00 21/03/2015 18:04
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14. COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI

Questo tema è al centro delle polemiche contro Papa Francesco, anche se lui non ha mai affermato che concedere i sacramenti ai divorziati risposati sia la soluzione che ha in mente. Certo, ha dato spazio alla posizione del card. Kasper che invece sembra optare per questa soluzione, ma il 22/02/14 ha anche creato cardinale mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e leader degli oppositori del card. Kasper su questo tema.

Un esempio di critica è quella del vaticanista Sandro Magister: «Bergoglio ha detto, ripetutamente, di non voler transigere sulla dottrina, di stare con la tradizione delle Chiesa. Ma poi ha aperto discussioni, come quelle sulla comunione ai risposati, che effettivamente toccano i capisaldi del magistero». In realtà Francesco ha spiegato che questo tema l’ha aperto non per risolverlo con la concessione dei sacramenti, ma proprio per studiare una soluzione adeguata che non violi il magistero: «si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale». E ancora: «Non è una soluzione dargli la comunione. Questo soltanto non è la soluzione, la soluzione è l’integrazione. Non sono scomunicati».



Di seguito in ordine cronologico tutti gli interventi del Pontefice su questa tematica:

Il 28 luglio 2013 durante la conferenza stampa nel volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, Papa Francesco ha risposto ad una domanda sulla comunione ai divorziati risposati come dimostrazione di misericordia: «Questo è un tema che si chiede sempre. La misericordia è più grande di quel caso che lei pone. Io credo che questo sia il tempo della misericordia. Questo cambio di epoca, anche tanti problemi della Chiesa hanno lasciato tanti feriti, tanti feriti. E la Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti […]. Con riferimento al problema della Comunione alle persone in seconda unione, perché i divorziati possono fare la Comunione, non c’è problema, ma quando sono in seconda unione, non possono. Io credo che questo sia necessario guardarlo nella totalità della pastorale matrimoniale. E per questo è un problema. Ma anche – una parentesi – gli Ortodossi hanno una prassi differente. Loro seguono la teologia dell’economia, come la chiamano, e danno una seconda possibilità, lo permettono. Ma credo che questo problema – chiudo la parentesi – si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale. E per questo, due cose; primo: uno dei temi da consultare con questi otto del Consiglio dei cardinali è come andare avanti nella pastorale matrimoniale, e questo problema uscirà lì […]. Siamo in cammino per una pastorale matrimoniale un po’ profonda. Il cardinale Quarracino, il mio predecessore, diceva che per lui la metà dei matrimoni sono nulli perché si sposano senza maturità, si sposano senza accorgersi che è per tutta la vita, o si sposano perché socialmente si devono sposare. E in questo entra anche la pastorale matrimoniale. E anche il problema giudiziale della nullità dei matrimoni, quello si deve rivedere, perché i Tribunali ecclesiastici non bastano per questo. E’ complesso, il problema della pastorale matrimoniale».

Il 16 dicembre 2013 nell’intervista per “La Stampa” Francesco ha affermato: «L’esclusione della comunione per i divorziati che vivono una seconda unione non è una sanzione».

Il 23 aprile 2014 Jaqueline Lisbona ha rivelato ai media di aver ricevuto una telefonata da Papa Francesco, la donna argentina è sposata civilmente con un uomo divorziato e sembra che proprio questo tema “caldo” sia stato il centro della telefonata. La donna ha rilasciato alcune dichiarazioni molto ambigue e confuse, in avversità verso il Vaticano, che non lasciano intendere cosa effettivamente le abbia detto il Pontefice. Il Papa la avrebbe incoraggiarla a “tornare (alla Chiesa)”, assicurandole che in Vaticano “si stanno trattando” casi come quello suo e di suo marito. La Lisbona ha inoltre riferito che il Papa le avrebbe suggerito di non andare nella Chiesa del suo quartiere, anche perché se il prete conosceva la sua situazione personale era dovuto al fatto che lei gliela aveva spiegata in confessione. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Parecchie telefonate hanno avuto luogo, nell’ambito dei rapporti personali pastorali del Papa Francesco. Non trattandosi assolutamente di attività pubblica del Papa non sono da attendersi informazioni o commenti da parte della Sala Stampa. Ciò che è stato diffuso a questo proposito, uscendo dall’ambito proprio dei rapporti personali, e la sua amplificazione mediatica conseguente, non ha quindi conferma di attendibilità ed è fonte di fraintendimenti e confusione. E’ perciò da evitare di trarre da questa vicenda conseguenze per quanto riguarda l’insegnamento della Chiesa».

