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PER OPERA DI GESÙ CRISTO


 


La parola dell’apostolo quando è Parola di Cristo Gesù? La parola dell’apostolo deve essere sempre Parola di Gesù. L’apostolo non può avere una sua parola, mai. Egli è di Gesù, si è consegnato a Lui, a Lui si è consacrato, da Lui si è lasciato investire della sua stessa missione, da Lui ha ricevuto la Parola da dire e anche le modalità secondo le quali dirla. Inoltre l’apostolo di Gesù non ha più una sua vita, non deve averla. In Lui deve vivere tutta la vita di Cristo. Se è Cristo che vive in Lui, se è Cristo che agisce in Lui, se è Cristo che opera in Lui, è anche Cristo che parla e che dice solo la sua Parola di salvezza, di redenzione, di giustificazione, di amore e di verità all’uomo, ad ogni uomo. L’apostolo di Gesù è chiamato alla più grande e più perfetta conformazione della sua vita a quella di Cristo. Se farà tutto questo, se come Cristo ogni giorno crescerà in grazia e in sapienza, crescerà in Cristo fino a diventare con Lui una cosa sola, la sua parola sarà sempre quella di Cristo Gesù, sarà una parola che salva e che redime l’uomo. Se questo non lo farà, perché vorrà conservarsi la sua vita, neanche la Parola di Cristo sarà più quella che lui dice, dirà una sua personale parola, ma questa non salva e non redime nessuno. Salva solo la Parola di Gesù, detta da Gesù, secondo le modalità di Gesù, che vive nell’apostolo.


Con i tratti e i lineamenti di Cristo Gesù. Presentarsi con i tratti e con i lineamenti di Gesù significa proprio questo: conformarsi in tutto a Cristo, divenire una cosa sola con Lui, in modo che sia Gesù a vivere nell’apostolo. Questo processo di assimilazione a Cristo richiede un impegno costante dell’apostolo perché dallo Spirito Santo si lasci impastare di grazia e di verità. Più sarà impastato di grazia e di verità, più sarà conforme a Cristo, più si presenterà dinanzi al mondo con i tratti e con i lineamenti del Signore Gesù. Questa conformazione deve raggiungere la crocifissione. È il tratto essenziale, che dona valore ad ogni altro tratto, perché esprime e rivela la piena sottomissione dell’apostolo alla volontà del Padre usque ad mortem.


La vocazione dell’apostolo: associazione al mistero dell’incarnazione per la redenzione del mondo. L’apostolo del Signore non ha altre vocazioni da svolgere, altre mansioni da compiere. Egli è associato in modo particolare alla vita di Cristo Gesù, al suo mistero, alla sua vocazione, alla sua missione, fino a divenire con Cristo un solo mistero di vocazione e di missione, ma anche un solo mistero di obbedienza e di crocifissione per la redenzione del mondo. Quando lui comprenderà ciò che il Signore ha fatto di lui, come lo ha unito al mistero del suo Figlio Unigenito, saprà anche che non è lecito vanificare il suo mistero attraverso la vanificazione della sua vocazione. E sempre si vanifica il mistero quando si dona alla vocazione apostolica un’altra dimensione, un’altra forma, che non sia quella vissuta da Cristo Gesù e sul modello e secondo l’esempio che ci ha lasciato Cristo Gesù. In questo la Chiesa deve fare molta attenzione a non confondere usi, forme, costumi, modalità di comprendersi, con la vocazione che le ha lasciato Cristo. È da Cristo che sempre bisogna partire e mai dagli uomini, anche se santi, santissimi. Ma il loro modo è un modo, non è il modo di vivere il mistero di Cristo.


La vita dell’apostolo è un seme che cade in terra. Si è già detto che l’apostolo non ha una sua vita propria. Egli ha consegnato tutto della sua vita a Cristo Gesù, perché Cristo ne faccia un altro se stesso da inviare nel mondo allo stesso modo secondo il quale il Padre ha inviato Lui nel mondo. Cristo Gesù è il seme che dal cielo è stato seminato sulla terra, sulla terra è morto, si è lasciato crocifiggere per obbedienza, per amore del Padre e per manifestare la sua gloria. Questa morte ha prodotto un seme di vita eterna per tutto il genere umano. L’apostolo del Signore è chiamato a continuare la morte di Cristo Gesù e la sua fruttificazione. Anche lui, come il suo Maestro e Signore, è chiamato a cadere in terra e lasciarsi morire per amore, per la gloria del Padre, in obbedienza a Lui. Sarà dalla sua capacità di morire per amore che frutti di redenzione cresceranno sulla terra e produrranno tanta conversione e tanta fede al Vangelo.


Tutto è nelle mani dell’apostolo. Tutto è nelle mani dell’apostolo, perché tutto Dio, tutto Cristo, tutto lo Spirito Santo, si sono messi nelle mani dell’apostolo del Signore. Ma l’apostolo del Signore è tutto questo, se tutto l’apostolo del Signore è nelle mani di Dio Padre, di Cristo Signore, dello Spirito Santificatore. Se lui non si consegna interamente a Dio, neanche Dio si dona interamente all’apostolo. Dio non potrà più agire per mezzo dell’apostolo, perché l’apostolo non si è dato interamente a Dio. Nella consegna totale a Dio è la redenzione e la santificazione del mondo; nella non consegna il mondo è abbandonato a se stesso, anche se l’apostolo lavora in esso. Il suo è un lavoro dell’uomo, non è, non potrà mai essere il lavoro di Dio Padre, di Cristo e dello Spirito in lui. Nella consegna è la santificazione del mondo; nella non consegna è la perdizione del mondo. La vera pastorale è nella consegna dell’apostolo al Signore. Il resto, tutto il resto, lo farà il Signore, come lo ha fatto in Cristo che si è consegnato totalmente al Padre nello Spirito Santo.


