00 24/08/2015 15:04

I vangeli apocrifi


Il N.T. non comunica alcuna notizia circa l'infanzia di Gesù, sulla vita e la morte di sua madre Maria, sui viaggi missionari degli Apostoli. Non deve quindi stupire che la pia immaginazione dei fedeli si sia sentita in dovere di fornire dei particolari. A scopo di edificazione, gli autori delle leggende si presero ogni libertà. Da parte loro, poi, gli eretici sentirono il bisogno di possedere narrazioni evangeliche suscettibili di dare un sostegno alle loro dottrine. Si svilupperà, dunque, intorno al Canone delle Scritture, tutto uno sciame di leggende comprendenti quelli che siamo soliti chiamare gli apocrifi del N.T.


Originariamente un libro apocrifo rivestiva un carattere troppo sacro e misterioso per essere conosciuto da tutti; doveva essere tenuto nascosto al pubblico e riservato solo ai seguaci della setta. Per trovare credito, questi libri circolavano sotto il nome di un Apostolo o di un pio discepolo di Gesù. Quando fu riconosciuta la falsità di queste attribuzioni, il termine "apocrifo" prese un altro senso e cominciò a significare: "contraffatto, falso, inaccettabile". Questi testi, che per altro non ci sono giunti nella loro interezza, ma in frammenti più o meno vasti, hanno però un valore importantissimo per la storia della Chiesa, poiché portano preziose informazioni sulle tendenze e le consuetudini che caratterizzarono gli inizi del cristianesimo. Fra tutti gli esempi che potremmo cogliere per illustrare meglio questi testi, scegliamo un brano tratto dal Vangelo apocrifo detto dello pseudo-Tommaso. Si tratta di un testo limite, quindi non può essere utilizzato come "unità di misura" per lo studio e la critica di questi vangeli, ma ci fa ben capire il perché la Chiesa lo abbia rigettato.


« Un'altra volta, Gesù attraversava il villaggio, e un bambino correndo lo urtò ad una spalla. Gesù irritato gli disse: "Non continuerai la tua strada." E tosto il bambino cadde morto. Alcune persone che avevano visto ciò che era accaduto, dissero: "Donde verrà mai questo bambino, che ciascuna sua parola si realizza subito?" I genitori del bambino morto vennero a trovare Giuseppe e si lamentarono dicendo: "Con un bambino simile non puoi abitare fra di noi nel villaggio, oppure insegnagli a benedire e non a maledire; giacché egli fa morire i nostri figli." Giuseppe prese da parte Gesù e lo rimproverò dicendo: "Perché fai così? Queste persone soffrono, ci odiano e ci perseguitano." Gesù rispose: "So che le parole che pronunci non sono tue; tuttavia tacerò per amor tuo; ma loro subiranno il castigo". E subito quelli che lo accusavano divennero ciechi » (4,1-5,2)


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14.E - La cronologia della vita di Gesù


In Lc 3,23 si afferma che Gesù iniziò il suo ministero pubblico a circa trent'anni. Dionigi il Piccolo nel IV secolo prese alla lettera quest'informazione non badando molto a quel "circa" (osei) decisivo per il nostro problema. Se Gesù aveva trent'anni, pensò Dionigi, nell'anno XV di Tiberio (vedi Lc 3,1), che corrispondeva al 782 a.U.c., l'inizio della nostra era doveva essere posto al massimo nel 753 a.U.c.


In Mt 2,13-18 è ricordata la strage degli innocenti perpetrata dal re Erode contro tutti i bambini che avevano meno di due anni, con l'intento di liberarsi del futuro "re dei Giudei". Erode però, secondo Flavio Giuseppe, morì nel 749 a.U.c., che corrisponde secondo i calcoli di Dionigi, al 4 a.C.


È evidente allora che o Erode non è morto nel 4 a.C. o Gesù non e nato nell'anno zero. Dal momento che non abbiamo elementi che ci permettono di dubitare dell'asserzione di Flavio Giuseppe, non ci resta che pensare che Gesù non sia nato nell'anno zero. Ipotizzando che Erode abbia ordinato la strage degli innocenti pochi giorni prima di morire, dobbiamo concludere che Gesù sia nato intorno al 6 a.C.; per gli studiosi la data del 7-6 a.C. è, così, la più probabile. Fra il 19 agosto del 28 e il 19 agosto del 29 (anno XV dell'impero di Tiberio Cesare) Gesù avrebbe iniziato la sua vita pubblica, all'età di 35-36 anni. Tenendo buona la cronologia di Giovanni che ricorda tre Pasque (2,23; 6,4; 12,1) forse quattro (5,1), Gesù sarebbe morto il 7 aprile del 31, considerando come prima la Pasqua del 29, oppure il 7 aprile del 32, considerando come prima la Pasqua del 30. Se invece la famosa altra "festa dei Giudei" fosse un'altra Pasqua (la quarta: 5,1), Gesù sarebbe morto il 7 aprile del 33, e qui incontreremmo, guarda caso, la data canonica che la tradizione ci ha riportato. Nell'ipotesi breve la vita di Gesù sarebbe durata 37 anni, nell'ipotesi lunga 40.


