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RAPPORTO TRA I CONIUGI




[22]Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;

La legge generale viene ora applicata al contesto ben definito del matrimonio.

Per comprendere il pensiero di Paolo bisogna subito precisare che la sottomissione di cui si parla è una sottomissione teologica. Essa non ha nulla a che fare con tutte le teorie antecedenti e susseguenti della dichiarazione di schiavitù fatta dell’uomo alla donna.

La sottomissione di cui parla Paolo non si deve leggere in contesti socio-culturali, bensì solo nell’ottica della rivelazione più pura della volontà di Dio che presiede alla creazione dell’uomo e della donna.

Quando Dio creò l’uomo e la donna li creò ad immagine di sé: “E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.

Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra.

Poi Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde. E così avvenne” (Gen 1, 26-30).

Se si legge con attenzione il brano non c’è alcuna sottomissione, c’è perfetta uguaglianza tra l’uomo e la donna, anche se differente è la missione e quindi anche la formazione corporea dell’uno e dell’altra.

Donde nasce allora la sottomissione? Nasce dall’essere l’uomo e la donna ad immagine di Dio. Nella natura divina c’è la perfetta uguaglianza nella natura e nelle Persone divine, c’è tuttavia la processione che distingue le Persone e le definisce nella loro differenza (che non è di natura, che è una e la sola, ma nelle persone).

Il Padre non è generato. Il Figlio è generato dal Padre. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.

In Dio non c’è sottomissione, c’è invece processione e la processione è essenziale, perché è in essa che si colgono le differenze nelle Persone.

L’uomo nella creazione ha il posto di Dio, del Padre. La donna deve riconoscere questo posto che Dio ha affidato all’uomo. È questo un mistero che nessuna mente umana potrà mai scoprire. Il mistero si accetta, si vive per fede, vivendolo si realizza in esso la propria santificazione e la santificazione di tutta la famiglia.

Sottomissione teologica significa riconoscere all’uomo nella famiglia il posto di Dio Padre e Dio Padre nella Trinità è colui dal quale tutto riceve vita e sussistenza.

Dal Padre nella famiglia deve sgorgare la vita per tutta la famiglia, anche se la vita, per essere veramente tale, è una vita che dal padre si riversa tutta intera sulla moglie e dalla moglie ritorna nel marito e dal marito e dalla moglie si espande sui figli.

Bisogna riportare il mistero di Dio in seno alle famiglie cristiane. Questo mistero non toglie nulla all’uguaglianza dell’uomo e della donna e al loro reciproco amore, dona però costante riferimento alla trascendenza, alla volontà di Dio, al mistero che si compie in questa unità di sola carne, che è in tutto ad immagine dell’unità che si vive nella Trinità beata.

Oggi, in un mondo secolarizzato, banalizzato, ridotto ad istinti, è assai difficile far discendere il mistero nella famiglie cristiane; ma è da questo mistero che la vita riprende a svilupparsi, a crescere, ad ampliarsi.

È da questo mistero che nasce la santità sia dell’uomo che della donna, perché già si è detto che la sottomissione è reciproca ed è in Cristo Gesù.

Paolo ora specifica il suo pensiero di sottomissione reciproca. Poiché il suo è pensiero di Spirito Santo, è la verità sulla quale si deve fondare ogni giusta relazione tra i coniugi cristiani.

[23]il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.

L’Antico Testamento conosceva la creazione dell’uomo ad immagine di Dio e in Dio aveva stabilito il primo fondamento della famiglia umana.

Il Nuovo Testamento conosce il mistero di Cristo Gesù che è mistero di incarnazione, passione, morte e risurrezione del Signore.

Paolo vuole che ogni relazione all’interno del matrimonio cristiano si viva guardando a Cristo e alla Chiesa.

Chi è Cristo Gesù? È il capo della Chiesa. Cosa ha fatto Gesù per la Chiesa? L’ha salvata, redenta, giustificata, santificata. L’ha liberata dalla schiavitù nella quale era immersa a causa del primo peccato e di ogni altro peccato che ogni uomo ha commesso in seguito.

La Chiesa è da Cristo. È da Cristo quanto a salvezza e redenzione. È da Cristo, ma anche in Cristo. La Chiesa è il corpo di Cristo.

La Chiesa vive, se è in Cristo, se rimane in Cristo, se abita in Cristo, se perennemente dimora in Lui, legata al suo amore, alla sua misericordia, al suo sacrificio.

Questa stessa relazione Paolo stabilisce tra l’uomo e la donna, dicendo che il marito è capo della moglie.

Ma quando si vuole specificare cosa si intende per capo, non si dona alcuna definizione teologica, si presenta un punto di confronto e di similitudine.

Il marito è capo della moglie allo stesso modo che Cristo è capo della Chiesa.

