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PER OPERA DI GESÙ CRISTO




Senza Cristo si è nella morte. La nostra vita è da Cristo Gesù, è in Cristo Gesù, è per Cristo Gesù. La vocazione dell’uomo è una sola: attingere la vita da Cristo, in Cristo, per Cristo, per viverla tutta in Cristo, per Cristo, con Cristo, nel suo corpo che è la Chiesa. Attraverso un atto di fede alla Parola di Cristo, nel sacramento del Battesimo, la vita di Cristo diviene vita del cristiano. Questa vita nuova ed eterna che lo alimenta deve crescere in Lui fino a divenire sempre in Cristo, con Cristo e per Cristo vita di ogni altro uomo. Il cristiano che è stato associato nel corpo di Cristo al mistero della redenzione, da uomo perfettamente redento e santificato, coopera con Cristo perché molti suoi fratelli conoscano Cristo. Per mezzo della testimonianza e della parola di Cristo che lui dona loro e per mezzo dello Spirito Santo che abita in lui, quanti ascoltano la Parola vengono toccati nel cuore perché aderiscano a Cristo Gesù, perché anche loro attingano in Lui tutta la vita eterna, necessaria per essere ad immagine del Figlio unigenito del Padre. Se il cristiano non coopera con Cristo, l’altro rimane nella morte. Che sia nella morte lo attestano i pensieri e le opere di morte che guidano la sua vita. L’uomo è chiamato da Dio a rivivere in Cristo, il cristiano è il corpo di Cristo attraverso il quale la vita di Cristo viene annunziata, offerta e consegnata ad ogni uomo. Se il cristiano è anche lui morto, perché non inserito vitalmente in Cristo, tutto il mondo assieme a lui muore. Il cristiano è un portatore di vita eterna tra gli uomini, uno che deve chiamare ogni uomo a vita nuova ed eterna. Se lui non svolge questa sua missione, tutto il mondo assieme a lui muore, muore perché lui non ha portato con sé lo Spirito Santo che tocca il cuore e riscalda l’anima perché aderisca a Cristo e attinga in Lui tutta la vita eterna, vita di grazia e di verità, che lo riportano e lo fanno esistere nella vera vita. Così ogni cristiano compie la volontà salvifica universale del Padre che vuole che ogni uomo riviva in Cristo e con Cristo.

Ribelli al Vangelo, ribelli a Cristo. Quando si dona Cristo secondo verità, quando si offre la grazia nella santità del cristiano, che vive nel corpo di Cristo e in esso cresce, e l’altro la rifiuta, costui esce dalla buona fede, entra nel rifiuto di Cristo. Rifiutando la Parola, rifiuta Cristo; rifiutando la grazia, rifiuta Cristo autore di ogni vita, ribellandosi al Vangelo, si ribella a Cristo, non lo accoglie come il Salvatore e il Redentore della sua vita. Chi rifiuta esplicitamente Cristo non conserva più la buona coscienza. Questa esiste finché Cristo non le viene presentato secondo le regole della sana, giusta, conveniente, santa testimonianza, accompagnata da segni e prodigi di grazia e di verità. Dopo si passa dalla buona coscienza al rifiuto esplicito di Cristo Gesù. La situazione spirituale è molto più grave di prima. È giusto ricordare che l’annunzio del Vangelo deve essere fatto alla stessa maniera di Cristo Gesù, nella santità e nella verità di una vita tutta obbediente a Dio, altrimenti non è vero annunzio e l’altro può anche avere delle ragioni umane per non credere ad un Vangelo non annunziato e non testimoniato secondo la regola di Cristo Gesù.

Ricco di misericordia. Chi è ricco di misericordia è il Padre di nostro Signore Gesù Cristo. È ricco di amore perché ci ha dato il suo Figlio Unigenito come Salvatore e Redentore, ce lo ha dato però dall’alto della Croce. Dove Abramo si fermò per volontà di Dio, Dio non si ferma per sua volontà. Il suo amore va altre quello di Abramo e di ogni altro uomo per noi. Ogni uomo deve la vita a Dio perché è sua. Dio non deve la vita a noi, perché Lui è Dio. Ebbene, proprio Dio ha dato la vita per noi, per la nostra salvezza. Se Dio ha dato la vita per noi in Cristo Gesù, suo Figlio, veramente egli è ricco di misericordia, di carità, di ogni bontà verso la creatura che ha fatto a sua immagine e somiglianza. Da questa ricchezza di misericordia ogni uomo dovrebbe lasciarsi avvolgere, in essa trasformare, affinché anche la sua vita diventi ricchezza di misericordia, di carità e di amore per il mondo intero.

