00 22/01/2016 09:00
Preghiera "globale"
Il padre Elia diceva anche: "Se la mente non recita i salmi, insieme al corpo, la fatica è vana".

*** L'essere umano è un composto di anima, nel nostro testo equivale a "mente", e corpo, secondo la filosofia greca, oppure, secondo la "antropologia" (concezione dell'uomo) di origine ebraico-orientale, assunta dalla Bibbia, l'essere umano consta di tre elementi, dall'esterno verso l'interno: corpo (in ebraico "basar" = carne), anima (in ebraico "nephesh" = desiderio, emozione, sentimento), e spirito (in ebraico "ruach" = l'io profondo).

Alla visione dualistica della filosofia greca: uomo = "soma" (corpo) + "psuchè" = anima, andrebbe aggiunta la terza dimensione: "pneuma" = spirito.

E in realtà, più che di elementi che compongono la totalità dell'essere umano, si tratta piuttosto di tre dimensioni o aspetti del medesimo soggetto umano.

E' evidente che ogni uomo deve entrare in rapporto con Dio, con tutto se stesso, corpo, anima e mente, se no sarà un rapporto parziale e quindi non autenticamente umano.

Questo vuole indicare il detto dell'abate Elia: in quel rapporto privilegiato con Dio che è la preghiera, devono essere attivi protagonisti sia il corpo che l'anima e lo spirito.

Non c'è vera preghiera a Dio gradita se prega solo il corpo, o la voce, senza l'anima e lo spirito, e neppure se prega solo la mente o spirito, senza il corpo e l'anima.

Non può esistere una preghiera disincarnata, angelica, ma nemmeno una preghiera solo esteriore e ritualistica.

Riguardo al primo punto, è un dato di fatto in tutte le religioni di ogni epoca, la necessità di formule vocali e riti gestuali per esprimere la relazione con Dio. Ciò è vero perfino in quelle forme "borderline", al limite tra religione e filosofia, come il buddismo, anche nella sua forma estrema, il buddismo "zen", il quale si autodefinisce come nè religione nè filosofia, ma che non rinuncia a una serie variegata di riti e formule (mantra).

Quindi sbaglia chi vorrebbe una preghiera e una religiosità scarna e disincarnata, che non esisterà nemmeno in cielo, come ci suggerisce l'Apocalisse, descrivendoci, sia pure in forma simbolica, una liturgia celeste ricca di formule e riti (ad es. 5,8-13).

Ma è anche altrettanto vero che una preghiera solo esteriore e ritualistica, che coinvolgesse solo il corpo, sarebbe una preghiera cadaverica, senza vita.

Perciò ha pienamente ragione il padre Elia a dire che "se la mente non recita i salmi insieme al corpo, la fatica è vana", o, si potrebbe dire "è tempo sprecato" è una preghiera inutile a chi la fa, a chi la riceve e non gradita al Destinatario finale.

Qui non si tratta delle distrazioni involontarie, che si devono accettare e lasciar scorrere nella mente, senza scacciarle con rabbia e disappunto, perchè, così facendo non si otterrebbe altro risultato che di distrarsi di più e mandare a monte l'intera preghiera.
E' sufficiente rimettersi a pregare, qui e ora dal punto in cui si è giunti, senza l'affanno di voler recuperare il versetto che ci si era persi, distraendosi.

Ciò che è da evitare, per mettere in pratica il consiglio dell'abate Elia, è la leggerezza, gravemente colpevole, di chi si mette in preghiera senza sgomberare la mente dalla zavorra di pensieri e preoccupazioni, che in quel momento sono solo inutili, fuori luogo e fuori tempo, perchè non è quella la sede giusta per risolverli.

Anche l'anima, intesa come la dimensione intermedia tra corpo e spirito, sede di desideri, emozioni e sentimenti, va ripulita da quelle immaginazioni e fantasie che non farebbero che ravvivarli.

Di certo, qualche distrazione verrà comunque, anche i santi le avevano, ma c'è un piccolo segreto per ridurle.
Diceva san Carlo Borromeo ai suoi preti: "Se non volete dostrarvi durante la Messa, rimanete raccolti in sacrestia".
Estendendo questa saggia raccomandazione, si potrebbe dire: Se non vuoi distrarti quando stai pregando, raccogliti in silenzio qualche minuto prima, e fai il vuoto nella mente e nel cuore.

Se invece, ti lamenti perchè ti distrai, ma arrivi al momento della preghiera immediatamente dopo aver spento la tv-spazzatura, o aver bighellonato sparlando, o aver borbottato e sghignazzato in sacrestia, poi non lamentarti se la "pazza di casa", la fantasia, ti perseguiterà fino al termine di quella che tutto sarà stato, tranne una Messa o una preghiera.