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Le lettere di Paolo


Prescindendo dai Vangeli e dagli Atti degli apostoli, il N.T. contiene numerosi scritti in forma epistolare, oltre all'Apocalisse di Giovanni.


Quasi tre quinti di questa parte non narrativa del N.T. sono costituiti dalle lettere di Paolo. Il linguaggio non sempre facile, il vigore del pensiero, il problema dell'attribuzione di alcune di esse all'apostolo suscitano non poche questioni d'ordine critico, storico e teologico. Generalmente la tradizione attribuisce a Paolo tredici lettere (solo per grossolana approssimazione in alcune epoche gli si è attribuita anche la "lettera agli Ebrei"). La loro autenticità, tuttavia, è oggetto d'ampia discussione. Le maggiori difficoltà riguardano le cosiddette "lettere pastorali" (1-2 Tim, Tt), sia per ragioni linguistiche (secondo alcuni studiosi il greco di queste lettere si scosterebbe troppo da quello delle altre) che per motivi di contenuto (si ritiene che l'organizzazione gerarchica presentata in queste lettere rifletta una situazione storica più tarda); altre due lettere, Colossesi ed Efesini, sono oggetto di acceso dibattito.


Le difficoltà per la prima non hanno però ragione d'essere. La lettera ai Colossesi, infatti, fu inviata unitamente al biglietto a Filemone (Col 4,9 - Fil 11), se quest'ultimo è considerato autentico, non si riesce a capire perché non lo sia anche la lettera ai Colossesi.


Per quanto attiene, invece, la lettera agli Efesini, la cosa è molto più complessa. C'è chi ritiene che non sia una lettera, non sia di Paolo e non sia stata inviata agli efesini! Ha lo stile del trattato teologico, circolare e dallo stile abbastanza diverso da quello di Paolo. Mentre gli studiosi continuano il loro meticoloso lavoro d'analisi, nel tentativo di dirimere la vasta problematica, è necessario rilevare e tenere come punto fermo che, in ogni caso, tutt'e tredici le lettere riflettono l'ambiente paolino e si ricollegano coerentemente alla dottrina dell'apostolo.


A titolo di curiosità, si può aggiungere che Paolo scrisse anche altre lettere, oltre a quelle citate, che però non ci sono pervenute; abbiamo notizia, infatti, di altri scritti indirizzati ai Corinti (almeno due, 1 Co 5,9; 2 Co 2,4) e di una lettera inviata alla comunità di Laodicea (Col 4,16).


Le lettere, come scritti autonomi, sono una novità assoluta per la Bibbia, anche se trovano riscontro nella letteratura antica (nell'A.T. troviamo qualche analogia in Ger 29,1-23; 2 Mac 1,1-2,14).


La loro novità consiste soprattutto nel modo con cui esse sono redatte. Nell'introduzione e nella conclusione, certo, esse presentano alcuni elementi convenzionali, tipici delle antiche epistole orientali. Paolo, però, trasforma anche questi elementi, per il modo con cui qualifica se stesso, nomina i suoi collaboratori (Col 4,14; Fil 23), si rivolge ai destinatari (Fil 1-2).


Del tutto nuovo, poi, è il fatto di introdurre ampie riflessioni a carattere dottrinale e considerazioni di ordine etico. Per quanto riguarda l'impressione di frammentarietà che alcune volte le lettere suscitano, si deve tenere presente che Paolo non le redigeva a tavolino, ma le dettava, probabilmente a più riprese (ci è giunto il nome di uno dei suoi segretari, Terzo:Rom 16,22). Generalmente, poi, aggiungeva qualche riga di suo pugno, come saluto e come sigillo dell'autenticità dello scritto (Gal 6,11). Questo spiega anche lo stile non lineare, la presenza di alcune frasi interrotte, la concitazione del pensiero.


Terzo e quarto viaggio missionario di San Paolo