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CAPITOLO SECONDO


Gratuità della salvezza


[1]Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati,


Dall’eternità, dal mistero di Cristo pensato da Dio e realizzato dal Verbo Incarnato nella pienezza del tempo, Paolo passa ora alla storia concreta di ogni uomo. Qual è questa storia?


Essa è una storia di morte. Cristo è la vita. Cristo è la nuova vita. L’uomo ha perso la vita all’inizio del tempo, appena è stato creato e posto nel Giardino dell’Eden.


Questa vita non se la può dare da sé. La vita è il Verbo, e l’uomo non è il Verbo. Quindi l’uomo non è la vita. Avendo perso la vita, egli è senza vita, è semplicemente nella morte.


Questa è la verità. Oggi molti sono quelli che la negano. Dicono che l’uomo non è nella morte senza Cristo, mentre tutti gli atti che egli compie senza Cristo, attestano che lui è veramente nella morte, poiché i suoi atti sono atti di morte e non di vita.


Se non partiamo da questo principio di fede, non solo non comprendiamo chi è veramente Cristo, davvero ignoriamo la potenza della sua risurrezione che deve agire in noi, inganniamo anche l’uomo e lo inganniamo in nome della fede in Cristo Gesù e questo è un tradimento di Cristo e dell’uomo.


Si dice che l’uomo è nella vita, senza Cristo; si dice che Cristo è la vita, ma non dell’uomo. Si dice che l’uomo si deve realizzare in Cristo e poi si dice che Cristo non si deve realizzare pienamente in ogni uomo.


Così si distrugge il mistero di Cristo e il mistero dell’uomo e questo sta avvenendo ai nostri giorni, a causa di molta teologia che ignora totalmente il mistero di Cristo per rapporto alla vita che deve essere data agli uomini e così lascia l’uomo nella morte e poi pretende che quest’uomo operi frutti di vita.


Questa è la tentazione, o la seduzione cui soggiace oggi molta teologia e molti teologi, i quali parlano di Cristo in modo assai strano, falso, ambiguo e lo fanno in nome di un uomo che dicono essere in vita senza Cristo, mentre è semplicemente nella morte.


Paolo lo dice con chiarezza gli Efesini un tempo erano morti. La causa della morte è il peccato e la colpa. La causa della morte è prima di tutto il peccato originale, poi sono tutti gli altri peccati personali che un uomo nella morte commette. È proprio di colui che è nella morte commettere peccati gravi, aggiungendo peccato a peccato e colpa a colpa, aggravando ulteriormente la sua situazione di un essere votato alla morte che vive nella morte, a meno che non gli venga dato Cristo, il solo che libera dalla morte e reintroduce nella vita.


Non c’è uno stadio intermedio tra la morte e la vita. O si è nella vita e questo avviene solo in Cristo Gesù, o si è nella morte a causa del peccato. L’uomo senza Cristo è nella morte. Questa la sua situazione. Morte alla verità, morte alla grazia, morte alla vita eterna.


Se è nella morte, si può salvare senza la conoscenza esplicita di Cristo Gesù? Paolo ha una sola risposta: la salvezza viene dall’osservanza della legge che la coscienza detta all’uomo come bene e come male, il bene per farlo, il male per evitarlo. Questo vale quando Cristo non è stato annunziato, dal momento che si predica Cristo e l’uomo lo rifiuta, si rifiuta di credere in Lui, Dio gli domanderà conto del perché del suo rifiuto e lo giudicherà secondo la sua personale responsabilità, responsabilità che solo Dio può valutare e di conseguenza solo Lui può giudicare, assolvere, o condannare.


A noi interessa in questo primo versetto affermare che senza Cristo si vive nel regno della morte. Gli altri dicano quello che vogliono. La verità è questa e chi ama l’uomo deve partire necessariamente da questa verità.


[2]nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli.


Questo versetto è la continuazione e in qualche modo anche la spiegazione del mistero della morte che si è abbattuto sull’uomo.


Prima della conoscenza di Cristo gli Efesini vivevano nei peccati e vivevano alla maniera di questo mondo.


Erano cioè immersi nei peccati, senza che la loro coscienza in qualche modo potesse intervenire per liberare dal peccato che si commetteva.