La vita cristiana, frutto della vita di Cristo in noi, è la verità della nostra fede. Chi vuole sapere quanta fede abita nel suo cuore, deve esaminarsi nella vita di grazia e di carità, di amore, di speranza, di sollecitudine evangelica per i suoi fratelli. Chi, come Cristo, dona la sua vita per la salvezza del mondo, in piena e totale obbedienza a Dio, costui ama; ama, perché dona la sua vita; costui crede perché la nostra fede è una chiamata, una vocazione a dare interamente la vita a Dio per la salvezza dei nostri fratelli. È questa la logica della redenzione. Non se ne conoscono altre. La vita cristiana non è santità personale, è santità personale in vista della redenzione del mondo, in prospettiva di carità evangelica a beneficio del mondo intero. La nostra santificazione deve svolgersi alla stessa maniera di Cristo Gesù: deve essere uno strumento la santità, il veicolo dello Spirito, perché lo Spirito portato dalla nostra santità nel mondo, produca frutti di redenzione, di santificazione, di salvezza, di fede al Vangelo, di carità operosa.

La santità cristiana è la straordinaria ricchezza della grazia. La santità cristiana però non è un frutto che matura dalla nostra carne, come potrebbe essere il frutto per un albero, che attinge dal suolo le energie vitali. La nostra santificazione è un dono di Dio, discende dal Cielo, si attinge tutta nel corpo di Cristo, per mezzo del corpo di Cristo. Il corpo di Cristo è insieme la sorgente e la via attraverso cui la santità si riversa in un cuore. Il cristiano, corpo di Cristo, deve essere insieme strumento e via, altrimenti la santità non si attinge nel corpo di Cristo. Dio tutto ha donato. Ha costituito Cristo fruttificatore e portatore del dono nel mondo; ha costituito il discepolo di Gesù, in Cristo, con Cristo, per Cristo, fruttificatore e portatore del dono di santità, nel mondo. Se il cristiano fallisce nella sua missione, la santità non si genera nei cuori; non si genera perché manca colui che come corpo di Cristo, in Cristo, con Cristo e per Cristo, fa espandere la santità di Cristo nel mondo, crescendo lui per primo in grazia e in sapienza, in santità e in verità, in giustizia e in ogni altra opera santa, conformemente al Vangelo e alla legge nuova delle Beatitudini.

Fede in Cristo e salvezza in Cristo: una sola realtà. La salvezza: solo opera della misericordia di Dio (come dono). L’opera: realizzare Cristo. La salvezza è la realizzazione di Cristo in noi. Non c’è vera, autentica fede in Cristo Gesù se non si trasforma in vera, autentica opera di salvezza, di giustificazione, di santificazione. Chi veramente crede, veramente si santifica; chi non si santifica veramente, veramente non crede. Fede e santificazione non sono due realtà, sono una sola inscindibile verità, realtà, dono di grazia. Lo abbiamo già detto: tutta l’opera della redenzione, dalla proclamazione del Vangelo fino al raggiungimento della propria santificazione, è opera della misericordia di Dio, è un dono della misericordia di Dio. Questo dono però non può espandersi nel mondo se non attraverso una sola via: facendo sì che fede in Cristo e salvezza in Cristo, realizzazione di Cristo in noi siano una sola realtà. L’opera della fede e della salvezza è una sola: la realizzazione di Cristo in noi. Se non si parte da questa verità, tutto alla fine risulterà vano. È vana infatti ogni fede che non si compie in se stessa e si compie solo quando tutto Cristo è realizzato nel cristiano. Questa realizzazione è dono di Dio, ma posto nell’impegno, nella volontà dell’uomo, nel suo quotidiano lavoro di realizzazione di Cristo in lui. Oggi c’è una pastorale tutta sganciata da questa visione della fede e della salvezza. C’è una pastorale che vede ogni cosa come dono di Dio, ma come dono di Dio non vede la realizzazione di Cristo in noi, vede la salvezza finale, offerta a tutti come un dono di Dio, della sua misericordia, ma senza aver realizzato Cristo in noi durante la vita terrena. Pastorale più falsa, più deleteria non può esistere. Questa è la pastorale di satana per la rovina eterna delle anime; non potrà mai essere la pastorale del cristiano in Cristo, che realizza Cristo, che attende alla sua santificazione, come veicolo dello Spirito, per la redenzione del mondo.