Il 7 dicembre 2014 in un’intervista per “La Nacion”, Papa Francesco ha affermato: «Non è una soluzione dargli la comunione. Questo soltanto non è la soluzione, la soluzione è l’integrazione. Non sono scomunicati. Ma non possono essere padrini di battesimo, non possono leggere le letture a messa, non possono distribuire la comunione, non possono insegnare il catechismo, non possono fare sette cose, ho l’elenco lì. Se racconto questo, sembrerebbero scomunicati di fatto! Allora, aprire un po’ di più le porte. Perché non possono essere padrini? “No, guarda, che testimonianza vanno a dare al figlioccio?”. La testimonianza di un uomo e una donna che dicano: “Guarda, caro, io mi sono sbagliato, sono scivolato su questo punto, ma credo che il Signore mi ami, voglio seguire Dio, il peccato non mi ha vinto, vado avanti”. Ma che testimonianza cristiana è questa? O se arriva uno di questi truffatori politici che abbiamo, corrotti, a fare da padrino ed è regolarmente sposato per la Chiesa, lei lo accetta? E che testimonianza va a dare al figlioccio? Testimonianza di corruzione?».





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15. LAICITA’, LAICISMO E INTERVENTISMO NELLA POLITICA

La più efficace manipolazione mediatica contro Francesco è che la “sua Chiesa” avrebbe smesso di essere “interventista”, ovvero non avrebbe più intenzione di “intromettersi” -per usare il vocabolario laicista- nella politica e nella vita civile degli altri Paesi.

Purtroppo anche il vaticanista de “La Stampa” Andrea Tornielli ha affermato che con Francesco sarebbe «messo in discussione» il modello «ruiniano di una Chiesa interventista, particolarmente concentrata su alcuni temi bioetici, che cerca di garantirsi spazi di influenza nelle questioni legislative» (concludendo il pezzo parlando dei fantomatici “diritti ai gay” che verrebbero dalle unioni civili). L’anticlericale Furio Colombo ha scritto: «Vi siete accorti che Francesco ha indotto, fin dal primo giorno, la curia vaticana – da monsignor Fisichella a S.E. Bagnasco – a smettere di dettar legge in Italia». Eppure, non solo mons. Bagnasco ha continuato ad intervenire con diritto nella scena pubblica, parlando a nome della Conferenza Episcopale Italiana, sia verso i corsi antiomofobia nelle scuole, sia verso le unioni civili ecc., ma lo stesso Francesco è più volte intervenuto, addirittura invitando i medici a praticare l’obiezione di coscienza, invocando una difesa giuridica dell’embrione, nonché leggi in favore della famiglia ecc. Tanto che il giornalista Massimo Fini ha accusato Francesco di ingerenza, «la deve smettere di intromettersi negli affari interni dello Stato italiano. Non sono affari suoi».

Il cambiamento che c’è stato è aver dato ancora più responsabilità e autonomia alle specifiche Conferenze Epsicopali di ogni Paese nell’intervenire a livello sociale, ma questo va visto nell’ottica di un maggior intento “interventista” e non il contrario. Sul tema della laicità ha più volte criticato il tentativo di «ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo».



Di seguito in ordine cronologico le varie occasioni in cui il Pontefice e i suoi collaboratori sono intervenuti “politicamente” e i pronunciamenti sul tema della laicità/laicismo e della secolarizzazione:

Il 03 maggio 2013 il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, è intervenuto sul referendum bolognese sulle scuole paritarie: «I fondi alle materne private? Non si tratta in alcun modo di un onere di Stato, e per questo risulta pretestuoso il riferimento all’articolo 33 della Costituzione fatto dai promotori».

Il 12 maggio 2013 durante il Regina Caeli in piazza San Pietro, Francesco ha “benedetto” i partecipanti alla Marcia per la Vita: «Saluto i partecipanti alla “Marcia per la vita” che ha avuto luogo questa mattina a Roma e invito a mantenere viva l’attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento. A questo proposito, mi piace ricordare anche la raccolta di firme che oggi si tiene in molte parrocchie italiane, al fine di sostenere l’iniziativa europea “Uno di noi”, per garantire protezione giuridica all’embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza». Alla fine della celebrazione e smessi i paramenti sacri, si è avvicinato ai promotori dell’iniziativa, salutandoli e scambiando qualche parola con loro.