Coscienza impotente, volontà impotente, ragione ed intelligenza impotenti, inefficaci. Questa è la reale situazione dell’uomo che vive nella morte.


Gli Efesini erano sotto il dominio del principe di questo mondo, al quale secondo le antiche credenze religiose veniva assegnato anche un posto. Esso agiva ed operava nelle bassi regioni dell’aria.


Ma questa è una credenza del tempo, alla quale gli uomini prestavano fede e che Paolo non smentisce perché questo non incide in nulla sul dominio e sulla potenza di satana sugli uomini senza Cristo che vivono nella morte.


Ciò che a Paolo interessa affermare è il fatto che gli uomini che vivono nella morte e come se si fossero consegnati interamente a satana. È lui che seguono e non la verità, il bene. Dietro di lui vanno e non dietro il Signore.


Questa è la reale situazione del mondo, inutile farsi illusione, oppure pensare diversamente.


Sono due i signori che si contendono l’uomo, uno vero e l’altro falso, uno signore di verità e di carità, l’altro signore di invidia, di inganno, di menzogna, di ambiguità e di ogni altra sorta di male. Questi signori sono uno legittimo e l’altro è un usurpatore di un posto che non è suo. Questi due signori sono Cristo e satana, Cristo e il principe di questo mondo.


Gli Efesini si sono sottratti al governo di satana e si sono posti nel governo di Cristo Gesù, che muove i cuori e li attrae al bene per opera del suo Santo Spirito.


Quanti invece non hanno Cristo, sono rimasti e rimangono sotto il potere di satana, che opera negli uomini ribelli. Chi sono gli uomini ribelli? Sono coloro che si oppongono alla verità e in modo particolare combattano il Signore della verità, che è la Verità, la Saggezza, la Sapienza eterna di Dio in questo mondo, Cristo Gesù Signore nostro.


La vera ribellione è l’opposizione a Cristo Gesù. Cristo è la vita. L’uomo è nella morte. Satana è il principe della morte. Cristo vuole l’uomo nella vita. Satana vuole l’uomo nella morte. Cosa fa perché non passi nella vita? Lo rende ribelle a Cristo Gesù, lo seduce e lo tenta perché rinneghi Cristo, lo combatta, lo rifiuti, si ribelli alla sua dottrina, si opponga risolutamente al suo Vangelo.


Ogni opposizione da parte dell’uomo al Vangelo della vita è il segno che satana ha preso possesso del cuore di quell’uomo e lo governa a suo piacimento e il piacimento di satana è uno solo: distruggere Cristo dai cuori, perché Cristo è l’unico che dona la vita e che riporta l’uomo in vita, liberandolo dalla schiavitù del peccato, risanandolo ed elevandolo a dignità divina.


[3]Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri.


In questo versetto Paolo descrive qual è la situazione dell’uomo in generale, dell’uomo che è senza Cristo Gesù.


Prima di tutto non c’è distinzione quanto a morte tra Giudei e pagani. Chi è senza Cristo, chi non tende a Cristo, chi non guarda a Lui, anche solo con il desiderio della conoscenza della verità tutta intera, costui è nella morte.


Su questa verità non possono esistere dubbi, incertezze, ambiguità, malintesi, cattive interpretazioni, frasi che dicono e non dicono e mentre dicono fanno intendere il contrario.


Senza Cristo l’uomo è con i desideri della carne, segue le voglie della carne e i desideri cattivi.


È facile sapere se un uomo è con Cristo, o senza Cristo, se è nella morte o nella vita, se cammina nella verità o nella menzogna.


È sufficiente che lo si osservi nel suo rapporto con i desideri e le voglie della carne e con i desideri cattivi.


Se lui fa regnare nel suo essere la carne e i suoi frutti, le voglie della carne e i desideri cattivi, lui non è ancora stato afferrato dalla vita che è Cristo Gesù, che è in Cristo Gesù e che ci viene data per virtù del suo Santo Spirito.


I frutti della carne che noi operiamo attestano e manifestano che noi siamo senza Cristo. Cristo è la vita. Dove regna lui regna la vita. Satana è la morte. Dove regna lui, regna la morte. Chi è con Cristo entra nella vita e distrugge la morte e i suoi frutti di morte che vengono operati attraverso la carne. Chi è con Cristo entra nella vita e produce frutti di Spirito Santo in abbondanza.


Ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri: Paolo con queste parole si riferisce direttamente ai Giudei, parla di se stesso, del suo popolo, che si è ribellato a Cristo Gesù, che non lo ha accolto.


Quando un figlio di Abramo non guarda a Cristo, non attende Cristo, non cammina verso di Lui, Lui non desidera, a Lui non guarda come una cerva assetata va in cerca dei corsi di acqua, è segno che anche lui segue il principe di questo mondo e si sta incamminando verso sentieri di morte.


Qual è il salario sia per il Giudeo che per il pagano che è sotto il principe di questo mondo? Egli per natura è meritevole d’ira. È meritevole cioè non di un giudizio di misericordia, ma di un giudizio di colpevolezza, di un giudizio di condanna.


È giusto che Dio riversi su di lui la sua ira e non la sua misericordia. Questo è lo stato dell’uomo senza Cristo, sia esso Giudeo che pagano.


Dicendo per natura meritevoli d’ira, non si intende la natura così come è stata creata da Dio. Si vuole invece significare la natura così come essa ha voluto farsi, cioè natura senza Dio.


Ora è proprio della natura senza Dio essere meritevole d’ira, cioè di condanna e la condanna altro non è che la continuazione della morte fisica e spirituale che si trasforma e si muta in morte eterna.


L’ira di cui è meritevole la natura è l’inferno. Questa è la situazione dell’uomo senza Cristo, dell’uomo che non cammina verso di Lui, dell’uomo che lo rifiuta, lo combatte, diviene ostile a Lui.


Ma Dio abbandona quest’uomo a se stesso? Lo lascia in balia del principe di questo mondo? Lo consegna per sempre alla morte, anche se per natura, perché così si è fatto, ha voluto farsi, vuole farsi?


La risposta di Paolo anche in questo è chiara, nitida, precisa, puntuale.


[4]Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,


È, questa, la più bella definizione di Dio nei riguardi dell’uomo. Dio in se stesso, nella sua natura è carità, amore, misericordia eterna ed infinita, amore e misericordia che mai si esauriscono, mai vengono meno, mai si incrinano.


La misericordia è la natura di Dio, come la carità, come l’amore, la benevolenza ed ogni altra virtù.


Questa misericordia non se la conserva, non la tiene prigioniera nella sua natura divina, o all’interno della trinità delle persone divine.


Questa misericordia egli l’ha abbondantemente riversata su di noi. Lo abbiamo già detto: l’ha riversata per creazione e per redenzione, per rigenerazione e per elevazioni.


Nulla ha risparmiato Dio in misericordia. Egli ha trattato l’uomo con la ricchezza della sua misericordia. A giusta ragione Paolo dice che Dio è ricco di misericordia, ricco di amore, ricco di benevolenza, ricco di bontà e quindi ciò significa che egli è ricco di salvezza, ricco di perdono, ricco di compiacenza verso l’uomo peccatore, che egli vuole salvare.


La ricchezza della misericordia di Dio diviene in Paolo amore grande, grandissimo, amore eterno, divino.


Con questo amore egli ha amato l’uomo da sempre, lo ha amato ancor prima di crearlo e lo ha creato perché lo ha amato. Così lo ha redento ancora prima di crearlo, perché lo ha amato nel suo Figlio Unigenito, lo ha amato nella comunione dello Spirito santo.


La ricchezza della misericordia e il grande amore di Dio precedono la creazione dell’uomo, precedono il suo peccato, la sua trasgressione. L’amore e la misericordia di Dio sono l’habitat divino nel quale viene creato e redento l’uomo.


Se non partiamo da questo amore preveniente non comprendiamo niente del nostro Dio, non riusciremo mai a penetrare il mistero di Cristo.


L’amore di Dio in Cristo ci ha creati, l’amore di Dio in Cristo ci ha redenti, l’amore di Dio in Cristo, che egli effonde su di noi per opera dello Spirito Santo, è l’amore che ci strappa dal peccato e dalla morte e ci conduce nel regno della vita e dell’obbedienza che è ascolto e risposta all’amore che Dio ha per noi.


[5]da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati.


