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GIUDEI E PAGANI UNITI IN CRISTO


[11]Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo,


Dalla verità di fede, che si attinge tutta in Cristo, Paolo ora passa alla verità della storia.


Quale era la storia dei pagani, degli Efesini, vissuta prima di fare l’incontro con il Vangelo di Cristo e quindi con Cristo Gesù?


Prima di tutto Paolo vuole che essi si ricordino ciò che erano prima di essere evangelizzati.


Ricordarsi ciò che si era prima è necessario per capire le differenze che le distinguono dagli Ebrei, ma anche per magnificare il Signore che li ha voluti inserire nel suo disegno di salvezza.


Gli Efesini devono ricordare che loro erano pagani per nascita. Loro non conoscevano il vero Dio. Loro adoravano divinità che non erano dei. Loro erano semplicemente idolatri. Questo significa: pagani per nascita.


Loro non erano neanche circoncisi, cioè adoratori dell’unico vero Dio. Incirconciso era un termine che significava semplicemente essere un pagano, non appartenente alla discendenza di Abramo.


Erano però i circoncisi che chiamavano incirconcisi i pagani. Paolo però qui puntualizza che la circoncisione non era opera di Dio, come la creazione di un cristiano. La circoncisione era solo opera di mano d’uomo, con tutto il valore che un’opera di mano d’uomo possa portare in sé.


Che la circoncisione valga, o non valga, ha poco significato in ordine a quanto lui vuole dirci.


Quello che conta è che c’è sempre una differenza tra il Giudeo e il pagano. Questa differenza non la fa l’uomo, la fa la grazia di Dio.


Mentre i pagani vivevano senza una grazia particolare, i Giudei questa grazia l’avevano. Era la grazia di conoscere la vera Parola di Dio, ma anche la grazia di conoscere il vero Dio e di attendere il vero liberatore. Su questo punto la differenza con i pagani c’è ed è anche grande. Questa differenza non può essere misconosciuta, o ignorata.


[12]ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo.


Cosa devono ricordare ancora gli Efesini?


Non essendo del popolo dei circoncisi erano senza Cristo.


Questo essere senza Cristo è da intendersi senza il cammino verso la benedizione promessa da Dio nella discendenza di Abramo, che è Cristo Gesù.


In che senso i pagani erano senza Cristo dal momento che la benedizione riguarda anche loro?


Erano senza Cristo, perché mentre dinanzi agli occhi degli Ebrei c’era sempre un punto di arrivo, un punto da raggiungere, questo non accadeva per i pagani. Loro non avevano questa promessa. La promessa era anche per loro, ma loro non camminavano per raggiungerla.


A loro la promessa può venire solo annunziata ed è nel momento in cui viene loro annunziata che possono farla propria. Prima vivevano come se la promessa non fosse mai stata fatta, perché non ne erano a conoscenza.


Erano anche esclusi dalla cittadinanza di Israele. Non vivevano cioè nella cittadinanza di Dio, poiché Dio non era il loro Signore, il loro Pastore, il loro Liberatore, il loro tutto.


La cittadinanza di Israele comporta tutti i benefici che provengono dall’Alleanza con Dio e dalla benedizione che Lui ha promesso alla discendenza di Abramo.


Mentre Israele per quasi duemila anni è vissuto accompagnato da questi favori divini, loro, i pagani, erano esclusi; camminavano anche loro verso Cristo, ma inconsciamente; attendevano Cristo, ma inconsapevolmente; Dio operava anche in loro, ma in modo velato, misterioso. Di tutto questo però loro erano ignari. Questa è la verità del Giudeo e del pagano.


Erano ancora estranei ai patti della promessa. La promessa è la benedizione, è la vita, è la salvezza, è la redenzione.


A tutto questo loro erano estranei, nulla sapevano, Dio ancora non li aveva resi partecipi di questo disegno eterno di salvezza, anche se questo disegno era per loro. Loro però non lo conoscevano. Non conoscendolo non avevano la forza di camminare con l’energia che suscita nei cuori una tale verità.


Erano senza speranza chiara, esplicita, erano senza vera attesa di una qualche liberazione. Vivevano e basta. Il loro futuro era nei loro mezzi, ma non in Dio; era nella loro opera, ma non nel Signore. Nulla attendevano da Dio, perché non avevano Dio in questo mondo.


Loro erano senza il vero Dio e poiché la speranza della salvezza viene dal vero Dio, loro non avevano alcuna speranza concreta. In che cosa avrebbero potuto sperare dal momento che non avevano il Dio della speranza, il Dio del futuro, mentre tutti i loro falsi dei erano dei del presente, e sovente più che del presente, erano dei del loro passato?


Questa situazione merita di essere presa seriamente in esame, perché questa situazione è la stessa, identica situazione che vivono tutti coloro che non hanno la conoscenza esplicita di Cristo Gesù, che nasce nei cuori e nelle coscienze, in seguito al retto annunzio e al dono della vera Parola di Dio.


Dobbiamo spiegarci in questo. Il disegno di salvezza di Dio è per ogni uomo. Ogni uomo avverte nel cuore un anelito di salvezza, che va oltre la sua storia particolare, quella storia immediata che vive e nella quale egli è immerso.


Questa è senz’altro la verità che è nel cuore di ogni uomo. Paolo però ci avverte che una cosa è camminare vedendo il faro nella notte buia e questo faro è Cristo Gesù, promesso e atteso, sperato e desiderato in modo chiaro, esplicito, a livello di coscienza, di intelligenza e di cuore, altra cosa è quell’inquietudine del cuore che attende qualcosa dal di fuori di sé, ma che non sa cosa attende di preciso.


Questa è una differenza abissale. I Giudei hanno potuto camminare in questa fede e in questa speranza, hanno potuto conoscere il vero Dio per grazia. Avrebbero dovuto farlo conoscere ad ogni uomo, perché per questo erano stati chiamati e non lo hanno fatto.


Che questo non succeda con i cristiani. Dare la conoscenza di Cristo ad un cuore è l’opera più grande, la carità più alta che si possa compiere.


Dare Cristo ad un cuore è accendere in esso la speranza della vita, è mettere il cuore nella vita, perché Cristo è la vita di ogni cuore. Questa è la verità.


I pagani si devono ricordare di ciò che erano, perché solo così possono apprezzare il grande dono della salvezza, possono continuamente lodare e benedire il Signore per le grandi cose che ha fatto per loro, a motivo della sua misericordia, anzi a motivo della ricchezza della sua misericordia.