Per quanto attiene invece al giorno di nascita, il 25 dicembre è considerato dai più solo una data convenzione voluta tardivamente dal vescovo di Roma con l'intento di sacralizzare una festa pagana, quella del "sol invictus". In quella data, infatti, ci si accorgeva che le giornate si allungavano e che le tenebre non erano riuscite ad avere la meglio nel giorno del solstizio d'inverno. La chiesa d'Oriente ricorda la nascita di Gesù il 6 gennaio, Epifania (= manifestazione), data l'antichità di questa tradizione, non macchiata da alcuna convenzione, è una delle date più probabili. Ma, considerando che i pastori la notte di Natale si trovavano all'addiaccio, c'è invece chi propone una data settembrina.


Di recente però il professor Shemarjahu Talmon, che insegna all'Università Ebraica di Gerusalemme, ha riaperto il didattico, trovando prove secondo cui quella del 25 dicembre non sarebbe affatto una data convenzionale. Egli è partito da un passo dell'incipit del Vangelo di Luca:


« Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. [...] Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. » (Lc 1,5.8-9)


Come si vede, Luca si preoccupa di precisare che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di Abia e che, quando ebbe l'apparizione dell'Angelo che gli annunciò la nascita di Giovanni il Battista, officiava « nel turno della sua classe ». In effetti, coloro che nell'antico Israele appartenevano alla casta sacerdotale erano divisi in 24 classi che, avvicendandosi in ordine immutabile da secoli, dovevano prestare servizio liturgico al tempio per una settimana, due volte l'anno. Si sapeva che la classe di Zaccaria, quella di Abia, era l'ottava nell'elenco ufficiale. Ma quando cadevano i suoi turni di servizio? Orbene, lavorando su testi rinvenuti nella biblioteca essenica di Qumran, il professor Talmon è riuscito a ricostruire in quale ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali. Quella di Abia prestava servizio liturgico al tempio due volte l'anno, come le altre, e una di queste due volte cadeva nell'ultima settimana di settembre. La Chiesa cattolica non ha una festa liturgica per ricordare il concepimento del Battista, ma le antiche Chiese d'Oriente lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25 settembre: in perfetto accordo, dunque, con la ricostruzione compiuta da Talmon. Segno, questo, che la tradizione di tale ricorrenza deve risalire direttamente alla primitiva Chiesa giudeo-cristiana di Gerusalemme: una memoria antichissima quanto tenace, quella delle Chiese d'Oriente, come confermato in molti altri casi.


Ora, se Giovanni il Battista è stato concepito il 25 settembre, sei mesi dopo va collocata l'Annunciazione a Maria, in base alle parole dell'evangelista Luca:


« Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria » (Lc 1,25-27)


Si arriva così al 25 marzo. Logicamente, la nascita di Gesù deve cadere nove mesi dopo, cioè proprio intorno al 25 dicembre! Giorno che, dunque, non fu fissato solo per contrastare le feste pagane nei giorni del solstizio d'inverno. A quanto pare, i Vangeli non cessano di riservare sorprese: dettagli apparentemente futili rivelano all'improvviso la loro ragion d'essere, il loro carattere di segni di una verità nascosta.


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14.F - Le testimonianze extrabibliche su Gesù


Non solo i testi evangelici ci parlano di Gesù, ma anche alcuni documenti extrabiblici che dimostrano come non si possa mettere in discussione l'esistenza storica di Gesù di Nazaret. Le testimonianze non evangeliche sono le seguenti:


A. Flavio Giuseppe, in Guerra giudaica, XVIII, 63.
« Ci fu, verso questo tempo, un uomo sapiente, la sua condotta era buona ed era stimato per le sue virtù. Attirò a sé molti giudei ed anche molti greci, ed avendo Ponzio Pilato, su denuncia degli uomini notabili fra noi, punito lui di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Essi, infatti, raccontarono che era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione ed era vivo. »
Flavio Giuseppe era un ebreo della nobiltà sacerdotale vissuto fra il 37 e il 97; schieratosi con i Romani dopo la distruzione del Tempio, scrisse "Le Antichità Giudaiche", grande opera che ripercorre tutta la storia del Popolo Eletto, e la "Guerra Giudaica", che parla della rovina di Gerusalemme del 70 d.C.

