CREDENTI

Paolo era cittadino romano?

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 26/11/2017 17:54
    Tu quando ti presenti dai Nome e Cognome
    Se tu fossi stato ebreo diresti
    Mi chiamo ( es.) Angelo figlio di Giovanni

    Se eri romano diresti
    Tito Angelo Gallico ( se venivi dalla gallia )

    Possibile che Paolo non ha un padre una discendenza?
    L'hanno trovato abbandonato davanti alle porte del convento delle carmelitane a Tarso?
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 26/11/2017 17:58
    Neanche Pietro parla di lui e a detta di Luca, Paolo e Pietro si conoscevano, ma Pietro non scrive nulla su di lui.
  • OFFLINE
    Credente
    00 26/11/2017 22:05
    Forse non ti sono chiari ancora alcuni elementi.
    Abbiamo spesso già detto che le Scritture non sono un archivio di anagrafe.
    Tu pretendi che riferisca chi erano i genitori di Paolo e quale fosse il suo nome anagrafico di cittadino romano.
    Ma non ti sembra di chiedere alla Scritture delle notizie del tutto irrilevanti per il fine che si propone?

    In ogni caso apprendiamo che :
    At 13,7 al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.

    At 13,9 Allora Saulo, detto anche Paolo,....

    Abbiamo nel primo dei due versetti il nome di un proconsole romano che si chiama Sergio Paolo
    e nel secondo versetto apprendiamo che Saulo era chiamato anche Paolo. Mi pare che siano entrambi con due nomie il secondo di ciascuno dei due è Paolo. Ne ricavo che anche il nostro Saulo Paolo possa essere identificato come romano da tale nome.

    Del padre non ci viene detto nulla perchè la Scrittura ha alcun interesse a farne la descrizione. E perchè mai dovrebbe averne? Solo per rispondere alle obiezioni di qualcuno il cui sport preferito è quello di cercare cavilli?
    Ma se ci avesse fornito questi elementi, il cavillatore professionista avrebbe cercato altre risposte che la Scrittura non è finalizzata a dare.

    Veniamo alla seconda tua osservazione:
    Angelo.03, 26/11/2017 17.58:

    Neanche Pietro parla di lui e a detta di Luca, Paolo e Pietro si conoscevano, ma Pietro non scrive nulla su di lui.



    Mentre invece troviamo nella seconda lettera di Pietro:

    2Pt 3,15 La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data;
    Perciò Pietro ne parla.
    Ma se anche non ne avesse fatto menzione, significherebbe che Paolo non esiste?
    Atti degli apostoli riporta gli incontri che hanno avuto Pietro e Paolo, non sarebbero più che sufficienti per le obiezioni che fai? Perchè Pietro dovrebbe menzionare per forza Paolo ?
    In ogni caso lo menziona ed addirittura nel versetto successivo menziona le sue lettere considerandole tra le "altre Scritture". Una affermazione molto importante per la chiesa delle origini, presso la quale si andava formando il canone del Nuovo Testamento.




