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IL VITELLO D’ORO Esodo 32-34

Quando scese dal monte, Mosè vide che il popolo non aveva sapu­to attenderlo. Anzi, aveva commes­so una grave mancanza, raffiguran­do Dio sotto forma di un vitello d'oro, e tutti lo adoravano dicendo: «Ecco il nostro Dio che ci ha con­dotti fuori dall'Egitto!» Mosè si indignò, e nell'ira gettò a terra le due tavole della legge, che si spezzarono. Poi distrusse il vitello d'oro e castigò chi l'aveva fatto. In­fatti nessuno ha mai visto Dio, e ai tempi di Mosé era proibito raffigu­rarlo in qualunque modo. Il giorno dopo Mosè tornò sul monte, e per prima cosa supplicò il Signore di perdonare il grave pec­cato del suo popolo. Nella sua bon­tà il Signore concesse il perdono e diede a Mosè altre due tavole della legge insieme con molte istruzioni su come il popolo di Dio doveva vivere, per piacere a Dio. Dopo altri quaranta giorni Mosè scese all'accampamento. Alla pre­senza di tutto il popolo parlò del patto che il Signore proponeva, e lesse la legge che il popolo doveva impegnarsi a rispettare in cambio del potente aiuto di Dio. Tutti ascol­tarono e si impegnarono, anche per i propri discendenti.






 
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ASCOLTA ISRAELE Deuteronomio 6
Nel deserto Mosè spiegò al popolo tutti i comandamenti e i precetti del Signore; poi disse queste parole, che da allora molti ripetono come una preghiera: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti siano fissi nel cuo­re; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quan­do ti coricherai e quando ti alzerai.»









 
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LA DIMORA DI DIO Esodo 35
I dieci comandamenti che Dio ave­va dato a Mosè sul monte Sinai era­no scritti su due tavole di pietra. Mosè fece costruire per loro una cassetta di legno di acacia rivestita d'oro e ve le pose al suo interno. Questa cassetta contenente le tavo­le si chiamò Arca dell'Alleanza. L'Arca aveva un coperchio d'oro sormontato da due cherubini: essi costituivano il trono di Dio, invisibi­le ma presente in mezzo al suo po­polo. Mosè diede disposizioni per­ché la presenza di Dio sull'Arca fos­se rispettata e venerata da tutti. Nel deserto non vi era un tempio in cui il popolo potesse recarsi ad adorare il Signore: per questo Mosè eresse una tenda speciale, da smontare e rimontare ad ogni tappa del viaggio. Questa tenda era di lino finissimo tinto di porpora ed era di­visa in due ambienti: uno contene­va l'Arca, l'altro oggetti preziosi tra cui un candelabro d'oro a sette bracci e un altare d'oro su cui si bruciava l'incenso profumato. Al di fuori della tenda, di volta in volta veniva montato un recinto con il grande altare dei sacrifici, dove venivano bruciati gli animali scelti e le primizie dei raccolti che il popolo d'Israele offriva al Signore.









 
22
ESPLORATORI IN CAANAN Numeri 13
Prima di entrare con tutto il popolo nella terra promessa, Mosè mandò un gruppo di uomini ad esplorarla. Erano uno per tribù, e tra loro vi era il braccio destro di Mosè, che si chiamava Giosuè. Dopo quaranta giorni gli esplora­tori fecero ritorno e riferirono così: «Abbiamo trovato una terra ricca e fertile, tanto che pare vi scorrano latte e miele: guardate alcuni dei suoi frutti!» E mostrarono al popolo un grappolo d'uva tanto grosso, che dovevano portarlo in due so­speso ad una stanga.








 
23
QUARANT’ANNI NEL DESERTO Numeri 14
«La terra di Canaan è fertilissima» dissero gli esploratori al popolo d'I-sraele «e questi frutti meravigliosi che vi abbiamo portato lo dimostrano. Però questa terra è abitata da popoli potenti, che hanno costruito grandi città fortificate. Inoltre alcuni di loro sono grandi come giganti!» Al sentire quelle parole molti Israeliti si spaventarono e dissero; «Non potremo mai conquistare quella terra. È meglio per noi torna­re in Egitto, altrimenti moriremo in questo deserto!» Mosè e Giosuè cercarono di cal­mare il popolo e dissero: «Quella è la terra che il Signore ci ha promes­so. Egli è con noi e di certo ci darà la forza di conquistarla». Ma il po­polo ribelle non voleva sentire ra­gioni e riprese a lamentarsi. Allora, al di sopra della tenda che conteneva l'Arca dell'Alleanza, luo­go della presenza invisibile di Dio, apparve a tutto il popolo d'Israele la gloria del Signore. E il Signore dis­se: «Ecco, voi non entrerete in quel­la terra: la darò ai vostri figli!» E tu così che il popolo d'Israele rimase nel deserto per quaranta anni, e solo i figli di quegli uomini che ave­vano dubitato del Signore poterono entrare nella terra promessa.









 
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LA CONQUISTA DELLA TERRA PROMESSA Deuteronomio34
Mosè, l'amico di Dio, colui che par­lò con il Signore faccia a faccia, non poté guidare il popolo d'Israele alla conquista della terra promessa. Aveva centoventi anni quando il Si­gnore, dalla vetta del Monte Nebo, gli concesse di vedere la terra promessa in tutta la sua estensione: da Dan a Bersabea, dal fiume Giorda­no al mare Mediterraneo. Poi Mosè morì, e il suo posto alla guida del popolo fu preso da Gio­suè. Il Signore gli disse: «Sii forte e coraggioso, perché tu dovrai guida­re il mio popolo alla conquista della terra che ho promesso di dargli. Se voi osserverete tutti i precetti che vi ho dato per mezzo del mio servo Mosè, non abbiate timore, perché io sarò con voi!» Giosuè guidò i guerrieri del po­polo in numerose spedizioni e bat­taglie vittoriose, e conquistò la terra di Canaan. Poi divise il territorio in tante parti, e le assegnò ciascuna a una delle tribù che componevano il popolo d'Israele. Alla tribù di Levi però non assegnò un territorio, per­ché quella tribù era addetta al servi­zio del Signore presso la tenda della sua dimora, la tenda che conteneva l'Arca dell'Alleanza. La tribù di Levi non aveva terra, perché la sua ric­chezza era il Signore.