Dio bontà eterna ed infinita. La natura di Dio è bontà eterna ed infinita. Tutto ciò che è nel mondo nasce, per volontà, per creazione, da questa bontà eterna ed infinita. Solo il Figlio Unigenito nasce fin dall’eternità, cioè prima del tempo e della storia, da sempre, da Dio per generazione. Se tutto proviene dalla bontà eterna ed infinita di Dio, tutto porta in sé questa immagine di bontà. Ogni cosa è uscita buona dalle mani di Dio. Ogni cosa si è deturpata, a causa del peccato dell’uomo, che ha trascinato il creato nella sua corruzione. Con Cristo però anche il creato ha ricevuto nuova forma di essere nel suo corpo glorioso, incorruttibile, immortale, spirituale. Ad immagine del suo corpo di gloria e di spirito, di luce, dobbiamo pensare noi i cieli nuovi e la terra nuova, dove tutto manifesterà ed esprimerà la bontà eterna ed infinita del nostro Dio.


Benedetti in Cristo. Dio ci ha benedetti in Cristo. Cristo è la nostra benedizione. Ci ha benedetti in Cristo creandoci per mezzo di Lui: del Verbo della vita; ci ha benedetti in Cristo, ricreandoci per mezzo di Lui, cioè del Verbo della vita incarnato, morto, risorto, gloriosamente asceso al cielo. La benedizione con la quale Dio ci ha benedetti in Cristo Gesù non consiste solamente nell’averci fatti a sua immagine e somiglianza, quindi impastati della sua carità e del suo amore eterni ed infiniti, quanto piuttosto nell’averci chiamati ad essere in tutto simili e conformi all’immagine del suo Figlio Unigenito, fino a farci divenire con Lui un solo corpo, una sola vita, un solo mistero di morte e di risurrezione, ma anche di gloria eterna nel cielo. La benedizione di Dio in Cristo è elevazione in Cristo, immersione in Lui, nel suo mistero, partecipazione alla sua missione, compimento sulla terra e nel cielo del suo stesso mistero di grazia e di verità.


Tutto è nell’eternità. Il mistero dell’uomo non è stato pensato da Dio dopo la sua creazione. Il mistero dell’uomo è tutto pensato e voluto da Dio nell’eternità, prima della creazione dell’uomo. Non c’è un mistero pensato da Dio, distrutto dall’uomo, o rovinato, e poi, nella storia, un altro intervento di Dio, per salvare il suo primitivo progetto. Queste cose le fanno gli uomini che fanno le cose ma non sanno poi cosa le cose facciano. L’uomo agisce così perché non sa cosa avviene di tutto ciò che lui fa fra un istante. L’uomo è colui che deve correre sempre ai ripari, deve incessantemente lavorare per migliorare ciò che ha fatto, perché con l’opera delle sue mani altro non fa che rovinare se stesso e l’intero creato, oppure perché è così imperfetta che necessita di più grande perfezione, al fine di produrre ciò che per cui una cosa è stata pensata. Dio invece è eterna sapienza, intelligenza, eterna visione della storia e dell’uomo e questo ancor prima che l’uomo esista. Ancora prima della creazione Dio ha visto l’uomo e la sua vita reale, ha visto la sua volontà, la risposta al suo comando. Ha visto che l’uomo senza Cristo in Lui mai sarebbe potuto divenire quello che è chiamato ad essere. Ha visto che è necessaria la grazia della redenzione nello Spirito Santo perché l’uomo raggiunga la perfezione alla quale è stato chiamato, secondo il progetto di Dio. Dio ha visto Cristo come progetto unico dell’uomo, ma ha visto Cristo crocifisso come progetto dell’uomo e questo prima della creazione del mondo, prima dell’inizio della storia. Dio ha visto l’uomo in Cristo e ha visto Cristo incarnato come la perfetta immagine dell’uomo. Questo è il progetto di Dio e questa la vocazione dell’uomo: divenire ad immagine di Cristo.


Cristo è insieme progetto di Dio e salvatore del progetto. Dio non ha nella sua mente, nel suo cuore, nella sua volontà se non Cristo. In Cristo vede ogni cosa e anche l’uomo, per Cristo vede ogni cosa e anche l’uomo; con Cristo vede il creato e anche l’uomo. Cristo Gesù è l’unico progetto di Dio, in quest’unico progetto di Dio ogni uomo deve inserirsi se vuole divenire ciò che è stato chiamato ad essere prima della fondazione del mondo. Dio, creando l’uomo, lo ha anche visto nella sua disobbedienza; creando l’uomo, lo ha voluto redento e salvato in Cristo, per Cristo, con Cristo. Cristo è il fine, il progetto, lo scopo di ogni uomo. In Cristo è la realizzazione della vera umanità. Questa è la verità secondo la quale siamo stati fatti, questa è anche la verità da realizzare. Cristo è la nostra verità. È la verità di ogni uomo, perché ogni uomo è stato creato in questa verità, perché si facesse secondo questa verità, divenisse la verità di Cristo nella storia. Cristo è l’unico progetto di Dio, ma anche il salvatore del progetto di Dio a causa dell’uomo visto da Dio condannato alla morte eterna senza la sua immersione nella verità di Cristo, senza la redenzione di Cristo, senza il dono dello Spirito di Cristo. Senza Cristo l’uomo è visto fin dall’eternità in uno stato di morte. È questo il motivo per cui Dio ha pensato l’uomo possibile solo in Cristo Gesù, possibile però solo attraverso un atto di redenzione che è salvezza del progetto di Dio. La redenzione per la croce è pensiero eterno di Dio, perché visione eterna di Dio è la morte dell’uomo senza la redenzione di Cristo, senza la sua incarnazione, senza la sua immolazione sulla croce. È questo il mistero dei misteri, è il mistero che Dio vede fin dall’eternità, a causa della creazione dell’uomo, che è stato fatto ad immagine di Dio, dotato anche di volontà che avrebbe potuto dire di no a Dio e quindi distruggere il mistero dell’uomo. Dio però fin dall’eternità non ha voluto che l’uomo distruggesse il suo mistero e fin dall’eternità ha pensato ad un modo infallibile perché il mistero fosse salvo in eterno: ha pensato Cristo, ha pensato l’uomo in Cristo, lo ha pensato redento e salvato, ma anche reso una sola vita in Lui.


