00 16/03/2016 21:38

Benedetto XVI sostiene Papa Francesco:
«del tutto d’accordo con lui»

Benedetto e FrancescoImportante endorsement del Papa emerito, Benedetto XVI, al suo successore Papa Francesco sull’aspetto centrale dell’attuale pontificato: il concetto di misericordia, spesso ridotto dai suoi critici a banale “buonismo”. L’intervento di Papa Ratzinger è comparso oggi sui quotidiani, anche se in realtà risale all’ottobre scorso quando ha concesso un’intervista al teologo Jacques Servais.

Innanzitutto, occorre dire che non è la prima volta. Nel gennaio di due anni fa, Benedetto XVI aveva scritto«Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiere». A queste parole erano seguiti diversi interventi del suo segretario personale, mons. Georg Ganswein, il quale ha rivelato la profonda stima di Benedetto XVI verso Francesco, i loro frequenti contatti personali, lasciando spazio anche ad una critica per i «circoli tradizionalisti» che oppongono a Francesco il pontificato di Benedetto XVI. E’ tutto documentato nel nostro apposito dossier.

Nell’ottobre scorso (ma si è saputo solo oggi), dicevamo, Benedetto XVI è direttamente intervenuto a confermare il cuore del pontificato di Papa Bergoglio: «la misericordia»ha risposto nella recente intervista, «è l’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza. Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio. È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto». Una profonda convergenza di vedute, quindi.

Mai il Papa emerito era entrato nel merito della predicazione del suo successore, ha osservato giustamente il vaticanista Luigi Accattoli (mentre l’antibergogliano Sandro Magister si è guardato bene dal riportare la notizia), stavolta invece lo ha fatto, appoggiando la linea di Francesco e lodandone l’impegno sul tema della “misericordia”. Proprio sulla misericordia il Pontefice si era visto rivolgere prese in giro e correzioni dal giornalista diLiberoAntonio Socci. Quest’ultimo, soltanto un mese fa, aveva proprio voluto contrapporre la visione della misericordia di Benedetto XVI e di Padre Pio a quella di Francesco: «La misericordia testimoniata da padre Pio – diversamente da quella di Bergoglio – era inseparabile dalla giustizia e dalla verità. Padre Pio infatti diceva di temere la misericordia perché se ne può abusare. Il suo insegnamento ricalca quello di Giovanni Paolo II (con S. Faustina) e di Benedetto XVI». Invece “provetto teologo” è stato smentito da Benedetto XVI, la sua visione della misericordia coincide con quella del suo successore.

Anche nell’ottobre 2015, proprio pochi giorni prima che Benedetto XVI rispondesse all’intervista, sempre Socci aveva contrapposto i due Pontefici sul tema della misericordia, accusando Francesco di «estrema superficialità» e «interpretazione ideologica» nel 2014 di aver degradato il concetto di misericordia a «discutibile accondiscendenza ai costumi e alle ideologie mondane». In ogni caso, non è la prima volta che il giornalista di Liberoviene smentito clamorosamente da Benedetto XVI. Nel febbraio 2014, pochi giorni dopo un suo esoterico ipotesi su un presunto “attacco occulto”che avrebbe portato alle dimissioni del Papa emerito -mettendo in dubbio la validità del suo atto, tant’è che, ha scritto, «ha voluto conservare il titolo di “papa emerito” e l’abito bianco»-, Socci ha ricevuto smentita proprio da Benedetto XVI: «Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino», ha scritto Ratzinger. «Unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde». Per quanto riguarda il mantenimento dell’abito bianco, ­«nel momento della mia rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo fondamento» (ovviamente Socci non ha mai informato i suoi lettori che Benedetto XVI ha definito “speculazioni prive di fondamento” i suoi ragionamenti).

Sarebbe comunque sbagliato ridurre la bella intervista a Benedetto XVI alla confermata convergenza di vedute tra i due Pontefici, un’ovvietà per tutto il mondo cattolico al di fuori del piccolo ma rumoroso cerchio dei tradizionalisti che, ormai, andrebbero chiamati anti-ratzingeriani. Molto belle infatti sono anche queste parole del Papa emerito: «La fede non è un prodotto della riflessione e neppure un cercare di penetrare nelle profondità del mio essere. Entrambe le cose possono essere presenti, ma esse restano insufficienti senza l’ascolto mediante il quale Dio dal di fuori, a partire da una storia da Lui stesso creata, mi interpella. Perché io possa credere ho bisogno di testimoni che hanno incontrato Dio e me lo rendono accessibile. La Chiesa non si è fatta da sé, essa è stata creata da Dio e viene continuamente formata da Lui. Ciò trova la sua espressione nei sacramenti». E ancora: «Ancor meno accettabile è la soluzione proposta dalle teorie pluralistiche della religione, per le quali tutte le religioni, ognuna a suo modo, sarebbero vie di salvezza e in questo senso nei loro effetti devono essere considerate equivalenti».

Ratzinger riproporne quindi l’inaccettabilità del relativismo spirituale, esattamente come ha fatto numerose volte anche Francesco: «Altrettantoinseparabili sono Cristo e la Chiesa»ha spiegato ad esempio Papa Bergoglio. «Non si può capire la salvezza operata da Gesù senza considerare la maternità della Chiesa. Separare Gesù dalla Chiesa sarebbe voler introdurre una “dicotomia assurda”, come scrisse il beato Paolo VI. Non è possibile “amare il Cristo, ma non la Chiesa, ascoltare il Cristo, ma non la Chiesa, appartenere al Cristo, ma al di fuori della Chiesa” (Ibid.) Infatti è proprio la Chiesa, la grande famiglia di Dio, che ci porta Cristo. La nostra fede non è una dottrina astratta o una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona: Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio fattosi uomo, morto e risorto per salvarci e vivo in mezzo a noi. Dove lo possiamo incontrare? Lo incontriamo nella Chiesa, nella nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica»Oppure«Il messaggio evangelico noi lo riceviamo nella Chiesa e la nostra santità la facciamo nella Chiesa, la nostra strada nella Chiesa. Fedeltà alla Chiesa; fedeltà al suo insegnamento; fedeltà al Credo; fedeltà alla dottrina, custodire questa dottrina».

Grazie Benedetto, grazie Francesco.