B. Talmud babilonese, trattato Sanhedrin, 43a.
« Ecco ciò che è trasmesso: il giorno di Pasqua fu appeso Gesù. Un araldo ha camminato quaranta giorni davanti a lui dicendo: "Deve essere trafitto perché ha praticato la magia ed ha sviato e sedotto Israele. Chi ha qualcosa a sua discolpa venga a difenderlo." Ma non fu trovata nessuna difesa e fu appeso il giorno della preparazione della Pasqua. »
Il Talmud babilonese è un testo ufficiale in uso presso i rabbini e i teologi di religione ebraica. Esso riporta notizie false su Gesù, però è importante perché indica come data della morte di Cristo il 14 di Nisan, la stessa segnalata nel vangelo di Giovanni.

C. La lettera di Mara Bar Serapion.
« Che vantaggio trassero gli ateniesi dal condannare a morte Socrate?... gli uomini di Samo dal bruciare Pitagora?... i giudei dal giustiziare il loro sapiente Re? Fu proprio dopo tale delitto che il loro regno fu distrutto. Dio giustamente vendicò questi tre uomini saggi: gli ateniesi morirono di fame; gli uomini di Samo furono sopraffatti dal mare; i giudei, rovinati e cacciati dalla loro terra, vivono in completa diaspora. Ma Socrate non morì per i buoni; continuò a vivere nell'insegnamento di Platone. Pitagora non morì per i buoni; continuò a vivere nella statua di Hera. Né morì per i buoni il Re sapiente; continuò a vivere nell'insegnamento che aveva impartito. »
Un manoscritto siriaco del VII secolo contiene il testo di una lettera del siriano Mara Bar Serapion indirizzata a suo fratello Serapione, lettera certamente successiva al 73 d.C. Il testo presenta Socrate, Pitagora e il "saggio Re" dei Giudei come personaggi storici, e quest'ultimo non può essere che Gesù di Nazaret, il quale fu giustiziato e con il suo messaggio dette "nuove leggi" all'umanità.

D. Caio Svetonio Tranquillo, Vita di Claudio, 25; Vita di Nerone, 16. 
« Claudio espulse da Roma i Giudei i quali, per colpa di Cresto, facevano frequenti tumulti. »
« Si suppliziano i cristiani, gente che apparteneva ad una superstizione nuova e pericolosa" »
Svetonio, segretario dell'imperatore Traiano vissuto fra il 55 e il 120, fu biografo di dodici Imperatori Romani ed evidentemente non sapeva distinguere tra cristiani e Giudei.

E. Publio Cornelio Tacito, in Annali, XV, 44.
« Quindi, per mettere a tacere la voce che l'incendio di Roma fosse stato ordinato da lui, Nerone presentò come colpevoli e colpì con supplizi raffinatissimi coloro che il volgo, odiandoli per i loro delitti, chiamava cristiani. L'autore di questa denominazione, Cristo, sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore romano Ponzio Pilato. Repressa, sul momento questa superstizione detestabile, si faceva di nuovo strada, non solo in Giudea, dove aveva avuto origine, ma anche a Roma... »
Publio Cornelio Tacito fu uno dei più grandi storici romani e visse fra il 75 e il 150. Egli non può nascondere il suo disprezzo verso la "detestabile superstizione" che per lui è il Cristianesimo, ma nonostante questo egli dimostra di provare compassione per i cristiani, uccisi per soddisfare i desideri di un uomo solo, Nerone, e proprio grazie ad essa ci ha lasciato questa preziosissima testimonianza.

F. Plinio il Giovane, in Epistole, X, 96.
« Dopo vari interrogatori accompagnati da minacce, faccio giustiziare coloro che si ostinano nel dichiararsi cristiani. Alcuni hanno negato di esserlo e hanno persino maledetto Cristo. Ma a quanto sembra ciò non succede ad un vero cristiano. La mia inchiesta ha chiarito che tutta la colpa o errore consiste nell'essere soliti riunirsi in un giorno fissato prima della levata del sole per cantare fra loro alternativamente un inno a Cristo come ad un Dio; ad impegnarsi con giuramenti a non perpetrare alcun crimine, a non commettere furti, né atti di brigantaggio, né adulteri e a non mancare alla parola data... Non avendo trovato che una superstizione irragionevole e smodata, ho sospeso la mia ricerca di informazioni ed ho pensato di ricorrere al tuo consiglio. La cosa mi sembra proprio meritevole del tuo consiglio, soprattutto a motivo del gran numero di accusati... »
Plinio il Giovane (62-114 d.C.), amico personale dell'imperatore Traiano, fu da lui nominato governatore della Bitinia, ed in una a lui lettera inviata nel 112 gli domanda come deve comportarsi nei confronti dei cristiani. Traiano gli risponde in maniera tollerante: gli consiglia di non far ricercare i cristiani ma, se denunciati con lettera non anonima, bisogna punirli se non accettano di sacrificare agli Dei. Un secolo più tardi Tertulliano rimprovererà all'imperatore l'illogicità di questa strana sentenza: se ritieni colpevoli i cristiani, perché non vai anche a cercarli? Se non li ritieni colpevoli, perché condanni quelli che vengono denunciati?