Alla sottomissione teologica, si viene ad aggiungere una sottomissione Cristologica. La sottomissione teologica si specifica e si definisce come sottomissione Cristologica, cioè in Cristo e sul suo modello.

La relazione che deve intercorre è quella tra il capo e le membra. La Chiesa è il corpo di Cristo, Cristo è capo della Chiesa. Nel matrimonio cristiano l’uomo e la donna divengono un solo corpo, di questo corpo l’uomo è il capo. È questo il mistero che si consuma nella celebrazione del matrimonio tra due battezzati.

Questa verità è necessario che rimanga sempre presente all’interno della coppia cristiana, se si vuole che la santità regni in essa e per mezzo di essa si espanda nel mondo intero.

Dicendo che il marito è capo della donna e che l’uomo e la donna sono un solo corpo, si vuole intendere che la vita discende da Dio attraverso il capo e dal capo si riversa su tutto il corpo. La grazia della santificazione dell’uomo e della donna uniti in matrimonio discende da Dio, si riversa sul capo, dal capo raggiunge tutto il corpo, che sono l’uomo e la donna.

[24]E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.

Qual è la sottomissione della Chiesa nei confronti di Cristo Gesù?

È una sottomissione di grazia e di verità, di redenzione e di salvezza, di amore e di giustizia. È una sottomissione di vita.

La vita della Chiesa è interamente dalla vita di Cristo Gesù. Cristo Gesù è la fonte di ogni grazia, di ogni verità, di ogni giustizia; è anche la fonte di ogni cammino passato, presente e futuro della Chiesa.

Tutto è da Cristo, tutto è in Cristo, tutto è per Cristo.

Se tutto è da Cristo, da Lui bisogna attingerlo, da Lui ottenerlo. A lui ci si deve rivolgere perché diventi nostro. La sottomissione della Chiesa è una sottomissione di preghiera, di orazione costante, di invocazione perenne del suo Sposo.

La Chiesa deve comportarsi con Cristo Gesù allo steso modo che si comportò Maria, la Madre sua, alle nozze di Cana. Manca il vino, chi lo può dare è solo Cristo. A lui bisogna chiederlo con preghiera forte, potente, certa.

Se tutto è in Cristo, in Cristo bisogna anche dimorare, abitare, essere, se si vuole usufruire dei suoi doni di grazia e di verità. Ma essere in Cristo, dimorare in Lui è abitare nella sua Parola. La sottomissione della Chiesa è sottomissione di ascolto.

Se la Chiesa vuole vivere deve sapere ascoltare il suo Sposo; deve ascoltarlo spogliandosi di ogni pensiero, di ogni idea, di ogni suggestione, sentimento. Di tutto si deve spogliare la Chiesa di ciò che appartiene a lei, perché essa si deve rivestire solo ed esclusivamente della Parola di Cristo Gesù.

Non solo da Cristo e in Cristo, ma anche la Chiesa è per Cristo. Per Cristo ha un duplice significato. Tutto ciò che la Chiesa ha e possiede in grazia e verità è stato dato a lei grazie al sacrificio di Cristo sulla croce. Questa è senz’altro la prima verità che relaziona la Chiesa a Cristo Gesù.

La seconda relazione è questa: la Chiesa, se vuole essere Chiesa di Dio, deve vivere per Cristo, cioè deve finalizzare la sua vita a Cristo.

Come Cristo Gesù visse relazionandosi sempre al Padre e finalizzando ogni cosa alla gloria del Padre così è per la Chiesa. Essa deve vivere per la gloria di Cristo, perché la gloria di Cristo sia innalzata nel mondo per mezzo di essa.

Quella della Chiesa è una sottomissione a Cristo, ma di fine. La Chiesa vive per la gloria di Cristo Gesù. Realizzando la gloria di Cristo nel mondo, essa innalza se stessa nella medesima gloria. Come Cristo innalzò la gloria del Padre e divenne parte di questa medesima gloria, così dicasi per la Chiesa.

Nel momento in cui essa eleva Cristo e la sua gloria nel mondo, Cristo la riveste della stessa gloria che la Chiesa gli ha conferito. Così mentre la Chiesa lavora per la gloria di Cristo, essa si riveste della medesima gloria e cresce di gloria in gloria, perché avanza di verità in verità e di grazia in grazia.

Allo stesso modo le mogli, dice Paolo, siano sottomesse ai mariti. È questo un mistero che si può solamente vivere. Solo se lo si vive, lo si può comprendere; perché solo lo Spirito Santo lo può rendere comprensibile al nostro spirito, ma lo rende comprensibile nel momento in cui lo si vive e ci si abbandona ad esso.