Vocazione: santi e immacolati. Da Dio in Dio nella sua carità. È manifestata in questa frase qual è la vocazione dell’uomo, di ogni uomo: essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità. L’uomo ha una sua vocazione naturale, costitutiva del suo essere. Egli viene dalla carità di Dio, in Dio deve ritornare, ma rivestito della sua carità. Questo non può avvenire se non attraverso l’accoglienza di Cristo Gesù, divenendo con Lui una cosa sola, una sola vita, una sola carità crocifissa per obbedienza al Padre dei cieli.


L’essere incompiuto dell’uomo. Questa vocazione ci porta e ci conduce ad un’altra verità che caratterizza la natura dell’uomo. Egli come essere creato è stato fatto perfetto da Dio, ma incompiuto. Gli è stata donata la perfezione da realizzare, da raggiungere. Solo in questa perfezione è il compimento della sua natura, solo in questa perfezione l’uomo diviene, si fa uomo secondo il disegno di Dio. Se creato perfetto, ma incompiuto egli è obbligato, se vuole essere se stesso, ad iniziare un vero cammino di santità al fine di raggiungere la perfezione cui è stato chiamato da Dio nell’atto stesso della sua creazione. Se questo non lo fa, l’uomo sarà semplicemente abbozzato, ma non compiuto, ha iniziato il cammino nella sua umanità, ma non l’ha portato a compimento.


Pensato creatura e figlio. L’uomo per compiersi ha bisogno di sapere qual è la perfezione cui lo chiama il suo Signore. Prima di tutto deve rendersi perfetto come creatura, sviluppando e portando a compimento tutte le potenzialità che Dio ha racchiuso nella sua natura, creandola. Tutto questo non può avvenire se non attinge continuamente in Dio la verità sul suo essere e sul suo divenire. È la rivelazione che ci manifesta come l’uomo deve raggiungere la perfezione di se stesso. Deve raggiungerla attraverso l’osservanza della volontà di Dio. È Dio, è la sua volontà l’unica norma della perfezione dell’uomo. Oltre che come creatura, l’uomo dovrà rendersi perfetto anche come figlio. Figlio di Dio per natura è uno solo: Cristo Gesù. La vocazione dell’uomo è quella di rendersi in tutto conforme all’immagine di Gesù, Figlio unigenito del Padre. Se manca questo compimento, egli non si realizza. La sua umanità è come abbozzata, ma non compiuta; non è compiuta perché non ha formato dentro di sé l’immagine del Figlio Unigenito del Padre. Se poi esce dalla volontà di Dio, l’uomo non solo rimane incompiuto; cade nella morte nel tempo, che poi si consumerà nell’eternità come privazione di Dio nei tormenti dell’inferno.


Cosa è la predestinazione. La predestinazione cristiana e cattolica dice una sola verità: Dio ha stabilito, prima della creazione dell’uomo, qual è la vocazione dell’uomo. Questa vocazione poiché concepita senza il concorso, o la volontà dell’uomo si chiama predestinazione. L’uomo fin dall’eternità è predestinato ad essere conforme all’immagine di Cristo Signore. Questa vocazione non si compie da sé, si realizza attraverso la partecipazione attiva e responsabile dell’uomo, chiamato in causa, perché tutto se stesso è stato consegnato alla sua volontà. Dove c’è in gioco la volontà dell’uomo non si può più parlare di predestinazione in senso assoluto, nel senso cioè che Dio abbia deciso quale sarà la sorte futura dell’uomo, indipendentemente dalla volontà dell’uomo. Noi siamo chiamati, ma tutto è stato posto nella nostra volontà. Se vogliamo, possiamo realizzare Cristo in noi; se non vogliamo, Dio non costringe ad amarlo, a compierci, a realizzare la nostra vocazione.


La missione della Chiesa è nella realizzazione della vocazione dell’uomo. Se ci chiediamo ora qual è la missione della Chiesa, la risposta non può essere che una sola: la Chiesa deve aiutare ogni uomo a conoscere la propria vocazione, a sceglierla, a realizzarla, offrendo sempre ad ogni uomo quegli aiuti di verità e di grazia che Cristo ha posto nelle mani della Chiesa perché da essa fossero dati ad ogni uomo. Se la Chiesa non aiuta gli uomini a realizzarsi compiendo in loro l’immagine di Cristo Gesù, essa ha fallito la sua missione. Può fare tutto per l’uomo, ma in verità non ha fatto e non fa niente.