    [Modificato da Credente 26/11/2017 22:15]
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 08:55
    Io credo ed appoggio la tesi di Salsi che Paolo sia un personaggio inesistente proprio in merito a tutto quel papiro che ti ho mandato che è tratto dal suo libro.
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 09:12
    Nel I secolo a.C. la cittadinanza romana venne estesa agli alleati Italici e l’Imperatore, con un editto, aveva il potere di concedere agli abitanti delle Province questo onore che comportava vari benefici economici e politici fra cui l’impedimento ad essere sottoposti, nei processi, a giurie non romane: tale privilegio rimase in vigore sino al 212 d.C. Entro tale data tutti gli abitanti dell'Impero che godevano della "cittadinanza romana" erano censiti e registrati negli archivi pubblici, nonché esposti per essere consultati da chiunque; inoltre ad ogni "cittadino romano" veniva rilasciato un apposito "Diploma di Cittadinanza Romana". L'importanza politica della "Cittadinanza Romana", durante i primi due secoli, è evidenziata dall'impegno che Cesare Augusto dedicò a questo ordinamento, facendo eseguire nell'Impero tre appositi censimenti per individuare con precisone gli abitanti aventi diritto (Res Gestae VIII). Durante il principato, i Diplomi di Cittadinanza Romana consistevano in due spesse lamine rettangolari di bronzo, di misura variabile (contenuta fra 15 per 20 cm), incernierate e chiuse con i sigilli imperiali di autenticità per impedirne la rottura a chiunque intendesse manomettere il documento. Nell'interno (intus) era inciso il nome dell'Imperatore che aveva emesso il decreto (e i titoli onorifici a lui conferiti dal Senato), quello dei Consoli in carica e l'anno di emissione;
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 09:13
    con le "constitutiones" (decreti) incise su tavole di bronzo pubbliche, consultabili da chiunque, affisse sui muri del Campidoglio e dei Fori Imperiali. Se non vi era corrispondenza fra il diploma e la rispettiva "constitutio" il colpevole della frode era punito con la decapitazione sull'Esquilino; viceversa, se era dimostrata l'autenticità del diploma, il contenzioso (fra Paolo e Sommo Sacerdote dei Giudei) veniva trasmesso ad un tribunale, costituito da più giudici, che avviava il processo sino al pronunciamento definitivo della sentenza. Come sopra accertato, l’episodio di san Paolo è stato ambientato (Atti 24,27) nel 58 d.C.; ma nel I secolo, secondo quanto riportato da Svetonio in "Caligola 38", gli Imperatori rilasciavano i “Diplomi di Cittadinanza”, cioè, come abbiamo descritto, attestati ufficiali che comprovavano il diritto a tale prerogativa ed era fatto assoluto divieto appropriarsi di questo privilegio al punto che “coloro che usurpavano il diritto di cittadinanza romana, (Claudio) li fece decapitare sul campo Esquilino”(Claudio 25). In base alla legge romana, il super apostolo Saulo era tenuto ad esibire al funzionario romano, a sua volta obbligato a chiederglielo, il "Diploma di Cittadinanza" appositamente rilasciato dall'Imperatore; quindi la semplice dichiarazione di Paolo "Io mi appello a Cesare" (At 25,11) non aveva alcun valore né senso logico ... o meglio, denotava una mancanza di conoscenza in merito al vero diritto-potere, imposto da Roma, da parte dello scriba di Dio che inventò queste sciocchezze. Pertanto, da quanto documentato, la successiva assoluzione di san Paolo, fatta apparire scritta da lui stesso nella II lettera a Timoteo (IV 17), è falsa; come ingannevole è la stessa cronaca dell'episodio narrata da Eusebio di Cesarea, arricchita di maggiori particolari fantasiosi sul "processo" subito da Paolo (HEc. II 22,3/ 5).
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 09:17
    di seguito venivano menzionati i dati anagrafici dei beneficiari indicanti il nome, il patronimico*, rango, civitas di appartenenza, tribù* e nazione; nonché la precisazione dell'eventuale diritto di trasmettere ai figli lo status di Civis Romanus, ed infine l'esatta indicazione del luogo pubblico di affissione del decreto originale. Il testo scritto all'esterno (extrinsecus), per ovvie esigenze di praticità, era consultabile direttamente e rappresentava una copia di quello interno, ma non poteva essere alterato perché il documento che ne garantiva l'autenticità era il primo, protetto dai sigilli imperiali. * Obbligatorio agli stranieri che ottenevano la cittadinanza romana per diritto di successione. Questi ultimi dovevano cambiare il proprio nome con uno nuovo che veniva formato dal "prenomen" e dal nome gentilizio del garante che aveva patrocinato la cittadinanza dell'interessato, mentre, a guisa di "cognomen" conservavano il loro antico nome (il semplice prenomen "Paulus", come identificativo, era talmente riduttivo al punto da apparire una presa in giro verso qualsiasi Tribuno romano che avrebbe reagito di conseguenza). * Le "tribù" erano costituite da 35 distretti territoriali nei quali erano ripartiti i cittadini romani ai fini della riscossione dei tributi, della leva militare, delle operazioni di voto e censimento: un insieme di informazioni che il Tribuno doveva verificare e alle quali il cittadino era tenuto a rispondere. Data l'enorme estensione dell'Impero ed in ottemperanza ai principi augustei, i Romani consideravano i diplomi di cittadinanza documenti estramemente importanti per identificare subito il cittadino, senza che sussistessero dubbi sulla sua fedeltà, avendo questi il diritto di seguire il cursus honorum politico e, di conseguenza, l'obbligo di conoscere il latino. Solo un alto ufficiale romano, delegato dal Governatore della Provincia, poteva rompere i sigilli per effettuare la prima verifica ma, in caso di controversia, il cittadino veniva incatenato e inviato a Roma dove, in primis, si riscontrava la corrispondenza dei dati del diploma

