00 17/03/2015 11:18

6. SINODO SULLA FAMIGLIA


Per molti critici la prima parte del Sinodo sulla famiglia ha rappresentato “il fumo di Satana penetrato nella Chiesa”, ovvero un rinnegamento del magistero della Chiesa, per altri la premessa per chissà quale catastrofismo. In realtà,come abbiamo spiegato, sia la “Relatio post disceptationem“ (una sorta di bozza iniziale), sia la “Relatio Synodi” (la relazione ufficiale dell’assemblea), non contegno nulla di controverso se si legge paragrafo per paragrafo. L’unico limite, se vogliamo, erano delle affermazioni facilmente strumentalizzabili nella bozza iniziale, che potevano indurre in errore i fedeli, ma che non sono state riportate nella Relazione ufficiale.


Come abbiamo fatto notare, della “Relatio post disceptationem“ molti hanno criticato in particolare due frasi: «La Chiesa si volge con rispetto a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto e imperfetto, apprezzando più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze». Ad alcuni è sembrata una legittimazione, ma è semplicemente il “linguaggio positivo” che intende valorizzare quel che ci può essere di buono per aiutare il prossimo al cambiamento. Infatti se si legge subito dopo: «Infatti, quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di resistere nelle prove, può essere vista come un germe da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Stesso discorso per un’altra frase: «anche in tali unioni è possibile cogliere autentici valori familiari o almeno il desiderio di essi. Occorre che l’accompagnamento pastorale parta sempre da questi aspetti positivi. Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo». L’obiettivo è valorizzare il matrimonio naturale: in passato si sono sottolineati i limiti e la sterilità delle altre forme di unioni (definite “imperfette”), oggi -che tutto questo è stato ben recepito- si punta allo stesso obiettivo guardando anche alle possibili tracce di positività. E’ una grande metodologia pastorale, non c’è alcun cambiamento sulla dottrina. La terza frase criticata è stata: «le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana». Non c’è bisogno di chiarire che nessuno ha mai detto nulla di diverso, ci si scandalizza per un’ovvietà: qualunque persona ha doti e qualità da offrire alla comunità cristiana, a prescindere dai suoi comportamenti sessuali. I critici non si sono invece occupati di tutto il resto della bozza, dove ci si oppone fermamente alla teoria del gender e al matrimonio omosessuale, così come si invita a non negare «le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali». Appare una netta opposizione alla contraccezione e una valorizzazione dei metodi naturali, così come il messaggio dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. Nessuna decisione sulla comunione ai divorziati risposati.


Per quanto riguarda la “Relatio Synodi”, ovvero la relazione ufficiale dell’assemblea straordinaria prima del “vero” Sinodo, ci sono state piccole differenze che hanno chiarito i punti che potevano essere più strumentalizzabili. Innanzitutto viene definito il “linguaggio positivo” già apparso nella “Relatio post disceptationem”: «è opportuno apprezzare prima le possibilità positive e, alla luce di esse, valutare limiti e carenze. Mentre continua ad annunciare e promuovere il matrimonio cristiano, il Sinodo incoraggia anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà. È importante entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza. Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze. Occorre che nella proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso. […] Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo». Non valorizzazione fine a se stessa per un malcapito buonismo, dunque, ma per trasformare queste situazioni irregolari nel matrimonio cristiano. Questo approccio si utilizza nel rapporto con le altre religioni, infatti continua il documento: «La presenza dei semina Verbi nelle culture potrebbe essere applicata, per alcuni versi, anche alla realtà matrimoniale e familiare di tante culture e di persone non cristiane. Ci sono quindi elementi validi anche in alcune forme fuori del matrimonio cristiano –comunque fondato sulla relazione stabile e vera di un uomo e una donna –, che in ogni caso riteniamo siano ad esso orientate. Con lo sguardo rivolto alla saggezza umana dei popoli e delle culture, la Chiesa riconosce anche questa famiglia come la cellula basilare necessaria e feconda della convivenza umana». Anche qui manca la decisione sullacomunione ai divorziati risposati, mentre è stata tolta la frase sulle «doti e qualità» che le persone omosessualipossono offrire alla comunità cristiana, dato che avrebbe potuto far cadere in una sorta di legittimazione o avrebbe semplicemente ribadito un’ovvietà. Il paragrafo relativo è stato sostituito con questo: «Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. “A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso». Come si vede si è optato per citare direttamente documenti già noti della Chiesa, confermando che l’accoglienza alle persone omosessuali non è affatto una novità e non si tratta di una improvvisa “apertura”. Questo paragrafo non ha avuto la maggioranza assoluta dei consensi tra i Padri sinodali, probabilmente diversi preferivano lasciare le espressioni utilizzate nella bozza iniziale, anche a rischio di essere strumentalizzati.