[13]Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.


Il prima conta solo per sapere qual è la differenza che distingueva i due cammini. Il prima non conta per rapporto al dopo. Il dopo è uguale, identico, per gli uni e per gli altri, senza differenza, senza distinzione, senza superiorità degli uni per rapporto agli altri.


Come avviene il dopo? Avviene in Cristo Gesù, grazie al sangue di Cristo.


La grazia che Dio ci concede non è gratuita. È gratuita per rapporto a noi. Non è gratuita per rapporto a Cristo Gesù.


Il Padre ci dona il merito di Cristo sulla croce, ci dona la sua vittoria, la sua risurrezione, la sua vita. Ciò che l’albero di Cristo Gesù ha prodotto come frutto di vita eterna, irrorato dal suo sangue, Dio ce lo concede come vita eterna a noi che abbiamo creduto in Cristo, che crediamo in Cristo, che vogliamo fare della sua vita la nostra vita. Questa è la prima verità. Diveniamo in Cristo, diveniamo però grazie al suo sangue, grazie al suo sacrificio, grazie al dono che Cristo ha fatto di sé al Padre sul legno della croce. Noi siamo il frutto dell’obbedienza di Cristo Gesù. La nostra redenzione, la nostra salvezza, la nostra vita eterna è costata a Cristo la sua vita in cima al legno della croce.


Cosa avviene nel dopo? Tutto ciò che è stato prima scompare. Con la fede, con la nostra creazione in Cristo, operata da Dio, la lontananza si fa vicinanza, l’estraneità familiarità, l’idolatria si trasforma in vera adorazione e obbedienza all’unico Dio e Signore, nasce nel cuore la speranza, si cammina e si avanza verso il regno eterno di Dio.


Siamo i vicini a Dio, siamo i suoi familiari. Siamo anche i vicini ai fratelli. In Cristo siamo costituiti un solo corpo, una sola vita, una sola realtà.


Prima eravamo stranieri e lontani da Dio e dai fratelli, oggi siamo vicini a Dio e ai fratelli. Siamo figli adottivi in Cristo Gesù, siamo amici gli uni degli altri e questo grazie alla nuova creazione che Dio ha operato in noi.


Questa è la nuova realtà. Questa realtà però bisogna costruirla giorno per giorno e si costruisce in un modo solo: cercando la nostra conformità a Cristo Gesù, attraverso la crescita in Lui che si compie per mezzo della nostra obbedienza alla sua Parola.


Una cosa è certa: quando l’uomo è in Cristo, è creato in Cristo, cambia anche il suo stato sociale e non solamente quello religioso.


Nella fede si vive non solo la paternità di Dio in modo nuovo, ma anche la fratellanza umana riceve un altro significato, si carica di una valenza nuova.


Questa valenza è data dal fatto che non solo siamo creati in Cristo, ma che in Cristo viviamo, operiamo, siamo; non siamo soli; siamo assieme agli altri, con i quali formiamo il Corpo di Cristo e per questo motivo finisce l’estraneità e inizia la vera comunione che è partecipazione alla sola vita di Cristo Gesù.


Questa comunione non è solo spirituale, è anche reale; è scambio di vita e di ogni mezzo che serve alla vita, perché questa sia vita secondo il volere di Dio. Tuttavia questa fratellanza non è data in modo automatico; è creata, ma non realizzata, è formata, ma non ancora storicizzata. Questa realizzazione e questa storicizzazione è posta nella volontà dell’uomo, il quale deve in tutto obbedire a Dio se vuole realizzare e storicizzare quanto è contenuto nel corpo di Cristo e che a modo di seme gli è stato già dato.


[14]Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia,


Come si può constatare Paolo ha sempre dinanzi agli occhi Cristo Gesù, il suo mistero. In Cristo e nel suo mistero vede l’uomo; in Cristo e nel suo mistero l’uomo si deve inserire, se vuole realizzare se stesso secondo verità.


Chi è allora Cristo Gesù? Cosa egli ha fatto per i due popoli, cioè per il popolo degli Ebrei e per il popolo dei pagani?


In se stesso Cristo è la nostra pace. Perché Cristo è la pace dell’umanità, la pace dell’uomo, o meglio di ogni uomo singolarmente preso?


Se è la pace di ogni uomo, ogni uomo se vuole la pace, la deve attingere in Cristo, ma in Cristo si attinge divenendo una cosa sola con Lui. Ciò significa che non c’è pace senza di Cristo, non c’è vera pace per coloro che non sono in Cristo Gesù.


La pace di Cristo è la vittoria sul peccato e sulla morte. Essa è pertanto liberazione dell’uomo dalla sua superbia, dalla sua concupiscenza, dalla sua idolatria, da ogni opera e frutto della carne.


La pace di Cristo è il ritorno dell’uomo in Dio, nella sua obbedienza, nel compimento della sua volontà.


La pace di Cristo è l’inserimento dell’uomo nella comunità dei suoi fratelli e nello stesso creato ma con un cuore nuovo, mondo, puro, votato alla giustizia e alla verità, spinto in avanti da una speranza che non è per le cose della terra, ma per quelle del cielo.


La pace di Cristo è il pieno dominio che l’uomo ha del suo corpo, del suo spirito, della sua anima. La pace è la consegna di ogni atto al Signore, perché sia lui a deciderlo e a compierlo secondo la sua divina volontà.


La pace che Cristo ci offre, la pace che è Cristo, è il riposizionamento dell’uomo nella volontà di Dio, con il dono della capacità, nello Spirito Santo, di compierla in ogni sua parte, anche nella più piccola, e in ciò che potrebbe sembrare insignificante per noi.


Creata la pace nel cuore dell’uomo, posto cioè ogni uomo nella volontà di Dio, dalla volontà di Dio si parte per vivere la nostra vita sulla terra. E qual è la volontà di Dio per noi?


Che riconosciamo Dio come il solo Signore cui è dovuta la nostra vita; che gli diamo la nostra vita perché Lui ne faccia uno strumento di amore.


A che serve la nostra vita a Dio? Per farne uno strumento di pace, per offrirla perché la pace scenda nel cuore degli altri uomini, perché ogni altro uomo, trovi la pace in Cristo, trovi Cristo, che è la sua pace e in Cristo trovi gli altri fratelli, cui deve la vita perché loro vivano sempre nella pace di Cristo. La vita del cristiano ha pertanto un solo scopo: fare di ogni uomo un figlio di Dio, fare di ogni uomo una sola famiglia, un solo popolo, il popolo e la famiglia di Dio sulla terra, perché sia il popolo e la famiglia di Dio nel cielo.