Ci si può domandare perché le fonti non cristiane siano così avare di testimonianze a proposito di Gesù. A parte il fatto che a quei tempi non vi erano certo mezzi di comunicazione di massa né agenzie di stampa e tantomeno Internet, per rispondere a questo interrogativo basta ricordare quanto scrisse in proposito Vittorio Messori: « Nessuno di quegli scrittori avrebbe potuto occuparsi di Gesù se non per inciso. Essi parlano di coloro che furono "re" nell'ordine della forza e della sapienza. Le tracce che Gesù ha lasciato non sono quelle su cui si basa la storia ufficiale: palazzi reali, templi, monete con il suo nome e il suo profilo, segni di guerre e di conquiste. Egli ha lasciato solo un elemento impalpabile, in apparenza insignificante: la sua parola, affidata a un gruppo di rozzi provinciali. Non è un caso, infatti, che le testimonianze antiche più che di lui parlino degli effetti "politici" della sua esistenza. Gli storici, cioè, non hanno colto il Cristo, confuso com'era nel torrente delle vicende orientali. Hanno notato invece il cristianesimo, che andava organizzandosi come vivace e inquietante "gruppuscolo" che era impossibile disperdere. »

Nella mappa satellitare qui sopra è visibile la Città Vecchia di Gerusalemme.

La linea rossa indica le mura della Città Santa al tempo di Gesù, notevolmente spostata verso sud rispetto alla città attuale. Queste mura erano state fatte ingrandire e fortificare da Erode il Grande (37-4 a.C.) La città era separata in due dalla Valle del Tyropeion. A sinistra in basso si vede la Valle della Geenna, dove venivano bruciati i rifiuti della città, e che Gesù prese a modello dell'Inferno. A destra in basso corre invece la Valle del Cedron, che prende il nome dal torrente che vi scorre, e che separa la città dal Monte degli Ulivi (a destra).

La linea viola indica la spianata del Tempio di Erode, posta sul Monte Moria. Lungo il lato orientale correva il Portico di Salomone; lungo quello meridionale, il Portico Regio. Qui, secondo la tradizione, Abramo tentò di sacrificare suo figlio Isacco; qui Salomone fece edificare il suo Tempio; e qui, dopo la definitiva distruzione ad opera dell'imperatore Adriano nel 135 d.C., fu elevato un tempio dedicato a Giove. In seguito il califfo Omar ibn al-Khattab (581-644) vi fece costruire una famosissima moschea, la Cupola della Roccia, ultimata nel 691 d.C. e a tutt'oggi esistente. Oggi la spianata porta il nome arabo di Aram al-Sharif ("il Nobile Santuario").

La linea gialla indica le mura attuali della Città Vecchia, fatte edificare dal Sultano ottomano Solimano II il Magnifico nel 1534. La Città attuale è divisa in quattro quartieri: Armeno, Cristiano, Ebraico e Musulmano.

Legenda: 1 - spianata del Tempio. 2 - Moschea di Omar, edificata nel punto dove sorgeva il Santuario del Tempio. 3 - luogo dove sorgeva la Fortezza Antonia, sede del Pretorio. 4 - Moschea di Al-Aqsa ("la Lontana"), uno dei tre luoghi santi dell'Islam con la Mecca e Medina. 5 - il cosiddetto "Pinnacolo" del Tempio, alto oggi 47 metri dal suolo (Mt 4,5). 6 - il Monte degli Ulivi, luogo dell'agonia di Gesù. 7 - il Colle dell'Ofel, dove re Davide aveva la sua reggia. 8 - il Monte Sion, sede della fortezza dei Gebusei conquistata da Davide che ne fece la sua capitale. 9 - la Porta di Sion. 10 - la Chiesa di San Pietro in Gallicantu. 11 - il Cenacolo. 12 - il Quartiere Armeno. 13 - il Quartiere Ebraico. 14 - il Palazzo di Erode il Grande. 15 - il Monte Calvario. 16 - Il Santo Sepolcro, oggi inglobato assieme al Calvario nell'omonima Basilica crociata. 17 - il Quartiere Cristiano. 18 - il Quartiere Musulmano. 19 - la Porta di Erode. 20 - La Porta dei Leoni. 21 - la Porta di Giaffa e la Torre di Davide. 22 - la Porta di Damasco.

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