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Ecco la soluzione al dilemma posto da Mauro Biglino,
che induce i suoi ascoltatori e devoti fan a ricavare dalle Scritture una discrepanza che in realtà non esiste!

Secondo il critico Biglino, il Libro della Genesi conterrebbe un “pasticcio” che non farebbe altro che mettere confusione sulla vera identità dei due alberi proibiti che Dio piantò nel Giardino dell’Eden. Secondo Biglino, Eva avrebbe mangiato il frutto dell’Albero della Vita piuttosto che il frutto dell’Albero della Conoscenza. Per rispondere a questa critica voglio prima sottoporre alla vostra attenzione i passaggi chiave del “nostro” (in realtà di Biglino) presunto dilemma. Ciò di cui ci interessa parlare, dunque, riguarda l’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Vediamo più da vicino cos’ha da dirci la Bibbia senza ricorrere necessariamente a una traduzione letterale dell’ebraico:

«Yahwéh Elohìm fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l’Albero della Vita in mezzo al giardino e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male» Gn 2:9

Nel passaggio seguente, Elohìm permette all’Adàm di nutrirsi del frutto di ogni albero del Giardino…  «[…] ma dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai» (Gn 2:17).

La storia prosegue e arriva il momento in cui Eva ha un colloquio privato con il famoso Nachash, cioè “colui che svela i segreti”. Eva sembra essere senza la compagnia del marito, altrimenti sarebbe stata subito invitata da lui ad allontanarsi da questo misterioso animale parlante che suscitava una certa influenza sulla donna. Approfittando dell’ingenuità e mentre il “serpente” cercava di stuzzicare la grande curiosità, o meglio “l’appetito” di Eva, la donna gli risponde: «[…] ma del frutto dell’Albero che è in mezzo al Giardino Elohìm ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete!”» (Gn3:3)

Il Serpente continua imperterrito ad istigare Eva per tastare questo frutto, probabilmente aveva molta fretta perché da lontano vedeva arrivare suo marito. Sfruttando gli ultimi istanti che gli rimanevano, il “serpente” disse alla donna che se avesse mangiato di quel frutto i suoi occhi si sarebbero aperti e che sarebbe diventata come Elohìm; perciò Eva si lasciò convincere e veniamo a sapere che… «[…] la donna osservò che l’Albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’Albero era desiderabile per acquisire Conoscenza […]» (Gn3:6)

Adesso, una volta letti con attenzione questi passaggi, scopriamo che all’uomo non era permesso di nutrirsi del frutto dell’Albero della Conoscenza, frutto verso la quale Eva fu istigata a tastarne il sapore. Detto questo, ci è lecito porci almeno due domande:

  • Perché il serpente ha istigato Eva a mangiare il frutto dell’Albero della Conoscenza piuttosto che il frutto dell’Albero della Vita?
  • Cosa aveva di più l’Albero della Conoscenza rispetto all’Albero della Vita?

Risponderemo a queste domande tra poco. In merito all’Albero della Vita leggiamo più avanti che se l’uomo avesse mangiato il frutto di quest’Albero avrebbe ottenuto l’immortalità (si legga l’articolo: L’Adam che perse l’immortalità); infatti, lo scrittore biblico fa una precisazione che riguarda proprio Dio:

«E Yahwéh Elohìm disse: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla Conoscenza del Bene e del Male. Facciamo attenzione che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’Albero della Vita, ne mangi e viva per sempre» Gn 3:22

Alla luce di questa prima esposizione, ecco cosa dice Mauro Biglino in un suo libro oltre che nei video sopra riportati:

Versetto 2,9: l’Albero della Vita viene piantato nel mezzo del giardino mentre l’Albero della conoscenza non risulta avere una collocazione precisa. Annotiamo che il primo albero è solo “della vita” e non anche “della morte”, mentre il secondo prevede un’unione inscindibile tra Bene e Male. Vita e Morte non sono quindi collegati perché l’uno esiste in assenza dell’altro mentre gli altri due elementi, Bene e Male, risultano essere inscindibili.

Versetto 2,17: Yahwéh proibisce espressamente ed esclusivamente il consumo dei frutti dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male. Visto che la proibizione non riguarda l’Albero della Vita – piantato nel mezzo – possiamo arguire che per l’Elohìm era più grave e pericoloso che gli [adàm] sperimentassero conoscenza piuttosto che la vita lunga o eterna?

Versetti 3,1-2: Eva viene tentata dal serpente e gli risponde che la proibizione è riferita all’albero che si trova [betòch hagan], “nel mezzo del giardino”, ma noi sappiamo dal versetto 2,9 che si tratta dell’Albero della Vita e non di quello della Conoscenza.

Versetto 3,6: Eva mangia il frutto dell’albero che sta “nel mezzo del giardino” e ne offre al suo compagno: i due mangiano quindi dell’Albero della Vita!

Chi ha determinato la confusione? L’Elohìm, nel momento della proibizione? Il serpente, nel momento in cui tenta Eva? Eva stessa, che ha confuso gli alberi? Il redattore della prima stesura?

Non lo sappiamo: il pasticcio testuale è evidente, ma noi abbandoniamo qui il tema perché le ipotesi di spiegazione possono essere varie […][1].