La verità ormai è chiara, limpida. Tutto il mondo è morto a causa del peccato. Per il peccato è morto il Giudeo e per il peccato è morto il pagano, senza alcuna differenza.


La vita ritorna sulla terra, nei cuori, nelle menti, nell’anima, nel corpo solo con Cristo.


Dio ci ha fatti rivivere con Cristo. “Con Cristo” è da intendersi anche per Cristo e in Cristo. Non ci può essere vita “con Cristo” che non sia anche “in Cristo” e “per Cristo”.


La vita è Cristo, la vita è da Cristo, si attinge in Cristo, si vive con Cristo, si vive per Cristo. Cristo è il fine dell’uomo. Ma anche la via della vita, la forma della vita, il corpo nel quale dobbiamo essere inseriti se vogliamo rivivere, se vogliamo ritornare in vita.


Tutto questo mistero che si compie in Cristo avviene per grazia, è grazia di Dio.


Questo dono di vita che è salvezza, è prima di ogni altra cosa una grazia che il Signore ci concede. Ce lo concede a motivo della sua misericordia.


Paolo ci ha già detto che Dio è ricco di misericordia ed è proprio in questa ricchezza che dobbiamo trovare il fondamento della nostra salvezza, il principio della grazia che ci salva.


Cristo è la grazia, il dono di Dio all’umanità intera. Né il Giudeo e né il pagano hanno fatto qualcosa per poter meritare questa grazia, d’altronde neanche avrebbero potuto fare qualcosa, dal momento che per natura erano solo meritevoli d’ira, ma anche per natura erano immersi nella morte e nel peccato.


Chi è nella morte e nel peccato non può meritare. Niente può fare per essere salvato. La salvezza è solo per un dono d’amore, per una particolare grazia di Dio, per la misericordia con la quale il Signore lo avvolge e lo salva.


Questa grazia di Dio conferisce all’uomo la salvezza. Cosa è la salvezza in sé stessa?


La salvezza è prima di tutto ritorno dell’uomo in vita. L’uomo ritorna ad essere l’uomo voluto da Dio, creata da Lui a sua immagine.


Prima di ogni cosa la salvezza è liberazione dal peccato e dalla morte, perché l’uomo sia messo in condizione di vivere la vita ricevuta da Dio, per mezzo di Cristo Gesù.


Poiché noi siamo chiamati a rivivere con Cristo, la nostra vita non è più quella che Dio ci aveva consegnato all’inizio, la nostra vita è ora Cristo Gesù. È Lui la vita di ogni uomo.


Ogni uomo per grazia non solo ritorna a vivere, ma anche riceve una nuova vita: quella di Cristo Gesù in lui. È ora Cristo la vita del cristiano, la vita dell’uomo. In questa vita ogni uomo deve essere introdotto e chi ama l’uomo fa tutto, allo stesso modo che lo ha fatto Cristo Gesù, perché la vita di Cristo diventi la sua propria vita. Chi ama l’uomo deve amarlo come Cristo donandogli non solo la vita di Cristo, ma anche la sua propria vita, perché possa vivere quella vita che Dio ora gli dona, gli vuole dare in Cristo Gesù.


[6]Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù,


La vita che Dio ci ha dato in Cristo, perché noi la viviamo con Cristo e per Cristo, si puntualizza ora come risurrezione e come ascensione in Cristo nel cielo, dove ora il cristiano è assiso, sempre in Cristo.


Cristo è la vita del cristiano. Tutta la vita di Cristo è stata data al cristiano, deve essere data ad ogni uomo.


Qual è la vita di Cristo? È una vita di morte, di risurrezione, di ascensione gloriosa al cielo, dove ora è assiso alla destra del Padre.


Ebbene, questa stessa vita, l’unica, Cristo l’ha data a quanti credono in Lui. Chi crede in Lui, attraverso il sacramento del battesimo, vive la sua morte al peccato e ad ogni altra disobbedienza, viene risuscitato ad una vita nuova, da viversi tutta alla maniera di Cristo Gesù, viene anche elevato nell’alto dei cieli, per sedere dinanzi a Dio, sempre in Cristo, per contemplare il volto del Padre, per gustare la sua presenza, per lodare l’opera della sua misericordia.


