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Altre campagne militari


Dopo la Consacrazione, Carlo VII soggiornò per tre giorni a Reims, attorniato dall'entusiasmo popolare; infine, accompagnato dall'esercito, riprese il cammino, quando ormai gli echi di quell'impresa apparentemente impossibile si erano già sparsi per il paese. Entrò così a Soissons ed a Château-Thierry, mentre Laon, Provins, Compiègne ed altre città facevano atto di obbedienza al Re. L'armata reale trovava la strada spianata dinanzi a sé[58].


Giovanna cavalcava insieme al Jean de Dunois e a La Hire, assegnata ad uno dei "corpi di battaglia" dell'esercito regio. Mentre il successo arrideva al progetto di Giovanna, le invidie e gelosie di corte riaffioravano. Il giorno stesso della Consacrazione, tra le assenze, spiccava quella del conestable Arturo III di Bretagna, che avrebbe dovuto reggere simbolicamente la spada durante la cerimonia ma, essendo in disgrazia, aveva dovuto cedere l'incarico al Sire d'Albret. Inoltre, era sempre più profonda la spaccatura tra i nobili che appoggiavano Giovanna ed avrebbero voluto dirigersi verso Seine-Saint-Denis per riconquistare Parigi[59].


Battaglia di Montépilloy


Nel frattempo, il regio esercito francese, partito da Crépy-en-Valois, il 15 agosto 1429, si trovò dinanzi l'armata inglese, rinforzata, schierata in formazione da battaglia, presso Montépilloy; questa volta, gli inglesi avevano preparato con cura la siepe di pioli di legno che avrebbe impedito ogni carica di cavalleria frontale ed attendevano i francesi al varco; questi ultimi non riuscivano a far spostare il nemico dalle sue posizioni, nonostante gli sforzi della compagnia di La Hire che tentò invano di impegnarli in battaglia per dare modo agli altri reparti di intervenire. Dopo una giornata spossante, tra il vento e la polvere, gli inglesi si ritirarono verso Parigi. L'armata francese rientrò a Crépy-en-Valois, quindi raggiunse prima Compiègne e, da lì, Seine-Saint-Denis, luogo delle sepolture reali[60].


Qui, per ordine di re Carlo VII, iniziò lo scioglimento dell'"esercito della Consacrazione", in attesa delle trattative con la Borgogna che a parte di ottenere una tregua di quindici giorni, non approdarono mai a quella "buona pace stabile" che Giovanna si augurava. Il Jean de Dunois (Bastardo d'Orléans) e la sua compagnia vennero licenziati e fatti ripiegare su Blois, ad ispezionare inutilmente i territori del Ducato d'Orléans[61].


Indubbiamente, l'atteggiamento della corte verso la Pulzella era mutato; a Seine-Saint-Denis, Giovanna dovette evidentemente avvertire la differenza, le sue Voci la consigliarono, in quelle circostanze, di non procedere oltre. Questa volta, però, le sue parole furono accolte come quelle di uno dei tanti capitani di guerra al servizio della corona; l'aura d'entusiasmo che l'attorniava stava diminuendo, almeno presso la nobiltà. Affianco a Giovanna, per il momento, rimanevano il duca Giovanni II di Alençon D'Alençon e La Hire.[62]


Il Re e la corte, infatti, anziché approfittare del momento propizio per marciare su Parigi, avevano iniziato una serie di trattative con Filippo il Buono, Duca di Borgogna, al quale era stata affidata dagli inglesi la custodia della capitale, rinunciando ad adoperare le risorse militari di cui disponevano. Il 21 agosto, a Compiègne, città difesa da Guglielmo di Flavy, iniziarono a prendere forma le linee di una tregua più lunga. Effettivamente, gli inglesi semplicemente non avevano più risorse finanziarie per sostenere la guerra[63].


Nonostante questo, la tregua con la potenza anglo-borgognona sembrava non tenere conto della debolezza della controparte e venne condotta da parte francese in modo scellerato, assicurando una pausa nelle ostilità senza ottenere alcun vantaggio in cambio.


Assedio di Parigi


Nel frattempo Giovanna e gli altri capitani si attestarono presso le mura di Parigi; il Duca D'Alençon mantenne i contatti con la corte, all'oscuro delle trattative in corso, convincendo infine Carlo VII a raggiungere Seine-Saint-Denis.


