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40. CONCLUSIONE

In questo lungo dossier abbiamo preso in esame le maggiori accuse ricevute da Papa Francesco, sottolineando la loro fragilità e pretestuosità. Abbiamo seguito il criterio suggerito dal Papa stesso: andare a leggere e mostrare quel che lui ha davvero detto e non ciò che i media hanno riportato, è sufficiente questo per smentire le accuse senza bisogno di interpretare intellettualisticamente le sue parole.

Come ha scritto Antonio Socci poco prima di rinnegare tutto e farsi trascinare nell’antipapismo dai blog tradizionalisiti, «tutto fa brodo per attaccare Francesco, perfino il colore delle scarpe o il fatto che dica “Buongiorno” e “Buon pranzo”. Ogni inezia viene guardata col sospetto di eterodossia e di infedeltà alla tradizione. Ma degli atti ufficiali del suo magistero se ne infischiano, così pure snobbano il suo magistero quotidiano». C’è «chi sta col “randello” del pregiudizio in mano», ha proseguito lo scrittore, «con l’unico obiettivo di coglierlo in fallo, non sente ragioni, si attacca a ogni pretesto ed è sempre pronto a colpire». Anche lui ha riconosciuto i due fuochi che hanno preso di mira il Papa, quello progressista e quello tradizionalista: « Alla forzatura di certi media che attribuiscono arbitrariamente a Francesco un profilo “sovversivo”, fanno da sponda certi fondamentalisti che alimentano all’interno della cristianità la stessa idea. Il disorientamento che si produce così non va sottovalutato. La sofferenza è manifestata soprattutto da buoni cattolici ed ecclesiastici finora fedeli al papa che dicono di sentirsi orfani di Benedetto XVI. Questi sedicenti ratzingeriani dimenticano che papa Benedetto ha proclamato fin dall’inizio la sua affettuosa sequela al nuovo papa e ha ricordato a tutti – alla vigilia del Conclave – il fondamento del cattolicesimo: “Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura”. Se non si crede questo, come ci si può dire cattolici?».”