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Dalla ricostruzione fatta da due fratelli ebrei: Agostino e Giuseppe Lémann

L’INIQUA ASSEMBLEA CHE CONDANNÒ IL MESSIA


“La casa di Caifa,
in cui costui ha presieduto la riunione, si è tramutata in un antro inquinato
dalla più assoluta mancanza di giustizia: le enormità che stanno per
verificarsi nel pretorio non ne saranno che le conseguenze. È perciò
il sinedrio, di cui abbiamo fin qui studiato con cura le persone e gli atti giudiziari,
che dev’essere valutato in maniera definitiva!”

Nel corso dell’improvvisato processo a Gesù furono commesse per lo meno ventisette
irregolarità contro la legislazione penale e processuale del popolo ebraico.
Il libro dei Lémann le pone in evidenza, studiando le ragioni del comportamento
di quel sinedrio.

I fratelli Lémann, Agostino e Giuseppe, erano gemelli, ebrei, francesi,
nati nel 1836, e morti rispettivamente nel 1669 e nel 1915. Sì convertirono
al cattolicesimo, furono ordinati sacerdoti e scrissero, fra le altre cose, opere
destinate a chiarire la storia cristiana ai loro fratelli di etnia e cultura. Fra
queste opere, la presente, breve, concisa, essenziale, molto ben documentata, è
uno studio sul Sinedrio, l’assemblea di settantatre membri che condannò a
morte Gesù, senza averne la competenza, e costrinse Pilato a pronunciare la
condanna effettiva.

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VIOLAZIONE DA PARTE DEL SINEDRIO DI TUTTE LE NORME E
DI OGNI FORMA DI GIUSTIZIA NEL PROCESSO A GESÙ

(Seduta notturna)

Al processo a Gesù
vennero consacrate due sessioni. La prima si tenne nel corso della notte del 14 nisan
(aprile), e il resoconto ci vien fatto da Giovanni, da Matteo e da Marco: la seconda,
convocata al mattino di quello stesso giorno, viene registratata da questi ultimi
due, ma soltanto Luca ne fa un dettagliato racconto.

Dunque, il sinedrio si è riunito, stavolta però, non in segreto: si
tratta di processare il Messia in maniera pubblica. Non è in funzione il sinedrio,
come dire l’assemblea delle tre camere che rappresentano l’intera nazione, dei sacerdoti,
degli scribi e degli anziani? La cosa dev’essere affrontata pubblicamente. I soldati,
preso Gesù, lo condussero al palazzo del principe dei sacerdoti, Caifa, in
cui tutti i sacerdoti, gli scribi e gli anziani erano riuniti in assemblea plenaria”
(Mt 26, 57; Mc 14, 53).

“Era di notte” – precisa Giovanni – : “erat autem nox“.
“E la coorte degli aiutanti dei sacerdoti lo condussero, armati di spade e di
bastoni, alla luce di lanterne e di torce” (Gv 13, 30; 18, 3). Ecco una
prima irregolarità, giacché la legge giudaica proibiva che si
giudicasse alcuno nelle ore notturne: “Se si ha per le mani un affare punibile
con la pena capitale, lo si tratti durante il giorno, ma lo si sospenda col giungere
della notte” (Mischna, trattato “Sanhédrin“, c. 4, 1).

Anche il sacrificio vespertino aveva avuto termine, e di qui proviene una seconda
irregolarità: “Non siederanno in giudizio che dal mattino sino alla
sera” (Talmud di Gerusalemme, trattato “Sanhédrin“,
c. 1, 19).

Era infine il primo giorno degli azzimi, vigilia della grande solennità della
Pasqua, il che costituisce una terza irregolarità: “Non giudicherete
alcuno né la vigilia del sabato, né la vigilia di un giorno di festa”
(Mischna, trattato “Sanhédrin“, c. 4, 1).

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