Il 19 maggio 2013, in occasione del messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2013, Francesco ha ricordato: «a volte si pensa ancora che portare la verità del Vangelo sia fare violenza alla libertà. Paolo VI ha parole illuminanti al riguardo: “Sarebbe un errore imporre qualcosa alla coscienza dei nostri fratelli. Ma proporre a questa coscienza la verità evangelica e la salvezza di Gesù Cristo con piena chiarezza e nel rispetto assoluto delle libere opzioni che essa farà è un omaggio a questa libertà” (Esort, ap. Evangelii nuntiandi, 80). Dobbiamo avere sempre il coraggio e la gioia di proporre, con rispetto, l’incontro con Cristo, di farci portatori del suo Vangelo».

Il 16 settembre 2013 Papa Francesco durante la meditazione mattutina nella cappella di Santa Marta, ha spiegato: «A volte abbiamo sentito dire: un buon cattolico non si interessa di politica. Ma non è vero: un buon cattolico si immischia in politica offrendo il meglio di sé perché il governante possa governare».

Il 20 settembre 2013 nel suo discorso alla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici, Francesco ha indicato il modello di sistema sanitario ideale: «La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l’efficienza, ma soprattutto per l’attenzione e l’amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile», ricordando che «la Chiesa fa appello alle coscienze, alle coscienze di tutti i professionisti e i volontari della sanità, in maniera particolare di voi ginecologi, chiamati a collaborare alla nascita di nuove vite umane». Ha quindi spronato ad «un impegno di nuova evangelizzazione che richiede spesso di andare controcorrente, pagando di persona. Il Signore conta anche su di voi per diffondere il “vangelo della vita”».

Il 18 novembre 2013 durante la meditazione mattutina nella cappella di Santa Marta, il Pontefice ha criticato «lo spirito della mondanità che anche oggi ci porta a questa voglia di essere progressisti, al pensiero unico» che nel libro dei Maccabei che stava commentando ha portato alle «condanne a morte, ai sacrifici umani. Voi pensate che oggi non si fanno sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti. E ci sono delle leggi che li proteggono».

Il 24 novembre 2013 viene pubblicata l’“Evangelii Gaudium” in cui si legge: «Il processo di secolarizzazione tende a ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo. Inoltre, con la negazione di ogni trascendenza, ha prodotto una crescente deformazione etica, un indebolimento del senso del peccato personale e sociale e un progressivo aumento del relativismo, che danno luogo ad un disorientamento generalizzato, specialmente nella fase dell’adolescenza e della giovinezza, tanto vulnerabile dai cambiamenti. Come bene osservano i Vescovi degli Stati Uniti d’America, mentre la Chiesa insiste sull’esistenza di norme morali oggettive, valide per tutti, “ci sono coloro che presentano questo insegnamento, come ingiusto, ossia opposto ai diritti umani basilari. Tali argomentazioni scaturiscono solitamente da una forma di relativismo morale, che si unisce, non senza inconsistenza, a una fiducia nei diritti assoluti degli individui. In quest’ottica, si percepisce la Chiesa come se promuovesse un pregiudizio particolare e come se interferisse con la libertà individuale” [….]. Un sano pluralismo, che davvero rispetti gli altri ed i valori come tali, non implica una privatizzazione delle religioni, con la pretesa di ridurle al silenzio e all’oscurità della coscienza di ciascuno, o alla marginalità del recinto chiuso delle chiese, delle sinagoghe o delle moschee. Si tratterebbe, in definitiva, di una nuova forma di discriminazione e di autoritarismo. Il rispetto dovuto alle minoranze di agnostici o di non credenti non deve imporsi in un modo arbitrario che metta a tacere le convinzioni di maggioranze credenti o ignori la ricchezza delle tradizioni religiose. Questo alla lunga fomenterebbe più il risentimento che la tolleranza e la pace. […]. Al momento di interrogarsi circa l’incidenza pubblica della religione, bisogna distinguere diversi modi di viverla. Sia gli intellettuali sia i commenti giornalistici cadono frequentemente in grossolane e poco accademiche generalizzazioni quando parlano dei difetti delle religioni e molte volte non sono in grado di distinguere che non tutti i credenti – né tutte le autorità religiose – sono uguali. Alcuni politici approfittano di questa confusione per giustificare azioni discriminatorie. Altre volte si disprezzano gli scritti che sono sorti nell’ambito di una convinzione credente, dimenticando che i testi religiosi classici possono offrire un significato destinato a tutte le epoche, posseggono una forza motivante che apre sempre nuovi orizzonti, stimola il pensiero, allarga la mente e la sensibilità. Vengono disprezzati per la ristrettezza di visione dei razionalismi. È ragionevole e intelligente relegarli nell’oscurità solo perché sono nati nel contesto di una credenza religiosa? Portano in sé principi profondamente umanistici, che hanno un valore razionale benché siano pervasi di simboli e dottrine religiose». Rispetto al diritto della Chiesa di intervenire nella società pubblica, «i Pastori, accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito dell’evangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo […]. La conversione cristiana esige di riconsiderare «specialmente tutto ciò che concerne l’ordine sociale ed il conseguimento del bene comune. Di conseguenza, nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta? Essi non potrebbero accettarlo. Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra».