Tra i due popoli e non solo tra i due popoli, ma tra tutti i popoli e tra tutti gli uomini c’è un muro di separazione che li divide. Questo muro è l’inimicizia.


Cristo, che è la nostra pace, ha tolto questo muro di inimicizia. Lo ha tolto creando in noi un cuore nuovo, un cuore libero, un cuore mondo, un cuore puro e purificato dal peccato.


È il peccato che crea la divisione tra gli uomini. Cristo ha tolto il peccato, ha tolto di conseguenza anche il muro che separava gli uomini e li metteva gli uni contro gli altri.


Anche questa verità, e cioè la costruzione di un solo popolo, è avvenuta sacramentalmente in Cristo, avviene ogni qualvolta si celebra il sacramento del Battesimo, della Confessione, dell’Eucaristia. L’uomo viene lavato dal peccato, immerso nel corpo di Cristo, nutrito del corpo di Cristo, fatto una cosa sola con Cristo Gesù assieme agli altri che sono una cosa sola in Cristo.


Storicamente questo si realizza crescendo nell’obbedienza a Dio, facendo della Parola di Cristo la legge che governa e che regola la nostra vita.


Nel momento in cui ci si distacca dalla Parola, si cade dalla fede, si ritorna nel peccato, si vive l’inimicizia, si creano steccati tra gli uomini e tra i popoli, tra le nazioni e tra le razze, tra le lingue e tra le etnie di appartenenza. Non appena sorge il peccato nel cuore l’altro non si conosce più, l’altro è quasi sempre un nemico, spiritualmente parlando. È nemico l’altro, perché con il peccato io sono nemico dell’altro.


La Chiesa ha una grave responsabilità: quella di educare a crescere nella Parola ognuno dei suoi figli. Deve condurli, portarli quasi per mano a mettere in pratica ogni parola del Vangelo.


La pace del mondo è nel Vangelo. Chi si pone fuori del Vangelo, si pone fuori della via della pace, perché fuori del Vangelo non c’è Cristo e senza Cristo non c’è pace, essendo Cristo la pace dell’umanità.


Ogni qualvolta un uomo esce da Cristo, o non vi entra perché rifiuta Cristo, la pace non si costruisce sulla terra, si costruisce la guerra, perché si fomenta la divisione.


Ogni uomo che commette un solo peccato mortale crea la guerra in seno alla comunità degli uomini, perché Lui ha immesso in essa un principio di morte. Dove regna la morte regna la non pace, regna la guerra, la divisione, la discordia, il non amore, la non speranza, la non fede.


[15]annullando, per mezzo della sua carne, la Legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace,


In questo versetto Paolo sviluppa la verità precedentemente annunziata: Cristo è la nostra pace.


Come ha creato Cristo la pace tra Dio e l’umanità, tra uomo e uomo e tra popolo e popolo? Egli lo ha fatto per mezzo della sua carne. Nella carne di Cristo si è compiuto un duplice prodigio. Uno di distruzione del muro che separava gli uomini e l’altro di creazione di quell’unità mirabile che deve essere ora il nuovo statuto dell’umanità.


Nella sua carne è avvenuta la distruzione del peccato, della morte, di ogni sorta di inimicizia, sia con Dio che con gli uomini.


Nella sua carne ha creato un solo uomo nuovo. È come se Cristo facesse di tutti gli uomini una sola vita, un solo uomo, una sola realtà, un solo essere e per di più totalmente nuovo.


Attraverso questa duplice azione di distruzione e di nuova creazione Cristo Gesù ha fatto la pace.


Che abbia distrutto il principio generatore di inimicizia tra gli uomini che è il peccato, è verità contenuta in ogni pagina del Nuovo Testamento.


Anche ciò che Paolo pensa della Legge è cosa ormai assai nota. Basta un poco di familiarità con le sue Lettere, per cogliere in molte parti il significato che lui attribuisce alla Legge veterotestamentaria, che non coincide con l’alleanza al Sinai e quindi con i comandamenti.


Ora è giusto che ci si soffermi a riflettere su un nuovo concetto, o nuova verità, che compare per la prima volta, almeno con questa formulazione. Il nuovo concetto: “per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo”.


Qual è la verità che soggiace a questa espressione? Cosa esattamente ci insegna Paolo?


Dei duesi riferisce ai due popoli: il popolo degli Ebrei e l’altro dei pagani.


Creare in se stesso vuol dire che tutto ciò che avviene, si compie nel corpo di Cristo, nella sua carne, in quella carne che egli ha assunto dalla Vergine Maria, e che ora è nel cielo tutta splendente di luce divina e avvolta dalla stessa gloria di Dio.


Un solo uomo nuovo è questa l’assoluta novità e su questa dobbiamo ora riflettere. Colta questa verità nella sua essenza, tutta la vita cristiana riceve un nuovo significato.


Fino a questo momento si è sempre parlato di un solo corpo dalle molte membra. Con il battesimo si diviene corpo di Cristo. Ognuno conserva la sua identità di membro, ma questa identità non la può vivere se non all’interno dell’unico corpo, nel quale dona e riceve l’energia spirituale che gli consente di operare secondo la volontà di Dio e di realizzare il fine per cui è stato pensato fin dall’eternità.


Ora Paolo va ben oltre, infinitamente oltre. L’Uomo Nuovo è Cristo. È Lui e solo Lui l’Uomo nuovo nel quale ogni novità si acquisisce, si sviluppa, matura frutti di verità e di saggezza soprannaturali.


In Cristo, i due popoli divengono un solo uomo nuovo. Cosa aggiunge questa espressione all’altra, secondo la quale siamo un solo corpo in Cristo Gesù?


Questa espressione aggiunge il principio secondo il quale l’unità è così forte, così vitale, simile a quella che si crea nel matrimonio. Nel matrimonio un uomo e una donna divengono un solo soffio vitale, una sola vita, una sola realtà. Per cui diviene impossibile la vita nella separazione fisica dei coniugi, o nel divorzio.


Questo ce lo insegna il Signore per bocca del profeta Malachia. Ecco le sue parole che sono parole di fuoco contro il divorzio e la separazione:


Un'altra cosa fate ancora; voi coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l'altare del Signore, perché egli non guarda all'offerta, né la gradisce con benevolenza dalle vostre mani. E chiedete: Perché? Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che ora perfidamente tradisci, mentr'essa è la tua consorte, la donna legata a te da un patto.


Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest'unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza.


Perché io detesto il ripudio, dice il Signore Dio d'Israele, e chi copre d'iniquità la propria veste, dice il Signore degli eserciti. Custodite la vostra vita dunque e non vogliate agire con perfidia” (Mal 2, 13-16).


Questa unità, è unità di solo essere. Con Cristo, nel momento in cui uno riceve il battesimo, forma una sola vita con l’altro. Non siamo più cellule, membri, con una vita propria, anche se da vivere nel corpo di Cristo Gesù.


Con la redenzione, che è creazione nuova, ognuno diviene una cosa sola, un solo essere vitale con l’altro, una sola realtà, una sola vita, una sola speranza, una sola carità, una sola fede, un solo mistero, una sola opera, una sola missione, un solo uomo nuovo, un solo soffio vitale, anche se la finalità non è quella del matrimonio, ma la stessa che fu di Cristo Gesù.


Questo solo uomo nuovo, poiché è divenuto un solo uomo nuovo, con l’unico Uomo Nuovo che è Cristo Gesù, è chiamato a vivere la sola missione di Cristo, con la stessa modalità di Cristo. Offrire la sua vita in riscatto perché il Signore continui per questo sacrificio e per questa offerta a fare di ogni uomo un solo uomo nuovo in Cristo Gesù e questo fino alla consumazione della storia, perché fino alla consumazione della storia l’Uomo Nuovo Cristo deve immolarsi nel suo corpo, in quest’unico solo nuovo uomo per la redenzione dell’umanità.


Questa è l’idea nuova, la nuova verità che scaturisce da questa espressione di Paolo. Il concetto è veramente grande, alto e profondo. Realizzarlo storicamente comporta la creazione di un solo soffio vitale con Cristo Gesù, perché è sempre Cristo il principio di vita eterna nel quale è possibile costruire ogni altra unità tra gli uomini.


Solo se Cristo diviene e permane quotidianamente questo principio di unità, è possibile a quanti sono in Cristo realizzare nella storia la finalità dell’uomo nuovo che è stato creato nel sacramento, altrimenti si è solo sacramentalmente una cosa sola con Cristo e tra di noi, ma non lo siamo vitalmente, perché vitalmente non siamo inseriti in Cristo Gesù Signore nostro.


Paolo ha un grande concetto di Cristo e della sua opera; ha anche un grande concetto della nuova realtà che si è venuta a creare tra gli uomini che sono divenuti un solo soffio di vita con Cristo. Ora è necessario che la potenza di questo principio nuovo che si è realizzato tra gli uomini sviluppi tutta la sua soprannaturale energia, perché solo così la storia sarà trasformata e si avvierà su sentieri di pace e di vera amicizia e fratellanza tra gli uomini.


Quando gli uomini non vivono più questa loro unità di solo soffio vitale, è il segno che si è caduti nella morte e ogni separazione da Cristo è morte e genera separazione con i fratelli, che è anche essa morte.


Chi è separato dal solo uomo nuovo, è caduto nella morte. È separato dai suoi fratelli, perché separato da Cristo. Questa è la verità della nostra fede.


Il cristianesimo che si vive quando si è separati da Cristo e dai fratelli è solo un cristianesimo di morte e non di vita. È una ritualità che genera solo illusioni.


[16]e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia.


Questo solo uomo nuovo vive però in un solo corpo. Questo corpo è quello di Cristo.


È giusto che si analizzi in profondità quanto Paolo ha appena affermato.


La riconciliazione avviene nel corpo di Cristo. Nel corpo di Cristo non solo avviene come dono iniziale, avviene anche come compimento di essa.


Il che significa semplicemente che la riconciliazione, perché produca frutti sulla terra, deve essere sempre vissuta secondo la legge, l’unica legge, che governa il corpo di Cristo.


In altre parole, non è sufficiente che i due popoli siano stati riconciliati, che siano stati fatti un solo nuovo uomo in Cristo Gesù, è altresì necessario che ogni singolo membro viva la legge del corpo di Cristo e questa legge è una sola: la perfetta obbedienza al Padre.


Senza l’osservanza di questa legge, l’inimicizia è distrutta in quanto a dono di Dio, ma non è distrutta in quanto a realizzazione dell’uomo.


All’uomo è dato in Cristo, nel suo corpo, il potere, la forza, l’energia divina di sconfiggere ogni inimicizia, ad una condizione che faccia della volontà di Dio l’unica regola della sua vita, del suo nuovo essere.


Questo spiega perché, pur essendo molti uomini inseriti in Cristo mediante il battesimo, pur avendo nel corpo di Cristo distrutto l’inimicizia, non la distruggono nelle proprie membra e nel proprio cuore, perché si sono allontanati dalla legge santa dell’obbedienza a Dio, che avviene solo nella vita conforme al Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.


L’inimicizia si distrugge quando nella mente, nel cuore, nella volontà dell’uomo nuovo regnano i pensieri e i sentimenti di Cristo Gesù.


Gli altri non sono stati fatti uomini nuovi, non sono inseriti in Cristo. Costoro non hanno ancora la riconciliazione in Cristo Gesù. L’inimicizia da costoro non può essere vinta, perché Cristo non ha dato loro la sua vittoria, non li ha ancora fatti suo corpo. Questo non per volontà di Cristo, ma per volontà dell’uomo che non ha collaborato con Cristo affinché ogni uomo divenisse e divenga corpo di Cristo, uomo nuovo in Cristo, per ottenere la riconciliazione di Cristo.


Tutto questo Cristo lo ha ottenuto per noi mediante il suo sacrificio, per mezzo della sua croce, che è l’offerta della propria vita a Dio. La vita di Cristo offerta al Padre in sacrificio per noi, per la nostra riconciliazione, ci ha meritato questo grandissimo dono.


Cristo Gesù ha distrutto in sé ogni inimicizia dovuta al peccato, ha dato questa vittoria a tutti coloro che si inseriscono nel suo corpo, che divengono suo corpo. Non solo. Tutti costoro possono vincere in loro l’inimicizia, se mettono nel loro cuore e nella loro mente i sentimenti di Cristo Gesù e fanno del Vangelo l’unica regola della loro vita.


Questa è la legge, l’unica e sola legge. Altre leggi per distruggere l’inimicizia non esistono, non ci sono né in cielo, né sulla terra.


