00 12/11/2017 10:58
Gaetano Salvati
Commento su Matteo 25,1-13

Il Signore Gesù, ancora con una parabola, ci mette in guardia dal rischio di non essere sufficientemente consapevoli nel valutare il tempo dell'attesa del suo ritorno, dell'incontro con Lui.
La parabola di oggi presenta molteplici difficoltà di comprensione, dovute soprattutto all'apparente incoerenza dello sposo: è possibile che il Signore misericordioso non aspetta fino alla fine alcune vergini? Perché chiude la porta?
Per non cedere alla tentazione di un Dio freddo calcolatore, lontano dalle nostre speranze, è necessario sia una lettura diligente del vangelo, che la nostra intelligenza per comprendere la Sua volontà nella nostra esistenza.
Gesù racconta che vi erano dieci ragazze, "cinque stolte e cinque sagge" (Mt 25,2), promesse spose di un signore, le quali vollero andare "incontro allo sposo" (v. 1). Tutte avevano con sé delle lampade poiché l'amato tardava a venire da loro; ma solo cinque, le prudenti, "presero con sé l'olio" (v. 3-4). Intanto, si avvicinava la sera, il buio, e le vergini si addormentarono (v. 5). A mezzanotte qualcuno gridò: "Ecco lo Sposo! Andategli incontro" (v. 6). Tutte si destarono: quelle sagge erano già pronte; le stolte, invece, per timore che le lampade si spegnessero, andarono a comprare l'olio (v. 10). Nello stesso momento, arrivò lo sposo che condusse le cinque rimaste alle nozze. Con ritardo arrivarono le altre vergini, ma trovarono la porta del signore chiusa. Inutili furono le suppliche perché lui aprisse: le stolte erano rimaste fuori.
Fra le tante e legittime domande che può suscitare questa pagina del vangelo di san Matteo è: perché tanta severità da parte dello sposo? Le ragazze stolte, in qualche modo, hanno avuto perseveranza nell'attendere l'amato; sono andate persino fin sotto la porta dove si celebravano le nozze. La risposta ai nostri dubbi, allora, sopraggiunge nella reale comprensione del regno dei cieli. Non è una realtà statica, ma un movimento divino che anima tutta la nostra vita. Questo dinamismo è rappresentato nel vangelo dalla volontà da parte dello sposo di venire incontro alle vergini, all'umanità. L'uomo, quando risponde alla chiamata universale alla salvezza, va incontro a Dio, ha la possibilità di unirsi a Lui. Altra domanda: perché lo sposo lascia da sole le vergini? Dio non ha mai lasciato le ragazze, le vergini; è stato sempre con loro. Questa presenza è rappresentata dalle lampade e dall'olio. La lampada è Dio, l'olio è la volontà, sincera, di servirlo, di ascoltare la sua voce. Dunque il Signore è sempre con loro, anche quando dormono, cioè cadono nel sonno del peccato: la lampada è la speranza che Dio non abbandona l'uomo nelle tenebre dello sconforto, della depressione della solitudine. Sta dalla parte dell'uomo: silenziosamente lo incoraggia a non cedere alla superficialità del peccato. Infatti al grido di mezzanotte tutte si svegliano. Allora la differenze fra le vergini risiede nell'olio dell'amore. Questa è la dolce fermezza a non compiere ciò che è giusto per noi, ma a fare la volontà di Dio. Come possiamo alimentare la lampada? Amando i fratelli, il prossimo: dobbiamo sforzarci di vedere nel volto degli altri, il volto di Dio; essere Chiesa d'amore, di misericordia, di perdono, di salvezza per gli altri. In altri termini, vedere negli altri Dio, perché questi possano vedere in noi il Suo mistero di redenzione.
Non scoraggiamoci se, a volte, ci addormentiamo. Dio sta al nostro fianco, sempre. Lui è quella lampada, accesa forse fievolmente, ma comunque presente nella nostra esistenza: ci sostiene quando manchiamo; ci alimenta quando necessitiamo di Lui; ci solleva quando cadiamo; ci conforta quando siamo tristi; sta con noi quando siamo soli.
Amen.