Il 27 novembre 2013 durante l’Udienza generale, Francesco ha spiegato: «A me sempre ha colpito la domanda: perché soffrono i bambini?, perché muoiono i bambini? Se viene intesa come la fine di tutto, la morte spaventa, atterrisce, si trasforma in minaccia che infrange ogni sogno, ogni prospettiva, che spezza ogni relazione e interrompe ogni cammino. Questo capita quando consideriamo la nostra vita come un tempo rinchiuso tra due poli: la nascita e la morte; quando non crediamo in un orizzonte che va oltre quello della vita presente; quando si vive come se Dio non esistesse. Questa concezione della morte è tipica del pensiero ateo, che interpreta l’esistenza come un trovarsi casualmente nel mondo e un camminare verso il nulla. Ma esiste anche un ateismo pratico, che è un vivere solo per i propri interessi e vivere solo per le cose terrene. Se ci lasciamo prendere da questa visione sbagliata della morte, non abbiamo altra scelta che quella di occultare la morte, di negarla, o di banalizzarla, perché non ci faccia paura».

Il 28 novembre 2013 nella meditazione mattutina a Santa Marta, Francesco ha spiegato che il divieto di adorare Dio è il segno di una «apostasia generale», è la grande tentazione che prova a convincere i cristiani a prendere «una strada più ragionevole, più tranquilla», obbedendo «agli ordini dei poteri mondani» che pretendono di ridurre «la religione a una cosa privata».

Il 29 dicembre 2013 il vescovo ausiliare di Malta Francesco Sciclunatr ha riferito che nell’incontro con Papa Francesco del 12 dicembre hanno parlato del disegno di legge sulle unioni civili che permetterà le adozioni a persone dello stesso sesso e il Pontefice si è dichiarato “scioccato”. «Abbiamo discusso molti aspetti e quando ho sollevato il problema che mi preoccupa come vescovo mi ha incoraggiato ad intervenire».

Il 15 febbraio 2014 il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, è intervenuto contro una «strategia persecutoria» nei confronti della famiglia.

Il 18 agosto 2014 durante la conferenza stampa nel volo di ritorno dalla Corea del Sud, Francesco ha affermato : «se pensiamo alla storia dell’Albania, è stata religiosamente l’unico dei Paesi comunisti che nella sua Costituzione aveva l’ateismo pratico. Se tu andavi a Messa era anticostituzionale. E poi, mi diceva uno dei ministri, che sono state distrutte – voglio essere preciso nella cifra – 1.820 chiese. Distrutte! Ortodosse, cattoliche… in quel tempo. E poi, altre chiese sono state trasformate in cinema, teatro, sale da ballo…».

Il 14 ottobre 2014 Papa Francesco ha risposto, attraverso l’Assessore per gli affari generali della Segreteria di Stato monsignor Peter Brian Wells, alla lettera inviatagli da Arianna Lazzarini, vicecapogruppo regionale della Lega Nord nel Veneto. La consigliera lo informava della sua iniziativa a favore della famiglia tradizionale in fase di approvazione in aula, rivendicando il diritto dei genitori all’educazione dei figli secondo i propri valori e non basandosi sui documenti dell’OMS. Francesco ha risposto: «Sua Santità desidera manifestarLe viva gratitudine per il premuroso gesto e per i sentimenti di venerazione e affetto che lo hanno suggerito e chiede di perseverare nell’impegno a favore della persona umana, per l’adeguata tutela dei valori tradizionali e per il riconoscimento del proprio diritto all’educazione dei figli, secondo i valori cristiani».

