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Altre obiezioni e confusioni:


1) Moralità oggettiva vs cambiamenti di comportamento
Molti relativisti confondono il comportamento stesso con le leggi morali: confondono che cosa “è” con che cosa “dovrebbe essere”. Che cosa fa una persona è infatti soggetto a cambiamento, ma che cosa avrebbero dovuto fare/essere no. Questa è infatti la differenza tra sociologia e moralità: la prima è descrittiva e soggetta a cambiamento, la seconda prescrittiva ed immutabile.
Detto questo, l’obiezione consistente nel dire che la moralità non è oggettiva perché è cambiata è una obiezione erronea.
Ho sentito dire innumerevoli volte, specialmente quando si tocca il tanto dibattuto ed importantissimo tema della concezione di sessualità e castità cattolica: la persona alla fine esce sempre con una fase simile a questa “Ma dai! Siamo nel 21° secolo! Che mentalità vecchia che hai!”, come se i comportamenti determino che cosa sia giusto e sbagliato (e buono/ cattivo).
Prendiamo ad esempio l’omicidio per dimostrare l’assurdità di questa mentalità molto comune: ai giorni d’oggi, l’omicidio è molto più diffuso che cinquant’anni fa. Quanti relativisti oggi direbbero: “Adattati! Siamo nel 21° secolo!”

2) Moralità oggettiva vs Percezione relativa su che cosa sia la morale
Questa è forse l’incomprensione più comune: “Se la moralità è oggettiva, perché cambia la percezione di essa nella storia e tra le culture?” Con questa frase i relativisti vogliono dimostrare che in quanto la moralità cambia nel tempo e tra i popoli, essa non può essere trascendente, ma invece dipende dalle idee di ognuno quindi è soggettiva.
Il problema di questa “obiezione” è che è infondata. Come dice la domanda stessa è solamente la percezione della moralità che cambia. Un esempio è quello del bambino zingaro che cresce vedendo gli altri rubare. Fino a quando non si porrà domande non capirà l’immoralità del gesto, ma, come accade spesso, crescendo egli si rende conto dell’immoralità delle sue azioni. Quando cambia la percezione per il “meglio” è come se il soggetto pian piano scoprisse veramente quel valore o quel comando. La moralità non è mai cambiata, solamente la sua percezione (che nessuno esclude possa essere influenzata da condizionamenti sociali e altro). La percezione delle leggi morali è relativa alla comprensione corretta o meno di una determinata situazione, mentre la morale è oggettiva. Gli schiavisti erano convinti di fare il bene, ma ciò non toglie che sbagliassero, indipendentemente da ciò che pensano gli altri.
Non capire la distinzione tra percezione e leggi morali inoltre comporta a credere che esistano differenze morali enormi tra cultura e cultura, ma non è così: un esempio che certamente rende l’idea è quella della mucca indiana. Gli aderenti alla religione induista venerano le mucche, mentre noi occidentali le mangiamo. Questo, per qualche relativista, potrebbe essere un esempio di come i valori più basilari da noi percepiti sono diversi da quelli delle altre culture. La soluzione ovviamente sta nel fatto che la mucca è considerata da loro sacra non per un valore morale fondamentale, ma bensì per la loro credenza religiosa dell’incarnazione. Infatti, per loro, la mucca potrebbe possedere un’anima di un umano deceduto, ed è per questo che non le mangiano. Nel mondo occidentale noi non crediamo che le mucche possiedano anime umane e quindi le mangiamo. Detto questo cosa sembra essere una differenza morale è un accordo! Siamo infatti entrambi d’accordo sul fatto che mangiare nostra nonna sia sbagliato! In genere la percezione dei fatti può essere diversa (la mucca ha un’anima umana?) ma il valore o dovere morale no.

3) I Dilemmi morali vs Moralità oggettiva
Come detto prima le persone ammettono e distinguono il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, dalla reazione più che dalla loro azione. Quando una persona è vittima di un comportamento cattivo, non hanno alcun problema nel riconoscere la realtà assolutamente sbagliata di quella ingiustizia/cattiveria. Però anche se due vittime finiscono nel dissentire sulla moralità di una particolare cosa/azione, non vuol dire che la moralità sia relativa.
Considerate il dilemma che molti professori usano per dimostrare la veridicità del relativismo morale: tre persone stanno cercando di sopravvivere su una scialuppa progettata per supportare solamente due persone; se una persona non viene gettata in mare, tutti e tre moriranno. La diversità di opinioni porta poi a pensare che non ci sia il giusto e lo sbagliato (e il buono e il cattivo)
Ma i dilemmi morali non fanno altro che provare l’opposto: appunto che una moralità oggettiva esista! Infatti, se la moralità fosse relativa non ci sarebbe nessun dilemma. Senza una moralità non ci sarebbe un “diritto” alla vita e quindi non farebbe alcuna differenza il fatto che venga gettata la persona o che muoiano tutti e tre. Il motivo per il quale ci strappiamo i capelli per risolvere il dilemma è proprio perché conosciamo il valore della vita.
Infatti possiamo notare come i valori ed i doveri più basici vengano universalmente accettati, ad esempio il dovere “non uccidere” è stato persino capito da Hitler, che dovette de-umanizzare la “razza” ebraica al fine di rendere giustificabile la loro uccisione. Anche i cannibali sono consapevoli del fatto che uccidere umani innocenti sia sbagliato, tanto è vero che anche loro non considerano umane le persone delle altre tribù (non escludo che poi esistano eccezioni).

4) Moralità oggettiva vs Diverse opinioni
Un esempio che spiega questa confusione è l’aborto. Alcuni dicono che la divergenza di opinioni è dovuta al relativismo. Ma il dibattito sull’aborto non fa che provare l’esistenza della moralità oggettiva: infatti anche le persone che dicono che l’aborto sia morale, lo dicono perché considerano un valore inderogabile la “libertà di scelta” di una madre sul suo figlio. La controversia sta quindi nel capire quale valore debba esser applicato: il diritto alla vita? Il diritto di scelta? Ma non viene messo in discussione il fatto che dei valori esistano.

5) Fini comuni vs mezzi relativi
Anche questo chiarimento aiuterà a capire quanto la legge morale sia accettata universalmente.
Molti confondono il mezzo con il fine. Siamo tutti d’accordo infatti che debba esserci pace nel mondo (fine) ma questo non vuol dire che non ci possano essere credenze diverse sul mezzo con il quale raggiungere questo fine: sia i pacifisti che i militaristi ambiscono allo stesso fine.

Amedeo Da Pra e Edoardo Da Pra