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DAVIDE SFUGGE A SAUL 1 Samuele 23

Davide, con i suoi uomini, stava nel deserto, e non combatteva contro il re Saul che voleva metterlo a mor­te, ma contro i nemici del popolo d'Israele, i Filistei. Saul, però, odiava a tal punto Davide, che voleva ad ogni costo farlo morire. Un giorno alcune spie vennero a lui e lo informarono che Davide con i suoi si trovava in una certa regione del deserto. Allora Saul radunò l'esercito e partì. Giunse non lontano da dove Da­vide si trovava, e quasi riuscì a prenderlo in trappola; e certo vi sarebbe riuscito, se il Signore non fos­se stato dalla parte di Davide, che egli aveva scelto come nuovo re. A un certo punto dell’insegui­mento, i due eserciti si trovarono tanto vicini da vedersi. Si erano inoltrati infatti nella stretta e profon­da gola di una montagna, e Saul con i suoi avanzava lungo unodei versanti, mentre Davide con i suoi procedeva lungo il versante oppo­sto. Per Davide non ci sarebbe stato scampo, se d'improvviso non fosse giunto a Saul un messaggero ad an­nunciare che i Filistei avevano inva­so il regno e il re doveva affrettarsi a tornare a difenderlo. Così Davide sfuggi nuovamente a Saul.





 
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ABIGAIL DONNA ACCORTA  1 Samuele 25
Davide stava con i suoi uomini nel deserto, pronto a combattere con­tro i nemici del popolo d’Israele. Al tempo della tosatura delle pecore, quando tutti sono allegri per il gua­dagno che ne ricaveranno, Davide mandò alcuni suoi giovani guerrieri da Nabal. Nabal era un uomo molto ricco, che Davide aveva aiutato difenden­do le sue greggi dai predoni. Per questo gli mandò a dire: «Aiuta me e i miei uomini: è difficile trovare di che vivere, nel deserto». Ma Nabal si dimostrò ingrato, rispose a male parole, e non gli volle dare nulla. Un servo avvisò dell'accaduto la moglie di Nabal, Abigail. Ella com­prese il pericolo che si prospettava: sdegnati per la risposta, gli uomini di Davide avrebbero potuto vendi­carsi di Nabal e dei suoi beni. Allora Abigail, di nascosto del marito, rac­colse in fretta e caricò sugli asini duecento pani, due otri di vino, cin­que arieti, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi sec­chi. Mandò i servi con gli asini cari­chi a Davide, ed ella stessa li seguì. Quando giunse davanti a Davide, Abigail si prostrò ai suoi piedi e dis­se: «Accetta questi doni; non badare alla cattiveria di mio marito. Il Si­gnore ti colmerà di favori, se non t vendicherai di lui». «Benedetto il Signore che ti ha mandato a me» rispose Davide «im­pedendomi così di far vendetta con le mie mani. Tu sei una donna ac­corta e saggia!» Abigail tornò a casa, e trovò il marito che banchettava come un re. Quando gli riferì l'accaduto, per lo spavento del pericolo che aveva corso Nabal rimase come paralizzato, e qualche giorno dopo morì. Davide venne a sapere che Nabal era morto, e si ricordò di quanto fosse saggia Abigail; allora la mandò a prendere, e la sposò.
26
DAVIDE RISPARMIA LA VITA A SAUL 1 Samuele 26
Saul, re d'Israele, era ostinato nel volere mettere a morte Davide per impedirgli di regnare al suo posto. Il re con i suoi fedeli era attenda­to nel deserto, quando una notte Davide e un suo guerriero scesero nell'accampamento, fino al giaciglio del re. Tutti dormivano, e nessuno si accorse della presenza di Davide. Il giovane disse: «Ecco l'occasione di uccidere il tuo nemico!» «Non sia mai» rispose Davide. «Il re, anche se vuole la mia morte, è il consacrato del Signore!» Poi prese la lancia e la brocca d'acqua che stavano a capo del letto del re, e si allontanò. Salì su un colle vicino e a gran voce chiamò il re Saul. Disse: «Io sono innocente; perché mi perseguiti? Ecco, avrei potuto ucciderti e non l'ho fatto. Se non credi, man­da qui un uomo a prendere la tua lancia e la tua brocca». Saul fu colpito dalla generosità di Davide e gli gridò di rimando: «Ho avuto torto. Torna da me: non ti farò più del male». Ma Davide non si fidava, perché il re era molto instabile nelle sue de­cisioni. Gli disse in risposta: «Come oggi la tua vita è stata preziosa ai miei occhi, così la mia vita sia pre­ziosa agli occhi del Signore».