[17]Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.


Questa vittoria, questa distruzione dell’inimicizia che regna nel cuore dell’uomo a motivo del suo peccato, si chiama pace.


Cosa è la pace? È la distruzione dell’inimicizia che ci faceva lontani da Dio, dai fratelli, da noi stessi, dal creato.


La pace deve essere data a tutti. Agli Ebrei e ai pagani. Ai vicini e ai lontani, cioè a coloro che prima erano vicini a Dio in ragione della loro discendenza da Abramo e a coloro che erano lontani, a motivo dell’idolatria che regnava e regna nei loro cuori.


Questa pace si annunzia, si predica, si proclama, si grida, si bandisce ad ogni uomo.


La via della pace è l’annunzio della pace, è il messaggio della pace, è il dire ad ogni uomo che la pace è possibile, ma che essa si trova solo in Cristo Gesù. È lì che si attinge ed è in Cristo che si vive.


Si attinge attraverso l’adesione alla predicazione del Vangelo, si vive mettendo in pratica ogni parola che è uscita dalla bocca di Cristo Gesù.


Se questo annunzio non viene operato, se questa verità non viene predicata agli uomini, non viene gridata ad essi, l’uomo non conoscerà mai la via della pace, ma di questo è responsabile colui al quale il messaggio è stato affidato e non lo ha fatto risuonare per il mondo intero.


La responsabilità è anche sua, se grida il messaggio della pace, ma ne cambia i contenuti, se sostituisce Cristo e al suo posto vi mette l’uomo, la sua razionalità, la sua forza di pensiero, di volontà, di impegno di sforzo. Mette anche al posto di Cristo la potenza di fuoco delle sue armi, pensando che siano queste a creare la pace tra gli uomini.


La pace dell’uomo è Cristo, è in Cristo, si vive per mezzo di Cristo, si realizza nel mondo con Lui, per Lui, in Lui.


La Chiesa non può tradire questo messaggio di pace, non può rinnegare il suo Signore, e fa questo ogni qualvolta lo sostituisce con un qualcosa che è nell’uomo e non è più in Cristo Gesù. Lo tradisce ogni qualvolta pone anche la giustizia come via della pace, ma fuori di Cristo, senza di Lui, fondando tutto sulla capacità razionale dell’uomo di pervenire alla pace e di realizzarla con i soli suoi mezzi umani.


Questa via è il rinnegamento di Cristo Gesù. Si è già detto qual è la via della pace. Essa, per tutti, indistintamente, è il loro inserimento nel corpo di Cristo. Con questo inserimento si riceve la capacità di distruggere l’inimicizia e di vivere l’amicizia con Dio e con i fratelli, nel creato di Dio, si riceve la vittoria di Cristo sull’inimicizia che dobbiamo fare nostra attraverso una vita conforme alla sua, con i suoi sentimenti che vivono nel nostro cuore e che governano ogni nostro gesto, opera, azione, pensiero.


La forza della Chiesa è Cristo, per Lui solo la pace scende nel mondo, perché solo Lui è la nostra pace, solo Lui la via della pace, solo in Lui la pace si costruisce attuando e vivendo la sua vita. È Lui anche la nostra possibilità, la forza in noi per vivere e costruire la pace.


[18]Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.


Cosa ha fruttificato per noi la distruzione dell’inimicizia da parte di Cristo Gesù?


L’inimicizia prima che con noi stessi, con i fratelli, era con noi. Era l’inimicizia con Dio a generare l’inimicizia con i fratelli e con il creato, perché l’inimicizia con Dio aveva prodotto l’inimicizia con noi stessi, nel senso che tutto nella persona umana era e viveva nell’inimicizia.


La volontà viveva senza la razionalità, la razionalità senza la volontà, la concupiscenza governava il corpo e lo spirito, l’anima era nella morte e quindi non poteva esercitare il suo governo sull’intero uomo.


Ogni facoltà dell’uomo viveva contro l’altra e senza l’altra. Poiché Dio aveva predisposto con disegno mirabile che la vita all’interno del corpo umano fosse germinata dalla comunione tra corpo, spirito e anima, morta l’anima a causa del peccato, tutto nell’uomo è morto, perché è morto il principio della comunione, il principio della vita.


Non appena Cristo Gesù ha distrutto la nostra inimicizia con Dio, Dio ritorna ad essere il nostro Signore, la nostra vita, il principio della nostra vita, sempre però in Cristo, con Cristo, per Cristo nel suo corpo.


In Cristo, Dio diviene nostro Padre. Noi non siamo più stranieri, non siamo nemici, non siamo empi, non siamo morti. Siamo esseri viventi, ma soprattutto siamo stati fatti suoi figli in Cristo.


In Cristo possiamo tutti presentarci ad un unico Padre, al Padre nostro che è nei cieli, ma ci possiamo presentare come suoi figli, tutti come suoi figli, indistintamente, senza alcuna differenza.


Chi crea questa comunione, chi ci immette in questa comunione, che è la figliolanza di Cristo e la paternità di Dio, è lo Spirito Santo.


Lo Spirito Santo, che è la comunione d’amore tra Cristo e il Padre, ci inserisce in questa sua comunione eterna e ci dona la figliolanza di Cristo, ma anche la paternità del Padre. Lo Spirito Santo ci fa figli nell’unico Figlio Gesù Cristo e quindi noi abbiamo il diritto di chiamare Dio: Padre. È nostro Padre perché lo Spirito ci ha conferito la figliolanza di Cristo, avendoci fatti un solo corpo, una sola vita con Lui nelle acque del battesimo.


Questo è il prodigio, il miracolo spirituale, che si compie in noi per virtù dello Spirito Santo.


Questo miracolo è possibile perché Cristo lo ha realizzato per noi con il suo sangue versato sulla croce, quando ha distrutto l’inimicizia e ha ottenuto per noi il dono della pace che è ora figliolanza adottiva.


Per questo possiamo presentarci a Dio. Per questo possiamo chiamarlo Padre. Per questo gli altri sono nostri fratelli. Per questo gli altri sono in noi e noi in loro l’unico nuovo uomo creato in Cristo Gesù.


[19]Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,


C’è una nuova realtà che è venuta a costituirsi in noi. Il passato è finito per sempre. Ciò che eravamo, non lo siamo più.


Non lo siamo costitutivamente, essenzialmente, naturalmente. È cambiato in Cristo lo statuto naturale dell’uomo.