Una cosa deve essere certa: Dio riversa la sua vita nella famiglia attraverso l’uomo. È Lui che ha costituito fonte di grazia e di benedizione per tutta la famiglia. Ma questa grazia e questa benedizione discendono solo se c’è sottomissione d’amore, di ascolto, di riverenza, di rispetto.

Paolo ci dice che ogni famiglia deve essere una immagine viva del mistero di Cristo e della Chiesa. È un mistero d’amore la famiglia, ma anche un mistero di sottomissione.

[25]E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,

Se la famiglia è chiamata ad essere vera immagine del mistero che si vive tra Cristo e la Chiesa, in questo mistero due sono i soggetti: Cristo e la Chiesa. La Chiesa deve essere sottomessa a Cristo – è il secondo soggetto – ma Cristo che è il primo soggetto cosa deve fare per la Chiesa?

La risposta di Paolo è assai chiara. Cristo Gesù è colui che ha amato la sua Chiesa. Come l’ha amata? Donando se stesso per lei.

Cristo Gesù non ha dato qualcosa di sé alla Chiesa, ha dato se stesso, l’intera sua vita e l’ha data dall’alto della croce, l’ha data sacrificando tutto di sé per la Chiesa.

L’amore nel mistero di Cristo è oblazione, sacrificio, offerta, olocausto di sé. Questo ha fatto Cristo e in questo modo ha amato la sua Chiesa.

Chi vuole sapere cosa ha fatto Cristo Gesù per la sua Chiesa deve guardare la croce, in essa deve poggiare tutta la sua fede. È dalla croce che tutto si comprende e senza croce niente si comprende, niente si conosce del mistero dell’amore di Cristo per la Chiesa.

Anche all’interno del matrimonio bisogna portare il mistero di Cristo e lo si porta in un solo modo: se il marito ama a tal punto la sua donna da imitare in tutto Cristo Gesù.

Bisogna comprendere l’azione di Cristo, se si vuole comprendere ciò che deve fare il marito per amare la moglie.

La Chiesa non esisteva, Lui è morto per darle la vita, per chiamarla in vita, per costituirla Chiesa di Dio.

È l’amore di Cristo che costituisce la Chiesa. Possiamo affermare che la Chiesa è impastata dell’amore di Cristo Gesù e questo amore è il dono totale di sé.

Così deve amare il marito la moglie. Dio gliel’ha data come un dono d’amore, per i meriti di Cristo Gesù. Una volta che l’ha ricevuta come un dono d’amore, il marito deve offrirsi in sacrificio a Dio, deve spendere tutta la sua vita, come Cristo, perché questo dono che Dio gli ha dato, possa esprimere tutta la vitalità di grazia e di verità a beneficio della famiglia, vitalità che il Signore le ha concesso, poiché tutto è dono di Dio.

La moglie nella famiglia si alimenta dell’amore del marito. Il marito accresce il suo amore, morendo la stessa vita di Cristo Gesù.

È questo il mistero che si vive all’interno della coppia cristiana. Il marito deve pensarsi ad immagine di Cristo e compiere per la moglie tutto ciò che ha compiuto Cristo per la sua Chiesa.

La moglie deve perennemente alimentarsi di questo amore, se vuole manifestare i doni di grazia e di verità di cui Dio la ha arricchita.

[26]per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola,

La santità della Chiesa è dalla santità di Cristo Gesù, dalla sua obbedienza al Padre, dal compimento della missione che il Padre gli ha affidato.

Questa santità, storicamente, si acquisisce nel battesimo, quando l’uomo rinasce da acqua e da Spirito Santo. Questa santità poi si alimenta attraverso l’ascolto della Parola. Vivendo ogni Parola che è uscita dalla bocca di Cristo, la santità acquisita nel battesimo, dono di Cristo per opera dello Spirito santo, diviene albero grande che produce molti frutti.

Cosa è la santità? Essa è partecipazione della divina natura. Nel battesimo ogni uomo viene reso partecipe della natura di Dio, in Cristo Gesù, nel suo corpo, per opera dello Spirito Santo.

Questa partecipazione iniziale però non è sufficiente alla santità. Questa partecipazione è il cambiamento della natura dell’uomo. Poi è necessario che il nuovo albero che è nato da acqua e da Spirito Santo, inizi il suo sviluppo, la sua crescita, la sua maturazione, la sua fruttificazione.

Questa crescita avviene se l’uomo si alimenta di Cristo, che è il Pane della vita nell’Eucaristia, ma che è anche il pane della verità, nella sua Parola.

Eucaristia e Parola sono l’alimento dell’uomo nuovo: Parola ed Eucaristia è Cristo Gesù.