In Cristo, per Cristo, con Cristo si realizza la vocazione di ogni uomo. È Cristo la vocazione dell’uomo, ma è anche in Cristo, per Cristo, con Cristo che questa vocazione si realizza e si compie. La Chiesa deve perciò impegnare ogni sua energia spirituale e fisica perché Cristo sia dato ad ogni uomo, sia dato nella sua verità, nella sua grazia, sia dato come modello di vita, come Sacramento, come esempio, come presente e come futuro eterno dell’uomo. Se Cristo non viene dato, ma viene dato altro, la Chiesa ha fallito la sua missione, è venuta meno al suo mandato. Per questo bisogna porre ogni attenzione, ogni prudenza, ogni intelligenza e ogni sapienza perché solo Cristo sia il dono della Chiesa all’umanità intera.


Creazione e redenzione: unico mistero, unico progetto. Si è già detto: Creazione e redenzione sono un unico mistero, un unico progetto divino per l’uomo. Così anche come il mistero di Cristo è il mistero dell’uomo, mistero tutto realizzato da Cristo, mistero tutto da realizzare nell’uomo. Su questo bisogna insistere con maggiore incisività. Oggi c’è come un’allergia al mistero di Cristo e tutto nella Chiesa a volte si riduce ad un’opera di umanesimo, cioè del fare del bene agli altri. Noi non siamo stati chiamati a fare del bene agli altri, siamo stati chiamati a farlo come Cristo l’ha fatto, a donare cioè la vita per la conversione dei cuori, ma donarla divenendo una cosa sola in Cristo Gesù. L’unico mistero, l’unico progetto di creazione e di redenzione poiché si compie solo in Cristo Gesù, è in Cristo Gesù che è possibile realizzarlo, attuarlo. Al di fuori di Cristo ogni altro progetto non è quello vero, anche se realizzato, non compie l’uomo. Questa è la verità.


Dalla fede la missione. Qual è oggi la fede della Chiesa in base alla sua missione? È sempre dalla fede che dobbiamo partire, se vogliamo assolvere secondo verità alla missione che il Padre dei cieli ci ha consegnato in Cristo Gesù. È anche vero che osservando i frutti della missione della Chiesa possiamo sempre risalire alla fede che la anima dentro. È giusto che si dica che oggi la Chiesa ha perso molto della sua fede. Spesso non è Cristo che essa propone, ma una morale. Non c’è possibilità alcuna di osservare la morale, se non in Cristo, ma la nostra morale è la vita di Cristo, la nostra fede è Cristo, la nostra verità è Lui, come anche la nostra vita è Lui, perché Lui è la nostra grazia. La crisi vera della Chiesa attuale è la sua fede. In molti discepoli del Signore non c’è autentica e vera fede in Cristo, nel suo mistero, nella sua verità, nella sua grazia, nella vocazione eterna dell’uomo, che è quella di realizzare Cristo nella propria vita. Questa fede bisogna oggi inculcare, donare, annunziare, profetizzare, altrimenti avremo sempre dinanzi ai nostri occhi un uomo non solo incompiuto, ma nella morte, che compie solo atti di morte, perché incapace di compiere atti di vita e di verità.


Grazia vincibile”, “carne invincibile”. C’è un errore che oggi serpeggia in molte menti, e abita in tanti cuori. Costoro pensano che sia difficile, se non impossibile vincere la loro carne. Per cui da un lato per loro abbiamo la carne che è invincibile, mentre essa è vincibile; e dall’altro abbiamo la grazia da loro dichiarata vincibile, inefficace, mentre in verità essa è una potenza capace di sconvolgere ogni via umana, fino a portare l’uomo nelle più alte vette della santità di Cristo. Se non invertiamo la nostra fede, se non crediamo che la carne è vincibile, mentre la grazia invincibile, a poco a poco riusciremo a giustificare ogni peccato e veramente la nostra carne sarà resa invincibile, ma per nostra volontà, per nostra responsabilità e non certamente perché così realmente è la nostra carne.


La salvezza non è una sovrastruttura. Così concepita la salvezza, non è una sovrastruttura, è vera e propria vocazione. Se vocazione naturale e soprannaturale, se vero compimento del proprio essere, ognuno è obbligato a lasciarsi salvare da Cristo Gesù, se vuole portare a compimento se stesso. Cristo è necessario all’uomo per il suo essere più che il suo stesso essere, poiché solo in Cristo l’essere dell’uomo diviene se stesso, si fa, si realizza e si compie secondo la sua naturale e soprannaturale vocazione. In tal senso possiamo affermare che l’uomo così come è stato concepito da Dio è solo possibile in Cristo Gesù. Chiunque è fuori di Cristo, è anche fuori del disegno originario di Dio. A questo deve provvedere la Chiesa, cui è stata demandata la missione di portare e di condurre ogni uomo a Cristo, perché in Cristo, per Cristo e con Cristo compia la vocazione, realizzi il suo essere, diventi l’uomo voluto e pensato da Dio fin dall’eternità. In Cristo il compimento avviene solo per redenzione, ma la redenzione suppone la predicazione di Cristo, ma anche l’accoglienza di Cristo. Non c’è redenzione, se manca la predicazione di Cristo, non c’è redenzione se non avviene l’accoglienza di Cristo, se non si diviene con Lui un solo mistero e una sola vita.