La risurrezione a vita nuova è vera risurrezione. Con il battesimo l’uomo cristiano non è più l’uomo secondo Adamo, è ora uomo secondo Cristo, ad immagine di Cristo, e porta in sé il germe della vita di Cristo.


Si tratta ora si sviluppare tutta la potenza della risurrezione che Cristo ha seminato in Lui. Questo sviluppo in quanto è possibile, in quanto il seme della vita nuova, della risurrezione è vero.


Se non fosse vero, non potrebbe neanche essere sviluppato, portato a maturazione. Poiché è vero, chiunque lo vuole, può, con l’aiuto dello Spirito Santo, portare ogni frutto di bene, di amore, di misericordia, di bontà, di benevolenza, di santità, di ogni altra virtù.


La vita di Cristo è stata tutta riversata in lui, per questo motivo egli è in grado di farla crescere e maturare.


Questa è la differenza sostanziale tra un cristiano e uno che non crede in Cristo Gesù. Chi non crede in Cristo Gesù non ha in sé il seme della risurrezione di Cristo. Non può sviluppare tutti i frutti di bene che il seme contiene in sé.


Chi non crede in Cristo Gesù può vivere, sempre con la grazia che Dio gli concede per i meriti di Cristo, sviluppare quella bontà naturale, che non è assolutamente la perfezione di santità a cui è chiamato ogni uomo in Cristo Gesù. Questo deve essere detto per motivi di verità, che sono motivi di fede, che sono il motivo della novità che Cristo è venuto a creare in noi, risuscitandoci in Lui a vita nuova ed eterna.


Su questa differenza dobbiamo fondare la nostra certezza: è possibile far morire in noi la vecchia natura. Essa può morire, perché una nuova è stata seminata e questa nuova natura è tutta ad immagine di Cristo Gesù, anzi è la natura di Cristo che è stata seminata in noi, perché noi la facciamo fruttificare, secondo tutta la forza della virtù che è nello Spirito Santo che ci è stato dato. Anzi è stato proprio Lui a seminare nei nostri cuori la nuova vita, quella di Cristo Gesù, che noi dobbiamo realizzare e portare a compimento.


Assieme alla risurrezione Gesù ci ha fatti salire anche nel cielo. Siamo in Lui accanto a Dio, presso Dio.


Questa elevazione nei cieli ci obbliga ora a vedere tutto sotto l’aspetto del cielo, dell’eternità, di Dio, dello Spirito Santo, di Cristo Gesù.


Il cristiano è uno che con lo spirito vive già nel cielo, a lui non resta che portare anche il suo corpo nel cielo, ma deve portarlo alla maniera di Cristo Gesù, facendone un sacrificio d’amore per la gloria di Dio Padre, per la redenzione dei suoi fratelli.


Questo è richiesto al cristiano. Questo il cristiano deve fare se vuole veramente vivere in Cristo, con Cristo, per Cristo, assiso alla destra del Padre.


[7]per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.


Il concetto, la verità che Paolo esprime in questo versetto merita proprio di essere colta in ogni suo particolare, di essere evidenziata in tutta la sua bellezza.


Paolo ha detto già che tutto è grazia, tutto è dono della sua bontà, tutto proviene dalla sua misericordia, tutto si compie e si realizza in Cristo Signore.


Tutto questo noi lo conosciamo già, avendocene parlato con ogni dovizie fin dal principio di questa Lettera.


Paolo parla ora di un fatto che in verità ha già accennato, ma sotto altro aspetto. Dio vuole mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia, come, perché?


La straordinaria ricchezza della sua grazia è prima di tutto Cristo Gesù risorto. Nessuno può dare la vita, se non Dio.


Tutti gli uomini dovranno un giorno fare la differenza tra loro e Cristo Gesù. Questo vale anche per ogni fondatore di religione.


Tutti i fondatori di religione sono e giacciono nella morte, sono morti. Cristo invece è vivo, è presso Dio, è assiso alla sua destra.


Perché Dio ha solo risuscitato Gesù e non ha risuscitato gli altri? Oppure perché gli altri dei – che in verità non esistono – non hanno risuscitato coloro che hanno fondato il culto in loro?


Il motivo è semplice: perché solo Cristo è il Figlio di Dio, solo Lui è la vita degli uomini, solo Lui è il vero e l’unico Redentore, solo Lui è il solo salvatore e liberatore dalla morte.