Cristo non fu necessario alla Chiesa. Cristo è necessario alla Chiesa, perché lui è la vita della Chiesa. La Chiesa è dalla sua vita, ma anche la vita di Cristo è dalla vita della Chiesa.

Questa verità oggi è assai dimenticata. Ci si è come allontanati da Cristo. Cristo non è più la nostra vita. Al massimo è qualche dono di grazia contingente che ci serve per vivere la nostra vita, non la sua, dal momento che la nostra vita non è più la sua.

Invece dobbiamo fermamente credere che la sua vita è la nostra e che noi viviamo per completare nella storia la sua vita che è vita di grazia e di verità, ma è anche una vita che si realizza e si compie nella morte, cioè nel dono totale di noi stessi a Lui, perché Lui possa realizzare il progetto d’amore del Padre a favore del mondo intero, di ogni uomo.

[27]al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.

La vita di Cristo è la vita della Chiesa. La vita della Chiesa che è vita di Cristo serve per compiere e completare la vita di Cristo per la redenzione del mondo. Questa è la verità.

La Chiesa può essere la vita di Cristo, se Cristo le dona quotidianamente la vita. Se per un istante Cristo non le dona la vita, la Chiesa rimane senza vita vera. Però se la Chiesa non accoglie la vita che Cristo le dona, se non la chiede, non la invoca, non la implora, rimane ugualmente senza vita vera.

Ma se si pone fuori della vita di Cristo, la vita della Chiesa non è vita, ma morte. Senza Cristo la Chiesa muore. Muore perché senza vita.

Cristo Gesù è il dono di vita per la sua Chiesa. Egli ogni giorno rinnova il suo sacrificio, la sua passione, morte e risurrezione per la sua Chiesa.

Nel cielo, dall’eternità, intercede per la sua Chiesa presso il Padre con una preghiera incessante.

È per questo dono di grazia e di verità, è per questa preghiera che la Chiesa continua la vita di Cristo nel mondo. Se per un solo istante Cristo non innalzasse presso il Padre la sua preghiera di intercessione per la Chiesa, se per un solo giorno non rinnovasse, non attualizzasse il memoriale della sua morte e risurrezione, la Chiesa ritornerebbe nella morte, nella non esistenza.

Non può esistere la Chiesa se non nella vita di Cristo Gesù e questa vita è un dono perenne. Cristo vive per donarsi alla Chiesa. È venuto sulla terra per farsi dono d’amore per la sua Chiesa, dono d’amore sulla croce.

È salito al cielo per farsi intercessione eterna in favore della sua Chiesa. Egli vive il suo sacerdozio per la Chiesa, perché tutta la sua vita passi nella vita della Chiesa e la vita della Chiesa diventi in tutto vita di Cristo Gesù.

Questo significa fare bella, santa, immacolata, senza macchie, senza rughe la Chiesa.

Chi è santo e immacolato è solo Cristo Gesù. Chi è senza macchia e senza rughe spirituali è solo Cristo Gesù. Chi è perfetto al cospetto del Padre è solo Cristo Gesù.

Divenendo Cristo, perché la Chiesa è Cristo, in quanto è il Corpo di Cristo, essa acquisisce i tratti spirituali del suo Maestro e Signore.

Perché la Chiesa sia tutto questo occorrono due azioni: l’azione di Cristo che è lì tutta per la Chiesa e l’azione della Chiesa, che deve volere divenire bella, santa e immacolata al cospetto del suo sposo.

Come la Chiesa coopera alla sua bellezza? Come lavora per farsi bella dinanzi a Cristo Gesù? Mangiando di Lui e vivendo per Lui. Mangia di Lui mangiando l’Eucaristia, vive per Lui realizzando ogni Parola che è uscita dalla sua bocca, cioè dalla bocca di Cristo Gesù, che è bocca del Padre e manifestazione della sua volontà.

Questa è però la via della fede e solo nella fede si può realizzare il mistero. Oggi purtroppo c’è una via tutta razionale, umana, senza mistero, ma anche senza vita.

Cristo è fuori della Chiesa e la Chiesa è fuori di Cristo, perché si è fuori della fede, fuori del mistero, fuori dell’Eucaristia e della Parola, quindi fuori della vita di Cristo.

Cristo non è più la vita della Chiesa. Questo è il dramma del nostro tempo. Fuori del mistero, fuori di Cristo, fuori della sua vita, cosa si può realizzare? Niente. Se la Chiesa esiste per portare a compimento la vita di Cristo ed essa è senza Cristo e senza la sua vita, almeno nella maggior parte dei cristiani, come potrà realizzare il mistero? Vie umane non esistono. Esiste solo la via di Dio ed è su di essa che bisogna ritornare.