In Cristo per remissione. Cosa è la remissione. La remissione è il perdono del peccato, di ogni peccato, sia quello originale che attuale. La remissione è per Cristo, perché Cristo ha espiato per noi. È stato Lui che ha tolto il nostro debito, cancellato il nostro peccato. La remissione dei peccati è opera della ricchezza della grazia che Dio ci ha dato tutta in Cristo Gesù. La remissione avviene sulla croce. Questo deve insegnarci che ogni remissione ha un costo e il costo è la croce del Figlio di Dio Incarnato, è la croce di Dio. Dio nel suo Figlio diletto è morto perché noi avessimo cancellata la nostra colpa, espiato il nostro peccato, fossimo elevati a dignità divina ed eterna, attraverso la partecipazione dell’uomo alla natura divina. La remissione ci insegna che se il peccato è costato la croce di Cristo, ciò significa che ogni peccato costa la croce di Cristo. Chi ama Cristo libera Cristo dalla croce, perché ogni peccato è crocifissione di Cristo Gesù.


Dio impegna se stesso nell’opera della redenzione. Nell’opera della nostra redenzione Dio ha impegnato tutto se stesso, impegnando tutto il Figlio e lo Spirito Santo. Essa è però l’opera di Dio e dell’uomo; è l’opera dell’Uomo-Dio, ma anche deve essere l’opera di ogni uomo in Dio, cioè nell’Uomo-Dio. Anche questa verità è difficile da comprendere, da accogliere, da vivere. Si vorrebbe oggi la redenzione come sola opera di Dio. Questo è impossibile. Essa deve sempre rimanere unica opera di Dio, ma anche unica opera dell’uomo, fatta da Dio nel Dio-Uomo, fatta dall’uomo nel Dio-Uomo. Nel Dio-Uomo l’uomo e Dio compiono la redenzione dell’uomo. Anche questa verità oggi viene poco annunciata, poco proclamata. È come se Cristo, l’Uomo-Dio non fosse più necessario alla nostra redenzione, alla nostra partecipazione alla redenzione del mondo. Invece tutto è in Cristo che avviene. Dio opera in Cristo, l’uomo opera in Cristo, per l’uomo e Dio che opera in Cristo, per Cristo e con Cristo continua il mistero della redenzione nell’oggi della storia, fino alla consumazione dei secoli.


Il mistero per rivelazione. Rivelazione e compimento del mistero: una cosa sola. Chi vuole conoscere il mistero eterno che lo avvolge, può conoscerlo solo per rivelazione. Nella nostra coscienza c’è la nozione del bene, non del mistero; c’è tuttavia una sete a trascendersi sempre; ma questa sete se non viene abbeverata dal mistero conosciuto, perché rivelato, è una sete che va ad abbeverarsi a cisterne screpolate, piene di fango, che non contengono acqua. È quanto avviene all’uomo non avvolto da questo mistero, che si disseta con il peccato, non sapendo che il peccato è come l’acqua salata, più uno ne beve e più ha sete. Il sale aumenta la sete del corpo allo stesso modo che il peccato la sete dell’anima. Tuttavia c’è da puntualizzare che la rivelazione del mistero è vera conoscenza quando il mistero lo si compie, lo si realizza, si diviene con esso una sola verità e una sola grazia. Chi non entra nel mistero, chi non diviene una cosa sola con questo mistero, non conosce il mistero e anche se gli viene rivelato rimane una cosa estranea per lui.


Non è questione di bene. È questione di essere. La verità cristiana allora non è questione di bene, di fare questa o quell’altra cosa, è invece questione di essere, di divenire se stessi, di realizzare se stessi secondo il mistero che Dio ha predisposto per noi fin dall’eternità. Questa differenza dovrà sempre cogliere chi vuole aiutare l’uomo nel suo divenire e nel suo farsi. Chi propone all’uomo solo un bene da realizzare, non conosce il suo mistero, non lo vive, non si è addentrato in esso. Solo chi è nel mistero di Cristo, che è mistero dell’uomo, può presentare il mistero, al mistero può invitare, può anche aiutare l’uomo perché viva e si compie nel mistero di Cristo che è il suo unico e solo mistero.


Per benevolenza eterna. La pienezza del tempo. La benevolenza di Dio, il suo amore, la sua misericordia per l’uomo sono fin dall’eternità. Fin dall’eternità l’amore di Dio per l’uomo è di creazione, di redenzione, di vocazione ad essere ad immagine del Figlio suo. Questo amore però Dio lo riversa nell’uomo con la creazione, all’inizio del tempo e della storia; lo riversa con la redenzione e l’elevazione alla dignità di figli adottivi con l’Incarnazione, Passione, Morte, Risurrezione e Ascensione gloriosa al cielo di Cristo Gesù. Con Cristo il tempo si compie, è pieno. È pieno di grazia e di verità; in più, di santificazione e di elevazione. Nessun altro tempo deve attendere l’uomo, nessun’altra grazia e nessun’altra verità. Tutto l’amore di Dio gli è stato comunicato, consegnato, dato, elargito in tutta la sua magnificenza.


