00 15/06/2015 21:11
Come conciliare il diritto di esternare le proprie opinioni con il dovere di non offendere la verità sulla condizione umana e la sacralità di un tempo storico in una città particolare?

Perfettamente consapevole del problema che ha afflitto il mondo moderno almeno dalla Rivoluzione francese in poi, il Papa, disse che "la sfida più importante e più difficile che deve affrontare chi vuol incarnare il Vangelo nell'odierna cultura e società" consiste "nel far comprendere [...] che le esigenze della verità e della moralità non umiliano e non annullano la nostra libertà, ma al contrario le permettono di crescere e la liberano dalle minacce che essa porta dentro di sè".

Cioè, come riannodare il legame fra libertà e verità che il pensiero moderno ha contrapposto fra loro? Ha ben scritto Francesco Botturi, sottolineando come la libertà non consiste soltanto nel potere di autodeterminazione: "La scelta ha fine e senso oltre se stessa: in altri termini, l'autodeterminazione è per il bene, cioè per fini opportuni, convenienti, validi, in sintesi felicitanti, per il soggetto" e "dunque, libertà significa adesione al bene, realizzazione e liberazione del soggetto"
(formazione della coscienza morale: un problema di libertà, in AA.VV, Per una libertà responsabile, Messaggero, Padova 2000, pp. 80-81).

La soluzione del maggiore problema del nostro tempo può venire soltanto dalla consapevolezza che la vita di un uomo e di una società non conoscono nè felicità nè progresso senza Dio, come ricordava il Santo Padre: "tali valori, che pur scaturiscono dalla legge morale inscritta nel cuore di ogni uomo, ben difficilmente si mantengono, nel vissuto quotidiano, nella cultura e nella società, quando vien meno o si indebolisce la radice della fede in Dio e in Gesù Cristo" perchè "il nucleo generatore di ogni autentica cultura è costituito dal suo approccio al mistero di Dio, nel quale soltanto trova il suo fondamento incrollabile un ordine sociale incentrato sulla dignità e responsabilità personale".

Sarebbe già molto se queste poche parole servissero per impostare un difficile problema, per aiutare i cattolici a capire che per risolvere un problema bisogna almeno conoscerne l'esistenza e saperlo impostare. Tuttavia rimane vero che impostare non significa risolvere.

Come fare in modo che la fede possa incidere nella vita di oggi in maniera duratura? Sempre il Papa, contribuiva ad attenuare il senso d'impotenza : "non c'è rinnovamento, anche sociale, che non parta dalla contemplazione. L'incontro con Dio nella preghiera immette nelle pieghe della storia una forza misteriosa che tocca i cuori, li induce alla conversione e al rinnovamento e proprio in questo diventa anche una potente forza storica di trasformazione delle strutture sociali".

E un appello che viene rivolto senz'altro ai contemplativi, ma che riguarda ogni cristiano, perchè la sua preghiera non venga posta ai margini della vita, ma ne costituisca il cuore. Così come riguarda coloro che si occupano di cercare di alleviare le mille sofferenze materiali e morali che affliggono i più poveri, in Italia o nel terzo e nel quarto mondo, perchè non dimentichino che "essi contribuiscono in singolare alla stessa affermazione di una cultura e di una civiltà cristiana"


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