Non si può ritornare senza la fede nel mistero. Bisogna quindi partire dal mistero e dalla fede in esso. È questa la prima grande riforma che la Chiesa deve operare in se stessa, se vuole ridivenire ciò che Cristo l’ha fatta, quando l’ha generata e partorita sulla croce e poi le ha dato la vita nelle acque del battesimo.

Siamo chiamati tutti a fare qualcosa di grande: a far vivere la vita di Cristo oggi, in noi, in mezzo al mondo. Da questa vita vissuta interamente in noi è la vita dei fratelli. Questa fede deve radicarsi nel nostro cuore, deve prendere la nostra mente, deve conquistare ogni fibra del nostro essere, se vogliamo realizzare la nostra missione.

Se non passiamo attraverso la fede, tutto ciò che facciamo è inutile. È la vita di Cristo vissuta interamente in noi che porta salvezza nel mondo. La nostra vita non ha questo potere. Essa è semplicemente morte. Questo noi siamo dinanzi a Dio, senza la vita di Cristo Gesù in noi.

[28]Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso.

Paolo ora ritorna al principio dell’unità che è venuta a crearsi tra l’uomo e la donna.

Nel matrimonio validamente celebrato – e per i cristiani l’unico è quello canonico, posto cioè in essere ottemperando tutte le disposizioni della Chiesa – l’uomo e la donna vengono fatti un solo corpo, una sola vita.

Il profeta Malachia dice che vengono costituiti un solo soffio vitale, un solo respiro.

Questo è il mistero che si compie, per cui non c’è più il corpo della donna o dell’uomo, c’è un solo corpo che è il corpo della donna e dell’uomo, in una unità inscindibile, inseparabile. Solo la morte può separare questa unione, perché con la morte il corpo è sottratto alla vita.

Se la propria moglie è divenuta il proprio corpo, qual è la conseguenza che bisogna trarre? Essa è una sola: il marito che ama la propria moglie, ama se stesso, perché lui e la donna sono un corpo solo.

Le modalità di questo amore però sono stabilite da Cristo Gesù. L’uomo deve amare la propria donna allo stesso modo in cui Cristo ha amato la sua Chiesa e abbiamo già preso in considerazione le modalità di Cristo che sono il dono di tutto se stesso; la sua intera vita Cristo Gesù l’ha data per farsi la Chiesa santa, bella, immacolata, senza né macchia e né ruga, né alcunché di simile.

C’è il dovere di amare la propria moglie. C’è un solo amore, che è per se stesso, per il proprio corpo. C’è infine la modalità di questo amore che è fino al dono supremo, totale di sé.

In fondo Paolo vede il matrimonio cristiano come una vera crocifissione, un vero sacrificio, un’oblazione perfetta, un dono di tutto se stesso che l’uomo fa alla donna e anche la donna fa all’uomo.

Siamo partiti dalla sottomissione della donna all’uomo. Chiediamoci: se l’uomo ha il dovere di amare la donna come Cristo ha amato la sua Chiesa, se deve vedere nella donna il suo proprio corpo, se la croce è l’unica forma di amore possibile, in che cosa consiste allora la sottomissione della donna nei riguardi dell’uomo?

Lo abbiamo già detto: è una sottomissione teologica, Cristologica. È cioè una sottomissione in ordine alla creazione e alla redenzione. La famiglia deve riprodurre sulla terra l’immagine della Trinità e l’immagine della Chiesa. Ora sia nella Trinità che nella Chiesa c’è un principio dal quale tutto deriva. Nella Trinità è il Padre, nella Chiesa è Cristo. L’uomo nella famiglia ha il posto del Padre e il posto di Cristo Gesù.

È questo l’ordine soprannaturale che bisogna costruire. Tutto ciò che è opera di Dio deve essere ad immagine della Trinità, in modo speciale l’uomo che è stato creato ad immagine della Trinità ed è stato creato ad immagine della Trinità come famiglia e quindi nella famiglia si deve vivere l’immagine di Dio perché la famiglia è stata fatta ad immagine di Dio.

È questo il mistero che bisogna ogni giorno vivere all’interno della famiglia cristiana. È questo il mistero che prima di tutto bisogna accogliere, accettare e poi impegnarsi per vivere.

Certo non è facile riproporre l’immagine della Trinità nella famiglia cristiana, ma è questo l’unico modo per renderla famiglia secondo Dio.

La donna non deve riconoscere il marito come il principio dal quale dipende tutta intera la sua vita soprannaturale; prima di tutto deve fare un atto di fede in Dio che così ha voluto e stabilito.

La sottomissione è solo in ordine alla vita soprannaturale e a tutto ciò che bisogna che venga rivestito di soprannaturalità. Per tutto il resto, c’è quella uguaglianza fondamentale, la stessa uguaglianza che regna nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.

