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Toccare le tradizioni è sempre stato pericoloso. Nella “tradizione” vi è la storia di un popolo, di una fede religiosa, di un ordine giuridico: realtà indispensabili per assicurare la pace e la convivenza dei popoli. Occorre sempre valutare molto attentamente i cosiddetti “segni dei tempi”, per verificare quanto di positivo e di negativo l’innovazione possa comportare. Gesù vive un momento storico da protagonista ed è naturale che gli uomini di tutte le epoche si trovino divisi davanti a Lui, che rispetta la cosiddetta “tradizione” o “legge mosaica”, ma nel contempo la perfeziona con la legge dello Spirito (cfr. Rm 8,1-2). Alla religione della legge scritta e osservata con meticolosa ostentazione, Gesù porta quella della Parola e dell’amore: Lui stesso è la Parola di Dio, il Verbo incarnato. Scrive Henry de Lubac: «Il Cristianesimo […] è la religione del Verbo, “non di un verbo scritto e muto, ma di un Verbo incarnato e vivo”. La Parola di Dio adesso è qui tra di noi, “in maniera tale che la si vede e la si tocca”: Parola “viva ed efficace”, unica e personale, che unifica e sublima tutte le parole che le rendono testimonianza. Il Cristianesimo non è “la religione biblica”: è la religione di Gesù Cristo». La “novità”, quindi, è Lui che, nel liberarci dalla schiavitù di un formalismo esteriore, chiede ai fedeli un’adesione interiore, libera e consapevole alla sua Parola. Questo non vuol dire rigettare tutto il ricco patrimonio di fede, di solidarietà sociale e di bellezza che la Chiesa ci ha tramandato nei secoli, come spesso avviene, ma di saper guardare al futuro, nell’intento di offrire all’uomo contemporaneo, smarrito e vittima di una società priva di valori etici e spirituali, la gioia vera nella piena partecipazione alla vita di Dio.

PreghieraSignore Gesù, aiutami a non contare soltanto sulle mie forze personali ma fa’ che, seguendo le tue ispirazioni, io possa sempre vivere e testimoniare la carica innovatrice della mia fede, che trova in te la sorgente della gioia e il fascino di una vita che non muore.