Questo statuto è cambiato, perché l’uomo secondo Adamo è morto, è nato ora l’uomo secondo Cristo Gesù, l’uomo spirituale ha preso il posto dell’uomo carnale.


Se dunque è cambiato lo statuto, è anche cambiata la relazione con Dio e con i fratelli. Infatti ogni relazione cambia in base al cambiamento dello statuto. Ora il nostro statuto è quello di esseri nuovi, fatti ad immagine di Cristo, fatti in Cristo figli del Padre.


Anche Dio ha cambiato la relazione, perché con l’incarnazione del Figlio, è cambiata la relazione con l’umanità, con l’intera creazione, che ora è parte di Dio, perché in Cristo, è parte del Verbo Incarnato.


Da parte nostra questa relazione è di figliolanza in Cristo, da parte di Dio è di paternità in Cristo. In Cristo noi siamo figli di Dio, in Cristo Dio è Padre nostro. È Padre nostro perché Padre del Signore nostro Gesù Cristo.


Questa è la nuova relazione che si è venuta a creare tra noi e Dio in Cristo Gesù in un solo Spirito, che è lo Spirito di Cristo.


Questa nuova relazione esclude prima di tutto che noi possiamo essere stranieri e ospiti di Dio. Il figlio non può essere né straniero, né ospite. Non siamo più degli estranei per il Signore, anche se creati da lui a sua immagine e somiglianza.


Se non siamo estranei né ospiti a motivo della figliolanza adottiva, cosa ha fatto di noi lo Spirito in Cristo Gesù? Ci ha fatti concittadini dei santi, cioè degli Angeli, e familiari di Dio. È questa la nuova relazione che abbiamo con il cielo a motivo del nuovo statuto che Cristo Gesù ha scritto e realizzato per noi sull’albero della croce.


Abbiamo la cittadinanza celeste. Facciamo ora parte della città del cielo. Gli Angeli sono nostri amici, nostri concittadini. Senza alcuna differenza. Eppure loro sono stati creati per abitare il cielo, noi invece per abitare la terra. Ora invece il cielo è divenuta la nostra vera patria, la terra è solo un luogo di esilio, un luogo solo da attraversare per raggiungere la nostra patria, che è il cielo, la patria dei Santi.


Abbiamo cambiato patria. Questa patria già la pregustiamo nella speranza. Verso di essa siamo diretti. Dobbiamo raggiungerla. La terra è solo il deserto da attraversare imparando a vivere di sola parola del Signore. Questa è la nostra nuova realtà, il nostro nuovo statuto.


L’altra grande verità è questa: siamo diventati familiari di Dio. Questa è una dignità che non compete agli Angeli, perché loro rimarranno per sempre creature di Dio, sante, vere, giuste, perfette, puri spiriti, perché così sono stati creati, ma non potranno assurgere a questa dignità di essere veri familiari di Dio.


La famiglia comporta l’appartenenza allo stesso sangue, per generazione. Noi siamo generati dallo Spirito Santo, siamo fatti figli di Dio, siamo figli in Cristo, perché lo Spirito ci ha fatti corpo di Cristo.


Questa familiarità per generazione spirituale e per incorporazione non l’abbiamo con gli Angeli. Essi sono creature di Dio, sono creature nobilissime, sono puri spiriti, sono nella pienezza della gioia celeste, ma non hanno questa familiarità di generazione e di incorporazione con Dio.


Così l’uomo che è stato fatto di poco inferiore agli Angeli secondo il Salmo, è ora elevato sopra di essi quanto a familiarità con il Creatore e il Signore dell’universo.


Questo lo si può ricavare sia dal Salmo, che dalla Lettera agli Ebrei.


Il Salmo 8 così parla dell’uomo: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli Angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra” (4-10).


La Lettera agli Ebrei (1,3-14) così commenta : ”Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli Angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.


Infatti a quale degli Angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli Angeli di Dio.


Mentre degli Angeli dice: Egli fa i suoi Angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco, del Figlio invece afferma: Il tuo trono, Dio, sta in eterno e: scettro giusto è lo scettro del tuo regno; hai amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza più dei tuoi compagni. E ancora: Tu, Signore, da principio hai fondato la terra e opera delle tue mani sono i cieli. Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito. Come un mantello li avvolgerai, come un abito e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine.


A quale degli Angeli poi ha mai detto: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?


L’Incarnazione ha creato un nuovo ordine nell’intera creazione. Prima dell’Incarnazione: Dio, Angeli, uomini. Dopo L’incarnazione: Dio, il Verbo Incarnato, nel Verbo Incarnato quanti sono con Lui un solo corpo, gli Angeli, quanti non sono un solo corpo con Cristo Gesù.


Dobbiamo credere in questa familiarità, perché essa altro non fa che esaltare maggiormente sia l’Incarnazione del Verbo sia la redenzione che si compie nel suo corpo. Gli Angeli non sono assisi alla destra della Maestà divina. Gli uomini sono assisi a motivo del Corpo di Cristo che è assiso alla destra della Maestà divina.


Questa è la familiarità. Questa è la grande novità che si è venuta a creare nell’intera creazione di Dio. Questa anche la straordinaria grandezza della salvezza operata per noi da Dio in Cristo suo Figlio, nel suo corpo glorioso.


[20]edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.


C’è il corpo invisibile di Cristo, ma c’è anche il corpo visibile. È un unico corpo, visibile e invisibile allo stesso tempo.


Per essere di Cristo Gesù bisogna essere nell’unico e nell’altro corpo, altrimenti non si è di Gesù Signore, non si appartiene a Lui, poiché si appartiene a Lui se si appartiene al corpo visibile e al corpo invisibile.


Il corpo visibile è la Chiesa, il corpo invisibile è Cristo Gesù, è il suo corpo glorioso nel quale veniamo inseriti mediante il battesimo. Ma divenendo corpo di Cristo, diveniamo anche corpo di Cristo visibile, diveniamo Chiesa di Cristo.


La Chiesa di Cristo Gesù ha un fondamento ben solido e questo fondamento è visibile. Per San Paolo questo fondamento ha due pilastri, che devono essere il basamento del cristiano. Inoltre c’è una pietra angolare sul quale questo basamento e questi pilastri poggiano che è lo stesso Cristo Gesù, Lui in persona. La Chiesa ha infatti come fondamento invisibile, come pietra angolare il Signore risorto, assiso al Cielo alla destra del Padre.