Ricordare ciò che si era prima, perché? Il cristiano deve sempre ricordare ciò che era prima della venuta di Cristo nella sua vita. Deve ricordarlo perché dal suo cuore si innalzi un inno perenne di ringraziamento, di lode, di benedizione al Signore che lo ha salvato. Senza l’intervento di Dio nulla sarebbe mai cambiato nella sua vita; questa sarebbe stata una inutile ripetizione di atti e di azioni vane, inutili quanto al salto qualitativo, anzi cristico, cui essa è chiamata. E se Cristo non interviene direttamente Lui nella nostra vita, questa non cambia. Non c’è in noi alcuna risorsa naturale, di volontà, o di altro, capace di assimilare la nostra vita a quella di Cristo Gesù. Sapendo questo il cristiano deve pregare intensamente perché il Signore intervenga, lo trasformi, lo cambi, lo renda cristiforme in tutto, lo faccia uomo evangelico. Chi conosce se stesso sa che solo Cristo lo ha potuto cambiare, lo cambia, lo cambierà. Chi conosce Cristo non cessa di ringraziare il Signore per quello che ha già fatto, con insistenza lo invoca perché voglia continuare l’opera della sua trasformazione totale.

Differenza tra pagano ed Ebreo in ordine alla speranza. Dare la speranza, come? La differenza è abissale. Il pagano non ha speranza se non terrena, l’Ebreo invece ha una speranza nell’intervento diretto di Dio nella storia. L’Ebreo sa per l’esperienza che lui ha già fatto dell’Onnipotenza del suo Dio, che nulla è impossibile a Dio e che il Signore interviene nella nostra storia per farla nuova, per creare i Cieli nuovi e la Terra nuova. L’Ebreo sa, sempre per esperienza, che la storia può cambiare solo per intervento di Dio, ma sa anche che il Signore vuole cambiare la storia e per questo lo prega perché intervenga, faccia presto, dia una soluzione di verità, di giustizia e di santità ai nostri giorni. L’Ebreo sa che può nascere la verità sulla terra e anche la santità. Lo sa perché Dio queste cose l’ha fatte nascere per il suo popolo. Lo invoca perché continui a farle nascere ancora. Il pagano non ha questa speranza. La sua speranza è immanente, nelle opere degli uomini, non nell’onnipotenza e nella misericordia del Signore. Il cristiano, che si è inserito, nella speranza soprannaturale che ha creato Cristo Gesù per il mondo intero, in questa speranza cresce, verso questa speranza cammina, questa speranza annunzia. Come? Lasciandosi completamente fare nuovo dal Dio che viene per fare nuove tutte le cose. La novità del cristiano, reso tale dallo Spirito Santo, è la più grande predicazione sulla speranza. Dio può fare nuove tutte le cose. Da uomo nuovo attesta che la Parola di Dio è vera. Ad essa si può prestare fede.

Tutto cambia in Cristo, ogni relazione: passato, presente, futuro, terra. Cielo, fratelli, cose. È questa la verità delle verità che devono governare l’intera nostra storia. Tutto cambia in Cristo, perché cambia l’uomo in Cristo. L’uomo in Cristo si riveste di Cristo, si riveste delle sue virtù, in modo del tutto speciale si riveste di grazia e di verità. Con la verità vede ogni cosa nella sua intima essenza, la vede nella sua giusta relazione, la vede secondo giustizia e santità. Con la grazia è capace di operare secondo quanto visto nella verità. Ecco perché tutto cambia per un uomo che si è lasciato e si lascia interamente cambiare da Cristo Gesù. In quest’uomo c’è un pensiero nuovo, una mente nuova, una volontà nuova, un cuore nuovo, uno spirito nuovo, un’anima nuova, una forza nuova: la forza della verità e della grazia nel suo cuore.

