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Davvero quest uomo era Figlio di Dio!»

Rev. D. Fidel CATALÁN i Catalán
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, nella Liturgia della Parola si legge la Passione del Signore secondo San Marco ed ascoltiamo una testimonianza che ci fa sussultare: «Davvero quest uomo era figlio di Dio!» (Mc 15,39). L evangelista è molto cauto nel mettere queste parole sulle labbra di un centurione romano, il quale stupito, aveva assistito ad un altra delle tante esecuzioni in funzione della sua permanenza in un paese straniero e sottomesso.

Non deve essere facile chiedersi cosa visse su Quel volto sfigurato- per emettere una simile espressione. In un modo o nell altro dovette riconoscere un volto innocente, forse tradito e lasciato alla mercé di interessi privati; o forse di qualcuno oggetto di un ingiustizia in mezzo a una società poco giusta; qualcuno che tace, sopporta e, anche misteriosamente, accetta tutto quello che gli viene addosso. Forse, addirittura, potrebbe sentirsi collaboratore di una ingiustizia, difronte alla quale non non reagisce per fermarla, come molti altri si lavano le mani davanti ai problemi altrui.

L immagine di quel centurione romano è l immagine dell Umanità che contempla. E , allo stesso tempo, la professione di fede di un pagano. Gesù muore solo, innocente, picchiato, abbandonato e fiducioso a sua volta, con un senso profondo della sua missione, con tracce d amore che i colpi hanno lasciato sul suo corpo.

Ma prima alle porte di Gerusalemme- lo hanno salutato come Colui che viene nel nome del Signore (cf. Mc 11,9). Il nostro entusiasmo quest anno non è una aspettativa, eccitante e senza conoscenza, come quella degli abitanti di Gerusalemme. Il nostro entusiasmo si dirige a Colui che ha già superato l avversità della donazione totale e dalla quale è uscito vittorioso. Infine, «noi dovremmo inchinarci ai piedi di Cristo, non mettendo sotto i suoi piedi i nostri vestiti o qualche ramo inerte, che ben presto perderebbero la loro freschezza, il loro frutto e il loro aspetto attraente, ma rivestendoci della sua grazia» (S. Andrea di Creta).