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Nella stessa opera (Dialogo con Trifone) Giustino Martire (scrtittore lodato come storico attendibile dalla Società Torre di Guardia, come abbiamo visto nel post precedente) descrive la croce da esecuzione da lui conosciuta come composta di un pezzo di legno verticale, al quale si adatta l'altro orizzontale, mentre in centro c'è un piolo su cui si appoggiano quelli che sono crocifissi.

E interpreta l'agnello pasquale come simbolo della sofferenze della croce che il Messia doveva subire: per arrostire l'agnello, infatti, lo si fissa a due spiedi disposti a croce; il primo trafigge l'agnello dalla base alla testa, mentre all'altro, che attraversa le spalle, vengono attaccate le zampe.


Ireneo di Lione (c. 130 - c. 202) dice che "la stessa struttura della croce presenta cinque estremità: due per il senso della lunghezza, due per la larghezza, e una al centro, sulla quale riposa colui che è affisso con chiodi".