Pace come liberazione. La vita del cristiano: strumento di pace. La pace si attinge in Cristo, si vive in Cristo. La pace è libertà dal peccato. Se non ci si libera dal peccato, non si può essere in pace. Anche un semplice peccato veniale turba la pace, come la turba ogni pensiero e ogni parola vana che risiede nel nostro cuore. Il cristiano è strumento di pace nella misura in cui toglie il peccato dal suo seno. Se non lavora per togliere il peccato, non può essere uomo di pace, né strumento della pace. Inoltre, assieme alla lotta contro il peccato, contro il vizio, il cristiano, se vuole costruire la pace deve conquistare tutte le sante virtù: sono esse concretamente che operano la pace in seno alla comunità cristiana e nel mondo intero. Si pensi a quanta forza di pace contenga in sé la virtù della carità. San Paolo dona la carità ai Corinzi come unica via possibile per costruire la pace in seno a quella comunità. Questo ci deve insegnare che la pace non può esistere senza la grazia; grazia e verità sono in Cristo, sono dono di Cristo che devono viversi in Cristo, nel suo corpo. Il cristiano si fa sempre più membro vivo e santo del corpo di Cristo, si riveste della sua grazia e della sua verità, si lascia impastare da Cristo di questi due doni divini, e lui diventa un operatore di pace in mezzo ai suoi fratelli. Ma se il cristiano non vive in Cristo, non può essere operatore di pace, non può perché fuori di Cristo la pace non esiste, perché fuori di Cristo manca la grazia e la verità, manca la santità, mancano le virtù soprannaturali, manca la vera giustizia, manca la carità, che in Cristo diviene dono della nostra vita, sacrificata sull’altare della croce, perché la pace di Dio si diffonda nel mondo intero.

Il peccato: come muro di divisione. Il peccato principio generatore di ogni inimicizia. L’inimicizia è prima di tutto dentro di noi. Lo si è già detto, è utile aggiungervi qualche altro concetto. Il peccato essendo morte dell’uomo, morte nel suo spirito, nella sua anima, nella sua mente, nella sua volontà, in ogni facoltà del suo essere, altro non fa che generare altra morte attorno a sé, nel cuore dell’uomo. È questa morte che c’è dentro che diventa causa delle morti che ci sono fuori di noi, ma che sono operate dalla morte che milita nelle nostre membra, nel nostro spirito, nella nostra anima. Chi vuole abolire le inimicizie che sono fuori di lui, deve abolire la morte che è dentro di lui. Nel momento in cui non solo abolirà la morte che è in lui, ma opererà perché tutta la vita di Cristo viva in lui, egli opererà in modo efficiente, efficace, perché la vita di Cristo che vive in lui si espanda attorno a lui nel mondo intero. Solo così l’uomo, da costruttore di inimicizia attorno a sé potrà divenire un costruttore di pace, di amore, di fratellanza, di fraternità nel mondo che lo circonda. Per questo però è necessario che si lasci inabitare dalla vita di grazia e di verità che sono in Gesù Signore.

La salvezza: opera di distruzione prima e poi di edificazione. Chi vuole la salvezza deve sapere che essa consiste di due momenti fondamentali, essenziali: la distruzione del peccato, l’edificazione nella grazia e nella verità. Nessuno potrà mai pensare di essere un edificatore di salvezza nel mondo, se non diviene un distruttore del peccato nel mondo. Ma distruggere il peccato degli altri non si può se non nella misura in cui lo si distrugge in noi; così anche nessuno potrà mai sperare di edificare, costruire, innalzare il regno di Dio negli altri se non lo avrà innalzato in se stesso e nella misura in cui lo innalza. Questa verità deve sgombrare la nostra mente da quell’errore fatale che ci fa pensare che sia possibile edificare il regno di Dio negli altri senza edificarlo in noi. Questa non è la verità di nostro Signore Gesù Cristo; non è questo il contenuto del suo Vangelo.