La relazione ufficiale dell’assemblea si è espressa a favore dei metodi naturali, invitando anche alla considearzione dell’adozione e dell’affido, anche per coniugi non sterili. Si è criticata invece la mentalità antinatalista: «Anche il calo demografico, dovuto ad una mentalità antinatalista e promosso dalle politiche mondiali di salute riproduttiva, non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire», si è specificato che l’indossolubilità del matrimonio è un dono di Dio, da richiedere, e non è una capacità degli sposi, si è criticata la mentalità individualista della società, «che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un’isola, facendo prevalere, in certi casi, l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto». Si è parlato della dignità della donna, della violenza che spesso subisce e del «dono della maternità che viene spesso penalizzato piuttosto che essere presentato come valore». Una forte critica per le «tendenze culturali che sembrano imporre una affettività senza limiti di cui si vogliono esplorare tutti i versanti, anche quelli più complessi».


Il Papa ha lasciato campo libero ai cardinali di esprimersi con chiarezza, non ha mai ostacolato e non è intervenuto nel dibattito. Nel suo intervento conclusivo ha spiegato«ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la “suprema lex”, la “salus animarum” (cf. Can. 1752). E questo sempre – lo abbiamo detto qui, in Aula – senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita».


Nulla di ambiguo o di controverso, dunque. Purtroppo i tanti critici del Sinodo sono influenzati dalla strumentalizzazione fatta dai vaticanisti italiani, come abbiamo denunciato e mostrato. Tanto che il presidente dell’Associazione internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano, Salvatore Mazzaè intervenuto criticando chi «spinge sull’acceleratore della polemica per ribaltare, impacchettare, e (provare a) consegnare alle cronache – e, in definitiva, a umiliare – il Sinodo in corso per quello che non è». Lo stesso Francesco lo ha sottolineato«Sempre ci sono timori, però perché non leggono le cose, o leggono una notizia in un giornale, un articolo, e non leggono quello che ha deciso il Sinodo, quello che si è pubblicato […]. Dunque al Sinodo si è parlato della famiglia e delle persone omosessuali in relazione alle loro famiglie, perché è una realtà che incontriamo nei confessionali […]. Io ho scritto un’enciclica a quattro mani, e un’esortazione apostolica, di continuo faccio dichiarazioni e omelie, e questo è magistero. Questo sta lì, è ciò che penso, non ciò che i media dicono che io pensi. Vada lì, e lo trova ed è ben chiaro. L’”Evangelii gaudium” è molto chiara».


 


Anche dopo il Sinodo, Francesco è intervenuto più volte per chiarirne le conclusioni e rispondere alle critiche:


Il 18 ottobre 2014 nel discorso di conclusione del Sinodo sulla Famiglia, Francesco ha spiegato che il Sinodo è stato«”un cammino” – e come ogni cammino ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri che portano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli […]. Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato senon ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni, se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato – con gioia e riconoscenza – discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia.  ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la “suprema lex”, la “salus animarum” (cf. Can. 1752). E questo sempre – lo abbiamo detto qui, in Aula – senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita […]. Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori».


Il 30 novembre 2014 nella conferenza stampa durante il ritorno dal viaggio in Turchia, Papa Francesco ha risposto ad una domanda sulle “aperture” del Sinodo sulla Famiglia: «Il Sinodo è un percorso, è un cammino. Primo. Secondo: il Sinodo non è un parlamento. E’ uno spazio protetto perché possa parlare lo Spirito Santo. Tutti i giorni si faceva quel briefing con Padre Lombardi e altri padri sinodali, che dicevano cosa si era detto in quel giorno. Erano cose contrastanti, alcune. Poi, alla fine di questi interventi, è stata fatta quella bozza, che è la prima relatio. Poi questa è stata documento di lavoro per i gruppi linguistici che hanno lavorato su di esso, e poi hanno dato i loro apporti che sono stati resi pubblici: erano nelle mani di tutti i giornalisti. Cioè, come questo gruppo linguistico – inglese, spagnolo, francese, italiano – ha visto ogni parte di quella [prima relazione]. Poi, tutto è tornato alla commissione redattrice e questa commissione ha cercato di inserire tutti gli emendamenti. Ciò che è sostanziale rimane, ma tutto deve essere ridotto, tutto, tutto. E quello che è rimasto di sostanziale è nella relazione finale. Ma non finisce lì: anche questa è una redazione provvisoria, perché è diventata i “Lineamenta” per il prossimo Sinodo. Questo documento è stato inviato alle Conferenze episcopali, che devono discuterlo, inviare i loro emendamenti; poi si fa un altro “Instrumentum laboris” e poi l’altro Sinodo ne farà delle sue. E’ un percorso. Per questo non si può prendere un’opinione, di una persona o di una bozza. Il Sinodo dobbiamo vederlo nella sua totalità. Io non sono neanche d’accordo – ma questa è un’opinione mia, non voglio imporla – non sono d’accordo che si dica: “Oggi questo padre ha detto questo, oggi questo padre ha detto quello”. No, si dica che cosa è stato detto, ma non chi l’ha detto, perché – ripeto – non è un parlamento, il Sinodo, è uno spazio ecclesiale protetto, e questa protezione è perché lo Spirito Santo possa lavorare. Questa è la mia risposta».