L'otto settembre 1429 i capitani francesi decisero di prendere d'assalto Parigi. Giovanna acconsentì all'offensiva, stanca di continui rinvii. Lasciato l'accampamento de La Chapelle, a metà strada fra Seine-Saint-Denis e Parigi, l'esercito francese prese d'assalto la porta "Saint Honoré" a colpi d'artiglieria, sino a che i difensori del camminamento che la sovrastava non si ritirarono all'interno; mentre D'Alençon comandava le truppe a difesa dell'artiglieria, Giovanna si recò con la sua compagnia fin sotto le mura della città, circondate da un primo ed un secondo fossato; il secondo era allagato e qui la Pulzella dovette fermarsi, ordinando di gettare fascine e altro materiale per riempirlo. D'improvviso, venne ferita da una freccia che le attraversò la coscia. Ciononostante, non volle lasciare la posizione; si ritirò al riparo del primo fossato fino a sera, quando fu suonata la ritirata. Giovanni II d'Alençon la raggiunse e la fece trascinare via a forza mentre, sconfitto, l'esercito francese si ritirava nuovamente al campo[64].


Giovanna depone l'armatura sull'altare


Il giorno seguente, nonostante la ferita, Giovanna si preparava ad un nuovo assalto, quando lei ed il Duca D'Alençon furono raggiunti da due emissari, il Duca di Bar ed il Conte di Clermont, che le intimarono, per ordine del Re, di interrompere l'offensiva e tornare a Seine-Saint-Denis. Giovanna ubbidì. Probabilmente rimproverata per quell'insuccesso dovuto ad un'iniziativa neppure sua (ma decisa dai capitani che agivano in nome del Re) Giovanna ritornò alle rive del fiume Loira, dopo aver solennemente deposto sull'altare della chiesa di Saint-Denis la sua armatura[65].


Il 21 settembre 1429, a Gien, venne disciolto definitivamente dal Re l'esercito "della Consacrazione". Giovanna, separata dalle truppe e dalla guida del Duca d'Alençon, fu ridotta all'inazione; affidata al Sire d'Albret fu condotta a Bourges, ospitata da Margherita di Tourolde, moglie di un consigliere del sovrano, ove rimase tre settimane.


Re Carlo VII, infine, ordinò a Giovanna di accompagnare una spedizione contro Perrinet Gressart, comandante anglo-borgognone; il corpo di spedizione, formalmente comandato dal Sire d'Albret, pose l'assedio a Saint-Pierre-le-Moûtier, il 4 novembre la città fu presa d'assalto, ma l'esercito francese più volte respinto e fu costretto alla ritirata. Giovanna rimase invece sotto le mura con pochi soldati, quando il suo attendente, Jean D'Aulon, le chiese perché non tornasse indietro insieme agli altri, rispose che aveva intorno a sé cinquantamila uomini, mentre in realtà aveva soltanto cinque combattenti. Ripreso coraggio, l'esercito si volse nuovamente all'attacco, attraversò il fossato e di slancio prese la città[66].


Catastrofico assedio di Charité-sur-Loire


L'esercito francese allora mosse verso La Charité-sur-Loire ed iniziò a fine novembre uno spossante assedio che si protrasse per circa quattro settimane, al termine delle quali dovette ritirarsi, perdendo sul campo anche i migliori pezzi d'artiglieria[67].


Giovanna ritornò a corte, presso il Re, trascorrendo il tempo principalmente a Sully-sur-Loire dopo aver passato il Natale a Jargeau. Stanca dell'inattività forzata, fra marzo ed i primi di aprile Giovanna si rimise in marcia, alla testa di un gruppuscolo di circa duecento soldati comandati da Bartolomeo Baretta e, passando per il borgo di Melun, giunse infine, il 6 maggio 1430, a Compiègne, difesa da Guglielmo di Flavy; la città, assediata dalle truppe anglo-borgognone, resisteva ostinatamente[68].


Giovanna d'Arco catturata a Compiègne


A Montargis, Jean de Dunois venne raggiunto dalla notizia della nuova offensiva borgognona contro Compiègne e si mise in viaggio per ottenere dal Re il comando di un corpo d'armata. Lo ottenne troppo tardi, tuttavia, per soccorrere Giovanna che, il 23 maggio 1430, fu catturata durante una sortita insieme al suo intendente, Jean D'Aulon, sotto le mura di Compiègne[69].