00 06/12/2014 07:14
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 9, 36

«Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore!» Mt 9, 36

Due immagini vengono rapidamente evocate in questi pochi versetti del Vangelo di Matteo: quella del pastore col suo gregge e quella dell’agricoltore nel suo campo.
Anzi le immagini sono, per così dire, dolorosamente incompiute: sembra che il gregge non abbia guida e che il padrone non si prenda abbastanza cura della sua messe.
In realtà l’intento è quello di rivelarci da un lato la coscienza missionaria di Gesù, e di anticiparci dall’altro il significato e lo scopo della chiamata dei discepoli (cf. Mt 10).
In Gesù persona e missione coincidono: la compassione che egli prova davanti alle folle che gli appaiono “stanche e sfinite come pecore senza pastore” è l’esperienza terrena che il Cristo fa quando si presenta al suo popolo: ma questa esperienza manifesta come il suo “io filiale”, già da tutta l’eternità, sia costituito davanti al Padre in una “responsabilità salvifica” nei riguardi dell’intera creazione. Gesù non solo prova compassione, ma è la compassione di Dio che si è fatta presente nella storia.
La “domanda al padrone della messe” di inviare operai nel suo campo è la preghiera terrena che i discepoli devono fare, ma essa è già esaudita nel dono della venuta di Cristo.
Solo perché il Padre ha inviato il suo stesso Figlio, i discepoli possono offrire se stessi, ed essi devono pregare per essere disponibili a un invito che in Cristo stesso li raggiunge e li afferra.

Come vivere questa Parola?

Dio, pieno di compassione, si china sulle miserie umane per soccorrerle e prospettare un futuro migliore e una ripresa gioiosa. Le persone sono come pecore senza pastore, avvilite e deluse nel deserto della vita: Gesù non solo se ne prende cura, ma dà ai discepoli il potere di scacciare i demoni e di guarire le infermità (cf Mt 9,35-10,1.6-8): dunque sollecita i suoi discepoli ad essere presenti fraternamente, a restituire la dignità alle persone, aiutandole con tutti i mezzi a disposizione, almeno con la comprensione e la vicinanza.


Anche a noi oggi Gesù rivolge l'invito ad essere partecipi della sua ansia di compassione e a continuare la sua missione di salvare gli uomini, a sentirci responsabili, pregando anzitutto il Padre che invii operai nella sua Messe (cf Mt 9,38), poi donando e condividendo generosamente ciò che siamo e ciò che abbiamo per essere missionari e diffondere il messaggio evangelico.


Aiutami, Signore, ad essere un testimone credibile della tua bontà e della tua compassione e aiutami a portare gioia e verità e a quanti sono oppressi dal dolore e dall'errore.


La voce di un grande testimone moderno della carità

«La vostra felicità è nel bene che farete, nella gioia che diffonderete, nel sorriso che farete fiorire, nelle lacrime che avrete asciugato».

Raoul FOLLEREAU