[29]Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa,

Paolo dona ora il principio della Legge Antica che regolava il rapporto d’amore tra gli uomini.

Il comandamento della carità esigeva che si amasse il prossimo come uno ama se stesso.

Nel matrimonio non si ama la donna come se stesso. Si ama la donna perché è il proprio corpo. Nel matrimonio cristiano bisogna togliere il come e bisogna specificare che chi ama la propria donna, ama se stesso, perché la donna è il proprio corpo, la propria vita.

L’amore verso se stesso è la misura dell’amore cristiano. Anche Gesù pose l’uomo misura dell’amore. “Quanto volete che gli uomini facciano a voi, voi fatelo loro, perché questa è la legge e questi sono i profeti”.

Anche questo comandamento, che è a fondamento dell’amore, bisogna che venga inserito nella modalità di Cristo Gesù.

Bisogna amare la donna come la propria carne. Questo è il comandamento. Bisogna amare la donna perché è il proprio corpo.

La forma però di questo amore non è più l’uomo. L’uomo non è più misura dell’amore nel sacramento del matrimonio. Misura del vero amore è Cristo Gesù ed è la sua offerta di vita, il suo sacrificio, la sua consumazione sulla croce che viene data a modello all’uomo perché allo stesso modo ami la sua donna. Ma se bisogna amare alla maniera di Cristo Gesù la croce diviene l’unica via possibile di amore coniugale. Con una specificità che bisogna cogliere: l’amore di Cristo è amore redentivo, prima di tutto; poi è amore che innalza e che purifica. L’amore di Cristo prima espia, rigenera e poi santifica.

Se l’amore dell’uomo verso la donna deve essere vissuto allo stesso modo di Cristo Gesù, dobbiamo subito aggiungere che anche quello dell’uomo per la sua donna deve essere un amore che espia il peccato, innalza e santifica la donna. Ciò significa semplicemente che l’uomo deve essere il santificatore della sua famiglia e in modo speciale della sua donna, attraverso il sacrificio totale di sé. Egli si deve consumare in questo amore e nulla deve tralasciare perché per il suo sacrificio la santità penetri nella sua casa.

In tal senso la sottomissione della donna è anche una sottomissione di santità, di elevazione spirituale. È questo un mistero veramente grande, impossibile da comprendere e soprattutto da accettare da quanti non amano Dio, vivono fuori del suo amore, non conoscono Cristo e non sanno che la sua croce è la nostra redenzione, la nostra giustificazione, santificazione e salvezza eterna.

[30]poiché siamo membra del suo corpo.

È posto in questo versetto il principio perenne dell’amore coniugale del marito verso la donna.

L’uomo e la donna sono membra del corpo di Cristo Gesù. Anche se fossero separati, perché senza il matrimonio che li fa una sola carne, sarebbero sempre uniti in Cristo, perché suo corpo, sue membra.

Qual è la legge che si vive nel corpo di Cristo? La stessa che è del capo? La legge del capo è quella di dare la vita perché le sue membra la ricevano in abbondanza.

Qual è la legge delle membra? Quella di dare la vita l’una all’altra perché l’altra abbia la vita in abbondanza.

Per cui per legge del corpo di Cristo, sia il marito che la donna devono darsi la vita reciprocamente, con una differenza. Il marito deve dare la vita come Cristo per la sua donna. Egli è rivestito di una responsabilità di priorità. È Lui che deve santificare con la sua vita la donna, la donna santificata, offre la vita per il marito, perché diventi in Cristo un’offerta gradita a Dio.

È così il marito santifica la donna come Cristo ha santificato e santifica la Chiesa. La donna santificata dal marito santifica se stessa e il marito, allo stesso modo che fa la Chiesa, rendendo il corpo di Cristo santo e immacolato nella storia, dinanzi ad ogni uomo.

Se questa è la legge dell’amore dell’uomo verso la donna e della donna verso l’uomo, può questa legge essere vissuta senza che l’uomo e la donna entrino nel mistero di Cristo e della Chiesa e lo costituiscano il loro mistero?

Possono l’uomo e la donna vivere ad immagine di Dio senza amare Dio e il suo mistero trinitario, senza entrare nella comunione della vita divina per opera dello Spirito Santo?

Possono l’uomo e la donna realizzare il mistero dell’amore redentivo di Cristo Gesù senza far parte di questo mistero vitalmente, spiritualmente, operativamente e non solamente perché battezzati in Cristo?

Il problema del matrimonio non è solamente problema coniugale, è prima di tutto problema teologico, poi Cristologico e poi ecclesiale.

Se non si risolve il problema in sede teologale, non lo si potrà mai risolvere in sede sociale, giuridica, morale.