Qual è il ruolo degli Apostoli, quale quello dei profeti, quale quello di Cristo Gesù.


Gli Apostoli sono coloro che danno all’uomo la grazia e la verità di Cristo Gesù. Grazia e verità che conferiscono la salvezza, la redenzione, la giustificazione, la santificazione.


Senza gli Apostoli la Chiesa sarebbe senza verità. Ognuno potrebbe farsi la sua verità e di fatto dove non ci sono gli Apostoli con Pietro, non c’è verità. C’è una parvenza di verità, ma non c’è lo Spirito che guida la Chiesa verso la verità tutta intera. Su questo dobbiamo essere certi. Chi non ha questa certezza, non possiede neanche la verità di Cristo, essendo questa certezza verità di Cristo Gesù.


Le porte degli inferi non prevarranno dove c’è Pietro e dove ci sono gli Apostoli uniti in comunione gerarchica con Pietro.


Gli Apostoli, oltre la verità, devono dare anche la grazia e la prima grazia è lo Spirito Santo che essi conferiscono.


È lo Spirito che rende possibile la vita della Chiesa. Per lo Spirito si creano i testimoni di Cristo Gesù (sacramento della cresima); per lo Spirito alcuni uomini vengono costituiti continuatori dell’opera e della missione di Cristo, agendo nel suo nome e con la sua autorità (sacramento dell’ordine).


Lo Spirito lo conferiscono gli Apostoli. Gli Apostoli sono la vita della Chiesa. Sono la vita perché per loro la Chiesa può continuare la sua missione fino alla consumazione del tempo e della storia ed anche perché per loro vengono creati i testimoni del Risorto, coloro che annunziano Cristo attraverso l’esemplarità della loro vita, unitamente ad una parola vera che essi attingono sempre dagli Apostoli.


Sono gli Apostoli inoltre che danno la grazia dei sacramenti agli uomini, specie il Sacramento dell’Eucaristia, che è il sacramento dove ognuno in Cristo, mangia il fratello e diviene con Lui una sola vita.


Questo è solo un accenno a ciò che Paolo ci vuole dire affermando che i cristiani vengono edificati sul fondamento degli Apostoli.


La grazia, la verità, la vita della Chiesa è nel ministero Apostolico. La rigenerazione e la santificazione degli uomini è nel loro ministero. La preservazione da ogni errore è nel loro ministero. Il cammino nella verità di Cristo è nel loro ministero. Tutto ciò che riguarda la nostra salvezza è nel loro ministero.


I profeti invece sono coloro che hanno attinenza con la volontà attuale di Dio.


Essi non hanno relazione con la verità e la grazia. Questo è compito degli Apostoli.


Nel cammino per il compimento della verità, cosa vuole Dio realizzare, quale la via da percorrere, quali sentieri attuali Dio ha stabilito per i singoli e per la comunità, quali mezzi scegliere e quali iniziative intraprendere?


Tutte queste cose, tutto ciò che riguarda il cammino di verità nell’attualità di una volontà di Dio, questo è compito dei profeti. Sono loro la voce attuale di Dio per incarnare al meglio la verità della salvezza, per permettere alla grazia di operare i suoi frutti nella Chiesa e nel mondo.


Pietra angolare degli Apostoli e dei Profeti sui quali vengono edificati tutti i cristiani è Cristo Gesù.


La rigenerazione, la santificazione, il cammino verso il regno dei cieli attinge ogni energia da Lui. Lui è la fonte di tutto. Tutto questo è di di vitale importanza per l’intera esistenza della Chiesa.


Se la pietra angolare è Cristo, l’apostolo e il profeta che non si alimentano di Cristo, svolgono un lavoro vano, compiono un’opera inutile. Il loro lavoro, la loro opera viene ad essere privata della grazia e della verità che dona consistenza al loro ministero apostolico.


Questo ci indirizza verso una conclusione assai semplice: chiunque nella Chiesa di Dio ha un ruolo di responsabilità (Apostoli e profeti) devono ogni giorno verificare il loro radicamento vitale, di grazia e di verità, in Cristo Gesù.


Se questo radicamento viene ad essere smarrito, quanto essi operano non genera salvezza, perché non dona Cristo, in quanto Cristo non è in loro, perché loro non sono radicati in Cristo Gesù.


Questo spiega il fallimento di tanta pastorale. È una pastorale senza Cristo, perché chi la fa non è in Cristo, chi la opera non è radicato sul fondamento invisibile che è Cristo Gesù.


Si è radicati e fondati in Cristo quando si fa dell’obbedienza di Cristo la nostra obbedienza e del suo amore fino alla morte di croce il nostro amore e la nostra carità. Questa è la via della salvezza nel mondo. Questa anche la via per la santificazione dei cuori.


[21]In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore;


È Cristo l’unico fondamento. È in Lui che ogni costruzione cresce realizzando l’unico disegno di salvezza che il Padre ha pensato fin dall’eternità per l’uomo.


Una costruzione per essere costruzione di Dio deve poggiare su Cristo. Se non poggia su Cristo non è costruzione di Dio.


Perché possa poggiare su Cristo, deve prima poggiare sul fondamento degli Apostoli e dei profeti. Se non poggia su questo fondamento non può poggiare neanche su Cristo e quindi non è costruzione di Dio.


Questo deve essere affermato con chiarezza, al fine di evitare due pericoli gravi. Il primo è quello di costruire la casa di Dio su degli uomini e non su Cristo. Questa costruzione non è di Dio, perché non è costruita su Cristo Gesù, l’unica pietra angolare.


Il secondo pericolo è questo: costruire la casa di Dio su Cristo, ma senza volerla costruire sul fondamento degli apostoli e dei profeti. Anche questa costruzione non è di Dio perché manca ad essa la parte visibile, che è di garanzia, di certezza, essenziale, indispensabile perché si possa essere di Cristo Gesù.


Quando una costruzione cresce bene ordinata? Quando ogni parte, ogni membro, ogni cellula risponde alla volontà di Dio, adempie il progetto che Dio ha disegnato per lui fin dall’eternità.


Paolo ci dice che se una costruzione è in Cristo è anche una costruzione bene ordinata. È bene ordinata per un motivo assai semplice: se siamo veramente su Cristo, fondati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, noi cerchiamo solo la volontà di Dio, nella verità e nella grazia di Cristo Gesù. Questa ricerca, poiché fatta con la carità e nella verità di Cristo Signore, ci preserva dall’errore, ci fa evitare tutti i personalismi nella fede, perché ci conduce di verità in verità e di grazia in grazia.