Un solo uomo nuovo. Un solo soffio vitale in Cristo Gesù. Un solo uomo nuovo in un solo corpo. Il nuovo statuto dell’umanità. Cristo è il solo uomo nuovo, è l’uomo nuovo, è il Nuovo Adamo che Dio ci ha dato perché in Lui e solo in Lui anche noi ci facciamo nuovi. Fuori di Cristo, senza di Lui, nessuna novità è possibile per l’uomo. Non è possibile, perché non esiste, non c’è. Noi siamo chiamati a formare con Cristo un solo corpo, di più: un solo soffio vitale, una sola vita, una sola morte, una sola risurrezione, una sola missione, un solo mistero sulla terra e nel cielo. È questo il nuovo statuto dell’umanità. Questa verità è talmente lontana dal cristiano di oggi, che questi neanche riesce più ad immaginarla. Cristo e lui sono due realtà distanti, lontane, due realtà che al massimo si incontrano come si incontra l’assetato e la fontana, ma poi l’assetato riprende il suo cammino e la fontana resta al suo posto, come una fonte di vita per chi ne ha bisogno. Al massimo è questa la concezione che oggi molti cristiani hanno di Cristo Gesù. Questa concezione non esprime la nostra fede, non è la nostra fede. Non c’è una grazia e una verità fuori di Cristo. La nostra grazia è Cristo, come la nostra verità è Cristo. Ma Cristo è grazia e verità per noi, se noi diveniamo una cosa sola in Lui. È questo lo statuto della nuova vita ed è lo statuto di tutta l’umanità, di ogni uomo di ieri, di oggi, di domani. Questa realtà di Cristo in noi e di noi in Cristo non si esaurisce su questa terra; essa mai si esaurirà perché continuerà nel cielo per tutta l’eternità.

Il cristiano sopra gli stessi angeli? Il cristiano è veramente sopra gli stessi angeli? Per creazione dobbiamo dire di no. Per creazione, come afferma la Parola di Dio, siamo stati fatti di poco inferiori agli Angeli. Per redenzione, per incorporazione in Cristo, divenendo con Lui una sola vita, un solo corpo, un solo soffio vitale, noi partecipiamo anche della sua signoria e in quanto tali abbiamo un’altra relazione con l’intero creato. Ad ogni modo cosa avverrà nel cielo, cosa avviene sulla terra, non ci è stato rivelato. Una cosa però è certa: La Vergine Maria, Madre della Redenzione, è stata costituita da Dio Regina degli Angeli e dei Santi. La Madre di Dio, la Madre di Gesù, la Madre di noi cristiani, è superiore agli Angeli per volontà di Dio, essendo stata fatta da Lui loro Regina. Questa è verità di fede. Non è teoria, o pensiero teologico. Non è neanche argomentazione e deduzione, come quella precedentemente accennata. Deduzioni e argomentazioni che sono legittime nella fede, altrimenti questa mancherebbe del suo sviluppo e del suo perfezionamento.

Corpo visibile e invisibile. Il fondamento visibile e invisibile dell’unico corpo. Radicati in Cristo. Il corpo di Cristo è visibile e invisibile insieme, è nella gloria del cielo e sulla terra, vive nella beatitudine eterna, ma è esposto continuamente alla legge del martirio e della croce. Il fondamento che ci fa un solo corpo con Cristo è anche visibile e invisibile: è la Chiesa che come Cristo e perché corpo di Cristo vive sulla terra e nel cielo, vive nella gloria eterna, ma anche nelle continue sofferenze a causa della salvezza che deve costruire in sé e nel mondo intero. Con il battesimo si viene radicati in Cristo. Diventiamo noi cristiani il suo corpo visibile sulla terra. La verità del corpo è una sola: non vi può essere disparità nella santità tra il corpo visibile e quello invisibile. Non può essere santissimo il corpo invisibile e peccatore il corpo visibile. Se così avviene, è il segno che di questo corpo siamo diventati rami secchi, pronti ad essere tagliati da Dio e gettati nel fuoco eterno. È dovere di ogni membro del corpo di Cristo, rendere anche visibili le virtù del corpo invisibile, rendere operanti le potenzialità del corpo invisibile, fare del corpo invisibile il corpo visibile e questo avviene solo nella grande santità del cristiano. Nella santità si abolisce il peccato dalla nostra vita e le virtù e le potenzialità di Cristo iniziano a manifestarsi attraverso la nostra vita, che deve essere tutta vita di Cristo in noi.

