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Movimento Apostolico - rito romano
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo


Nella Scrittura Santa, dinanzi ai grandi eventi della salvezza, l'uomo innalza la sua voce per cantare l'opera di Dio, esaltandolo e benedicendolo. Il primo grande canto che narra la salvezza di Dio è quello intonato da Mosè e dagli Israeliti davanti al Mar Rosso, prima diviso in due e ora ritornato nel suo stato naturale, dopo aver annientato carri, cavalli, cavalieri e lo stesso Faraone, vittima della sua superbia e arroganza.

«Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. È il mio Dio: lo voglio lodare, il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! Il Signore è un guerriero, Signore è il suo nome. I carri del faraone e il suo esercito li ha scagliati nel mare; i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso. Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. La tua destra, Signore, è gloriosa per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime maestà abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore, che li divora come paglia. Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi nel fondo del mare. Il nemico aveva detto: "Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano!". Soffiasti con il tuo alito: li ricoprì il mare, sprofondarono come piombo in acque profonde. Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, terribile nelle imprese, autore di prodigi? Stendesti la destra: li inghiottì la terra. Guidasti con il tuo amore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con la tua potenza alla tua santa dimora. Udirono i popoli: sono atterriti. L'angoscia afferrò gli abitanti della Filistea. Allora si sono spaventati i capi di Edom, il pànico prende i potenti di Moab; hanno tremato tutti gli abitanti di Canaan. Piómbino su di loro paura e terrore; per la potenza del tuo braccio restino muti come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo, che ti sei acquistato. Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. Il Signore regni in eterno e per sempre!». (Es 15,1-18).

Zaccaria è ancora uomo dell'Antico Testamento. Vede l'opera di Dio sul modello delle altre opere già compiute dal Signore. Il suo canto inneggia al Signore. Il suo cuore sa che Dio si sta accingendo ad operare cose ancora più portentose. Intravede già la grande vera liberazione che è la sorgente, la madre di ogni altra liberazione. Quest'opera di Dio ha un solo nome: remissione dei peccati, liberazione da essi, creazione dell'uomo nuovo attraverso l'azione del suo Messia, Redentore, Salvatore.

C'è una costante nelle opere di Dio: l'uomo, scelto e chiamato come suo vero strumento. Oggi questo strumento scelto e chiamato è la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, e in essa ogni cristiano. Finché la Chiesa non si penserà strumento scelto e chiamato da Dio, da porsi interamente nelle mani di Dio, alla maniera di Giovanni il Battista e di Gesù, il Signore non potrà compiere le sue grandi opere e a Lui non sale più l'inno di benedizione e di lode. Alla Chiesa e al cristiano urgono oggi dei convincimenti forti, seri, veri. O tutti noi crediamo in ciò che il Signore ci ha fatto e cioè strumento della sua salvezza e della sua gloria, oppure saremo condannati ad un mutismo eterno, mentre Dio dovrà andare a scegliersi altre persone per realizzare nel mondo il mistero della sua salvezza. Cristo Gesù nasce come vero Figlio dell'uomo perché noi nasciamo come veri Figli di Dio, in Lui, con Lui, per Lui