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RICOSTRUZIONE DEL PROCESSO A GESU' NELLE VARIE FASI

 Introduzione


 Le vicende dell'arresto, del processo e della condanna a morte di Gesù Cristo secondo quanto raccontato nei Vangeli canonici presentano una serie di anomalie quando vengono esaminate alla luce delle conoscenze attuali sul diritto processuale ebraico del periodo. Secondo la descrizione tradizionale Gesù viene prima arrestato, quindi frettolosamente processato davanti ai sacerdoti, infine consegnato al prefetto (questo era il titolo esatto posseduto dal governatore romano a quel tempo, come testimonia una epigrafe rinvenuta a Cesarea di Palestina nel 1961) Ponzio Pilato che rappresentava l'autorità romana in Giudea a quel tempo, affinchè sia definitivamente condannato a morte. Le modalità dell'arresto e della condanna da parte della corte ebraica, in particolare l'estrema frettolosità con cui venne emessa una sentenza di condanna a morte dell'imputato, come vedremo non sono assolutamente compatibili con quanto riportato nel Sanhedrin, un antico trattato rabbinico facente parte del Talmud Babilonese che descrive le funzioni e le caratteristiche del Sinedrio. Si deve comunque evidenziare che oggi non è nota con precisione la procedura processuale ebraica del I secolo dopo Cristo. Inoltre sappiamo che a quel tempo la situazione della Giudea era alquanto complessa, non esisteva il re che era sostituito dal governatore inviato da Roma, il Sinedrio aveva in teoria giurisdizione nell'amministrazione della giustizia ma è plausibile che in qualche modo i Romani avessero limitato le funzioni del Sinedrio ed è anche ammissibile che le stesse funzioni siano cambiate nel corso di pochi anni a seconda delle circostanze e della particolare situazione politica. Gran parte delle nostre conoscenze su come venivano gestiti i processi provengono dal Talmud Babilonese, una raccolta di scritti rabbinici che costituiscono l'antica legge orale messa per iscritto a partire dal II secolo dopo Cristo in poi, dopo la caduta di Gerusalemme nella guerra del 66-74 dopo Cristo contro i Romani. Accanto alla legge mosaica, che costituiva la legge scritta raccolta nella Torah, i primi cinque libri della Bibbia, esisteva fin da tempi molto antichi anche la legge orale che non era codificata in alcun documento scritto, al contrario della Torah ebraica, ma veniva tramandata oralmente dalle varie scuole rabbiniche e "ricordata" di generazione in generazione. E' solo dal II secolo dopo Cristo con la diaspora degli Ebrei che questa legge orale viene in qualche modo codificata e messa per iscritto, sulla base di antichi ricordi e di quanto tramandato dai rabbini più autorevoli fino a quel momento. E' possibile quindi che il Talmud Babilonese contenga delle imprecisioni e non fotografi la situazione particolare della Giudea al tempo di Pilato, che è il periodo storico che poi interessa nella presente trattazione. Inoltre esso descrive il Sinedrio così come dovrebbe essere, non tenendo conto delle varie e travagliate situazioni politiche che si verificarono di volta in volta nella Palestina del I secolo dopo Cristo. Il Talmud Babilonese è costituito da vari trattati scritti dai rabbini, quello che si occupa dettagliatamente del Sinedrio prende il nome di Sanhedrin, contiene 11 Capitoli i quali al loro interno sono divisi in due "livelli" testuali, la Misnah, che costituisce la documentazione più antica sulla legge orale raccolta dai rabbini, e la Gemarah, il commentario alla Misnah, raccolto in tempi più recenti fino al V-VI secolo dopo Cristo. Nel presente lavoro faremo riferimento al Sanhedrin, edizione del rabbi I. Epstein (editor), pubblicato dalla Soncino Press London, 1935-1948, in lingua inglese.

 

NOTA: il Talmud Babilonese nell'edizione inglese del rabbi I. Epstein è consultabile online in rete al seguente link:

 

http://www.come-and-hear.com/tcontents.html

 

 

 

  1.  Le procedure processuali del Sinedrio

 

 

2.1 Il Sinedrio

 

 

Il Sinedrio (termine che deriva dal greco synèdrion che significa “assemblea”) era un'alta corte di giustizia di cui si fa per la prima volta menzione nella Bibbia come istituzione nel primo Libro dei Maccabei (v. 14:28). Il trattato talmudico noto come Sanhedrin afferma che esisteva un Grande Sinedrio, composto da settantuno elementi, e un Piccolo Sinedrio composto da ventitre membri soltanto. Ma sul numero di componenti del Grande Sinedrio non c'è accordo, lo stesso Sanhedrin nella Ghemarah, il commentario alla Misnah, riporta che secondo il rabbi Judah il Grande Sinedrio era composto da settanta elementi soltanto. Le cause civili meno importanti potevano essere risolte da un numero di giudici ridotto, il Sanhedrin all'inizio del Cap. 1 elenca le tipologie di reati e il numero di giudici necessari. Per le cause capitali occorrevano almeno ventitre giudici, quindi si doveva convocare il Piccolo Sinedrio. Una tribù di individui che avessero commesso assieme un fatto perseguibile, un falso profeta  o il sommo sacerdote potevano essere processati solo davanti al Grande Sinedrio al gran completo, composto da settantuno elementi (Sanhedrin, Cap. 1, folio 2a). La definizione di Piccolo Sinedrio e l'osservazione che secondo il Sanhedrin i reati minori potevano essere giudicati da tribunali ridotti fa pensare che esistessero in realtà più sinedri, in varie città della Giudea. Questo peraltro sembra confermato dal Nuovo Testamento che parla di tribunali al plurale utilizzando proprio la parola greca al plurale sunšdria (cfr. Matteo 10:17). Del resto è impossibile pensare che tutte le cause della Giudea, anche le più semplici e insignificanti, venissero discusse sempre dallo stesso organo visto come un tribunale unico. Come apprendiamo anche dal Nuovo Testamento a Gerusalemme esisteva un Grande Sinedrio, presieduto dal Sommo Sacerdote. Probabilmente si trattava certo del tribunale più importante della Giudea. Esso teneva le sue riunioni in un’apposita ala del Tempio di Gerusalemme. Il Sinedrio disponeva di un proprio corpo di guardia e quindi era in parte responsabile dell’ordine pubblico, come apprendiamo dal Nuovo Testamento. Il Talmud Babilonese (in part. nel trattato noto come Sanhedrin) afferma che nell'epoca del secondo tempio il Sinedrio si occupava soprattutto di cause religiose e civili, sia capitali che non, che avevano una qualche relazione con la legge mosaica. Le sue decisioni avevano valore di legge e venivano accettate dall’autorità romana, sebbene durante il periodo dei procuratori romani i rapporti tra l'autorità romana e il Sinedrio non sono chiari in quanto mancano soprattutto documenti storicamente attendibili al di fuori di quanto riportato nel Nuovo Testamento. Pare che come istituzione il Sinedrio non sia sopravvissuto e sia stato sciolto definitivamente dopo la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Tempio durante la guerra del 66-74 dopo Cristo.