Apostoli e profeti. Il profeta, per svolgere in modo santo il suo ministero all’interno del corpo di Cristo, necessita del ministero dell’apostolo, il quale costituito da Cristo ministro della sua Parola e quindi della sua Verità, deve operare quel sano discernimento, perché nulla di umano, nulla di falso, nulla di non vero o di meno vero, o non perfettamente vero venga ad insinuarsi nel Vangelo di Cristo Signore. Chi è il profeta, il vero profeta, alla luce del Nuovo e anche dell’Antico Testamento? Il profeta è un uomo, una donna, assai particolari, costituiti da Dio portatori nel mondo della sua volontà attuale, che non è dono di nuova verità, di nuova giustizia, o nuova santità, ma è manifestazione della sua volontà in ordine al compimento, alla realizzazione della divina Parola di Gesù nell’oggi della storia. Se il profeta cammina senza l’apostolo il rischio è di immettere nella verità del Vangelo cose che non appartengono al Vangelo. Sarebbe la distruzione di tutto il Vangelo. Se invece è l’apostolo che cammina senza il profeta, il rischio è anche grande, assai grande; è quello di camminare un cammino che non è più dell’uomo; è quello di adagiarsi su verità che non sono più il cammino di Dio con l’uomo oggi; addirittura ci potrebbe anche essere il rischio di dare valore a ciò che oggi non ha più valore e significato; a quanto la storia ha già rigettato perché non lo riconosce più come appartenente a Dio, perché in verità è solo modo, forma, uso di cammini che Dio aveva indicato per il passato, ma che non sono più la volontà di Dio. Questa reciproca relazione ci deve insegnare che nella Chiesa non ci sono assoluti, non ci sono suonatori solisti; i solisti sono condannati al più grande fallimento e questo vale sia per il profeta senza l’apostolo, come anche per l’apostolo senza il profeta.

Dio è nel suo tempio santo: nella Chiesa. La Chiesa lo deve mostrare visibilmente. Nella Chiesa, ogni uomo è fatto tempio. Farsi martire della Chiesa, ma rimanere nella Chiesa. La Chiesa è la visibilità di Dio. Come Dio era tutto visibile in Cristo Gesù, così deve essere per la Chiesa. Nella Chiesa Dio deve essere visibile in tutto il suo splendore di grazia, di verità, di santità, di onnipotenza. Questa verità esige che ogni cristiano sia visibilità vera di Dio in mezzo al mondo. È questa la sua vocazione e quindi anche la sua missione. Se questa verità viene ignorata, non c’è alcuna altra possibilità per il cristiano di poter manifestare il Signore, di rivelarlo, di farlo vedere al mondo intero. L’evangelizzazione, quella vera, si fa manifestando il Signore, rivelandolo, mostrandolo operante in noi con la sua santità e la sua verità. Altre vie per evangelizzare sono dell’uomo, ma non conducono a Dio, al massimo potranno condurre agli uomini, ma a Dio certamente no, perché nessuna via conduce a Dio se non è via di manifestazione e di rivelazione di Dio attraverso la nostra vita. Il cristiano però in tutto si deve comportare come Cristo Gesù? Chi è Cristo Gesù? Il martire, il crocifisso del popolo del Signore. Ma è proprio mentre lo crocifiggevano che Lui manifestava loro il Padre suo, che attestava la sua misericordia, che rivelava loro il suo amore, la sua compassione, la sua pietà. Così deve dirsi del cristiano: il cristiano anche lui è chiamato a lasciarsi crocifiggere non solo dal mondo, ma anche da quanti si dicono e sono Chiesa di Dio. Deve lasciarsi crocifiggere da loro, perché anche loro hanno bisogno di vedere il Signore e lo vedono nella croce che il cristiano subisce da parte di chi è cristiano ma non conosce Dio. Subendo per loro e da loro la croce, il cristiano anche a loro manifesta il Signore. Se vogliono, anche loro possono vedere il Signore e aprire il loro cuore alla sua manifestazione. L’ostensione di Dio da parte del cristiano è l’unica via dell’evangelizzazione della Chiesa e del mondo. Per questo è richiesto al cristiano di essere lui e non altre cose l’ostensorio di Dio in questo mondo, nella Chiesa. Chi si incontra con siffatte persone, incontra Dio. Io mi sono incontrato con una persona ostensorio vivente di Dio e ho incontrato il Dio che mi ha salvato.