Dio attesta questa verità liberando Lui per prima dalla morte, Cristo Gesù nostro Signore.


Gesù è l’unico vero Salvatore perché Lui non è nella morte come gli altri e non c’è salvezza se non dalla morte. Poiché egli è libero dalla morte e libera gli altri dalla morte, lui è il vero liberatore. Gli altri dicono parole, che non possono compiere. Gesù dice parole che può compiere, che compie in Lui e in noi, poiché Lui è risorto, Lui ci risuscita, oggi e nell’eternità, oggi nello spirito, nell’anima, domani anche nel nostro corpo, che renderà tutto spirituale, simile al suo.


Qual è la straordinaria ricchezza della sua grazia che Dio dovrà mostrare per i secoli futuri?


È certamente la ricchezza della risurrezione, ma non quella del corpo. Questa non è l’unica straordinaria ricchezza della grazia di Dio.


La straordinaria ricchezza è la forza della risurrezione di Cristo, la forza della vita di Cristo che immessa in un cuore è capace di trasformare questo cuore e renderlo in tutto simile a quello di Cristo, capace di amare, fino al dono supremo di sé.


La straordinaria potenza e ricchezza della grazia di Dio è la santità cristiana. Solo la grazia di Dio, in Cristo Gesù, è capace di fare i santi. Dio manifesterà domani la santità e questa canterà la straordinaria efficacia, potenza, grandezza della misericordia di Dio.


Sarà la santità dei cristiani che aumenterà il dolore dei dannati nell’inferno. Costoro vedranno quale straordinaria grazia il Signore aveva conferito loro e loro l’hanno usata invano, per niente. L’hanno nascosta nel loro cuore senza lasciare che essa potesse sviluppare il germe della santità.


La santità cristiana è la più grande prova nel mondo della risurrezione di Cristo Gesù e della nuova vita che la risurrezione crea nel cuore di chi crede e si lascia condurre dallo Spirito per divenire nel mondo il Cristo vivente che cammina in mezzo ai suoi fratelli per condurli alla salvezza.


[8]Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio;


In questo versetto sono due i concetti che bisogna evidenziare con particolare attenzione. Tutto il resto è già di nostra conoscenza.


Viene qui chiaramente espresso il legame che esiste tra fede e salvezza. Viene ancora una volta ribadito che la salvezza non è un frutto della terra, ma è un dono di Dio.


Che la salvezza non nasca da noi, lo si è già evidenziato e chiarito a motivo della morte nella quale l’uomo giace dopo il peccato. Su questo non c’è neanche più bisogno che ci si soffermi.


Merita invece una particolare attenzione il legame tra salvezza e fede. La salvezza dell’uomo avviene mediante la fede. La fede nasce dalla predicazione. La predicazione è il dono della Parola di Dio. La Parola di Dio è data dagli Apostoli. Gli Apostoli verificano che ogni parola che la Chiesa dona sia Parola di Dio, perché se è parola di uomini, essa non produce salvezza, perché non genera la fede in chi ascolta.


C’è un legame intrinseco tra Parola e fede, tra fede e salvezza, che deve essere sempre conservato, ma anche sempre posto in essere. Chi vuole creare salvezza in questo mondo deve avere lui per primo chiara la fonte della salvezza e la via per accedere ad essa, ma anche chi indica questa via.


Chi indica la via è la Chiesa, chi verifica che questa via sia quella giusta sono gli Apostoli. La via per accedere alla salvezza è la fede, la fede però è nella Parola di Cristo.


La Chiesa prima dona la Parola di Cristo, la parola di Cristo suscita la fede nel cuore; il cuore chiede la salvezza di Cristo, la Chiesa gli dona Cristo attraverso il sacramento del battesimo e gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana.


Quando questo legame viene conservato, verificato, corretto, se qualche errore si è infiltrato in esso, la salvezza si compie. Le porte della vita si aprono e molti entrano nella vita eterna che è Cristo, che è in Cristo, che è con Cristo e per Cristo.


Oggi invece siamo su di un piano assai distante, anzi siamo su di un piano totalmente contrario a questo, che Paolo ci manifesta, come una via per poter accedere alla straordinaria ricchezza che è contenuta nella risurrezione di Cristo Gesù.