Cristo capo della creazione. Eredi in Lui. Cristo: vocazione eterna dell’uomo. È questo il vero mistero della creazione. La creazione è stata fatta per mezzo del Figlio. Cristo Gesù, Verbo Eterno del Padre, è la luce e la vita dell’intera creazione. Cristo Gesù, Verbo Eterno del Padre, che si fa uomo nel seno della Vergine Maria, è costituito da Dio Capo dell’intera creazione. La luce, la vita, la santificazione, la redenzione dell’uomo e della creazione è da Lui, in Lui, per Lui. Come Signore e Capo, attraverso il suo Corpo, egli deve condurre ogni cosa al Padre, deve consegnarla a Lui, perché presti a Lui l’adorazione di una obbedienza totale, piena, perfetta. Cristo è l’unico erede di Dio, erede nel senso che tutti i beni divini del Padre sono di Cristo, il Padre li ha consegnati a Lui. In Cristo, per Cristo, con Cristo, nel suo corpo, come suo corpo, anche i redenti sono costituiti eredi, perché in Cristo, con Cristo, per Cristo sono stati fatti figli del Padre. Figli nell’unico Figlio, nel suo Figlio Unigenito. Per questo motivo Cristo è la vocazione eterna dell’uomo. Ogni uomo è chiamato a Cristo, per vivere in Cristo, con Cristo, per Cristo, nel tempo e nell’eternità. Fuori di Cristo non c’è vita per l’uomo, per nessun uomo. La vita sia di creazione sia di redenzione è solo di Cristo, in Cristo, con Cristo, per Cristo, nel suo corpo trafitto e glorioso.


L’uomo: manifestazione della gloria di Dio. L’uomo, creatura di Dio, è chiamato a lasciarsi redimere da Cristo e santificare dallo Spirito Santo. La redenzione è la liberazione da ogni peccato, è anche l’elevazione alla vita di figli. La santificazione è l’immersione dell’uomo nella grazia santificante che deve renderlo a perfetta immagine di Gesù Signore. Vivendo come Cristo, santo e immacolato, nella grazia e nella verità di Dio, l’uomo rende gloria a Dio, perché lo proclama non solo Signore della sua vita, ma anche il suo Santificatore, il suo Redentore, il suo Salvatore. La vita dell’uomo che riconosce la grazia e la verità con le quali Dio lo ha avvolto, che nella grazia e nella verità conduce i suoi giorni, attraverso una perfetta imitazione del Signore, attesta e manifesta l’amore di Dio e quindi dona a Dio tutta la gloria che gli è dovuta. Egli è riconosciuto l’unico Signore della creazione, l’unico Signore della Redenzione, l’unico Signore di tutto il bene che l’uomo compie. L’uomo rende gloria a Dio quando lo riconosce come l’unica sorgente di vita e da quest’unica sorgente attinge la vita di verità e di grazia con la quale deve rivestire i suoi giorni sulla terra. È questa la gloria che Dio vuole.


Israele: strumento storico per la realizzazione del mistero nel tempo. San Paolo riconosce al suo popolo una gloria unica, che appartiene solo ad esso. Il popolo dell’alleanza è lo strumento storico attraverso il quale è stata possibile l’Incarnazione del Verbo della vita. Gesù è discendenza di Abramo, questa gloria nessuno potrà mai toglierla ad Israele. Il mistero della redenzione si è potuto realizzare perché il Signore ha chiamato Abramo, Abramo ha risposto e attraverso la sua discendenza della carne ha avuto nascita la discendenza secondo la promessa di Dio. Questa gloria ogni cristiano deve tributare al popolo dell’Antica Alleanza, pregando per esso, perché il Signore lo ricolmi della sua grazia e della sua benedizione, frutto della morte e della risurrezione di Cristo Gesù, perché tutto Israele riconosca Cristo Signore come la discendenza di Abramo, il Frutto benedetto, nel quale dovranno essere benedette tutte le tribù della terra, compreso lo stesso Israele.


Dall’ascolto la verità. Quale fede oggi nella Parola? Come si predica la Parola? Parola e Vangelo sono la stessa cosa? Per Paolo ci sono alcune verità che il cristiano mai deve dimenticare. La prima verità è questa: non c’è verità di salvezza se non dalla predicazione della Parola. La fede nasce dall’ascolto. La seconda verità è: la predicazione deve essere l’annunzio, solo l’annunzio della Parola di Dio. Anzi per lui, dopo l’esperienza di Atene, la predicazione è solo Cristo e questi Crocifisso, annunziato e proclamato come l’unico Salvatore, il solo Redentore dell’umanità. Se la Parola predicata è la via della verità, dobbiamo affermare che oggi c’è poca verità, perché c’è poca Parola annunziata. C’è un annunzio frammentario della Parola e quindi c’è una verità cristiana assai frammentata, spezzettata. La terza verità è questa: Vangelo e Parola non sono la stessa cosa: la Parola è il veicolo attraverso il quale si annunzia la buona novella. Il nostro Vangelo è Cristo, la sua croce, la sua morte espiatrice, la sua risurrezione salvatrice. Questo Vangelo vivo e vivente viene dato attraverso la Parola. Se la Parola non contiene il Vangelo vivo e vivente, essa non è Parola che genera la fede, perché non conduce a Cristo che è l’unico oggetto della fede per ogni uomo. La nostra fede è Cristo e questi Crocifisso. La fede è sempre oltre la Parola, anche se la Parola, compresa nella sua verità per opera dello Spirito Santo, detta i limiti della fede.


Parola e fede: via della salvezza. Parola e fede: suggello dello Spirito Santo. La Parola genera la fede quando è accolta nel nostro cuore. Parola e fede sono la via della salvezza. Se la Parola non viene seminata non c’è fede; se la fede non nasce nel cuore per opera dello Spirito Santo, la Parola rimane infruttuosa e non genera salvezza in noi. Parola e fede nello Spirito Santo sono pronunciate, sono accolte, sono fatte fruttificare. Se alla Parola e alla fede manca il suggello dello Spirito Santo non creano salvezza nei cuori, non fanno crescere in grazia e in sapienza coloro che l’ascoltano. Lo Spirito Santo è la vita della Parola e della fede.


