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Al tempo di Gesù i Giudei avevano un grande desiderio del regno di Dio, ne aspettavano con ansia la rivelazione. il Signore stesso fu più volte interrogato sull'avvento del regno, sul "giorno del Figlio dell'uomo", che doveva portare a compimento il disegno della giustizia divina, ed egli non indicò mai una data, ma esortò sempre a tenersi pronti. Le parole di Gesù non sono chiare e si è potuto anche pensare che egli volesse riferirsi all'assedio e alla caduta di Gerusalemme. Gesù però non voleva fare profezie straordinarie; voleva farci capire la necessità di essere sempre pronti a ricevere Dio nella nostra vita, negli avvenimenti ordinari come in quelli straordinari. Bisogna sempre essere preparati alla venuta del Signore, che spesso giunge all'improvviso. Chi non lo aspetta è preso alla sprovvista: "Come avvenne al tempo di Noè, come avvenne al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano", ma senza aspettare Dio. E quando egli viene non trova l'anima pronta. Perché la venuta del Signore non riguarda solo avvenimenti che coinvolgono tutto un popolo e che spesso accadono inaspettatamente; anche nella nostra vita l'incontro con Dio avviene in modi imprevisti. La morte, perfino per i malati gravi, arriva improvvisa. La si aspetta un giorno dopo l'altro, e arriva quando non ci si pensa più: c'è un miglioramento, le cose si mettono bene... e improvvisamente giunge la morte.
Dobbiamo dunque essere pronti. Come? Essere pronti non significa cambiare occupazione; si tratta di un'attitudine interiore. Il modo con cui noi svolgiamo le nostre normali occupazioni è il modo in cui attendiamo o non attendiamo il Signore.
Se tutto ciò che facciamo lo facciamo con lui, lo aspettiamo; se viviamo nell'osservanza dei suoi comandamenti e nel suo amore, il suo arrivo non ci stupirà e saremo contenti che egli ci chiami ad essere con lui per sempre.
Nella vita di san Luigi Gonzaga si racconta che mentre stava giocando con altri tre ragazzi qualcuno domandò loro: "Che cosa fareste, se vi dicessero che tra due minuti morirete?". Tutti cercarono una buona risposta, ad esempio: "Andrei in cappella a pregare per prepararmi alla morte". E si dice che san Luigi rispose: "Io continuerei a giocare!". Il suo gioco era quello che Dio voleva da lui in quel momento; la sua gioia era quella che l'amore di Dio gli mandava: che cosa avrebbe potuto fare di meglio, se non quello che piaceva al Signore per quel momento?
È una buona lezione per noi