 

In epoca romana erano quindi di competenza del Grande Sinedrio di Gerusalemme:

 

  •  la difesa dell’ordine pubblico, soprattutto nell’area del tempio, per questo era a disposizione del Sinedrio un corpo di guardia comandato dal capitano del tempio, come apprendiamo dal Nuovo Testamento (cfr. Atti 4:1-2);

 

  •  la potestà ordinaria giudiziale religiosa e civile per tutti i casi che riguardavano la legge mosaica; il Sanhedrin elenca tutti i casi in cui i reati erano di competenza del Sinedrio, si andava dai reati religiosi, agli abusi sessuali, alle cause civili inerenti questioni monetarie, ecc... Da alcuni passi del Nuovo Testamento pare che le decisioni del Sinedrio fossero riconosciute dall’autorità romana che occupava la Palestina.

 

  •   il potere esecutivo per il cui esercizio, così come per la tutela dell’ordine pubblico, poteva anche ricorrere alle coorti romane; secondo il Nuovo Testamento romani e giudei collaborano per arrestare Gesù.

 

Il Sinedrio gestiva in particolare le cause civili e religiose per le quali era applicabile la Legge Giudaica. Il processo si divideva in varie fasi: il controllo e la verifica dei testimoni, il dibattimento che consisteva in giudizio (esame dell’accusato) e infine l’emissione di un verdetto (la sentenza), raggiunto per votazione da parte dei membri del Sinedrio, che poteva anche essere la pena di morte per i reati più gravi nelle cause capitali o si limitava a un semplice esborso monetario per le cause civili. Si giungeva al processo dopo un arrestodell’imputato (autorizzato da un mandato legale) che doveva avvenire sempre di giorno salvo casi eccezionali (la nostra “flagranza” di reato). Esistevano regole ben precise per le sedute del processo: come per l’arresto, le sedute processuali dovevano sempre tenersi durante il giorno (prima del tramonto). Il Sanhedrin, Cap. 4, folio 32a, stabilisce che tutte le cause, siano esse civili o capitali, richiedono per la loro conclusione delle indagini e un interrogatorio. Esso distingue poi le procedure da seguire nel caso delle cause non capitali (o civili) e delle cause capitali:

 

Cause non capitali: la causa inizia sempre durante il giorno e può concludersi nel corso dello stesso giorno oppure durante la notte; nella Ghemarah, il commentario alla Mishnah contenuta nel Sanhedrin, è citato a sostegno di questa procedura il passo di Esodo 18:22 che dice: "essi dovranno giudicare il popolo in ogni circostanza", quindi anche di notte o dopo il tramonto. Per le cause non capitali bastava la maggioranza di un solo giudice del Sinedrio per condannare o assolvere l'imputato. Inoltre nell'esaminare la causa si doveva sempre iniziare con gli argomenti a favore dell'accusa.

 

Cause capitali: il Sanhedrin prescrive che le cause capitali si possono concludere il giorno stesso in cui sono iniziate solo se il verdetto è di assoluzione altrimenti vengono interrotte prima della sera e riprendono il giorno dopo ma sempre in modo che si concludano di giorno (Sanhedrin, Cap. 4, folio 32a). In pratica, avvicinandosi il tramonto, al termine della prima seduta si tiene una prima votazione: se l’esito è favorevole all’imputato allora questi viene immediatamente rilasciato, anche se il pronunciamento avviene ormai verso il tramonto. Se invece l’esito è sfavorevole all’imputato oppure la seduta si protrae oltre i limiti di legge allora la seduta viene sospesa e può riprendere solo il giorno seguente. Il commentario alla Misnah cita il passo di Esodo 25:4 a sostegno di questa procedura: "fa appendere al palo i colpevoli, davanti al Signore, al sole", una condanna a morte deve avvenire solo in pieno giorno, davanti al sole. Secondo la Misnah del Sanhedrin, poi, afferma che nel caso di una causa capitale occorre una maggioranza di almeno due giudici per emettere una sentenza di condanna, mentre basta una maggioranza di un solo giudice per prosciogliere l'imputato. Nella cause capitali, poi, il procedimento deve sempre iniziare con la discussione degli argomenti a sostegno dell'innocenza dell'imputato.

 

Il Sanhedrin ordina poi esplicitamente che le cause non si dibattano mai alla vigilia di un sabato oppure di una qualunque festività (cfr. Sanhedrin, Cap. IV, folio 32a).