00 15/06/2015 19:43
RRivolgendosi con un Messaggio ai vescovi italiani riuniti in Assemblea a Collevalenza , Papa Giovanni Paolo II disse loro come la nuova evangelizzazione rappresenti la priorità pastorale per l'Italia, nazione insidiata dalla secolarizzazione e dalla scristianizzazione.

Tale Progetto culturale vuole rispondere alla convinzione espressa dal Santo Padre che "una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta" (discorso al Congresso nazionale del M.E.I.C., 16 gennaio 1982).
Ma cosa significa che la fede debba diventare cultura? Non pensate a libri e a biblioteche, a conferenze seminario che pure sono strumenti importanti necessari, soprattutto per evangelizzare og; nella società della "comunicazione globale come ha ricordato sempre il Pontefice nel Messaggio ai vescovi italiani.

La fede diventa cultura quando fa in modo che la persona smetta di separare la sua vita religiosa da quella di tutti i giorni, quando la orienta a prendere decisioni coerenti con la sua fede in tutti i campi della vita, quando fa sorgere nel credente il desiderio di comunicare la fede e di costruire un mondo migliore rispetto a quello nel quale si trova a vivere.
In questo senso qualsiasi uomo, anche analfabeta, possiede una cultura, perchè si comporta in un certo modo e non in un altro a proposito delle grandi decisioni della vita. Sorprende allora di trovare cattolici, per esempio, poco sensibili alla difesa della vita innocente o alla battaglia per la libertà di educazione, cattolici subalterni a una cultura dominante che vuole ridurre la fede alla dimensione personale o a quella relativa soltanto a certi aspetti della realtà.

Giovanni Paolo II disse che in molti italiani è subentrato, al posto delle certezze della fede, "un sentimento religioso vago e poco impegnativo per la vita" o "varie forme di agnosticismo e di ateismo pratico, che sfociano tutte in una vita personale e sociale condotta 'etsi Deus non daretur", come se Dio non esistesse".
Questo richiamo è quantomai attuale anche se sono trascorsi parecchi anni.

Proprio riportare Dio nella concretezza della vita quotidiana, metterLo al centro della vita, anche di quella pubblica, questo significa richiamare il rapporto tra fede e cultura, ed è straordinariamente puntuale che la scelta pastorale della Chiesa italiana insista su questo aspetto, anche se onestamente il fedele comune fa fatica ad accorgersene.