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Il sistema teologico dei Magi è imperniato sul dualismo e sull

. LADARIA, Che cos'è un dogma. Il problema del dogma nella teologia attuale , in Problemi e Prospettive di Teologia Dogmatica a cura di K.N.NEUFELD, pp. 97-119.


Il testo Misterium Ecclesiae circa le enunciazioni di fede fa delle premesse e delle esposizioni: Premesse:


A. il senso contenuto nelle enunciazioni di fede dipende in parte dal modo espressivo della lingua usata, dall'epoca e dalle circostanze


B. Può essere che una unità sia espressa in modo incompleto e che in seguito riceva più completa espressione.


C. Quando la Chiesa fa enunciazioni nuove intende chiarire o confermare quello che è nella Scrittura.


Esposizioni:


A. le formule dogmatiche sono adatte a comuni care le verità rivelate.


B. le formule dogmatiche hanno un senso determinato e irreformabile / una dottrina certa e immutabile. Il testo L'unità della fede e pluralismo teologico dopo aver parlato del pluralismo all'interno della Chiesa affronta il problema delle formulazioni dogmatiche.


A. le formule dogmatiche devono essere considerate come risposte precise a problemi precisi e in tale prospettiva restano sempre vere.


B. le definizioni dogmatiche adoperano sempre il linguaggio corrente.


C. Sono intimamente connesse con la Scrittura, e non sono separati dall'annuncio evangelico in ciascuna epoca. Anzi sono delle norme a questo annuncio per una interpretazione sempre meglio adattata della Rivelazione. La Rivelazione è sempre la medesima sia nella sostanza che negli enunciati fondamentali. Interessante circa queste affermazioni l'analisi del P. Wicks nelle sue dispense. Circa il I Documento: Ci sono molteplicità di fattori che influiscono sulle formulazioni dottrinali della verità rivelata. Quindi nonostante il fatto che queste formulazioni restino vere, c'è il fattore che esse possano divenire antiquate e inefficaci nella comunicazione del mistero di Cristo. Molti i fattori storici:


- le controversie e gli errori alle quali molte enunciazioni rispondono, quindi la necessità della limitazione delle intenzioni e del significato delle formule.


- l'uso di una concezione e di una lingua di una data epoca ( dunque necessità di nuove formulazioni). Si approfondisce dunque DV 8 con la necessità di ripensare, riformulare e vivere le verità rivelate all'interno delle varie culture.


Circa il II Documento : Si vede che la ricchezza della fede ( del mistero di Cristo ) supera la possibilità di rendersi trasparente attraverso un'unica espressione. La molteplicità delle culture nuove in cui si trova la Chiesa richiede una pluralità di espressioni della fede nell'unico salvatore. Il testo del P. Ladaria ci aiuta a fare una analisi sul concetto e sulla sua storia.


Sul Concetto e la sua storia


Il vocabolo greco dogma ha conosciuto una doppia applicazione nell'ambito filosofico e giuridico. In ambito filosofico: dottrina; in ambito giuridico: decisione. I libri greci dell'AT come del NT l'hanno usata in senso giuridico es. Lc 2,1 e At 17,7 ( si riferiscono agli editti imperiali ), interessante in At 15,28 in quanto applicato alle decisioni del Concilio di Gerusalemme. Siamo al tipo primordiale del dogma? no. Questo significato prevale anche nei padri apostolici: si tratta di norme pratiche di condotta.


 


Ma ben presto si fa strada quello di Dottrina e prevale: si applica ad ogni tipo di insegnamento e anche alla dottrina della Chiesa. In seguito non cambia anche se le dottrine gnostiche vengono definite con questo termine. Il primo ad introdurlo in modo più specificatamente è Vincenzo da Lerino: il dogma è la dottrina cattolica, la dottrina divina che deve essere sempre mantenuta nella chiesa. Nel Medio Evo quello che indica il nostro Dogma è articulus fidei. Nel concilio di Trento non c'è ancora una nozione fissa di dogma. Il termine viene precisato a partire dalla Riforma. La teologia della fine del sec. XVIII la va precisando e a poco a poco si arriva : " ciò che la chiesa propone da credersi per i fedeli di tutto il mondo ". Nel Vaticano I implicitamente si definisce : la verità deve essere oggetto di fede divina e cattolica (DS 3011). Questo concetto è ampliato e precisato dal Concilio Vaticano II in LG 25. Due elementi:


1. si deve credere con fede divina a ciò che è contenuto nella Parola di Dio


2. il dogma si riferisce sempre alla Rivelazione. Ci troviamo di fronte a un dogma quando " la chiesa prende coscienza in modo definitivo della sua fede su un punto determinato e riconosce che l'affermazione che essa allora ha enunciato dovrà essere mantenuta per sempre e obbligatoriamente ".


Circa la sua evoluzione E' questo un fatto innegabile. Fra le affermazioni dogmatiche della chiesa ce ne sono molte che non si trovano alla lettera nella scrittura. L'esistenza stessa del dogma significa che c'è una evoluzione nella formulazione della fede, se questa non si verificasse non ci sarebbe il dogma. I dogmi possono essere compresi solo alla luce della Rivelazione, ogni dogma tende alla migliore comprensione delle verità fondamentali, essi si illuminano a vicenda. E' il punto di partenza del P. Alszeghi nel suo artico in cui parla del "sensus fidei". Dopo aver ribadito i concetti che abbiamo espresso sopra attraverso i documenti della congregazione e l' analisi del P.Wicks, parla dell'evoluzione del Dogma. Tre sono i fattori:


¨ LA TEOLOGIA: intesa come attività ispirata dalla fede e regolata dalla scienza che cerca di comprendere e far comprendere il mistero della salvezza cosi come emerge dalla scrittura e dalla tradizione della Chiesa.


¨ IL MAGISTERO l'esercizio della missione data agli apostoli e ai suoi successori.


¨ IL SENSUS FIDEI che riscontriamo nel testo di LG 12. Si tratta di tre funzioni insite nel popolo di Dio. Per una maggiore comprensione di queste tre funzioni, l'autore fa un paragone. Se teniamo conto delle tre funzioni di ogni discorso umano: Chi parla costata qualche aspetto della realtà, appella un comportamento adeguato di chi lo ascolta ed esprime qualche aspetto della sua interiorità . Nel linguaggio teologico prevale la prima, in quanto il teologo costata che certe fonti hanno un particolare significato. Il secondo si applica al Magistero che proclama efficacemente il mistero. Il terzo si applica al Sensus fidei. Il senso della fede non esprime delle verità ma una esperienza, con più precisione, si tratta di esperienza cristiana. Il senso della fede è la capacità di riconoscere l'esperienza intima dell'adesione a Cristo e di giudicare tutto, in base a questa intelligenza Il credente vede, percepisce intuitivamente, l'equivalenza o l'incompatibilità tra la nuova formula e l'antica. Il credente non conosce solo asserti analitici, ma in base ad essi concepisce un'immagine oggettive e sintetica di tutto l'ordine della salvezza. Confronta idee finora non contemplate con questa immagine globale, di nuovo vede, percepisce che questa idea può essere o non essere inserita nell'immagine. Il senso della fede raramente prende posizioni in questioni teologiche astratti e marginali, la sua voce è viva in questioni che hanno un nesso più immediato con il fondamento della fede e da cui dipende il comportamento della persona.


 


La teologia essendo una scienza, ha nella sua essenza il principio della fallibilità .


 


L'insegnamento del Magistero è irreformabile e infallibile solo quando la gerarchia impegna in modo definitivo la sua autorità nella proclamazione dei dogmi.