Il 7 dicembre 2014 in un’intervista per “La Nacion”, Papa Francesco ha affermato: «Sempre ci sono timori, però perché non leggono le cose, o leggono una notizia in un giornale, un articolo, e non leggono quello che ha deciso il Sinodo, quello che si è pubblicato. Che cosa vale del Sinodo? La relazione post-sinodale, il messaggio post-sinodale, e il discorso del Papa. Il Sinodo è stato un processo e così come l’opinione di un padre sinodale, era di un padre sinodale, la prima bozza era una prima bozza, dove si raccoglieva tutto. Nessuno ha parlato di matrimonio omosessuale nel Sinodo. Quello di cui abbiamo parlato è come una famiglia che ha un figlio o una figlia omosessuale, come lo educa, come lo cresce, come si aiuta questa famiglia ad andare avanti in questa situazione un po’ inedita. Dunque al Sinodo si è parlato della famiglia e delle persone omosessuali in relazione alle loro famiglie, perché è una realtà che incontriamo nei confessionali […]. Io ho scritto un’enciclica a quattro mani, e un’esortazione apostolica, di continuo faccio dichiarazioni e omelie, e questo è magistero. Questo sta lì, è ciò che penso, non ciò che i media dicono che io pensi. Vada lì, e lo trova ed è ben chiaro. L’”Evangelii gaudium” è molto chiara».


Il 10 dicembre 2014 durante l’Udienza generale, Francesco ha ricordato«Anzitutto io ho chiesto ai Padri sinodali di parlare con franchezza e coraggio e di ascoltare con umiltà, dire con coraggio tutto quello che avevano nel cuore. Nel Sinodo non c’è stata censura previa, ma ognuno poteva – di più doveva – dire quello che aveva nel cuore, quello che pensava sinceramente. “Ma, questo farà discussione”. E’ vero, abbiamo sentito come hanno discusso gli Apostoli. Dice il testo: è uscita una forte discussione. Gli Apostoli si sgridavano fra loro, perché cercavano la volontà di Dio sui pagani, se potevano entrare in Chiesa o no. Era una cosa nuova. Sempre, quando si cerca la volontà di Dio, in un’assemblea sinodale, ci sono diversi punti di vista e c’è la discussione e questo non è una cosa brutta! Sempre che si faccia con umiltà e con animo di servizio all’assemblea dei fratelli. […]. Nessun intervento ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, cioè: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e l’apertura alla vita. Questo non è stato toccato. […] Il Sinodo è uno spazio protetto affinché lo Spirito Santo possa operare; non c’è stato scontro tra fazioni, come in parlamento dove questo è lecito, ma un confronto tra i Vescovi, che è venuto dopo un lungo lavoro di preparazione e che ora proseguirà in un altro lavoro, per il bene delle famiglie, della Chiesa e della società».


Il 2 febbraio 2015 mons. Livio Melina ha affermato in un’intervista che «Gesù non fece sondaggi quando propose il perdono dei nemici, l’indissolubilità del matrimonio, l’eucaristia o la parola della croce: sapeva benissimo come la pensavano persino i discepoli». Molti, compreso Antonio Socci, hanno letto in queste parole un’accusa a Francesco e al Vaticano per aver diffuso un questionario annesso al breve documento preparatorio del Sinodo straordinario sulla famiglia. Non si è affatto trattato di un “sondaggio” ma del sincerarsi di come venga diffuso e recepito l’insegnamento della Chiesa su questa materia, quali siano le difficoltà nel metterlo in pratica e quanto questo insegnamento entri nei programmi pastorali ad ogni livello. Come pure quali siano i punti più attaccati e rifiutati fuori dagli ambienti ecclesiali. E’ un modo che aiuta alle Chiese particolari a partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario e, per i padri sinodali, di confrontarsi e decidere in base a quanto avviene realmente attorno a loro.