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Dal SERMONE 259 di sant'Agostino

Le varie fasi della storia della salvezza.

2. Il presente giorno ottavo rappresenta dunque la vita nuova che si avrà alla fine del mondo; il settimo viceversa rappresenta il periodo di tranquillità imperturbata che godranno i santi in questa terra. Dicono infatti le Scritture che il Signore regnerà su questa terra insieme ai suoi santi e, sempre su questa terra, possederà una Chiesa nella quale non entrerà alcun cattivo, essendo segregata e purificata da ogni contagio dell'iniquità. Questa Chiesa rappresentavano quei centocinquantatré pesci 3 dei quali, a quanto ricordo, abbiamo già parlato tempo addietro. La Chiesa infatti apparirà una prima volta in questo mondo in pienezza di splendore, di dignità e di giustizia. Allora nessuno si diletterà più a tendere inganni né a dire menzogne, né succederà che sotto la pelle di pecora si nascondano lupi. Così infatti è scritto: Verrà il Signore e illuminerà i nascondigli tenebrosi e manifesterà le intenzioni dei cuori: allora ciascuno riceverà da Dio la sua lode 4. Lì dunque non ci saranno operatori di iniquità, poiché saranno stati separati, ma ci sarà solo la moltitudine dei santi, che si presenterà come un mucchio di grano purificato in quella specie di aia, prima di essere riposto nel granaio celeste dell'immortalità. Succederà quel che succede al frumento: prima viene purificato nel luogo dove viene trebbiato, e quel luogo, dove il frumento ha subito la trebbiatura per essere liberato dalla paglia, viene reso splendido dalla bellezza della massa di frumento liberata dalle scorie. Dopo la vagliatura ci si presentano infatti allo sguardo, su una medesima aia, da un lato il mucchio della paglia e dall'altro il mucchio del frumento, e noi sappiamo a qual sorte sia destinata la paglia, come sappiamo pure la gioia arrecata al contadino dal buon frumento. Nell'aia, dunque, dapprincipio comincia a vedersi il frumento separato dalla paglia e grande è la gioia che procura quel mucchio per il quale si era molto lavorato e che per essere coperto dalla paglia, non lo si vedeva nemmeno quando veniva trebbiato. In seguito poi esso viene riposto nel granaio e conservato in luogo appartato. Lo stesso succede per questo mondo. Voi vedete come nella presente aia sta avvenendo una specie di trebbiatura; tuttavia la paglia è ancora mescolata al frumento e, non essendo ancora stata vagliata, è difficile distinguerla. Alla fine però, dopo il giorno del giudizio - che sarà come una vagliatura - si renderà visibile la massa dei santi, fulgida di bellezza, onusta di meriti, e mostrerà a tutti la misericordia di colui che l'ha liberata. Quello sarà il giorno settimo. Nell'intero arco dei secoli prendiamo come primo giorno il tempo che va da Adamo a Noè, il secondo da Noè fino ad Abramo e, seguendo sempre la divisione del Vangelo di Matteo, il terzo da Abramo a David, il quarto da David fino all'esilio babilonese, il quinto dall'esilio in Babilonia fino alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo 5. A cominciare dalla venuta del Signore decorre il sesto giorno, che è quello in cui ci troviamo noi. Se ne deduce che come l'uomo - al dire della Genesi - fu creato ad immagine di Dio nel sesto giorno 6, così al presente - quasi che si sia nel sesto giorno del mondo creato - veniamo rigenerati nel battesimo, dove recuperiamo l'immagine del nostro Creatore. Passato poi il presente giorno sesto ed effettuatasi la vagliatura di cui sopra, verrà il riposo ed allora i santi e gli eletti di Dio celebreranno il loro sabato. Alla fine, passato anche il settimo giorno, nel quale sull'aia sarà apparsa pubblicamente la bellezza della messe, cioè lo splendore e i meriti dei santi, procederemo verso quella vita e quel riposo di cui sta scritto che nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito né è penetrato nel cuore dell'uomo ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano 7. Allora si ritorna come da capo. È come quando adesso, passati sette giorni, si entra nell'ottavo che equivale al primo. Allo stesso modo, quando saranno passate e terminate le sette epoche in cui si snoda il tempo presente, destinato a passare, torneremo allo stato di immortalità e beatitudine da cui decadde l'uomo. Per questo nel giorno ottavo si dà compimento ai sacramenti conferiti agli infanti. E, riguardo al numero sette, se lo si moltiplica per sette si ha quarantanove: al quale numero se si aggiunge una unità si ottiene come un ritorno al punto di partenza e si ha cinquanta, numero che nel mistero noi celebriamo nei giorni da Pasqua a Pentecoste. Lo stesso risultato vien fuori se, pur con computo diverso, il numero quaranta viene diviso come sopra proponevamo, aggiungendo poi il numero dieci come simbolo della ricompensa. In questa maniera con ambedue i sistemi di computare si raggiunge sempre lo stesso numero cinquanta. Che se questo numero si moltiplica per tre - simbolo della Trinità - si ottiene centocinquanta. Se a questo numero si addiziona di nuovo il tre - a comprovare l'avvenuta moltiplicazione per tre e l'allusione alla Trinità - si giunge a comprendere come in quei centocinquantatré pesci sia stata prefigurata la Chiesa.