    Questo sarebbe il seguito del primo post
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/11/2017 11:46
    Tutto quanto sopra, se leggi bene il mio post n.4 era da me supposto.
    Infatti è evidente che non basta il semplice dire di essere cittadino romano per poter pretendere tutti i privilegi senza dimostrarlo.

    e al post n.13 dicevo
    ... gli Atti degli Apostoli non sono tenuti a riportare anche che Paolo abbia dovuto mostrare le proprie referenze. Lo si deve solo ritenere una cosa scontata, proprio come si fa ai nostri giorni quando ogni rappresentante dell'autorità controlla i documenti delle persone da controllare.

    Sarebbe infatti del tutto superfluo se non quasi ridicolo che gli Atti degli Apostoli si metta a descrivere in ogni singolo dettaglio la richiesta del documento, l'analisi di esso e il riconoscimento dello status di Paolo.
    Tutti questi singoli passaggi sarebbero inopportuni e sono impliciti nel racconto di ciò che le autorità romane hanno concesso a Paolo in ragione del suo stato.
    In parole povere si pretende dagli Atti degli Apostoli che siano Atti di procedura giuridica, o di archivio di anagrafe.
    Ma non è questo il racconto che Luca ha inteso scrivere, sebbene abbia fatto un ottimo resoconto degli avvenimenti.
    Il fine principale è quello di dare testimonianza di ciò che gli apostoli e i primi testimoni della fede, facevano e dicevano per portare al mondo la buona novella della salvezza in Cristo.
    Ed è questo che deve importarci.




  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 12:13
    Strano come mai non affermi che ha mentito 2 volte dicendo di essere ebreo.
    Se era Romano perché dire di essere ebreo?
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 12:14
    Il messaggio biblico qual'è?
    È lecito mentiere, anzi più le sparate grosse più il vostro Dio vi ama?
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 12:21
    Abramo mentì al faraone spacciando la moglie per sorella

    Giacobbe si mise peli posticci di pecora per imbrogliare suo padre

    La prostituta mentì al re di Gerico per agevolarne la distruzione

    E chissà quante altre menzogne.
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 12:22
    Pietro menti tre volte rinnegando il suo maestro

    Complimenti bel messaggio biblico
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 14:01
    Paolo mentì dicendo di essere ebreo, nulla toglie che mentì anche su Areta a Damasco, potrebbe aver mentito anche sulla sua folgorazione, come poterne stabilire le verità se lui mente in modo spudorato?
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/11/2017 15:08
    La Scrittura è tanto più credibile proprio perchè non tace delle manchevolezze di coloro che sono stati incaricati da DIo di guidare il suo popolo.

    Pensa, se nei Testi sacri avessimo trovato solo una serie di virtù di tali guide, o se non avessimo avuto nessun elemento per ritenerli umanamente fragili come tutti gli altri, avremmo forse potuto avere molte obiezioni giustificate e comprensibili.
    Mentre vediamo che con realismo e verità le Scritture ci fanno un quadro attendibile di quello che facevano e dicevano le persone preposte. Ciò che risalta è che siamo tutti peccatori e bisognosi di essere perdonati.

    D'altra parte se essi avessero mentito o si fossero fatti passare per virtuosi, sarebbero presto stati smentiti da quanti li conoscevano. Quei testi infatti circolavano già durante la vita degli autori, e i loro destinatari avrebbero presto appurato se vi fossero state delle omissioni o delle inesattezze. Ciò vale per Pietro, per Paolo, per le grettezze di alcuni apostoli che si contendevano di essere i più importanti...

    Insomma, proprio i particolari che tu hai ricordato, e cioè le debolezze dei protagonisti (tranne di Cristo), non nascoste ma palesate, e riconosciute da essi stessi, sono un elemento di maggiore credibilità dei testi sacri.