Edificata in Cristo, in Lui che è il Signore, diviene tempio santo. Dio abita in esso. La sua gloria si manifesta in esso. Chi vuole incontrare il vero Dio, lo può incontrare perché lo troverà nel tempio vivo della sua gloria, che è la Chiesa di Dio.


La Chiesa di Dio è ora, deve essere ora, la visibilità di Dio, la presenza di Dio in mezzo al mondo. Questa è l’altissima vocazione che Cristo Gesù ha conferito alla sua Chiesa: quella di essere tempio di Dio in mezzo agli uomini, essere manifestazione della gloria di Dio tra le nazioni.


Questo avviene se la Chiesa edifica se stessa in Cristo, se Cristo diviene splendente di santità, di grazia e di verità, nel compimento perfetto della volontà del Padre che i profeti le fanno conoscere nella sua più grande attualità.


Cristo è il tempio di Dio in mezzo agli uomini, ma Cristo è tempio di Dio invisibile. Tempio di Dio visibile è la chiesa, è la comunità di tutti coloro che sono fondati in Cristo ma sul fondamento degli apostoli e dei profeti.


Una chiesa che diviene vero tempio santo di Dio manifesta il Signore e lo rende visibile tra gli uomini. Chi vuole incontrarlo, può; lo trova nel suo tempio santo che è la Chiesa.


[22]in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.


Questa edificazione non è di un solo, non è di un popolo, non è dei Giudei e non dei pagani.


Questa edificazione è per tutti gli uomini. Ogni uomo, purché si lasci battezzare, diviene tempio Santo di Dio, ma lo diviene assieme agli altri, con gli altri, lo si divine anche per gli altri, poiché è agli altri che bisogna portare il lieto annunzio che Dio ha la sua dimora in mezzo agli uomini e questa dimora è la santa Chiesa che Cristo ha fondato sulla terra.


In questa edificazione non ci sono privilegi, non ci sono preferenze, non ci sono neanche scelte.


Tutti sono edificati, indistintamente, vengono edificati per mezzo dello Spirito Santo.


La via della edificazione sono i sacramenti, ma è anche la verità che la Chiesa dona a tutti i suoi figli e predica al mondo intero.


Se siamo edificati in Cristo, diveniamo dimora di Dio nel mondo. Dio abita in noi e noi lo manifestiamo, lo facciamo vedere. Come?


Mostriamo la sua grazia che agisce in noi e la sua verità che guida la nostra mente e illumina il nostro cuore.


In questo versetto c’è una particolarità che bisogna cogliere. Paolo parla di una edificazione d’insieme. Non è il singolo che viene edificato come dimora di Dio in mezzo al mondo per virtù dello Spirito Santo. Siamo edificati insieme, noi e gli altri, Ebrei e pagani. Siamo chiamati a fare una sola dimora, un solo popolo, un solo tempio, una sola casa.


Tutto questo dobbiamo farlo insieme. C’è pertanto una responsabilità personale di colui che viene edificato in Cristo Gesù per divenire dimora di Dio per mezzo dello Spirito.


Egli deve mettere ogni attenzione affinché eviti di farsi da solo. Se così dovesse avvenire, egli non realizzerebbe il disegno di Dio, poiché toglierebbe ordine al tempio del Signore.


Da questa verità nasce l’obbligo di profondere ogni impegno a crescere insieme, nonostante tutto.


Perché questa verità sia realizzata, bisogna anche lasciarsi martirizzare dalla Chiesa, ma mai rompere la comunione con essa, romperebbe la comunione con la dimora di Dio. Fuori della comunione ecclesiale, non c’è edificazione della dimora di Dio.


Il mondo non potrebbe più incontrare il Signore. Questo va detto contro tutti coloro che hanno voluto farsi dimora di Dio, ma ponendosi fuori della Chiesa, fuori del fondamento di Cristo, senza l’altro fondamento anch’esso essenziale, degli apostoli e dei profeti.


Tutti costoro, essendosi separati dalla Chiesa, si sono separati da Cristo, poiché è impossibile edificarsi su Cristo, senza l’edificazione sugli Apostoli e sui profeti, essendo questo il fondamento visibile di tutta la Chiesa, di tutta la dimora di Dio in mezzo agli uomini.


Questa verità vale contro tutte quelle tentazioni del quotidiano che ci portano ad affermare l’amore per Cristo, per il Signore, per lo Spirito Santo, ma senza la Chiesa e fuori di essa.


Ogni forma che non considera seriamente il fondamento degli apostoli e dei profeti, è una forma non santa, non vera, non buona, non giusta. Non è la forma di Cristo, non è la sua dimora in mezzo agli uomini, non è il suo tempio santo, edificato in mezzo al mondo dallo Spirito Santo.


Questa verità deve essere creduta, amata, difesa, annunziata. Spetta ad ogni discepolo di Gesù mettere ogni impegno, ogni volontà, tutto il cuore e tutta la mente perché mai venga a separarsi dal tempio santo di Dio, dalla sua dimora tra gli uomini.


Spetta ad ogni discepolo di Gesù invitare ogni altro discepolo di Gesù a non uscire dalla comunione che è la legge stessa del corpo di Cristo.


Purtroppo, specie ai nostri giorni, c’è tutta una corrente che pone il singolo al di sopra e contro la comunità, pone il singolo fuori della comunità. Si viene così a rompere quel principio vitale secondo il quale la dimora di Dio è una ed è fatta da noi e dagli altri insieme; è fatta da noi e dagli altri in modo bene ordinato e l’ordine è uno solo: il rispetto della volontà di Dio che ha predisposto per ciascuno qual è il suo ruolo all’interno di questa ordinata costruzione.


Oggi la Chiesa è lacerata nella sua unità e comunione. Questo è il segno evidente che essa non viene più edificata su questi due fondamenti: su Cristo e sugli Apostoli e sui profeti.


Che il Signore conceda a tutti la grazia di iniziare l’edificazione del suo tempio santo in mezzo agli uomini, secondo le regole e le norme da lui prestabilite prima della creazione del mondo e che ci sono state insegnate per portare vita eterna in noi e negli altri, nella comunità di Dio, nel suo popolo santo, nella sua dimora, nel suo tempio santo che è il luogo della presenza efficace di Dio in mezzo agli uomini.


Chi opera tutto questo è lo Spirito Santo di Dio.