Ebbene, dopo anni di dubbi sono giunto alla reale soluzione di questo falso dilemma. Biglino ha continuato il suo scritto esponendo diverse ipotesi sull’esistenza di questo “pasticcio”, sostenendo che potrebbe essere per motivazioni legate ad un errore di trasmissione dei copisti, oppure che l’albero presente al centro del giardino fosse in realtà uno solo e che poi venne “sdoppiato”, etc. etc.
Posso dire fin da subito che il vero “pasticcio” non l’hanno commesso né i copisti, né Eva, né il serpente, né i Masoreti, né a maggior ragione Dio, ma Biglino in primis perché nonostante io sia convinto che egli conosca la soluzione a questo dilemma, la nasconde deliberatamente per le stesse motivazioni che un tempo spingevano me a rinnegare l’infallibilità della Bibbia: il semplice rifiuto spontaneo di considerare la Bibbia come Libro Sacro infallibile. E si tratta proprio di questo!
La Bibbia, la Parola di Dio, non sbaglia mai ed è realmente infallibile; il mio lavoro serve a dimostrarlo con la massima genuinità e onestà.
In verità, la Bibbia non suggerisce in nessun modo che l’Albero della Conoscenza non fosse «in mezzo» al Giardino. Quindi, asserire con estrema certezza che l’Albero della Conoscenza non era «in mezzo» al Giardino è alquanto presuntuoso e disonesto. Quando in Genesi 2:9 leggiamo «l’Albero della Vita in mezzo al Giardino e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male», in realtà la parola ebraica «in mezzo» [betòch hagan] si riferisce ad entrambi gli alberi e non all’Albero della Vita solamente perché viene menzionato prima della parola «in mezzo». Per cui, «in mezzo» al Giardino c’erano tutti e due gli alberi, insieme.
Tuttavia, perché sia Dio che il Serpente si preoccupavano di più dell’Albero della Conoscenza piuttosto che dell’Albero della Vita? Evidentemente il Serpente non era interessato all’Albero della Vita perché permettere all’uomo di «vivere per sempre» non era una grande preoccupazione per lui, piuttosto preferiva che «acquisisse conoscenza» o «consapevolezza» di un qualcosa di negativo e positivo che sicuramente avrebbe destato il dispiacere di Dio, almeno in quella circostanza. Come sappiamo, il Diavolo è un grande istigatore e provocatore, per cui quest’ultimo cercò di provocare Dio stesso servendosi della Sua Immagine riassunta nell’Adàm, l’uomo, letteralmente «il terrestre» o «il mescolato» [LU.LU] secondo i Sumeri.
Adesso, a noi non interessa sapere cosa Dio non voleva che l’uomo «conoscesse» (argomento trattato in un mio lavoro), per cui, il Serpente non fece altro che istigare Eva su questo punto debole: convincerla a trasgredire il comandamento di Dio, mangiare «il frutto dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male», proprio come specificato in Genesi 2:7 e 2:17.
Siccome sostengo la dottrina dell’infallibilità della Bibbia, se Dio ha espressamente ordinato all’uomo di non dover avere niente a che fare con l’Albero della Conoscenza, vuol dire che Genesi 3:3 si riferisce proprio all’Albero della Conoscenza – momentaneamente più importante dell’Albero della Vita – anche se non è espressamente scritto. Sicuramente Dio avrà riferito alla coppia di non «stendere la loro mano» verso il frutto dei due alberi, dimostrando tuttavia maggiore enfasi, interesse e preoccupazione proprio verso l’Albero della Conoscenza dato che l’Albero della Vita viene considerato solo l’ultimo giorno in cui Adamo ed Eva dovettero “fare i bagagli” e andarsene via da lì.
Probabilmente, dato che Eva parlava a tu per tu con questo Serpente (che non era un serpente – vedi Dio è la Scienza), la donna avrà indicato con la mano che il frutto di quel preciso Albero tra i due lì presenti, considerato più importante, di cui non se ne rivela l’identità e che si trovava «in mezzo» al Giardino, non doveva essere “mangiato”.
Per il serpente l’Albero della Vita non era di “vitale” importanza, ma lo diventò dopo per Dio perché nel momento in cui Elohìm invitò la coppia a lasciare il Giardino, Egli dice: «Facciamo attenzione che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’Albero della Vita, ne mangi e viva per sempre» Genesi 3:22

Visto e considerato che Dio non può sbagliare né si contraddice, l’Albero della Conoscenza fu l’oggetto incriminato, e se Eva non lo menziona esplicitamente in Genesi 3:3 significa che lo dava per scontato. Non avrebbe avuto alcun senso collocare un corpo di guardia rappresentato dai Cherubini, all’ingresso dell’Eden, per sorvegliare la via che conduceva all’Albero della Vita se a quest’ora Adamo ed Eva avessero mangiato realmente da questo Albero. Ormai il danno era fatto: più che altro avremmo trovato scritto che i Cherubini avrebbero dovuto sbarrare la via che portasse presso l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, allora solo lì avremmo potuto chiaramente una contraddizione, confusione o “pasticcio”.
Purtroppo la Bibbia non sempre offre informazioni precise e dettagliate; tuttavia, con un pizzico di lucidità, assenza di pregiudizio e predisposizione a lasciarsi guidare dai suggerimenti del buon senso, la soluzione al problema si materializza sotto ai nostri occhi e abbiamo così l’ennesima prova che la Bibbia, quindi Dio, non si contraddice mai!

Nota

[1] Mauro Biglino, Il Dio alieno della Bibbia – dalla traduzione letterale dagli antichi codici ebraici (Torino: uno Editori): pp.317-318.

dal blog:
http://danielesalamone.altervista.org/linganno-di-mauro-biglino-sul-pasticcio-delleden/