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Il Vangelo di Luca


1) L'autore.


Secondo la testimonianza del "Canone Muratoriano", gli "Acta omnium apostolorum", dedicati a Teofilo, sono opera di un certo Luca, testimone oculare di quanto narra. Così pure il "Prologo antimarcionita" che risale, come il documento precedente, alla seconda metà del II secolo d.C., afferma che Luca, dopo aver scritto il Vangelo, ha composto anche gli Atti. Ireneo, morto nel 200 circa, cita assai spesso gli Atti nei suoi scritti e ripetutamente scrive che loro autore è il "discepolo e seguace degli Apostoli, Luca". Egli tra l'altro scrive:


« Omnibus iis cum adesset Lucas, diligenter conscripsit ea, uti neque mendax, neque elatus deprehendi possit, eo quod omnia haec constaret...Quoniam non solum prosecutor, sed et cooperarius fuerit apostolorum, maxime autem Pauli » (Adv. Haer., IIE,14,1. PG 7,914)


Clemente Alessandrino, morto intorno al 215, ed Origene, morto nel 250, affermano più volte che gli Atti sono opera di Luca. Tertulliano li qualifica come un "commentario di Luca". Avendo gli Atti uno stile e un vocabolario identico a quello del Vangelo, un'introduzione comune, con identico destinatario, essendo gli Atti un'opera di Luca, per conseguenza viene così accreditata la paternità del Vangelo.


Questo personaggio non fu un apostolo, né conobbe di persona Gesù. Alcuni hanno ipotizzato si tratti di uno dei discepoli di Emmaus (24,13-35), dal momento che questo episodio viene ricordato solo dal Vangelo di Luca, ma tale tesi non ha trovato molto credito fra gli studiosi. Si trattava di un pagano convertito, probabilmente originario di Antiochia di Siria (At 11,28), ma anche questa informazione è dubbia: risale, infatti, solo al testo occidentale, tuttavia sembra confermata dalla precisa conoscenza della situazione di quella comunità, verificabile in At 11,19-27; 13,1; 14,19; 15,1 ecc. È quindi l'unico evangelista a non essere un ebreo. Esercitò la professione di medico, come ci ricorda Paolo in Col 4,14, il che è confermato dall'unanime tradizione e dalle precisazioni mediche che troviamo nel suo Vangelo ove cerca sempre di stabilire la diagnosi esatta delle malattie (Lc 4,38; 5,12; 6,6; 22,50).


Per la stesura del suo Vangelo fece "ricerche accurate" e interrogò i testimoni oculari dei fatti, mentre per gli Atti, essendo egli stesso un testimone oculare, parla spesso in prima persona. Sono queste le famose "sezioni noi" (At 16,10-17; 20,5-15; 21,1-28; 27,2-28,16).


Amico carissimo di Paolo, lo seguì nel suo peregrinare da una comunità all'altra, nei suoi viaggi missionari. Gli fu vicino fino alla morte, come ci riferisce Paolo stesso in 1 Tim. 4,9-11:


« Fai il possibile per venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato: ha preferito le cose di questo mondo ed è andato a Tessalonica. Anche Crescente e Tito sono andati via, uno verso la Galazia e l'altro in Dalmazia. Soltanto Luca è con me. »


Per apprezzare il valore della tradizione sull'origine lucana di questo vangelo, basta ricordare che attraverso Luca parla sicuramente l'apostolo Paolo, che d'altra parte quando in Rom 2,16; 16,25; 2 Tim 2,8 parla di "mio vangelo", probabilmente allude a quello di Luca.


Con la morte di Paolo si perdono le tracce di questo fedele discepolo e compagno, lasciando campo libero alle suggestioni della tradizione, la quale si è sbizzarrita nell'attribuirgli i più svariati luoghi di apostolato (Dalmazia, Gallia, Italia, Egitto).


2) La composizione


Il terzo vangelo si presenta ricco di elementi non riscontrabili negli altri scrittori sacri; tra l'altro è possibile sottolineare:




  • la storia della nascita di Gesù è presentata parallelamente a quella del Battista;




  • la presenza di parabole dal significato dottrinale particolarmente profondo (il buon samaritano), che sottolineano l'esigenza della solidarietà;




  • l'apparizione ai discepoli di Emmaus, in cui viene dato un significato del tutto particolare alla Passione del Cristo;




  • la descrizione degli avvenimenti palestinesi con una mentalità occidentale (i dati geografici sono molto vaghi, a tal punto da non poter in molti casi individuare con esattezza località e regioni, come nel caso dello stesso villaggio diEmmaus);




  • la composizione di un'opera dedicata ad un cittadino. Viene urbanizzata la tradizione evangelica che descrive la realtà rurale, ad esempio sostituita la tipica casa palestinese con il tetto in argilla (Mc 2,4), con quella con il tetto in tegole (Lc 5,19).




In conclusione possiamo dire che, tenendo conto del rapporto fra il terzo Vangelo e quello di Marco, dal quale in parte dipende, si può collocare la sua composizione fra il 50 e il 70 d.C.


La tradizione primitiva tentò di identificare l'ambiente geografico e culturale di stesura del Vangelo di Luca: Antiochia oCorinto. L'inventario delle preoccupazioni e dei centri di interesse lucani può confermare l'ambiente socio-culturale dei destinatari, provenienti in massima parte dal mondo greco–ellenistico.


3) La struttura.


