00 05/12/2015 23:40
LA SOLA QUANTITA’ DI INFORMAZIONE GENETICA METTE IN CRISI LA TEORIA DARWINISTA:

L’improbabilità statistica dell’evoluzione diventa ancora più ovvia quando consideriamo l’enorme quantità di dettagliata informazione genetica codificata nell’unico e personale DNA di ogni specie, che è il fondamento dei milioni di differenti tipi di piante e animali che abitano sulla terra. Una commissione governativa dell’Australia nel 2009 ha pubblicato un documento (A.D. Chapman, Numbers of Living Species in Australia and the World, Department of the Enviroment, Water, Heritage and the Arts, Canberra, Australia, 2009, p.7-11.) in cui annotava che esistono 1,899,567 differente specie riportate in documenti scientifici, tra cui:

5,487 differenti specie di mammiferi,

9,990 differenti specie di uccelli

8,734 differenti specie di rettili

6,515 differenti specie di anfibi

31,153 differenti specie di pesci

47,000 differenti specie di crostacei

100,000 differenti specie di insetti

102,248 differenti specie di aracnidi

85,000 differenti specie di molluschi

310,129 differenti specie di piante

98,998 differenti specie di funghi

7,634 differenti specie di batteri

Oltre a queste esistono 1,086,670 altri tipi noti di organismi.

Questa enorme diversità di vita deriva dal fatto che ognuno di questi organismi possiede un’informazione genetica più o meno diversa. Secondo la teoria Darwinista tutta questa nuova informazione per produrre occhi, gambe, braccia, ali, pelle, petali, e altro sono comparsi per caso. Infatti questa diversità di informazione genetica è così elevata che i genomi di due differenti ceppi di un’unica specie di batteri E.Coli sono stati scoperti avere una diversità di ben 72,304 coppie di informazione che codificano le basi azotate (Journal of Molecular Biology, Vol. 394, no 4 2009: p.644-652)

E siamo ancora a organismi unicellulari, è quindi impossibile per la mente umana capire la quantità di informazione esistente oggi su questo pianeta.

È stato stimato basandosi sulla diversità di specie nei reperti fossili che circa tra il 98% e il 99% di tutte le specie mai esistite siano ora estinte (Evolution 101, Patterns of Macroevolution 2009).

In poche parole sono esistite circa dai 100 ai 200 milioni di differenti specie, delle quali, secondo la teoria darwinista, quasi tutte si sono evolute negli ultimi 600 milioni di anni (G.Lawton, Uprooting Darwin’s Tree, New Scientist, 24/6/2009, p.34-39).

Tutto questo sta a significare che di media ogni 3 anni una nuova specie si debba produrre per mezzo dell’evoluzione. Adesso date le milioni di specie che oggi esistono nel mondo la possibilità di osservare nuova informazione genetica durante questi circa 50 anni di attenta osservazione scientifica dovrebbe essere abbastanza alta. Ma di queste nuove informazioni non si è finora vista nemmeno l’ombra, neppure un singolo esempio di qualche nuovo organo o struttura intermedia, nessun braccio intermedio, nessun occhio intermedio, niente.

E’ da ricordare per i lettori meno esperti che le 18,000 specie scoperte ogni anno, completamente formate, già esistenti, in quasi tutte in regioni remote del nostro pianeta, non sono assolutamente una prova dell’evoluzione.

O anche che la continua degenerazione del DNA di molte specie animali dà origine a una parte della popolazione di tali specie, non più in grado di riprodursi con la parte restante. Anche se tecnicamente tale nuova popolazione si può definire una nuova specie, questo non può essere considerato un esempio di evoluzione.

Detto questo, la cosa importane da tenere in mente e che l’unica cosa che gli scienziati stanno riscontrando è: 1) una continua estinzione di specie e 2) una continua perdita di informazione.

Come dice il famoso biologo E.O. Wilson, ogni anno perdiamo circa il 0.25 % delle specie rimanenti sulla Terra. O come dice lo scienziato Alan Cooper “gli studi sul DNA antico ci hanno rivelato che la perdita di diversità genetica di molte specie che ancora oggi vivono è estremamente grave”.