Il 10 novembre 2014 il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, è intervenuto contro le unioni civili e i matrimoni per persone dello stesso sesso, affermando che « hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria – per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano».

Il 15 novembre 2014 nel discorso all’Associazione Medici Cattolici, Francesco ha invitato apertamente i medici a praticare l’obiezione di coscienza: «il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”», ha affermato il Pontefice. «Quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. […] La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza».

Il 22 novembre 2014 mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei scelto personalmente da Papa Francesco, ha affermato che i sindaci che trascrivono le nozze gay contratte all’estero «come minimo, sono irrispettosi della legge. Ho lavorato tanto con i tossicodipendenti. Quei sindaci mi ricordano un mio ragazzo che mi dicesse: che male faccio se mi drogo e spaccio? Tanto tra poco la droga sarà liberalizzata. Basta mettersi la fascia, due foto e quattro firme. Un paio d’ore in tutto, al massimo. Invece una politica seria della famiglia richiederebbe mesi di lavoro, grande impegno, fatica. L’Italia è fortemente segnata dall’azione lobbistica di minoranze aggressive, in grado di imporre un pensiero unico. Spesso a dettare l’agenda sono loro, non la maggioranza».

Il 25 novembre 2014 nel discorso al Parlamento Europeo, Francesco ha ricordato che «un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello “spirito umanistico” che pure ama e difende. Proprio a partire dalla necessità di un’apertura al trascendente, intendo affermare la centralità della persona umana, altrimenti in balia delle mode e dei poteri del momento. In questo senso ritengo fondamentale non solo il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento. Ce lo indicano gli ideali che l’hanno formata fin dal principio, quali la pace, la sussidiarietà e la solidarietà reciproca, un umanesimo incentrato sul rispetto della dignità della persona». Così, «un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità, può essere anche più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente, perché è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza […] In tal senso, ritengo che l’Europa sia una famiglia di popoli, i quali potranno sentire vicine le istituzioni dell’Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie […] E una storia bimillenaria lega l’Europa e il cristianesimo. Una storia non priva di conflitti e di errori, ma sempre animata dal desiderio di costruire per il bene. Lo vediamo nella bellezza delle nostre città, e più ancora in quella delle molteplici opere di carità e di edificazione comune che costellano il continente. Questa storia, in gran parte, è ancora da scrivere. Essa è il nostro presente e anche il nostro futuro. Essa è la nostra identità. E l’Europa ha fortemente bisogno di riscoprire il suo volto per crescere, secondo lo spirito dei suoi Padri fondatori, nella pace e nella concordia, poiché essa stessa non è ancora esente dai conflitti».

Il 29 dicembre 2014 nell’incontro con l’Associazione nazionale delle Famiglie numerose, Francesco ha affermato: «Giustamente voi ricordate che la Costituzione Italiana, all’articolo 31, chiede un particolare riguardo per le famiglie numerose; ma questo non trova adeguato riscontro nei fatti. Resta nelle parole. Auspico quindi, anche pensando alla bassa natalità che da tempo si registra in Italia, una maggiore attenzione della politica e degli amministratori pubblici, ad ogni livello, al fine di dare il sostegno previsto a queste famiglie. Ogni famiglia è cellula della società, ma la famiglia numerosa è una cellula più ricca, più vitale, e lo Stato ha tutto l’interesse a investire su di essa!».

Il 26 gennaio 2015 il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, è intervenuto contro l’introduzione del gender nelle scuole: «si vuole colonizzare le menti dei bambini e dei ragazzi con una visione antropologica distorta e senza aver prima chiesto e ottenuto l’esplicita autorizzazione dei genitori».

Il 30 gennaio 2015 mons. Nunzio Galantino, segretario della CEI, è intervenuto contro l’ideologia di gender accusata di «capovolgere l’alfabeto dell’umano», aggiungendo che «le unioni civili mi sembrano un diversivo per chi non è sintonizzato sul fuso orario della gente».

Il 7 febbraio 2015 il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, è nuovamente intervenuto sull’ideologia del gender invocando un intervento unitario: «contro l’insegnamento del gender a scuola, che va avanti, serve una mobilitazione che veda protagonisti anche realtà come i giuristi e i medici cattolici. Troppo spesso – ha aggiunto – sono i genitori stessi che non si oppongono con decisione a queste teorie, perché temono ritorsioni degli insegnanti contro i loro figli. Se si tratta di creare un caso nazionale, allora creiamo un caso nazionale!».