 
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DAVIDE PIANGE PER SAUL E GIONATA 1 Samuele 31; 2 Samuele 2
Il re d'Israele, Saul, morì sul monte Gelboe, nel corso di una battaglia contro i Filistei, i potenti nemici. Con lui morirono molti soldati, tra cui Gionata, figlio del re e grande amico di Davide. Quando Davide ebbe la notizia, non pensò a tutto il male che Saul gli aveva fatto. Invece levò un la­mento che diceva: «Monti di Gel­boe, non scendano più rugiada né pioggia su di voi, perché qui sono stati trafitti gli eroi. Figlie d'Israele, piangete su Saul! L'angoscia mi stringe per te, amico mio Gionata!»  





















 
28
DAVIDE DIVIENE RE 2 Samuele 2; 5; 8; 12
Dopo la morte di Saul e di suo figlio Gionata, gli uomini della tribù di Giuda, quella cui apparteneva Da­vide, si recarono da lui e lo procla­marono loro re. Davide si era stabilito nella città di Ebron, e qui regnò per sette anni sulla tribù di Giuda. Dopo sette anni, lo riconobbero come re anche gli uomini delle altre tribù, e così Davide divenne re di tutto il popolo d'Israele. Aveva tren­t'anni quando fu fatto re, e il suo regno durò quarant'anni. Durante quel tempo egli combat­té molte guerre contro i nemici, altri ne sottomise ampliando il regno, e con il bottino di guerra ammassò grandi ricchezze. Fu un buon re per il suo popolo; amministrava saggiamente la giusti­zia; celebrava la grandezza del Si­gnore, componendo bellissime pre­ghiere dette Salmi, e diede ordine di mettere per iscritto la storia del popolo d'Israele, il popolo che Dio si era formato e aveva protetto e aiutato in tante occasioni. Davide ebbe varie mogli, come allora era permesso, e numerosi figli. Tra essi Salomone, figlio di Betsabea; a lei Davide promise che Salomone sa­rebbe stato il suo successore.







29
LA CONQUISTA DI GERUSALEMME 1 Cronache 11
In mezzo al territorio di Israele c'era una città abitata da stranieri, i Ge­busei. Era la città di Gerusalemme, che si trovava su un colle ed era tutta circondata di mura. Era una città impossibile da conquistare; i suoi abitanti lo sapevano bene, per­ché dicevano: «Bastano i ciechi e gli zoppi a respingere gli assalti dei no­stri nemici». Davide, divenuto re di tutto il po­polo d'Israele, vide che Gerusalem­me era la città giusta per farne la capitale di tutto il regno. Ma come fare a conquistarla? Esaminando bene come era co­struita, Davide si accorse che i Ge­busei avevano scavato un pozzo profondo dall'interno della città, per raggiungere l'acqua della fonte Ghi­con, che si trovava fuori delle mura. Allora disse ai suoi uomini: «Se ci sono volontari che salgano dalla fonte su per il pozzo, io darò loro un gran premio; anzi, il primo che giungerà dentro la città diverrà capo del mio esercito». Un gruppo di uomini salì per il pozzo, entrò di sorpresa in città e la conquistò. Il primo ad entrarvi fu Ioab, e Davide lo proclamò capo dell'esercito. Così Gerusalemme di­venne capitale del regno d'Israele.






30
L’ARCA E’ TRASPORTATA A GERUSALEMME 2 Samuele 6
L'Arca dell'Alleanza, la cassetta d'oro che conteneva le tavole della legge date da Dio al popolo per mezzo di Mosè, era quanto di più prezioso il popolo d'Israele posse­desse. Sul coperchio dell'Arca stavano due cherubini con le ali che si toccavano: essi erano il trono di Dio, invisibile ma presente in mezzo al suo popolo. Quando Davide ebbe conquista­to Gerusalemme, facendone la ca­pitale d'Israele, si preoccupò di tra­sportare dentro la città l'Arca del Si­gnore, che fino ad allora era rimasta in vari luoghi della campagna. Il trasporto doveva riuscire molto solenne, pensò Davide, degno della maestà del Signore. Per questo egli convocò tutto il popolo a far festa all'Arca con canti e suoni, ed egli stesso, toltosi l'abito regale, prece­deva l'Arca danzando. Sua moglie Mikal lo vide dalla fi­nestra, e quando rientrò nel palazzo reale gli disse parole di disprezzo, per essersi messo a danzare davanti a tutti come un uomo qualunque. Ma Davide le rispose: «Ho voluto così onorare il Signore. Ed era giusto, perché egli è stato tanto buono con me; ero un semplice pastore, un uomo da nulla, ed egli mi ha fat­to diventare re del suo popolo!»