Questo deve essere detto con fermezza, chiarezza, determinazione, fortezza. Oggi si è voluto liberare l’uomo da Dio. Però è giusto che si assumano anche le conseguenze di certe scelte di fede.

Senza Dio non c’è l’uomo; senza il mistero trinitario non c’è mistero coniugale che tenga; senza il mistero di Cristo e del suo amore di croce, non si comprende il sacrificio che è richiesto ai cristiani e ad ogni altro uomo di amare fino alla morte di croce.

Chi vuole salvare il matrimonio cristiano, deve introdurre i coniugi nel mistero trinitario, in quello Cristologico e in quello ecclesiale. Se questo non avviene, neanche il matrimonio lo si potrà conservare nella sua unità e nella sua santità.

Oggi l’uomo è senza Dio, senza Cristo, senza la Chiesa. Qual è il risultato? È anche senza matrimonio indissolubile, fedele, casto, santo.

[31]Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.

Questa è la legge di sempre che è posta a fondamento del matrimonio. In questa legge ci sono due verità che meritano un’attenta analisi.

Con il matrimonio l’uomo e la donna lasciano la famiglia d’origine. Devono lasciarla non solo fisicamente, quanto operativamente, essenzialmente, costitutivamente.

La lasciano perché non sono più membri della famiglia d’origine. Loro ora hanno una propria famiglia, che li costituisce immagine separata sia dell’amore che regna in seno alla Trinità e sia dell’altro amore che è quello di Cristo per la sua Chiesa.

Prima si era immagine di Dio e di Cristo perché facenti parte di una famiglia. Ora si è immagine perché si è costituiti in famiglia autonoma, separata.

Se si è costituiti famiglia autonoma e separata dalle famiglie di origine, la nuova famiglia deve essere retta dalla legge che governa ogni famiglia e la legge è una sola: ogni famiglia è autonoma e separata dall’altra, è uguale in dignità all’altra, partecipa dei diritti e dei doveri che sono propri di ogni famiglia.

Non c’è nessuna differenza tra le due famiglie. Sono uguali in dignità, ma distinte in quanto a personalità. La personalità dell’una non è la personalità dell’altra.

Questo sovente non avviene. La famiglia d’origine diventa spesso un rifugio, altre volte la propria famiglia. Così altro non si fa che decretare la morte della nuova famiglia costituita.

Molte famiglie oggi sono in sofferenza perché non viene costituita la nuova famiglia operativamente, essenzialmente, responsabilmente, decisionalmente, spiritualmente. C’è come una paura ad essere famiglia autonoma con propri diritti, doveri, responsabilità, decisioni, orientamenti. C’è come un timore ad essere coppia che vive tutto ma in modo separato dalla famiglia d’origine.

In questo caso c’è molto infantilismo, molta irresponsabilità, molta influenza, molte intromissioni, ma anche molte fughe e molti rifugi verso la famiglia d’origine. Se si vuole salvaguardare il disegno di Dio sulla famiglia, bisogna che tutto questo venga risanato, riveduto, riequilibrato, soprattutto santificato e non può esserci santificazione della famiglia se non inserendola in tutto nel piano della creazione e della redenzione.

L’altra verità difficile oggi da accettare è questa: l’uomo e la donna uniti in matrimonio formano una sola carne per sempre, finché morte non separa.

L’uno, una volta che il matrimonio è stato celebrato nella sua forma valida, è sempre carne dell’altra e viceversa. Si è venuto a creare un solo essere, non più due, in modo irreversibile. Per cui anche se per volontà il matrimonio viene distrutto, è distrutto solo in apparenza, perché in realtà, nell’essenza rimane sempre il solo corpo.

È questo il motivo per cui non è possibile la celebrazione di un secondo matrimonio tra persone divorziate, sposate con matrimonio valido.

La loro unione è semplicemente adulterio, se uno o tutte e due erano sposati; è fornicazione se manca il matrimonio. È nell’uno e nell’altro caso concubinaggio. Questa è la realtà e quindi la verità dei fatti.

Per questo bisogna affermare che il matrimonio non è un semplice contratto, un patto, o una comunione tra due volontà che decidono di fare una cosa assieme e per il tempo che desiderano stare assieme.

Una volta che il matrimonio è stato posto in essere, esce dalla volontà dei contraenti il patto, e diviene un fatto di natura, di essere, diviene un fatto che non è più soggiacente alla volontà di coloro che lo hanno posto in essere.

[32]Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

Il mistero del matrimonio è veramente grande. È grande perché contiene in sé due misteri: il mistero dell’unità e della trinità di Dio; il mistero dell’amore di Cristo per la Chiesa, che è mistero di incarnazione, passione, morte e risurrezione.

Questi due misteri non possono essere manifestati ed espressi dal matrimonio se non attraverso la fede e la carità.

