare questi asettici resoconti evangelici con quelli evidentemente leggendari contenuti nei vangeli apocrifi del II secolo. Ad esempio, nel vangelo di Pietro (datato per i più prudenti alla prima metà del II secolo111) si legge:




«I soldati videro aprirsi i cieli e due uomini scenderne vestiti di grande splendore e avvicinarsi al sepolcro. La pietra che era stata addossata alla porta, rotolando via da sé, si scostò da una parte e il sepolcro si aprì ed entrambi i giovani vi entrarono. Come videro ciò, i soldati destarono il centurione e gli anziani, poiché anche questi stavano là di guardia. E mentre spiegavano loro quanto avevano visto, di nuovo vedono tre uomini uscire dal sepolcro, e i due sorreggevano l’altro e una croce li seguiva; e la testa dei primi due si spingeva fin al cielo, mentre quella di colui che conducevano per mano sorpassava i cieli» (VgPt 35-40).




E’ proprio rifacendosi all’evidente tratto leggendario di questi racconti (al contrario di quelli dei vangeli canonici) che il controverso ufologo italiano Mauro Biglino può sostenere le sue fanta-teorie del Gesù alieno!



 


 


5.3 Obiezione: i discepoli di Gesù si inventarono tutto.


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Al di fuori del mondo accademico molte persone nemmeno prendono in considerazione che i racconti evangelici dicano qualcosa di vero. Non importa l’antica datazione delle fonti primarie, non interessa che siano un’eccezione rispetto ai testi storici del passato. Pregiudizialmente sarebbe tutta un’invenzione leggendaria. Si tratta dell’ipotesi della frode deliberata.


Questa ipotesi non trova alcun credito tra gli storici e studiosi professionisti delle origini cristiane, che siano cristiani, atei, ebrei o agnostici. Offriamo comunque qualche breve risposta, pur consapevoli che chi avanza questa obiezione è già orientato a priori senza un impegno serio di approfondimento.


Anche chi è a digiuno di storia ed analisi critica concorda che si mente o si inventa per un interesse personale (guadagno economico, guadagno in relazioni, guadagno di potere). Nessuno è disposto a continuare a raccontare il falso se a causa di questo sta perdendo tutto, compresa la vita. Ebbene, i primi cristiani ebbero tutto da perdere (e persero tutto!) nel sostenere la risurrezione di Cristo.


Quasi tutti i membri delle prime comunità cristiane subirono per oltre dieci anni persecuzioni, lapidazioni, frustate in pubblico, umiliazioni, disonori sociali e prigionia. Vennero rifiutati dalle loro famiglie, dati in pasto ai leoni come divertimento pubblico (dato confermato nel 2018 per quanto riguarda il Colosseo di Roma), perdettero il loro status sociale, il loro lavoro, il loro salario ed infine vennero quasi tutti martirizzati, uno dopo l’altro.


Nonostante questo, non c’è notizia che qualcuno abbia alzato le braccia dicendo: “Ok, è tutto falso, ci siamo inventati tutto, ora lasciatemi in pace”. Non esiste nella storia antica un altro gruppo che, pur assolutamente pacifico, fu perseguitato così tanto e così a lungo per una persuasione tanto radicata. Impossibile credere che stessero mentendo su tutto.


«Non considero la frode deliberata una spiegazione utile», ha concluso E.P. Sanders, celebre docente di Nuovo Testamento alla Duke University. «Molte delle persone che affermarono questo avrebbero passato il resto della loro vita a proclamare di aver visto il Signore risorto e molte di loro sarebbero morte a causa di questo»112.


In secondo luogo, nessun ebreo avrebbe mai inventato qualcosa di simile alla resurrezione di Gesù. Come vedremo, ciò che iniziò a dire quel piccolo gruppo di ebrei pescatori (probabilmente analfabeti) dopo la morte di Gesù era un’idea sconosciuta ed estranea alla cultura giudaica e anticotestamentaria. Da dove l’hanno presa? Se avessero voluto convincere i loro contemporanei perché inventare una leggenda simile, inserendo tra l’altro dettagli ancor più controproducenti ed altamente a rischio di smentite? Né la letteratura pagana, né le Scritture ebraiche poterono essere usate come fonte d’inspirazione.


C’erano altre cose che avrebbero potuto dire, in coerenza con le Scritture. Ecco come lo spiegano N.T. Wright, professore di Nuovo Testamento all’Università di St. Andrews e C.A. Evans, docente di Nuovo Testamento all’Acadia Divinity College:




«Ci si sarebbe potuto aspettare che immaginassero Gesù risorto risplendente come una stella: il che, dopo tutto, è ciò che il testo popolare di Dn 12 dice in merito al popolo che risorge dai morti. I cristiani però non fecero così, nessuno dei racconti della risurrezione ne fa cenno. Anzi, Gesù appare come un essere umano avente un corpo come tutti gli altri: può essere scambiato per un giardiniere (Gv 20,15) o per un compagno di viaggio lungo la via (Lc 24, 13-35). Nessuno avrebbe inventato in questo modo, un simile racconto è senza precedenti. Nessun testo biblico predisse che la risurrezione avrebbe avuto a che fare con una tale categoria di corpo. Nessuna teologia speculativa tracciò un simile sentiero, tale che gli evangelisti potessero seguirlo»113.




Secondo alcuni i vangeli di Luca e Giovanni sarebbero stati scritti alla fine del I secolo per contrastare il docetismo, l’eresia secondo la quale Gesù non era un vero essere umano ma vi somigliava solamente. Certamente includono descrizioni del Cristo molto “umano”, che mangia un pesce arrostito sulla spiaggia ed invita Tommaso a toccare le ferite dei chiodi, ma questi racconti «sono gli stessi in cui Gesù appare e scompare, trascende il materiale ed infine ascende al cielo. Quei racconti sono così estremamente peculiari ed il tipo di peculiarità che posseggono non è tale da poter essere inventata. Sembra quasi che gli autori dei vangeli si stessero sforzando di descrivere una realtà per la quale sentivano di non avere un linguaggio adeguato»114.


Infine, i racconti evangelici degli eventi pasquali contengono numerose contraddizioni, come vedremo nell’apposito paragrafo. Se si fossero messi d’accordo per inventare una storia del genere, o si fossero copiati l’un l’altro, sicuramente non si sarebbero contraddetti, gettando ancora più dubbi sull’autenticità. La contraddizione è proprio ciò che bisogna evitare quando si inventa e, secondo aspetto, meglio stare sul vago senza arricchire il racconto da dettagli e riferimenti storici che possano essere facilmente smentiti. Anche in questo caso gli evangelisti fecero proprio l’opposto.


continua