Verità e Scrittura coincidono? Se verità e Scrittura coincidessero avremmo una sola verità come una sola è la Scrittura. Verità e Scrittura non coincidono a causa della comprensione della Scrittura. La Scrittura è il libro dello Spirito Santo. Lui lo ha scritto, anche se per mano di agiografi, Lui è il solo che lo possa leggere, il solo che lo possa anche interpretare. Lui è la verità della Scrittura. Chi va alla sua scuola, chi da Lui si lascia interpretare la Scrittura, entra nell’unica verità dello Spirito Santo; chi invece legge la Scrittura con la sola sua mente, con il cuore indurito dal peccato, costui non trova la verità dello Spirito nella Scrittura, troverà la verità del suo cuore e quindi la falsità che avvolge tutta intera la sua vita. La Scrittura tutti la possono leggere, non tutti però la comprendono, non tutti vedono la verità che è in essa contenuta. Vede la verità solo chi la legge con gli occhi dello Spirito Santo, con la volontà però di accoglierla nel suo cuore e di farla diventare sua vita. Questa è la via perché vi sia unità tra Scrittura e Verità. Fuori di questa via non c’è unità, c’è solo falsità che l’uomo dal suo cuore proietta nella Scrittura e l’attribuisce a Dio. Tutte le falsità nascono da un cuore inquinato dal peccato, da una mente superba che non vuole chinarsi per ascoltare cosa dice lo Spirito per la salvezza della sua anima e del mondo intero.


Caparra donata, caparra accettata. Caparra per oggi e non solo per domani. Lo Spirito Santo è stato costituito da Dio caparra della nostra salvezza. Dio ci ha acquistati per sé, ci vuole per sé, non domani, ma oggi; non solo nel regno futuro, ma anche in questo tempo. Oggi ci ha acquistati per Cristo, per fare di noi un dono per il Figlio Suo Unigenito. Che siamo di Cristo, che apparteniamo a Dio la certezza ci viene dallo Spirito che ci è stato donato, e ci è stato donato perché ci trasformi in esseri cristiformi, interamente ad immagine di Cristo. Lo Spirito ha il divino mandato di suggellarci in Cristo, suggellarci con Cristo, suggellarci per Cristo. È questo il “sacramento” che tutti dobbiamo ricevere, il “marchio santo”, della nostra appartenenza a Dio, a Cristo, per opera dello Spirito Santo. Lo Spirito ci suggella facendoci una cosa sola con Cristo, un solo corpo, un solo figlio in Lui, una sola vita, una sola eredità, un solo regno eterno per il nostro Dio e Signore. Tutto questo però non può compiersi senza la volontà dell’uomo. La caparra donata deve divenire caparra accettata, altrimenti lo Spirito non potrà portare a compimento il mistero di Cristo nel nostro spirito e nel nostro corpo e nella nostra anima.


Per entrare nel suo tutto dobbiamo conoscere tutto. Chi vuole penetrare o entrare nella pienezza del mistero di Cristo, deve farlo anche attraverso la via della conoscenza. Dobbiamo conoscere Cristo, la sua opera di salvezza e di redenzione, di giustificazione e di eredità di gloria racchiusa nel cielo. Questa conoscenza non è frutto che nasce dalla terra; è dono di Dio. Allo Spirito dobbiamo chiedere che ci rivesta della sua intelligenza, della sua sapienza e della sua scienza, perché possiamo conoscere Cristo come Lui lo conosce, amarlo come Lui lo ama, vivere della sua comunione di verità e di amore come Lui la vive nel cielo. Dalla preghiera una vita nuova nasce nella nostra mente, nel nostro cuore, nella nostra anima.


Crede in Cristo chi fa della sua vita un dono d’amore. Cristo è il dono d’amore di Dio all’umanità intera. Conosce Cristo chi fa della sua vita un dono d’amore a Cristo per l’umanità intera. Conosce Cristo chi gli offre la vita perché ne faccia un dono di salvezza, come Lui è il dono di salvezza del Padre in favore dei suoi fratelli secondo la carne. Se questa offerta dell’intera vita non viene fatta, noi non solo non crediamo in Cristo, neanche lo conosciamo secondo verità. Nel nostro cuore regna una falsa conoscenza di Cristo Gesù che non genera salvezza né per noi, né per il mondo.


Carità verso i santi. Carità e Spirito Santo. Fede e carità visibili. San Paolo vuole che la prima forma della carità sia verso i santi. Perché? Questi sono chiamati a portare Cristo nel mondo. Perché questa missione sia svolta secondo pienezza di verità e di grazia, i nostri fratelli secondo la fede, devono sentirsi amati da noi, da noi sorretti, da noi spronati, aiutati spiritualmente e anche materialmente. Si vive di carità verso i santi perché i santi possano dare al mondo intero la Carità di Dio, Cristo Gesù nostro Signore. La carità vera deve però riversarla nei nostri cuori lo Spirito Santo. Se ci distacchiamo dallo Spirito non possiamo più amare, perché saremo privi della sua vera carità con la quale amare i nostri fratelli nella fede. Infine sia la carità come la fede devono essere visibili dai nostri fratelli di fede e di carità. La prima visibilità della nostra fede e della nostra carità deve essere manifesta nella Chiesa di Dio. Attraverso questa visibilità si riceve forza, incoraggiamento, sprone, aiuto concreto perché si possa avanzare fino alla croce. Se manca questa visibilità, facilmente il peccato, l’errore, la menzogna, lo scoraggiamento prende posto nel cuore e a poco a poco lo allontana dall’opera della salvezza. Su questo c’è tutta una nuova pastorale da impostare: è la pastorale della visibilità all’interno delle comunità cristiane della nostra fede e della nostra carità.