Sono queste due virtù il fondamento, la base, le colonne del matrimonio cristiano. Per questo è più che urgente formare i coniugi e tutti i cristiani nella conoscenza perfetta del mistero del Dio uno e trino e del mistero di Cristo Gesù, perché poi dovranno esprimerlo, manifestarlo, viverlo nella vita familiare.

Si è già detto in grande linee l’essenza dei due misteri ed è sufficiente per la comprensione di quanto Paolo ha voluto rivelarci di ciò che avviene nel sacramento del matrimonio, come bisogna vivere in esso, qual è la fede che deve precederlo, quale la carità che deve accompagnarlo.

Tuttavia anche in questo versetto Paolo vuole che mai si dimentichi il riferimento a Cristo da parte dei coniugi cristiani.

Essi saranno se stessi, realizzeranno il mistero che si è compiuto in essi, se sapranno guardare costantemente al mistero di Cristo e della Chiesa, se avranno sempre dinanzi ai loro occhi la croce di Cristo Gesù.

È dalla croce, ma salendo su di essa, che si vive il matrimonio cristiano. L’uomo per amore deve lasciarsi anche crocifiggere. Questa è la sua vocazione.

La donna deve lasciarsi interamente santificare dall’amore del marito e per il marito. Anche questo è mistero, come è mistero il fatto che la Chiesa debba ricevere tutto da Cristo e vivere ogni cosa in Cristo e per Cristo.

Ma se si abolisce il mistero, cosa resta nella nostra vita? Un’unione di due corpi, non di due vite, che può essere sempre separata nel momento in cui un corpo si è stancato dell’altro, si è stufato di esso, oppure cerca qualcosa che l’altro corpo non può più dargli.

Questa è la triste realtà di una vita posta fuori del mistero di Dio e di Cristo Gesù. La Chiesa, se vuole svolgere il mandato che Cristo le ha affidato, deve riportare ogni suo figlio nel mistero di origine, lo deve fare divenire parte di questo mistero, ma anche vita di esso. Questa è la sua missione; non se ne conoscono altre.

[33]Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

Se Cristo e il suo amore per la Chiesa è l’unico modello da incarnare, non può esserci che una sola raccomandazione: ogni uomo deve amare la propria moglie come ama se stesso. È il suo corpo, la sua vita, il suo soffio vitale.

Si è anche detto che l’amore verso se stesso è uno dei modelli del vero amore; l’altro modello è quello di Cristo.

Quando Paolo ha scritto questa Lettera, il Vangelo di Giovanni non era stato ancora scritto. È infatti nel Vangelo secondo Giovanni che l’amore di Cristo Gesù viene assunto come unico modello di amore.

Bisogna allora che l’uomo ami la donna allo stesso modo che Cristo ha amato la sua Chiesa. Ma Cristo per amare la sua Chiesa si è fatto suo servo; si è anche fatto sacrificio d’amore per essa sull’albero della croce.

Amare la propria moglie come se stesso bisogna allora che venga interpretato come Cristo ha amato se stesso e Cristo ha amato se stesso perdendo la sua vita per amare se stesso e l’ha persa per farne dono alla sua Chiesa.

Penso che unendo i due passi del Vangelo è possibile avere una idea chiara, netta, precisa, di come si deve amare:

Leggiamo in Matteo: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi Angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,24-27).

Mentre in Giovanni così è scritto: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: Signore, tu lavi i piedi a me? Rispose Gesù: Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo. Gli disse Simon Pietro: Non mi laverai mai i piedi! Gli rispose Gesù: Se non ti laverò, non avrai parte con me. Gli disse Simon Pietro: Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo! Soggiunse Gesù: Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: Non tutti siete mondi.

Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.

Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 1-17.34-35).

Per fare questo, oltre la fede e la carità, occorre la grande virtù dell’umiltà. Si accoglie il mistero di Dio e ci si pone a totale suo servizio, vedendo nella moglie Cristo, che ha dato la vita per noi, perché anche la moglie è corpo di Cristo, al quale bisogna dare tutta la vita, perché vi sia un solo mistero: quello di Cristo che si vive interamente nel suo corpo.

La donna invece è chiamata ad essere rispettosa verso il marito. Paolo la invita a vedere il mistero che si compie nella sua vita attraverso la vita del marito e accoglierlo per realizzarlo secondo verità e giustizia.

Deve farlo allo stesso modo che lo fa la Chiesa. Questa è rispettosa verso Cristo Gesù se si lascia interamente santificare dal suo Sposo divino.

Rispetto”, in tal senso, ha un solo significato: guardare con occhio di fede il marito, accogliere la grazia che viene da lui, come la Chiesa guarda con occhio di fede Cristo Gesù e accoglie la grazia che dal capo discende in tutto il corpo.