    Per quanto riguarda il nome di Saulo Paolo non vedo in cosa abbia potuto mentire e a chi, considerato che i suoi sequestratori prima di considerarlo cittadino romano, certamente lo hanno dovuto controllare. E non erano tanto sprovveduti come si vorrebbe farli passare. Così come non erano sprovveduti gli innumerevoli lettori degli Atti degli apostoli che erano ben edotti degli usi romani, e se vi fosse stata qualche cosa di incredibile o di errato, avrebbero ben presto evidenziato la pecca.

    In ogni caso sei libero di pensarla come preferisci. Penso di averti dato delle ragioni sostanziose per ritenere credibili questi Scritti, molto più di quanto appaiono gli scritti di coloro che si autocelebrano o che incensano gli altri per convenienza.


  • OFFLINE
    Credente
    00 27/11/2017 15:13
    Re:
    Angelo.03, 27/11/2017 12.13:

    Strano come mai non affermi che ha mentito 2 volte dicendo di essere ebreo. Se era Romano perché dire di essere ebreo?


    Mi sembra strana una domanda dalla risposta tanto ovvia.
    Era di sangue ebraico, con la cittadinanza romana. Non vedo la minima incoerenza nè contraddizione.



  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 15:21
    C'è contraddizione, a detta di Paolo lui nasce cittadino romano, quindi non può essere ebreo.
  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 16:44
    In ogni caso se la bibbia è parola di Dio, a Dio piace mentire.

    Se la bibbia invece è opera dell'uomo, quel libro non ha nulla di divino.

    Qua bisogna decidersi.
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/11/2017 17:18
    Re:
    Angelo.03, 27/11/2017 15.21:

    C'è contraddizione, a detta di Paolo lui nasce cittadino romano, quindi non può essere ebreo.


    TI ricordo che avevi riportato nel post 35 quanto segue:
    tale privilegio rimase in vigore sino al 212 d.C. Entro tale data tutti gli abitanti dell'Impero che godevano della "cittadinanza romana" erano censiti e registrati negli archivi pubblici...

    Saulo Paolo dice di sè:
    Fil 3,5 io, circonciso l'ottavo giorno, della razza d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo figlio d'Ebrei;
    E siccome anche un ebreo poteva acquistare la cittadinanza romana per vari motivi, è probabile che il padre lo abbia acquisito e trasmesso per nascita al figlio.
    QUindi poteva essere di sangue ebraico e dal punto di vista giuridico di cittadinanza romana.
    Non vi trovo contraddizione. E l'osservazione mi pare francamente incomprensibile.
    -----------
    Però torno a dire che non mi piace quando salti a certe conclusioni in cui accusi la Bibbia di falso o addirittura Dio stesso di mentire nella sua Parola, prima ancora di aver sentito cosa io ho da rispondere alla tua osservazione.
    Questo mi ferisce e credo che offende anche la sensibilità di quanti leggono o leggeranno questa discussione.

    Se farai ancora una affermazione di questo tipo non risponderò più ai tuoi post.





  • OFFLINE
    Angelo.03
    00 27/11/2017 18:02
    Hai poco da fare l'offeso, Paolo mentì 2 volte dichiarandosi ebreo.
    Poi non sono io ateo a definire la bibbia parola di Dio ma siete voi credenti al tal punto che avete divinizzato un libro ne avete fatto un simbolo, srmza contare che voi siete venuti meno al primo comandamento fatto dal vostro Dio facendovi simboli in ogni luogo. Gesù in quanto ebreo non aveva simboli non credeva in quella moltitudine che voi chiamate santi contravvenendo sempre al primo comandamento come fate voi. Quindi hai poco dall'essere offeso.
    E ricordatevi

    "Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù; non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acquae sotto terra. Non ti prosterai davanti a loro e non li servirai". (Es 20,2-5)
  • OFFLINE
    Credente
    00 27/11/2017 19:33
    OK.
    Dopo aver ribadito la tua posizione offensiva e aver lanciato delle accuse secondo il tuo personale punto di vista, che non intendo controbattere essendovi nella sezione dedicata alle QUESTIONI, tutte le risposte del caso, ritengo che le nostre discussioni non possano ulteriormente proseguire.

    Ogni altro tuo post successivo a questo non sarà mantenuto nella nostra bacheca.

    Ti auguro ogni bene


2