Questo piano, opposto e contrario, è la scissione tra fede in Cristo e salvezza in Cristo. Si vorrebbe e si vuole la salvezza in Cristo Gesù, senza la fede in Lui, senza la predicazione, senza la Chiesa, senza gli Apostoli.


Questo è contrario alla retta fede. Questo pensiero non produce salvezza. Che questo pensiero sia erroneo lo attesta il fatto che esso non produce santità cristiana, non genera cristiformità nel mondo e tutto ciò che non genera cristiformità nel mondo, cristiformità visibile, non genera neanche salvezza, perché la salvezza è la risurrezione di Cristo che fruttifica nel cristiano, in colui che è passato attraverso la fede, si è immerso nel sacramento della morte e della risurrezione ed è rinato come nuova creatura, creatura cristiforme, chiamata ad essere simile in tutto a Cristo Gesù, nella morte e nella vita.


Se la Chiesa vuole essere incisiva nel mondo quanto a frutti di salvezza e di santità, deve correggere questo pensiero nei suoi figli. Deve iniziare a legare indissolubilmente fede in Cristo e salvezza in Cristo, fede in Cristo e Parola di Cristo, Parola di Cristo e retta predicazione, retta predicazione e verifica di essa attraverso il ministero dell’Apostolo.


Se non fa questo non fa niente, perché tutto il resto che fa non genera salvezza. Anche i sacramenti senza la fede, senza la Parola, non producono i frutti della santità cristiana in chi li riceve. Si riceve la santità nei sacramenti, ma senza Parola non si può operare in noi la santificazione della vita.


I mali che una tale teoria ha prodotto nel mondo sono infiniti e ci vuole un’eternità per poterli riparare, se basta.


Speriamo che quanti hanno responsabilità nella Chiesa comprendano questo e mettano tutta la loro autorità perché si ripristini questo legame, il solo che genera salvezza nel mondo: fede in Cristo e salvezza in Cristo sono una cosa sola e una cosa sola devono sempre rimanere. Chi le separa, non crea salvezza, ma distruzione; non semina vita, ma morte; non lavora per Cristo, ma per il principe di questo mondo. Chi le separa (fede e salvezza) altro non fa che operare contro Cristo, lavorare perché l’uomo resti e dimori nella morte.


Un errore morale, anche il più grave, al massimo può provocare scandalo! Può indurre qualcuno a commettere il peccato, ma sa che è peccato.


Questo errore invece giustifica l’assenza di fede e di Vangelo nel mondo. Questo errore fa ritornare l’uomo nelle tenebre e nella morte. Non solo. Tutto il mondo viene giustificato nelle sue tenebre e nella sua morte. Questa è la gravità. Contro questa gravità nessuno alza la voce, nessuna parla, tutti stanno in silenzio, lasciando che questa eresia si espanda per il mondo intero, senza più possibilità di poterla in qualche modo riparare.


Questo non è allarmismo, non è esagerazione. È la pura verità. È quel mondo che ha dimenticato il Vangelo e che vive senza il Vangelo e che senza il Vangelo vuole acquisire la salvezza.


Che il Signore venga presto a liberarci da questo errore e da questa eresia.


[9]né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.


Paolo non vuole che qualcuno si illuda, che pensi male, che dica cose che non sono vere.


La salvezza non viene da noi. Potrebbe allora venire dalla nostre opere.


La salvezza non viene neanche dalle nostre opere. Non ci sono opere di vita quando l’uomo è nella morte a causa del peccato.


Il passaggio dalla morte alla vita e dal peccato alla grazia è solo per un dono della misericordia di Dio in Cristo Gesù.


Questa grazia e questa misericordia è necessaria all’uomo prima del battesimo, ma anche dopo il battesimo.


Se dopo il battesimo commette un solo peccato veniale, questo peccato non lo può espiare con le sue opere buone, questo peccato può essere solo perdonato, per misericordia e per grazia di Dio.


L’uomo nulla può fare per rimettersi il peccato. Questa è la verità. Poiché non si può perdonare un solo peccato, per sua opera, tutto egli deve attendere da Dio in ordine alla sua salvezza.