Il Vangelo di Luca è articolato in quattro parti. Una prima unità comprende i due capitoli sull'infanzia di Gesù: annunciazione, nascita e presentazione al Tempio. Questa parte è chiamata anche "vangelo dell'infanzia".


Questa terminologia, però, anche se usata, non è esatta, perché dell'infanzia di Gesù si dice ben poco o nulla. L'unico episodio che potrebbe riguardare l'infanzia è quello di Gesù dodicenne che si ferma nel tempio di Gerusalemme durante una festa di Pasqua per discutere con i maestri ebrei.


In realtà, questo fatto può essere considerato più attinente alla giovinezza di Gesù, perché a 12-13 anni in Palestina i ragazzi entrano a far parte dell'età adulta con una specie di esame per fare la lettura pubblica nella sinagoga e sottostare agli obblighi della legge giudaica.


Il Vangelo pubblico nell'edizione di Luca può invece essere suddiviso in tre grandi parti. Luca segue lo schema di Marco, quello schema che egli stesso riproduce negli Atti, nella predica di Pietro in casa di Cornelio:


l - attività di Gesù in Galilea
2 - viaggio a Gerusalemme
3 - morte e resurrezione.

Una prima sezione del vangelo di Luca abbraccia l'attività in Galilea (3,1-9,50). Dopo questa parte Luca introduce "il grande viaggio" che porta Gesù dalla Galilea a Gerusalemme, 9,51–19,28.

Per dieci capitoli l'autore del terzo vangelo sviluppa questa cornice di viaggio collocandovi quel materiale che ha trovato nelle sue indagini e ricerche particolari: per esempio la parabola del figliol prodigo, quella del buon samaritano e l'incontro con le due sorelle di Lazzaro. Questi sono brani caratteristici lucani. Il cammino che porta Gesù a Gerusalemme è anche il cammino che porta ogni credente a seguire il proprio Maestro.

Nella terza parte del Vangelo (19,29-24,53), infine, si racconta il dramma della morte. Per questa parte Luca, pur seguendo in linea di massima la traccia di Marco, la arricchisce con il materiale delle sue indagini: si rivelano più frequenti anche i contatti o somiglianze di Luca con la tradizione di Giovanni.

4) La dottrina.

Luca manifesta una prima, ricorrente preoccupazione, quella della fedeltà alle origini, all'evangelo letto "sine glossa", alla memoria, sia pure sconvolgente e scandalosa, del mistero pasquale di Gesù morto e risorto.

Luca ricerca e raccomanda l'ortodossia, la retta fede, garantita dalla sicura memoria storica della vicenda terrena di Gesù e sulla storia dalla primitiva comunità cristiana.

La comunità per la quale Luca scrive dimostra di avere un altro grosso problema che la angustia: il problema del ritorno del Signore che sembra tardare, e pertanto questa comunità si vede costretta a riflettere sul tempo che si protrae oltre le primitive prospettive.

Come dev'essere considerato e soprattutto vissuto un tempo come questo? si tratta solo di un tempo intermedio, nel senso più vuoto e innocuo del termine?

Ecco perché Luca privilegia il tema escatologico, sia nei capitoli 17 e 21 del suo Vangelo, sia nei discorsi kerygmatici dei primi capitoli del libro degli Atti.

Per Luca questo è un tempo prezioso, cioè decisivo in ordine alla salvezza, perché in esso devono essere assunte le proprie responsabilità; in esso bisogna fare delle opzioni fondamentali pro o contro Cristo, pro o contro il Vangelo, pro o contro la Chiesa. Questo è il tempo nel quale lo Spirito del Risorto opera mediante la presenza testimoniale degli apostoli, mediante la fede che si diffonde.

La comunità di Luca sente, inoltre, il peso di un vangelo che vuole essere vissuto in tutta la sua radicalità senza mezze misure, senza compromessi d'alcun genere. Di fronte a questa radicalità molti sarebbero tentati di abbandonare la via, cioè il cristianesimo; emerge, allora, forte e prepotente il problema della "sequela" di Cristo: non solo del dovere di seguirlo, ma soprattutto della misura da adottare nella sequela, si possono ricordare, a questo proposito, certe vocazioni sollecitate da Gesù, o certe sue radicali affermazioni: 9,23-26.57-62;14,25-33 ecc.

5) L'integrità.

La questione dell'integrità di questo vangelo è stata posta a proposito dell'episodio del sudore di sangue nell'orto del Getsemani:

« "Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. » (22,43-44)

Questi due versetti sono presenti nei codici Beza - D, del sec. VI; parigino - K, del sec. IX; Regio - L, del sec. VII; Monaco - X, del sec. X. A parte il primo, quindi, tutti onciali e minuscoli molto recenti. Sono assenti invece in testimoni più antichi quali: Alessandrino - A, del sec. V; Vaticano - B, del sec. IV; Romano - T, del sec. V; Freer - W, del sec. V; e specialmente il Papiro Bodmer - P75 del sec. III.

Nonostante questo, la maggior parte degli studiosi propende per l'autenticità del brano letterario e spiega l'assenza dei versetti nei codici più antichi e presso i Padri adducendo delle motivazioni apologetiche: il timore che gli ariani, che sostenevano la priorità della natura umana del Cristo, avessero potuto abusare di questi versetti in favore del loro insegnamento eretico. Sconfitta l'eresia intorno al V-VI secolo, non ci fu più bisogno di "censurare" il testo e i versetti trovarono, quindi, la loro originaria sistemazione.