Perché pregare e per chi? Pregare per comprendere. La nostra vita è dalla nostra fede che si fa preghiera. La preghiera è la fonte della vita di grazia e di verità. Tutto è in Dio, tutto è un dono della sua grazia. Tutto, indistintamente tutto deve essere a Lui chiesto attraverso una preghiera intensa, del cuore, perseverante, senza interruzione, convinta, che impegna tutta la nostra fede. La conversione è dono, la comprensione è dono, il progresso spirituale è dono, la santificazione è dono, le opere buone sono dono di Dio, la buona volontà è dono di Dio. Sia la vita spirituale, che materiale, del singolo, come della comunità, del mondo intero è dono dell’Onnipotente Signore, per Cristo, nello Spirito Santo. Questa è la nostra fede, questa la nostra certezza, questa anche la nostra verità, questo il nostro Vangelo. Si prega per ogni cosa e per tutti; sapendo che tutto discende dal Padre dei cieli, dinanzi a Lui ci si prostra e a Lui ogni cosa si chiede per la salvezza dell’anima e del corpo, nostra e dei nostri fratelli. Si chiede altresì ogni altro strumento, mezzo, forma, modalità, attraverso cui una più grande grazia di Dio si riversa in noi e nel mondo. Persone e cose tutto deve essere chiesto a Dio nella preghiera.


Tutto è per rivelazione. Dalla conoscenza di Cristo cambia la vita. Su questa tematica qualcosa si è già accennato. La mente umana non può penetrare il mistero di Dio, dell’uomo, della storia, del creato, dell’aldilà. Vita e morte, presente e futuro sono avvolti dal mistero. Il mistero solo Dio lo può svelare, solo a Lui si può chiedere di svelarcelo, di mostrarlo chiaro ai nostri occhi, agli occhi del nostro spirito. Il mistero per noi è Cristo Gesù. Mistero da realizzare tutto intero nella nostra vita. È chiaro che nessuna realizzazione sarà mai possibile senza una conoscenza perfetta dello stesso. Chi può rivelare Cristo al nostro cuore è solo lo Spirito Santo; a Lui bisogna rivolgersi perché ci dia l’intelligenza chiara del mistero da realizzare. Tutto cambia in una vita che conosce e realizza il mistero. Se la nostra vita non diviene la realizzazione del mistero di Cristo, fallisce, svanisce nel tempo, si perde nell’eternità. Per questo c’è una pastorale nuova che bisogna impostare nel popolo cristiano: questa pastorale nuova è l’insegnamento della rivelazione sul mistero di Cristo, perché ciascuno possa conoscerlo e conoscendolo lo attui secondo modalità che lo stesso Spirito Santo suggerirà al suo cuore e al suo spirito.


Qual è la speranza cristiana? La speranza cristiana deve essere una sola: realizzare sulla terra il mistero di Cristo, per viverlo tutto nella gloria del Cielo. Il nostro presente è Cristo, il nostro futuro è anche Cristo. A Cristo bisogna tendere, verso Cristo camminare, in Cristo inserirsi, per Cristo vivere, con Cristo realizzare Cristo in noi e fuori di noi, ma sempre attraverso la nostra opera evangelica. Tanto più forte è il desiderio nel cuore di realizzare Cristo, tanta più grande deve essere la speranza di portare a compimento quest’opera che è poi la nostra vocazione. Per questo urge che ognuno seriamente si impegni in questa realizzazione, non da solo, ma aiutato dai suoi molti fratelli nella fede. Insieme si conosce, insieme si prega per conoscere, insieme si realizza, insieme si cammina, insieme si aiuta il mondo intero a conoscere e a realizzare Cristo Gesù. È questa l’unica vocazione e l’unica missione che è stata affidata, consegnata da Dio ad ogni uomo.


Frutti della grazia. La potenza della grazia. Chi vuole produrre frutti di grazia, deve essere convinto nel suo cuore con convinzione di fede che tutto è dalla grazia di Dio. Deve altresì credere che la forza, la potenza della grazia è veramente irresistibile. Se non si parte da queste due convinzioni di fede, di tutto si fa un’immanenza, tutto si rovina, perché si cerca la soluzione in noi, nelle nostre risorse umane, ma non la si cercherà mai la soluzione là dove essa si trova, in Dio e nella potenza della sua grazia.


Chiesa: corpo di Cristo, vita di Cristo. Come si realizza Cristo in noi, in ogni cosa? Per vivere la nostra appartenenza alla Chiesa secondo verità dobbiamo possedere una dottrina chiara nel nostro spirito e soprattutto nel nostro cuore: la Chiesa è il corpo di Cristo, ma è il corpo di Cristo per vivere tutta intera la vita di Cristo, fino all’immolazione sull’albero della croce. È possibile vivere la vita di Cristo nel suo corpo, è possibile realizzare Cristo in noi e in ogni cosa? La risposta è un sì netto: è possibile realizzare Cristo. Lo si realizza però in un solo modo: compiendo la sua stessa obbedienza e per questo è necessario mettersi costantemente in preghiera e domandare allo Spirito Santo che muova il nostro cuore, la nostra volontà, i nostri pensieri nel cuore, nella volontà, nei pensieri del Padre nostro che è nei cieli. Cristo è l’obbediente; il cristiano è chiamato in Cristo ad essere anche lui l’obbediente. In questa obbedienza realizziamo la vita di Cristo, cooperiamo alla redenzione dei fratelli, perché viviamo la vita di Cristo, nel suo corpo, che è la Chiesa.