Questa discende solo dal cielo. Nessuno quindi può dire a Dio di aver fatto qualcosa perché gli debba concedere la salvezza, perché la salvezza dal principio alla fine e in ogni passaggio successivo è solo opera della misericordia e della grazia che Dio ci concede in Cristo Gesù.


Nessun vanto pertanto, nessuna gloria, né dinanzi a Dio, né dinanzi al mondo. Ogni gloria e ogni vanto devono essere nel Signore. Solo di Lui ci dobbiamo gloriare e solo per Lui, perché ha avuto pietà di noi e ci ha concesso il dono della salvezza in Cristo Gesù, Signore nostro.


Questo vale sia per i Giudei che per i pagani. Nessun merito del Giudeo per rapporto al pagano e nessun demerito del pagano per rapporto al Giudeo. Pagani e Giudei sono gli uni e gli altri nella morte, perché gli uni e gli altri sono figli di Adamo, e come tali sono sotto il regime del peccato, della disobbedienza, della trasgressione.


Gli uni e gli altri possono solo benedire, lodare, ringraziare, esaltare la misericordia di Dio che ha avuto pietà di loro e li ha salvati mediante la fede in Cristo Gesù.


[10]Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.


Chi è il cristiano e cosa ha fatto di lui il Signore?


Il cristiano è l’opera di Dio. È solo opera di Dio ed è solo per opera di Dio.


Quest’opera da Dio è stata fatta in Cristo Gesù. Dio ci ha creati in Cristo Gesù.


All’inizio del tempo Dio ci ha creati fuori di Dio, anche se ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, ma siamo fuori di Lui. Lui è Lui, noi siamo noi.


Ora invece, nella nuova creazione, noi non siamo fuori di Cristo, siamo creati in Cristo, per mezzo di Cristo, ma rimaniamo in Cristo, formiamo con Lui un solo corpo, siamo il corpo di Cristo presente nel mondo, siamo il corpo visibile di Cristo. Questa è la verità.


Se prima avevamo l’obbligo morale e spirituale di vivere secondo l’immagine e la somiglianza di Dio, che ci costituiva, ora quest’obbligo è più grande.


Se siamo in Cristo, dobbiamo essere anche come Cristo; se siamo in Cristo, dobbiamo vivere tutta la vita di Cristo, quella vita che Lui ha vissuto sulla terra, quella vita che è divenuta un sacrificio per il Padre suo a beneficio della nostra redenzione eterna.


Essendo noi in Cristo, essendo corpo di Cristo, siamo chiamati a compiere la vita di Cristo in noi. Cristo deve vivere la sua vita in noi, allo stesso modo che l’ha vissuto nel corpo che ha ricevuto dalla Vergine Maria, Madre della Redenzione.


Tutto questo Paolo lo dice attraverso una espressione che fa tutto risalire alla volontà di Dio: siamo stati “creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo”.


Cosa ha predisposto Dio e quali sono le opere buone che noi dobbiamo praticare?


Cristo è l’opera di Dio, la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione. Noi siamo chiamati a realizzare la vita di Cristo in noi. Dobbiamo fare della nostra vita un sacrificio di gloria per il nostro Dio.


Come? Raggiungendo la più alta e più perfetta imitazione di Cristo. Si badi bene però: imitazione non nelle opere che Lui ha compiuto, perché quelle sono sue e solo sue.


Imitazione nell’obbedienza alla volontà del Padre. Poiché è lo Spirito Santo che ci mette in comunione con la volontà che il Padre ha su di noi, è giusto che sia Lui, lo Spirito di Dio, a guidarci atto per atto e momento per momento, alla realizzazione di Cristo in noi nella più perfetta obbedienza a Dio. Facendo così, noi realizziamo Cristo in noi, perché compiamo la sua obbedienza, compiamo l’offerta del suo corpo al Padre per la redenzione e la salvezza del mondo intero.


Come si può constatare la salvezza vera non è l’entrata dell’uomo nella grazia, ma è la realizzazione di Cristo in noi.


Un uomo è nella salvezza quando realizza pienamente l’obbedienza di Cristo in lui, quando fa del corpo di Cristo, ed è questa l’opera buona che Dio ha predisposto che noi facciamo, nel suo corpo, un’offerta per la gloria di Dio, e questo avviene solo nell’obbedienza alla sua volontà, per mozione e per guida dello Spirito Santo.